Nonostante il giuslavorista Pietro Ichino, dalle pagine della Stampa e anche da quelle del Corsera, indichi in continuazione le strategie per risolvere la crisi del nostro paese, noi che abbiamo la puzza sotto il naso e ci guardiamo attorno, riteniamo che dare la parola a chi giornalmente subisce la condizione di lavoratore, o chi ne fa le veci per una sorta di solidarietà, possa essere infinitamente più costruttivo ed interessante. E non vogliamo disquisire sul concetto di turbocapitalismo che Liberazione sbandierava qualche giorno fa, dopo l'ennesimo incontro di Padre Veltroni, in odor di santità, con l'industriale di turno.

Preferiamo confrontarci con iniziative editoriali più sfiziose. Sentiamo che dice la quarta di copertina del libro in questione: A rispondere è un libro a più voci che, partito da un progetto comune, ha coinvolto scrittori e musicisti: un'opera collettiva, nata dal desiderio di denunciare, con una vena di sarcasmi, situazioni che solo dieci anni fa non avremmo ocnsiderato accettabili. Una canzone per ogni racconto, un racconto per ogni professione. Il risultato è un'antologia corale, ironica e tagliente e un cd dalla musica semplice e mai banale. Entriamo nella vita di autisti, parrucchieri e spazzini, ma anche di norevoli e pubblicitari, per scoprire che in fondo siamo tutti, ugualmente, lavoratori.

In effetti la reale portata del volume non è quella di elencare i lavori più usuranti o sottopagati, ma, attraverso i racconti di giovani scrittori di belle speranze (alcuni di questi sono già decisamente visibili da un punto di vista editoriale, ma non ci sono quelli che gassmanianamente hanno un bel futuro dietro le spalle), rappresentare la condizione di chi lavora in una società depressogena ed alienata.

Arricchisce il volume un cd di musiche che, lo dico con estrema franchezza anche se è come darsi la zappa sui piedi noi che di letteratura ci nutriamo, a volte, attraverso testi graffianti e conchiusi, sanno convincere anche di più dei racconti e quindi degli stessi scrittori.

Tra l'altro basta scorrere l'elenco dei partecipanti al cd per rendersi conto della "grammatura" dell'operazione: gli intramontabili Yo-Yo Mundi, il mitico Steve Piccolo (uno dei componenti originari dei Lounge Lizards, gruppo fondamentale della scena jazz americana e non solo, dei primi anni '80), Gak Sato, collaboratore di Capossela (e a proposito, le musiche risentono sia di una felice predisposizione ska, che della vena anarco-teatrale di un Capossela appunto o di un Tom Waits) e pure l'incasellabile Antonio Rezza.

Insomma, questa è un'operazione (nei due aspetti) limpida, che ricorda per l'impegno, per l'ironia e per una certa scanzonata inquietudine e senza essere da meno, le iniziative, anche televisive, della Serena Dandini, per carità ancora sufficientemente onesta, ma troppo presa nel suo divano rosso a rovistare nell'intellinghentzia a tutti i costi. E alla fine appalla.



di Alfredo Ronci