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Il Paradiso degli Orchi
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I Classici

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Alfredo Ronci

Il falso neorealismo di uno spirito inquieto: 'Un gatto attraversa la strada' di Giovanni Comisso.

Mi sono sempre chiesto il perché del premio Strega del 1955 ad un libro come questo: una sorta di scommessa con la vita, ma lontano dalle urgenze autobiografiche tipiche della prosa di Comisso.
Perché se da un lato vi è una visione, come detto nel titolo, falsamente neorealista (e spiegheremo perché) dall'altro c'è anche un distacco più che evidente dai lacci della propria esperienza.
C'è una bellissima definizione di Piovene di questo libro e dell'arte di Comisso di trattare i personaggi: Il suo modo di avvicinarli è totalmente anarchico e il suo senso dell'umanità è stradale.

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Alfredo Ronci

L'ananché di un povero disgraziato: 'Novella storica' di Vittorio Sermonti.

Di storico c'è l'impianto: e permettetemi la battuta, quello sportivo e quello linguistico. Sportivo perché il giovine Sermonti (neppur tanto, trentasettenne nel 1966, anno di uscita del libro) ambienta la vicenda nella Roma olimpica del '60 e di conseguenza nelle strutture atte alle imprese degli atleti. Dice della gara il protagonista (pure del sottotitolo: 'su come Pierrot Badini sparasse le sue ultime cartucce'): Avrebbe pensato l'Olimpiade essere una universale partusa, all'occasione della quale l'umanità tutta quanta è, nei suoi meglio specimina esemplata, corporalmente si mescola s'impasta si squatra e si tira,

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Alfredo Ronci

Attenti a Chiara. Non è solo il cantor della provincia: 'Il cappotto di astrakan' ne è la riprova!

L'uniformità di contenuti non è, nonostante tutto, la miglior chiave di lettura per comprendere Piero Chiara. Serpeggia anche nei suoi estimatori, sempre e costanti nel tempo, questo concetto essenziale, che è riducibile ad una calcolata opzione per il marginale, ad un'insistente attenzione per la quotidianità, ad una predilezione per il 'canone' comico e ad una innata tendenza per il provincialismo e per i tratti ad esso riconducibile: trasgressione, insinuazione e pettegolezzo. Tanto che i più attenti lettori di cose nostrane (pochissimi!) al richiamar di Chiara accoppiano Facco de Lagarda

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Alfredo Ronci

Un tributo: Emanuele Artom. I diari.

Nel giorno della memoria si dimentica spesso Emanuele Artom. Forse perché ebreo sì, ma partigiano. Meglio ancora: nella suddivisione a compartimenti del dolore o si appartiene ad una categoria o ad un'altra. Sarebbe ricordata la sua figura, a imperituro ricordo, se fosse stato deportato (rischio a cui andò incontro spesso) e finito in un campo di concentramento. Morì invece, perché sfinito dalla sevizie e dalle violenze a cui fu sottoposto sin dal giorno della sua cattura il 26 marzo del '44, il sette di aprile dello stesso anno.

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Alfredo Ronci

Opera memorabile e proto fantozziana: "Misteri dei ministeri" di Augusto Frassineti.

Mescolanza al fulmicotone di Villaggio, Campanile, Malerba, Cavazzoni (ma non aspettatevi che inserisca Benni, lo detesto), ma la prima edizione di questo capolavoro risale al 1952 (Guanda) e fu solo l'inizio di un percorso che si concluse con l'edizione da noi considerata e che ebbe risonanza adeguata e giusta grazie anche alle note di seconda e terza di copertina di Calvino. Che diceva: (Frassineti) prende di petto il nodo più doloroso che impastoia la vita italiana, il male più incancrenito da cui nessun cambiamento di regime o d'istituti è riuscito a liberarci: l'assurdità burocratica.

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Pier Paolo Di Mino

Il Caligola di Camus

Caligola un giorno disse che i senatori erano tutti asini, e tempo qualche ora tutta Roma seppe che aveva nominato senatore un asino: Caligola era nato per creare leggende e diventare un mito, e Camus, con il suo occhio lungo di uomo abituato al deserto e alle riflessioni che sconfinano, dietro il suo mito scorse coscienziosamente quello del Dioniso nicciano. Lo scrittore svilupperà questa riflessione mitologica nel corso di un travagliato lavoro di riscrittura che, dal 1937 al 1958, lo porterà a redigere tre diverse versioni della sua opera teatrale.

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Alfredo Ronci

L'universo 'glaciale' di Alice Ceresa: 'Bambine'.

Nelle bocche degli stolti, di questi tristi tempi, sciabordano parole come 'rispetto della vita', 'famiglia', 'Dio', 'religione' (e per i più nostalgici 'patria'): per placare le loro ire da erinni basterebbe confutare l'ipotesi (ma son certezze) che sugli imprevedibili comodini di siffatta umanità nulla è più prevedibile dell'assenza di confronto culturale e quindi di un buon libro.
Perché, ci si chiederà? Perché la buona letteratura ha sempre raccontato la famiglia, ma quasi sempre dal lato di una decostruzione dell'istituzione stessa: mica per sfizio, solo per realismo non esente poi da buoni sentimenti e a volte lieto fine.

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Alfredo Ronci

Il blu e il nero. Colori di un'unica solitudine: 'Ferito a morte' di Raffaele La Capria.

Romanzo di fascinazione ossimorica. Scrive Giorgio Bàrberi Squarotti nell'introduzione all'edizione da noi considerata: Il romanzo di La Capria apparve nel 1961 ed ebbe in quell'anno uno fra i più combattuti Premi Strega, sopravanzando di un solo voto Delitto d'onore di Giovanni Arpino e Ballata levantina di Fausta Cialente.
Verrebbe da dire bei tempi, anche se sprofondare nella nostalgia è azione delittuosa (quegli anni poi, già segnati dalla tentacolare possanza dell'inciucio democristiano):

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Pina D'Aria

'Vivere ancora' di Ruth Kluger: tornare per scrivere, fuggire per ricominciare.

Non c'è niente di più bello nella vita che fuggire; se si tratta poi della fuga da un lager, non c'è bisogno di commenti. Lo stile di Ruth Kluger è sassoso ma intermittente per via di certe poesie scritte da piccola e sparse ad arte tra le pagine. A ciò si aggiunge l'ingrediente più rupestre: la caparbietà. La ragazzina non ama sentirsi chiamare col nome di Susanna. Infatti, preferisce l'altrettanto biblica Ruth, che, però, non emigra per fede stimando l'amicizia più dell'appartenenza alla stirpe.

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Alfredo Ronci

Bugie e nudità: 'Un dolore normale' di Walter Siti

Non so se Walter Siti, scrivendo il suo secondo romanzo, abbia mentito per cercare piacere (o di piacere?), per vanità, per cattiveria, per insofferenza, per calcolo o chissà per quale altro motivo. So che ha mentito e lo dice pure, anche se in perfido ritardo: perché lo stare con te, m'ha condotto a scrivere un libro falso.
Ma da dove nasce la menzogna? Nasce dal percorso 'storico' delle sue ossessioni erotiche, dal fatto che il suo gnosticismo ha eletto una deità corporale/muscolare che si contrappone a qualsiasi altra cosa.

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