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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Francesco Recami

La casa di ringhiera

Sellerio, Pag. 208 Euro 13,00
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La fascetta 'cattura lettori' strilla: i delitti della porta accanto. Che nell'epoca nostra d'isteria poliziesca – siam diventati tutti seguci come i cani dietro ai funghi fregnacciari – butta assai bene ed è sfiziosa. Che poi è il contraltare della smania globalizzata e globalizzante del noir più international e figo (un po' anche stile 'l'ultimo Bond') per la quale anche gli italiani scrittori più trendy sembrano prede.

Ma che vorrà dire 'i delitti della porta accanto'? Sospetto l'impiccio catodico, alla stregua un po' di 'Chi l'ha visto' (che io seguo appassionatamente, ma non lanciatemi anatemi, o anatremi come diceva il simpatico – a quel tempo – Giorgio Faletti) o delle deliranti interviste post-delitto efferato che sono solitamente poste in essere da giornalisti in cerca di bibliche verità.

Che poi non significa affatto – e lo dico per esperienza diretta – che l'interesse per l'una cosa determini l'attenzione per una letteratura speculare. Ve la immaginate la massa adorante del grandguignol – che è spesso elemento determinante del delitto della porta accanto (pensate alla strage di Erba) – che arraffa nelle librerie tutta la bibliografia di Agatha Christie che per esser regina era anche legata alla consuetudine più spiccia nonostante qualche avventura esotica? (Miss Marple docet).

Troppa cappella, si rischia d'ignorare il Recami. Che è scrittore semplice e saggio allo stesso tempo. A noi, a suo tempo, era piaciuto Il ragazzo che leggeva Maigret (sempre Sellerio) che forse conteneva in sé la magia dell'omaggio al celebre commissario e di conseguenza a Simenon, che noi tutti veneriamo. La casa di ringhiera pur con tutti i presupposti citati (a cominciare dalla bandella) oltre a non reggere il confronto col precedente ci sembra fatica sprecata.

Lo stile è quello, la lingua pure, e pure l'approccio alla materia, ma il tutto scivola verso una elementarità di fondo ad un passo dal semplicismo da letteratura d'appendice (un po', per tirarla anche, come il piacionismo proiettiano): ci sono di nuovo i bambini, c'è un vecchio tappezziere in pensione a cui piace indagare, c'è un delitto non risolto, ce n'è un altro 'risolvibile' vittima una donna, c'è l'alcolizzato che picchia la moglie e i figli che sono spettatori innocenti di queste violenza. Insomma c'è l'essenza stessa del dramma condominiale che spesso non è soltanto quello di partecipare alle riunioni, ma soprattutto quello di farne semplicemente parte.

La terza di copertina dice che il giallo di Recami è assai movimentato: può anche aver ragione, ma è ristretto in un dinamismo da maratona strapaesana, dove a partecipare non è solo il ragazzotto che frequenta la palestra ed ha qualche episodio semiprofessionista alle spalle, ma anche il panciforme impiegato dell'ufficio postale.

Diciamocelo: tutto un po' fantozziano. Ma Fantozzi ci faceva anche sorridere, qui con la scusa del delitto si vorrebbe pensare altresì al mondo di oggi, che sarà pure formato dalla ggente di funariana memoria, ma spesso e volentieri ha una logica meno intimista e deamicisiana.





di Alfredo Ronci


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