Attualità
Azzardiamo un parallelo.
27 aprile, prima giornata veramente balsamica della stagione. Si inaugura a Villa Adriana a Tivoli la mostra "Antinoo, il fascino della bellezza". Andiamo. Su due ruote naturalmente, ma la via Tiburtina è un inferno. Traffico congestionato in cui si intrecciano i camion carichi di travertino delle cave e i malati immaginari che vanno alle sorgenti solforose delle Acque Albule. Arrivati alla zona archeologica, hanno cambiato la viabilità, con molte direzioni vietate e ovviamente nessuna indi-cazione precisa, quindi ci si perde un po' nei viottoli della borgata circostante, ma insomma, poi si arriva.
Rolling Stone Magazine (Italia): l'arte di ingabbiare l'arte.
No. Questo testo non è un sermone sul fatto che la rivista in questione non è abbastanza pura e masturbazioni celebro-reazionarie varie a difesa del rock and roll: a mio avviso, Rolling Stone Magazine (Italia), uccide/umilia il concetto di Arte dal 2003, uscita dopo uscita.
Per arrivare a parlare dei giorni nostri è necessario spiegare come andarono le cose. Cominciai a leggere la rivista dalla sua prima uscita nel 2003, e ricordo ancora la scritta/slogan a caratteri cubitali in copertina: "La bibbia del rock and roll style".
RAI NEWS di Corradino Mineo: yuppies parvenu in team, che peccato, si poteva far di meglio!
Parlo di un'occasione mancata per l'esercizio della cronaca nazionale. L'idea di base è buona: lavorare tutti, lavorare meno con Corradino, che davvero ha trascinato dietro di sé una brigata sì, ma di sgrammaticati dicitori. I volenterosi giovanotti e le signorine si destreggiano tra sintassi improvvisate e internet, tra inflessioni imperdonabili e look vetero anni '80. Perché, mi chiedo, ancora non abbiamo dei capelloni, dei punk, dei personaggi autentici, colorati, nella mansione di speakers e annunciatori?
Chi ha paura della critica musicale?
Si utilizzano facilmente parole pesanti per dire il commercio di favori e impudenze e porcherie assortite che infestano il mondo editoriale – compreso l'indotto di letture, silenzi sospetti, e marchette vendute per recensioni. Si parla di mafia, per dire. Che stona un po' – essendo la sua storia tout court quella tragica dell'Italia che moderna non è stata mai.
Non che non siano configurabili come crimini quelli dell'editoria nostrana afflitta da quarantenni che scrivono come adolescenti
Il romanzo controvoglia
Difficile spiegare un'intolleranza, specie se si è, per formazione politica, un tollerante per antonomasia. Vanno forte le intolleranze alimentari, che spiegano malesseri speciali in individui aflitti da dolori articolari, stanchezza e gonfiore delle membra. Vanno forte le intolleranze sociali, con cerchie di fighetti fermi agli anni ottanta circondati di plebaglia qualunque che fa fatica a tirare innanzi. Vanno forte le intolleranze politiche, da destra e manca, basta definirsi "leghista" e si passa, giustamente, per intollerante, subendo al contempo intolleranze pesantissime da parte dei tolleranti.
L'asinossi
Non è un errore di battitura, è la testimonianza dell'immortalità del somaro, e più specificamente del somaro italico, e se vogliamo proprio entrare nello specifico, del "Cives Somarus Sum".
I fatti.
La farsa (involontaria, credeteci) va in scena lunedì 26 marzo al Teatro Quirino, secolare istituzione nel centro storico di Roma; l'orario (ipotetico, intendiamoci), sarebbe le sei e mezzo, in realtà la faccenda comincia alle otto; l'organizzazione (fantascientifica, scommetteteci) fa ridere i polli, oltre ai somari.
Sostiene Pereira.
Sostiene Pereira che è dispiaciuto per la morte di Antonio Tabucchi.
Sostiene Pereira che aveva ragione John Donne quando poetava: non chiedere mai per chi suona la campana, la campana suona sempre per te (non escludendo però un leggero tocco dei maroni).
Sostiene Pereira che, una volta detto questo, poi va ristabilita la verità.
Sostiene Pereira che è stanco di queste lamentazioni a batteria e programmate.
Sostiene Pereira che oltre la pietà sarebbe necessario il discernimento.
Flavio Santi, con 'Aspetta primavera, Lucky' ha vinto la prima edizione del premio letterario 'Il Paradiso degli orchi'.
Vi abbiamo fatto aspettare, e molto, ma come abbiamo già anticipato, gli orchi hanno finalmente partorito ed hanno indicato il vincitore della prima edizione del nostro concorso: Flavio Santi con 'Aspetta primavera, Lucky (Socrates edizioni). In questo spazio ne parla l'orco Lupo.
Finalmente gli Orchi hanno partorito!
Che non si equivochi. Per la fatica che abbiamo fatto c'è parso proprio di partorire (le fatiche di Ercole?).
Finalmente gli orchi hanno deciso ed hanno proclamato, durante una cenetta in un ristorante napoletano (ma non vi diciamo quale, per una questione pubblicitaria), il vincitore della prima edizione del premio letterario 'Il Paradiso degli orchi'.
Per i più distratti siamo qui a ricordare la sestina dei candidati.
Era un mondo bellissimo (*)
Era dalla mia infanzia che non sentivo tessere l'elogio della "discrezione". Che splendida parola. Gentile, rispettosa, civile. Discreta, appunto.
Mio nonno tradiva mia nonna con ammirevole regolarità. Ma lo faceva con ancora più ammirevole "discrezione".
Era un mondo bellissimo.
Tutti lo sapevano, ma la cosa non veniva mai nominata in pubblico. E così, grazie a quella meravigliosa invenzione – la discrezione appunto – tutti erano felici:
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