RECENSIONI
George Pelecanos
Strade di sangue
Piemme, Pag.364 Euro 5,90Roba da sbellicarsi dal ridere: si sa, i responsabili della "più famosa collana di letteratura gialla", preferiscono ancora i gatti investigatori, le camere chiuse, e i maggiordomi nei grandi palazzi (ma Sandrone Dazieri non è stato per un po' di tempo direttore del settimanale?) e di fronte ad uno dei più grandi autori di noir hanno pure il coraggio di storcere il naso. Tant'è.
Fortuna che la Piemme col suo mensile inusitatamente bianco, ci restituisce un po' d'ossigeno: lo ripeto, siamo al cospetto di uno dei più grandi scrittori polizieschi in circolazione, alla stregua di un Dennis Lehane, di un Michael Connelly (ma quando c'è Harry Bosch), di un John Connolly, di un Henning Mankell, di un Peter Robinson e di un Didier Daeninckx.
Strade di sangue (titolo orrendo rispetto all'originale Right as rain – sembra un pezzo di Springsteeen dalla parte del grandguignol!) parte un po' confuso, ma poi alla distanza, come fosse un corridore nero che calpesta con grinta le piste di atletica leggera, si allunga e alla distanza mostra la sua gagliardia.
Siamo sempre dalle parti di Washington con l'investigatore Derek Strange (non compare sempre nei romanzi di Pelecanos, ma è un buon diavolo, appassionato di blues/soul anni '60, delle colonne sonore di Morricone, con una vita sentimentale che, ahinoi per una volta, ricalca quella di centinaia di tutori dell'ordine: scalcinata, incerta, a volte drammatica) e siamo sempre alle prese con poliziotti corrotti e giri di droghe.
Dice uno di loro: Con tutta la brava gente che vive in questa città, uno sente solo parlare del marcio che c'è nel Distretto, di poliziotti corrotti, quando invece la maggior parte sono onesti. Gran parte della gente che incontro tutti i giorni viene da ottime famiglie, gente che va in chiesa, che va a lavorare tutti i santi giorni per mantenere i propri figli, bravi lavoratori, bravi insegnanti...Noi invece siamo qui da anni a occuparci dei cattivi. Perché abbiamo scelto questo lavoro, Derek? (pag.353).
E' quella che già in passato chiamai, con un ossimoro non so se convincente, l'umanità della violenza: in questo specifico caso, Derek passa con assoluta nonchalance da uno sgozzamento ad una scena commoventissima in cui tiene le mani della madre finché la donna non chiude gli occhi per sempre in un ospedale per persone sole ed anziane.
Il noir contemporaneo, soprattutto quello che ha ereditato il vecchio hard-boiled, è questo, non c'è nulla da fare, prendere o lasciare. Il nostro immaginario "poliziesco" è fatto di materia contraddittoria, ma pulsante, lontano dalle speculazioni dei codici antichi, dei tesori nascosti, o della via bastarda che vuole accontentare le due convergenze che, come avrebbe detto un democristiano doc, non sono per nulla parallele (per questo vedere i romanzi della Vargas – che si firma Fred, ma è una donna).
Pelecanos lo sentiamo nostro come altri (l'elenco è sopra, fatto col cuore): questa ristampa ci dà la possibilità di segnalarlo a chi ancora non ha avuto la fortuna di incontrarlo. Leggetelo, per favore!
di Eleonora del Poggio
Dello stesso autore
Il circo delle anime
Piemme, Pag. 381 Euro 6,50E' una gran bella gatta da pelare 'sto Pelecanos. Per carità, non siamo dalla parte del giallo Mondadori che lo "bollò", presentandocelo la prima volta, come autore tendenzialmente "pericoloso". No, è scomodo perché ci disegna un personaggio, il solito Derek Strange, contraddittorio ed inusuale.
Per quelli che non lo sanno: Derek Strange è un investigatore nero, ex poliziotto, che ama la musica soul (il gruppo degli Stylistics in particolare, e questo già non depone a suo favore)
Il giardiniere notturno
Piemme, Pag.380 Euro 6,50Stavolta Pelecanos è orfano di Derek Strange, o meglio, Pelecanos ha fatto a meno del suo investigatore privato preferito, quello che a volte sembra Madre Teresa da Calcutta e a volte sembra Hannibal Lecter per la violenza di cui è protagonista.
Il giardiniere notturno è storia di serial killer, di un criminale che se la prende coi bambini che hanno l'unica disgrazia di avere il nome che è un palindromo (cioè che lo leggi allo stesso modo sia da destra verso sinistra che viceversa).
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