RECENSIONI
Claudio Morandini
Le larve
Pendragon, Pag. 227 Euro 14,00L'ambientazione è decisamente gotica, dove una villa di un certo prestigio e di un certo passato sostituisce il vecchio 'maniero' di settecentesca memoria. In più si aggiunga uno stile di scrittura che a pie' pari scavalca, con abilità e mestiere, le propaggini post-moderne dell'attuale letteratura, soprattutto giovanile.
Ma Morandini non è di primo pelo (passatemi l'espressione poco urbana): insiste in qualche fraseggio demodé, ma è lucido e affidabile nella struttura stessa della frase, quasi, a volte, vigorosa. Ma è questa sua discendenza culturale che per certi versi inganna: quando ci si appresta a leggere Le larve si avverte una sensazione di caduco scivolamento: perché quel che si segue lo si vorrebbe ambientato in altra data, in altro secolo. Ma poi ti accorgi che il secolo è questo, che negli sbalzi temporali della vicenda emergono usi e costumi della contemporaneità (c'è pure il cellulare!).
Allora capisci che il distacco tra il sentito e il letto sta nello stile e nell'approccio narrativo. Che si è detto però di mestiere e ben oliato.
A pag. 134 si legge: Le gengive e il palato di Vittoria erano ricoperti di volute di acciaio e vario materiale plastico, che davano all'interno della bocca un sapore ferrigno che poteva ricordare certi sciroppi per la costipazione, o il sangue succhiato da un polpastrello ferito: la cosa mi sorprese tanto che all'inizio la mia lingua, invece di scivolare lungo quella della mia amica, preferiva percorrere i tracciati di quei filamenti, tastandoli con la punta.
Vi sono dettagli, in questo passo, quasi da anatomopatologo, ma necessari nell'economia del racconto, perché Morandini, nell'esigenza di costruire un gotico contemporaneo, deve ricorrere a strumenti della 'vecchia' arte, arricchiti di una struttura psicologica e 'piccolezze' per un quadro complessivo di ambiguità ossessiva.
E' vero quel che dice la quarta di copertina: il libro oscilla tra narrativa d'appendice, poliziesco e siparietti di commedia e personaggi, dal protagonista al vecchio capofamiglia il cui ritratto sembra in qualche modo dominare i vasti spazi dell'ambiente, fino a Saverio, compagno di giochi del narratore, che distillano influssi indefiniti e improbabili. Servono per imbastire il 'gioco', perché mai come in questo romanzo, si avverte la struttura goliardica dell'intreccio.
Mi chiedo se un libro del genere possa avere un pubblico vasto, quanto meno determinato: domanda non pellegrina, perché ormai si è dominati dai numeri primi e dagli impulsi spensierati delle nuove discendenze inseguite dagli editori sempre a caccia del coup de téâtre generazionale.
di Alfredo Ronci
Dello stesso autore
Rapsodia su un solo tema
Manni, Pag. 270 Euro 18,00La caratteristica più impressionante di questo romanzo è la verosimiglianza. La scrittura efficace ma discreta (proprio come l'eleganza vera, che quando c'è non si fa notare) funziona come un vetro pulito, la cui trasparenza lascia credere che non vi siano barriere fra lo spettatore e la scena. Finisce che il lettore si strugge nello sforzo di discernere il vero dall'invenzione, perché se sulla copertina c'è scritto romanzo, c'è anche il sottotitolo Colloqui con Rafail Dvoinikov, che fa comunque pensare a un riferimento preciso. E' dunque la storia romanzata di un musicista vero?
Il sangue del tiranno
Agenzia X, Pag. 158 Euro 9,50Dai finestroni luridi di smog si notano le masse asimmetriche di acciaio che fuoriescono in diagonale dal vecchio complesso in mattone dell'ospedale, come costole dopo un incidente spaventoso. Ecco la bizzarria profumatamente pagata, lungamente realizzata: morfologie metalliche, aggressive, che avrebbero dovuto suggerire un'idea di contemporaneità e invece si stanno ricoprendo di ruggine, piantine, nidi, cacate di uccelli e di gatti. Una modernità nata già cadente e scricchiolante, che durante le giornate di vento sibila e ulula e oscilla pericolosamente,
A gran giornate
Edizioni La Linea, Pag. 256 Euro 14,00Come posso parlare di questo libro senza tradirne lo spirito? Senza banalizzare l'eleganza del tratto, la genialità, la lucidità visionaria? Posso dare un'idea delle mie prime impressioni dicendo che così, senza rifletterci, con un puro meccanismo associativo, o meglio evocativo, mi ha fatto pensare a Auster, a Saramago, a Beckett, ai film di Buñuel. E poi alla pittura di Bosh, di Bruegel e di Dalì. Di Auster mi ha ricordato quel meraviglioso libro che è Nel paese delle ultime cose ( già recensito nella rubrica "L'età dell'innocenza").
Neve, cane, piede
Exòrma, Pag. 140 Euro 13,00Ne esistono ancora, di questi eremiti. L’Italia, che in tante parti è sovraffollata, che fa fiorire ovunque aiuole di case con la tendenza a tappezzare di mattoni ogni centimetro quadrato, che si direbbe ormai tutta piena e svelata, eppure fra le sue montagne nasconde ancora angoli selvaggi. Mio padre ne andava continuamente in cerca e li trovava.
Le pietre
Exòrma, Pag. 187 Euro 14,50Gli è rimasta incollata addosso, la montagna, dopo che Claudio Morandini l’ha abitata nei panni di Adelmo Farandola, lo scontroso eremita di Neve, cane, piede, romanzo che dal 2015 continua a vivere mietendo successi internazionali. Quest’altro romanzo non ha lo stesso potere drammatico e visionario, nonostante gli avvenimenti siano visionari nella sostanza, e sufficientemente drammatici negli sviluppi. Ancora la montagna, dunque, ma da una diversa angolazione. Tanto la vita di Adelmo era solitaria, tanto è collettiva e corale l’azione di quest’altra storia, che ha come soggetto un intero paese.
Le maschere di Pocacosa
Salani Editore, Pag.134 Euro 13,90Ecco, datela a lui. La nostra bella lingua italiana, continuamente massacrata, storpiata e offesa… Datela a Claudio Morandini, che ne avrà cura, la riempirà di coccole e di amore. E tutto questo senza strafare, senza bisogno di effetti speciali. Perché il suo ingrediente segreto è semplicemente l’eleganza.
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