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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Max Giovagnoli

Il messaggio segreto delle stelle cadenti

Newton Compton, Pag. 315 Euro 9,90
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Ogni volta che mi approccio a un romanzo italiano lo faccio con molta cautela. Personalmente non leggo più quelli considerati gli "autori", né mi interessa ciò che la maggioranza degli editori trendy sforna in serie, e poi spaccia per capolavori. Il romanzo di Max Giovagnoli, però, almeno dalla traccia, mi è parso subito intrigante (soprattutto perché, come tutte le cose Newton, non "autoriale"). Un professore di liceo romano, Aprile, e un pischello di sedici anni, Giuspe, writer e orfano con la sindrome di ADHD, quella da deficit di attenzione, si ritrovano legati l'uno all'altro a fare un viaggio in Irlanda. Ognuno dei due avrà la sua motivazione. Aprile è praticamente in fuga da strozzini e delusioni amorose. Giuspe ricerca genitori che pensa siano irlandesi per via di una foto e di alcune ricerche effettuate in passato con la sua amica/ragazza del cuore Marzia. Il risultato è un romanzo bello e accattivante fino all'ultimo, con alcune cadute che a mio avviso tolgono potenziale alla storia. La prima è la decisione dell'autore di narrare in prima persona i personaggi di Giuspe e di Aprile. Se quest'ultimo è più credibile e la sua psicologia plausibile, risulta più forzata e a tratti parodistica quella del writer coattello. Giovagnoli usa bene la terza persona. Tutta la vicenda dei personaggi irlandesi, da ErÍn a Finn a Plastic John, è ammantata da una seduttiva atmosfera nordica e fiabesca e da un linguaggio che, pur se caricato da troppe similitudini, ti trasporta magicamente in quei climi. Se fosse stato così anche per Roma e per i due protagonisti a mio avviso saremmo qui a parlare di un piccolo capolavoro. La seconda caduta è forse un ammiccamento troppo esagerato verso il cinema (ma Giovagnoli è sceneggiatore di Fiction, a sua parziale discolpa), con situazioni di lotta, squartamenti, ferite, duelli (in particolare il regolamento di conti finale sull'isola irlandese) che rischiano di sfociare nel caricaturale. Fortuna che l'autore ha come un'abilità che non sono riuscito del tutto a comprendere (problema di editing?); alla delusione di un paragrafo seguono momenti di alta emotività e di ottima letteratura in quello successivo. Se si fa un bilancio, tutto sommato il libro regge. L'Irlanda è resa nei suoi aspetti più caratteristici (tanti omaggi; il faro, i denti di leone, le birre, i pub, e soprattutto i paesini, alcuni sprofondati in quella tipica vegetazione impervia altri a picco sulle leggendarie scogliere). Roma e le sue zone (tutte, da Testaccio/Ostiense a Roma Sud/Est) fanno da adeguata cornice letteraria alle vite dei due protagonisti. Aprile ce la fa vivere in moto, Giuspe sui marciapiedi e nei garage e negli anfratti urbani in cui si svolge la sua vita randagia. Il romanzo è parte di un progetto che si chiama Transmedia. E che comprende anche un corto-metraggio intitolato "Il mare in vena" che parla della primavera araba e che è stato presentato al Cairo Mediterranean Literary Festival. Giovagnoli porta i due lavori in giro e li presenta attraverso diversi media; si va da un'applicazione per iPad, un comics, un map-game, una post-it campaign organizzata in stazioni e metropolitane di due città italiane fino a una urban quest (caccia al tesoro basata su contenuti digitali disseminati nelle location romane del romanzo) e ancora due profili Facebook e un tour di book concert in cui l'autore si esibisce insieme alla cantante irlandese Kay McCarthy.

di Adriano Angelini Sut


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All'immobilità qualcosa sfugge

Meridiano Zero, Pag. 221 Euro 13,50

Diceva Pasolini: La verità non sta in un sogno, ma in molti sogni. Che forse era una via di mezzo tra l'ardire freudiano e il suo contrario. In questo romanzo si vorrebbe far intendere che la verità sta nella rivoluzione tecnologica, nella costruzione di mondi alternativi per fuggire la realtà. Nelle isole di Second Life. Balle. Questo è un romanzo conservatore. Che non vuole avere un'accezione negativa, conformista.

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