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CLASSICI

Alfredo Ronci

Il bello e il brutto della giovinezza: “Miramare” di Nico Orengo.

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Leggendo questo libro alla fine ci si chiede: ma perché non piacque a Calvino e non lo pubblicò?
Non è facile rispondere, e probabilmente il succo della storia non ce la dice nemmeno lo scrittore Orengo che, nonostante il diniego di un intellettuale di tal misura, lo dette in lettura a Cesare De Michelis per la Marsilio che invece investì sul prodotto.
Intanto facciamo chiarezza su un punto: di solito, anzi, nella stragrande maggioranza dei casi, quando noi presentiamo i classici li imparentiamo con la data di pubblicazione. Qui inizialmente si credeva che il libro fosse stato pubblicato da Einaudi nel 1989 ma, come abbiamo già evidenziato, ci fu un primo tentativo di offrire ai lettori il romanzo, e questo tentativo risale al 1974, cioè quasi quindici anni prima.
Tranquilli. Anche se le date tra i due classici (scoprire l’altro non è affatto un delitto, anzi) non coincidono, noi rispettiamo la primiera situazione e li affrontiamo come se fossero stati pubblicati nello stesso anno (anche perché differenze di stile e di contenuti mica ne esistono).
Orengo in quel periodo frequentava la casa editrice Einaudi. Frequentava vuol dire lavorarci su, tanto che lo stesso aveva già capito che gli anni trascorsi avevano cambiato l’impostazione editoriale e che Einaudi non era più la bella e quasi familiare casa libraria di ci si si poteva vantare… Erano cambiati i tempi, gli uomini, i manoscritti. Una casa editrice era diventata, anch’essa, una impresa industriale. Pasticcio era confondere il luogo protettivo e creativo con i propri, anche generosi, desideri di essere “soggetti della produzione”, produttori del prodotto. Era cambiato lo “stile”.
E così Orengo, nonostante i cambiamenti che sono avvenuti in “casa” decide di affidare il romanzo a Marsilio che pubblicandolo ottiene un discreto successo e ottiene anche un premio letterario (Premio Pisa). E in più recensioni positive da parte di Gramigna, Giuliano, Raboni, Guglielmi, Siciliano, Cordelli che diventarono anche, nel corso degli anni, veri conoscitori e amici dello scrittore.
Ma di cosa parla Miramare?
Anche qui c’è un fraintendimento, ma solo iniziale. Diceva Tabucchi: Vi si respira un sottile gioco comico sempre confinante con la melancolia, una stupefazione di giochi infantili che scrutano il mondo (che è la poesia), la magia di un paesaggio così nitido da sembrare iperrealistico e così sfumato da sembrare un sogno. Quindi noi talmente presi dalle parole di Tabucchi che abbiamo cominciato a leggere il libro ritenendolo un oggetto infantile e di passaggio.
E invece: Non tira anche oggi una bava di vento. C’è la pesantezza dello scirocco che fiacca e ammolla. Mi son concesso una mattinata di vacanza. E’ domenica.
-A messa vieni?
- No.
Dante se ne è andato col cappello bianco e la cintura stretta sulle braghe blu. Va a messa per uscire dal giardino. Per prendere una boccata d’aria e per fare ammenda di tutti i porco dio che tira in settimana. Ma se li tira è per colpa mia e allora è già assolto, dice.
Io sto alla finestra con la lenza fra le gambe, ogni tanto tiro e vien su una zigurella, una rascassa, una scema castagnola. Stacco e metto nel piatto. Poi fodero l’amo di tremolina e ributto.
Al di là dei porco dio (di questi tempi verrebbero punteggiati) che, lo insegnano tutti, potrebbero venire anche da bocche infantili, in realtà il protagonista, Tomaso, è un ventenne che, contrastato dal suo datore di lavoro, alla fine ci si scontrerà definitivamente a causa di una donna.
Come si diceva nel titolo, è la storia del bello e del brutto della giovinezza (non adolescenza) e ci riferisce come Orengo abbia raccontato di un miraggio sulla spiaggia mediterranea che, come diceva sempre il Tabucchi… parla di una stagione sentimentale, è una cartolina colorata della nostra gioventù.
Ma non abbiamo ancora capito perché Calvino rifiutò il manoscritto.



Nico Orengo
Miramare
Einaudi




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