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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Silvia Corti

Polvere

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Edo si era portato via il suo vecchio cuore. Il suo Edo: quarant'anni di vita insieme, un matrimonio, una casa, tre splendidi figli, tante lacrime e tante risate. Le foglie d'autunno cadevano lente sul giardino trascurato, come le lacrime lungo le rughe del viso, senza emettere alcun rumore. Ogni ruga era un ricordo con Edo. Tutto avevano condiviso, fino a dimenticarsi chi erano prima, come i loro cuori semplici potevano aver battuto prima di conoscere l'altro, tanti anni addietro. Anna sapeva che quel giorno sarebbe pur arrivato, e se lo sentiva da sempre che sarebbe toccato a lei, sopravvivergli; dei due, era lei la più forte.

Sull'appartamento calava la polvere, giorno dopo giorno, ma la primavera seguente Anna sentì il bisogno di mettere in ordine le cose di Edo, pulire i suoi cassetti e conservare gli oggetti che più gli stavano a cuore. Nello scrittoio in salotto c'erano ancora le sue carte, la corrispondenza e molti fogli inutili che Anna buttò via senza pensarci. Aveva già messo da parte anche tutti i suoi vestiti, carezzato e portato sul viso ogni camicia, ogni maglione per catturare le ultime molecole dell'odore della sua pelle. Una carezza sul suo cuore stanco. Il vestiario finì alla Caritas della parrocchia, invece tenne per sé la vestaglia a quadri; ci si avvolgeva la sera, sul divano e, guardando distrattamente la TV, ripensava alle serate con Edo. Parlavano, ricordavano, si prendevano in giro sugli acciacchi dell'età, e si coccolavano ancora come due ragazzi.

Edo non mancava mai, la sera, di bersi un goccino del brandy "OroPilla", il suo preferito. Era un rituale a cui non rinunciava mai: lo versava sul bicchierino, lo appoggiava sul tavolino da fumo e sorseggiava lentamente gustandoselo. Lei amorevolmente non faceva mai finire la bottiglia, la ricomprava di volta in volta senza che lui neanche se ne preoccupasse. La sera seguente, lui stappava la bottiglia nuova e versava.

L'OroPilla non faceva mai in tempo ad impolverarsi, pochissime sere non veniva maneggiata, solo se si trovavano fuori a cena, o se Edo stava male...a volte Anna lo rimproverava per questa abitudine, e per altre che aveva: "A forza di bicchierini...sai quante ne avrai bevute?". Ma lui non le badava affatto, sorrideva sotto i baffi e rispondeva solo con lo sguardo.

Anna quella sera passò un dito sulla bottiglia di OroPilla sul tavolino, c'era un bello strato di polvere, come sugli altri liquori e superalcolici, anche quelli ormai non servivano più a nessuno.

Alcuni giorni dopo Anna si mise a pulire di gran lena, aiutata da Irma, la donna delle pulizie che veniva a casa ad aiutarla una volta alla settimana per i lavori più pesanti. Irma scostò l'armadio della camera per pulire dietro, ed ebbe un sussulto:

"Signora Annaaaa...!"

"Sì, Irma, che c'è?"

"C'è una bottiglia, qua dietro!"

"Una bottiglia? Dove?"

"Sì, una bottiglia di OroPilla...il brandy!"

Anna accorse, e il cuore le balzò in gola: una bottiglia di OroPilla, quasi vuota, giusto tre dita di liquido marrone in fondo, appoggiata al battiscopa, nei dieci centimetri di spazio tra il muro e l'armadio.

"Chi ce l'ha messa qui?" chiese Irma incuriosita.

"Io...non so..." non sapeva che dire.

Nessuno aveva spostato l'armadio da quando Edo se ne era andato, ma lui non l'avrebbe mai messa lì, non ne aveva motivo. Anna la raccolse, e quello che vide la stupì ancora di più: il battiscopa e il pavimento sotto l'armadio erano ricoperti di una polvere spessa, avviluppata in gomitoli, che si spostarono come un'onda morbida al passaggio della sua mano. Ma la bottiglia no, era pulita come se fosse stata appoggiata lì un attimo prima, la polvere la toccava sul fondo ma non ce n'era traccia sul collo, o sull'etichetta.

Anna la raccolse, la sollevò vicino al viso e riconobbe l'odore zuccherino del liquore, così familiare. Era proprio pulita, la bottiglia, e si potevano notare diverse impronte digitali sul vetro.

Passò tutto il giorno a pensare alla bottiglia, naturalmente, e la sera, prima di coricarsi, la sistemò sul suo comodino, accanto alla fotografia incorniciata del suo Edo. Era giovane, in quella foto, l'avevano scattata al mare; Edo, in primo piano, sorrideva abbronzato.

"Buonanotte, amore mio! Se proprio ne vuoi un goccetto, cerca di non svegliarmi..." e si immaginò Edo entrare furtivo, avvicinarsi al loro letto e carezzarla appena sui capelli...





Silvia Corti



Infermiera laureata, lavora nella Asl della sua città. Accanita e critica lettrice, si è affacciata da poco al mondo della letteratura. Partecipa a blog di scrittura e concorre ad alcuni premi letterari nazionali; ha da poco ottenuto la pubblicazione di un suo racconto per il Concorso "Che storie!" organizzato dal Comune di Arezzo. Ha pubblicato anche sul sito "Cinque Capitoli" (www.cinquecapitoli.it).





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