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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Claudio Morandini

Il sangue del tiranno

Agenzia X, Pag. 158 Euro 9,50
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Dai finestroni luridi di smog si notano le masse asimmetriche di acciaio che fuoriescono in diagonale dal vecchio complesso in mattone dell'ospedale, come costole dopo un incidente spaventoso. Ecco la bizzarria profumatamente pagata, lungamente realizzata: morfologie metalliche, aggressive, che avrebbero dovuto suggerire un'idea di contemporaneità e invece si stanno ricoprendo di ruggine, piantine, nidi, cacate di uccelli e di gatti. Una modernità nata già cadente e scricchiolante, che durante le giornate di vento sibila e ulula e oscilla pericolosamente, e qui e là già transennata, rattoppata alla meno peggio, come se nessuno avesse previsto un piano di manutenzione ordinaria.

Questo è il teatro del delitto, un antico ospedale trasformato in post moderno ateneo. Scenario già agghiacciante di per sé, ma non nuovo per chi ha la ventura di lavorare oggi nei servizi pubblici, in cui il decadimento ambientale fa da specchio al degrado delle istituzioni.

Il registro dell'ironia e dell'assurdo è il più adatto a trattare il tema, e purtroppo anche il più realistico. E' la nostra quotidianità: la strategia dello sfascio tenacemente perseguita in Italia in questi sciagurati anni. E' questo il vero delitto di cui si parla. D'accordo, c'è un'aggressione , c'è del sangue, e c'è notizia di altre persone misteriosamente assassinate. C'è perfino un poliziotto che diligentemente indaga. Ma i veri assassini sono altrove, e il vero delitto non è il singolo gesto violento, ma una prassi, non meno violenta, capillarmente diffusa.

Così questa storia, i cui personaggi sono nello stesso tempo tipici e unici, si fa leggere come un apologo senza perdere la sua valenza narrativa.

Il tiranno di cui si tratta è un vecchio rettore, malato e inetto, ma deciso a non abbandonare la poltrona. Personaggio emblematico, intorno al quale ruotano i docenti dell'ateneo, ormai ridotti a figure caricaturali, perché se è vero che il sonno della ragione genera mostri, è anche vero che il sonno delle istituzioni genera una massa di frustrati e malati di mente.

Ognuno ha cercato una sua personale via di fuga: c'è il "cincinnato" che si è ritirato in campagna ad accudire cani randagi, c'è la bigotta che difende i crocifissi, c'è il professore che se la spassa con le giovani allieve, e c'è quello che si dedica in modo maniacale a ideare piani per l'eliminazione fisica del rettore.

Mi porta alla scalinata che si inerpica pretenziosa dall'androne principale al primo piano. Mi costringe a percorrerla.

"Vedi? Gradini ripidi. E tirati a lucido."

"Che vuoi fare, spingerlo giù il vecchio?"

"Sai quanto è incerto sulle gambe. Non dovrebbe essere impossibile ...

(...)

"E se invece delle scale prendesse l'ascensore? Non è improbabile, viste le sue condizioni."

Calandrone mi guarda stranito. "Sei uno stronzo" conclude. "Devi sempre rovinare tutto."


La scrittura è brillante, veloce, come il testo di una commedia, e infatti se si volesse farne una rappresentazione non ci sarebbe molto da cambiare. Tanto più che a un certo punto Morandini esce dallo schema del romanzo per entrare nel teatro dell'assurdo, e in questo salto si racchiude, a seconda dei punti di vista, la genialità e il limite di questo libro.



di Giovanna Repetto


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Gustoso


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Vi è una sorta di 'disfunzione' temporale (non so chiamarla in modo diverso, ma forse sono io che non trovo definizione migliore) in questo romanzo di Morandini. E spiego il perché.
L'ambientazione è decisamente gotica, dove una villa di un certo prestigio e di un certo passato sostituisce il vecchio 'maniero' di settecentesca memoria. In più si aggiunga uno stile di scrittura che a pie' pari scavalca, con abilità e mestiere, le propaggini post-moderne dell'attuale letteratura, soprattutto giovanile.

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Claudio Morandini

Rapsodia su un solo tema

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La caratteristica più impressionante di questo romanzo è la verosimiglianza. La scrittura efficace ma discreta (proprio come l'eleganza vera, che quando c'è non si fa notare) funziona come un vetro pulito, la cui trasparenza lascia credere che non vi siano barriere fra lo spettatore e la scena. Finisce che il lettore si strugge nello sforzo di discernere il vero dall'invenzione, perché se sulla copertina c'è scritto romanzo, c'è anche il sottotitolo Colloqui con Rafail Dvoinikov, che fa comunque pensare a un riferimento preciso. E' dunque la storia romanzata di un musicista vero?

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Claudio Morandini

A gran giornate

Edizioni La Linea, Pag. 256 Euro 14,00

Come posso parlare di questo libro senza tradirne lo spirito? Senza banalizzare l'eleganza del tratto, la genialità, la lucidità visionaria? Posso dare un'idea delle mie prime impressioni dicendo che così, senza rifletterci, con un puro meccanismo associativo, o meglio evocativo, mi ha fatto pensare a Auster, a Saramago, a Beckett, ai film di Buñuel. E poi alla pittura di Bosh, di Bruegel e di Dalì. Di Auster mi ha ricordato quel meraviglioso libro che è Nel paese delle ultime cose ( già recensito nella rubrica "L'età dell'innocenza").

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Claudio Morandini

Neve, cane, piede

Exòrma, Pag. 140 Euro 13,00

Ne esistono ancora, di questi eremiti. L’Italia, che in tante parti è sovraffollata, che fa fiorire ovunque aiuole di case con la tendenza a tappezzare di mattoni ogni centimetro quadrato, che si direbbe ormai tutta piena e svelata, eppure fra le sue montagne nasconde ancora angoli selvaggi. Mio padre ne andava continuamente in cerca e li trovava.

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Claudio Morandini

Le pietre

Exòrma, Pag. 187 Euro 14,50

Gli è rimasta incollata addosso, la montagna, dopo che Claudio Morandini l’ha abitata nei panni di Adelmo Farandola, lo scontroso eremita di Neve, cane, piede, romanzo che dal 2015 continua a vivere mietendo successi internazionali. Quest’altro romanzo non ha lo stesso potere drammatico e visionario, nonostante gli avvenimenti siano visionari nella sostanza, e sufficientemente drammatici negli sviluppi. Ancora la montagna, dunque, ma da una diversa angolazione. Tanto la vita di Adelmo era solitaria, tanto è collettiva e corale l’azione di quest’altra storia, che ha come soggetto un intero paese.

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Claudio Morandini

Le maschere di Pocacosa

Salani Editore, Pag.134 Euro 13,90

Ecco, datela a lui. La nostra bella lingua italiana, continuamente massacrata, storpiata e offesa… Datela a Claudio Morandini, che ne avrà cura, la riempirà di coccole e di amore. E tutto questo senza strafare, senza bisogno di effetti speciali. Perché il suo ingrediente segreto è semplicemente l’eleganza.

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