RECENSIONI
Aldo Nove
La vita oscena
Einaudi stile libero, Pag. 111 Euro 15,50
Ora capisco le sue ossessioni mariologiche: non sa dove sbatter testa. Nove ormai è rimasto solo un nom de plume, se fosse un voto nemmeno ad educazione fisica. 'Ste ginniche performances da vita oscena fanno francamente ridere i polli. Che vuoi che sia un po' di sm, un po' di bondage e un po' di noioso bisessualismo: ma davvero basta questo per render pubblica una 'vita spericolata'? Ma dài!
Sull'aggettivo 'oscena' in questo caso non vagabonderei più di tanto, il significato netto lo si percepisce dopo un po' (sì, perché la prima parte del libro è onesta e anche commovente, poi... après moi le déluge): oscena non perché immorale o peccaminosa, ma perché brutta.
Quindi oscena la vita perché osceno il libro, nel senso di una sua riconducibilità ad un'estetica raccapricciante e offensiva di un'intelligenza che si credeva, nonostante le preci mariologiche, vivida.
Non lo vorrei squalificare più di tanto il Nove, che è scrittore, quando vuole, sapiente, ma lo vedo a fare trio, soprattutto con le due madame da indigena filosofia da boudoir: Isabella Santacroce e tale Francesca (non da Rimini) Mazzucato che usa oltre che praticar trini e merletti, praticar sesso. Perché altrimenti non si spiegherebbero certe banalità da condominio chiacchiericcio da banale5: Anche le puttane fanno il sugo, cosa credi, bello? Mi disse. Quella frase mi lasciò interdetto. Non so perché. Anche le puttane fanno il sugo. Accennai a un sorrisino. Mi chiese i soldi.
O certe cacofonie linguistiche che qualcuno, prima o poi, dovrà renderne conto: Per un po' stemmo seduti al tavolo, in silenzio.
Si dice di questa 'vita oscena' nella quarta di copertina: Mentre oscena è diventata la nostra vita intera, Aldo Nove scrive, con sincerità e nitore, il più autentico romanzo di formazione dei nostri anni. Rieccoci, come dico sempre più spesso, a regalar allori invece di mortella: più che un romanzo di formazione, la storia di Nove è romanzo di sformazione, sformato nella sua bruttura strutturale, dove si crede di risolvere l'angoscia dell'esistere col più trito dei rimedi: la droga (e con l'aggiunta o l'aggravio, di praticar sesso come se il sesso fosse una colpa da pagare piuttosto che uno stimolo o una gioia... e per dio non mi si venga a parlare di psicanalisi che vi sputo addosso!).
Dovremmo dire soluzione originale quella del Nove? Beh ci vorrebbe coraggio. In realtà mi sembra che lo scrittore, pago di una rispettabilità letteraria che gli è stata assegnata con troppa faciloneria, paghi (ma non è un bisticcio... ça va sans dire) il suo poltrire sugli allori (falsi, quelli sì) e non riesca ad offrir al lettore paziente che una rimasticatura delle sue tragedie infantili (si confessa alla fine che il tutto è autobiografico) per le quali potremmo inizialmente dolercene, per una sorta di solidarietà che non si nega a nessuno, ma che poi, alla luce di una finalità letteraria, in questo caso ci stanno come il cacio sui maccaroni.
Mi preme sottolineare anche un'altra cosa: la soluzione esistenziale della cocaina adottata dal protagonista, mi sembra segno di creatività minima. Se invece della bianca sostanza avesse usato, per dire, il peperoncino, e invece di aspirarlo l'avesse messo nel culo... avremmo avuto dei risultati più effervescenti.
Beh... oscenità per oscenità...
Labranca, che pur è estimatore di Nove, avrebbe detto... gli inestetismi della culturite...
di Alfredo Ronci
Sull'aggettivo 'oscena' in questo caso non vagabonderei più di tanto, il significato netto lo si percepisce dopo un po' (sì, perché la prima parte del libro è onesta e anche commovente, poi... après moi le déluge): oscena non perché immorale o peccaminosa, ma perché brutta.
Quindi oscena la vita perché osceno il libro, nel senso di una sua riconducibilità ad un'estetica raccapricciante e offensiva di un'intelligenza che si credeva, nonostante le preci mariologiche, vivida.
Non lo vorrei squalificare più di tanto il Nove, che è scrittore, quando vuole, sapiente, ma lo vedo a fare trio, soprattutto con le due madame da indigena filosofia da boudoir: Isabella Santacroce e tale Francesca (non da Rimini) Mazzucato che usa oltre che praticar trini e merletti, praticar sesso. Perché altrimenti non si spiegherebbero certe banalità da condominio chiacchiericcio da banale5: Anche le puttane fanno il sugo, cosa credi, bello? Mi disse. Quella frase mi lasciò interdetto. Non so perché. Anche le puttane fanno il sugo. Accennai a un sorrisino. Mi chiese i soldi.
O certe cacofonie linguistiche che qualcuno, prima o poi, dovrà renderne conto: Per un po' stemmo seduti al tavolo, in silenzio.
Si dice di questa 'vita oscena' nella quarta di copertina: Mentre oscena è diventata la nostra vita intera, Aldo Nove scrive, con sincerità e nitore, il più autentico romanzo di formazione dei nostri anni. Rieccoci, come dico sempre più spesso, a regalar allori invece di mortella: più che un romanzo di formazione, la storia di Nove è romanzo di sformazione, sformato nella sua bruttura strutturale, dove si crede di risolvere l'angoscia dell'esistere col più trito dei rimedi: la droga (e con l'aggiunta o l'aggravio, di praticar sesso come se il sesso fosse una colpa da pagare piuttosto che uno stimolo o una gioia... e per dio non mi si venga a parlare di psicanalisi che vi sputo addosso!).
Dovremmo dire soluzione originale quella del Nove? Beh ci vorrebbe coraggio. In realtà mi sembra che lo scrittore, pago di una rispettabilità letteraria che gli è stata assegnata con troppa faciloneria, paghi (ma non è un bisticcio... ça va sans dire) il suo poltrire sugli allori (falsi, quelli sì) e non riesca ad offrir al lettore paziente che una rimasticatura delle sue tragedie infantili (si confessa alla fine che il tutto è autobiografico) per le quali potremmo inizialmente dolercene, per una sorta di solidarietà che non si nega a nessuno, ma che poi, alla luce di una finalità letteraria, in questo caso ci stanno come il cacio sui maccaroni.
Mi preme sottolineare anche un'altra cosa: la soluzione esistenziale della cocaina adottata dal protagonista, mi sembra segno di creatività minima. Se invece della bianca sostanza avesse usato, per dire, il peperoncino, e invece di aspirarlo l'avesse messo nel culo... avremmo avuto dei risultati più effervescenti.
Beh... oscenità per oscenità...
Labranca, che pur è estimatore di Nove, avrebbe detto... gli inestetismi della culturite...
di Alfredo Ronci
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Maria
Einaudi, Pag.36 Euro 8,00"Ora che pure Benigni s'è sposato/non abbiamo più chi ci bestemmia sul mercato". Simpatico distico, preso di pacca da Sopravvoliamo, una delle sigle di coda di Tunnel, trasmissione comico-satirica dei primi anni '90. E però: Aldo Nove, se si segue il suo percorso affettivo, si può proprio sostenere che deragli? Direi di no. Gradualmente, dall'esordio con Woobinda per Castelvecchi, sino alle ultime riuscite, è emersa rafforzandosi la vena dell'emotività - o meglio
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