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Il Paradiso degli Orchi
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Racconti

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Giuseppe Bonaccorso

Lo svezzamento

Prima di iniziare è giusto premettere che questo racconto presenta elementi scabrosi e non velati da alcun artificio linguistico. Pertanto, coloro che hanno testa, bocca e orecchie completamente aperti e privi di filtri, possono continuare. Gli altri è meglio che abbandonino la lettura e riprovino magari con un altro racconto o in un diverso momento della loro vita.

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Gianluca Fortini

Come allodole

Era gelida Breslavia. L'inverno s'insinuava negli abiti, penetrava le ossa, non dava tregua.
Il piccolo centro, ricco del fascino della storia, era deserto. Sull'altra sponda del Danubio l'agognata emancipazione di gelido vetro e cemento disegnava moderne geometrie, offrendo al popolo quattro piani di progresso e annessi consumi, multisala e piste da bowling incluse.
Ma faceva caldo là dentro, era un rifugio ideale.

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Roberto Pusiol

Nudità

Luca è indubbiamente un bel ragazzo piuttosto affascinante. Alessandra l'ha agganciato. Gli sembra che solo quel ragazzo lì sia alla sua altezza. Alessandra è una strafica. Lei trova consonanza anche in certi suoi atteggiamenti. Luca non dà corda e se entri in contatto il più delle volte è sostanzialmente strafottente.
Studia fisica è al secondo anno. Ma è appassionato anche di letteratura, si dice che scriva anche. Ma chi si crede? Vuole diventare Paolo Giordano? Lui spazia per la verità pure in altri vari campi, tipo politica o filosofia. Chi si crede di essere il figlio di Massimo Cacciari?

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Maurizio Cometto

SMS land

Il mio nome non ha rilevanza.
Volle il fato che un cellulare mi venisse regalato per il mio compleanno.
Io che avevo sempre rifiutato di piegarmi all'uso di quell'apparecchio.
Mio malgrado cominciai a dilettarmi a scambiare sms con amici e con parenti, con amanti e non amate, con messaggerie e con servizi a pagamento.

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Antonio Chisari

La finestra piccola

«La finestra piccola! Chiudi la finestra piccola!»

Una piccola apertura verso l'esterno, situata nel nostro pianerottolo, non era neanche una vera finestra.
Quando qualcuno diceva "finestra piccola" era ovvio che si riferiva sempre a quella finestra. Era situata esattamente al centro della parete del pianerottolo, di fronte alle scale. Le due porte dei nostri appartamenti, il nostro e quello dei nonni, erano una di fronte all'altra. E quando si andava da un appartamento all'altro non era raro che qualcuno chiudesse la finestra piccola quando era aperta, o la aprisse quando stava chiusa.

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Stefano Lodi

La Bizzarra Morte di Un Tipo Straordinario.

Le note penetrano nel cervello e lo frantumano, con delicatezza. Si insinuano dolci, e lo massacrano.
Dalle sue macerie nascono centinaia di pensieri, accartocciati, una matassa ancora da sbrogliare. Stelline nel cielo che devono ancora posizionarsi e lasciarsi chiamare costellazioni.
A poco a poco il sangue si regolarizza, ed anche le note, le stelle, si fluidificano, si posizionano.
Ora è tutto chiaro.

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Gabriele Caprioli

Riversamenti

"è una vita di merda lo so, tesoro, ci sporchiamo le mani coi soldi e il resto, però i sogni gratis non se li può permettere nemmeno il Papa"
"lascia perdere quella stronza Gec e vieni a darmi una mano"
"addio dolcezza, che il tuo culo possa sempre riposare sul morbido e donare speranza e verità al mondo intero"
"sbrigati Gec!"
- e la radio cantaaaaa il nostro tormentooooo

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Luciana Gusmaròli

Storia di una convergenza

Contro il muro. Contro il muro di ghiaccio. Contro il muro di ghiaccio con le mani. Le mani bruciate contro il muro di ghiaccio. Il gelo. Il gelo i parabrezza. I parabrezza lastre di ghiaccio la mattina il gelo. Contro il muro del ghiaccio a roderlo a spezzarlo. A roderlo a spezzarlo sotto il vento. Sotto il vento anche nel sonno. Anche nel sonno sulla grata del riscaldamento. La notte il sonno sulla grata. Sulla grata del supermercato sotto un telo. Sotto un telo il caldo aleggiava il freddo pesava sopra i rumori. I rumori dell'autobus notturno delle auto i rumori. Dei passi del vomito il rumore. Il rumore del cuore che accelera dei passi. Il telo levato via le sagome rigide nella notte (...)

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Ambrogio Cilibrizzi

Andati per suonare, finirono suonati (proverbio drammatico)

Nel paesino di Bolènzo nel Barbaràzzo (Repubblica del Nord, 1726 abitanti, industrie orafe. Chiesa del XV sec. con le famose due Pale di San Dane' del Piave, opere del Maestro delle Due Pale) si consumò un delitto orribile. Il giovane Dro uccise, dopo averlo sodomizzato, il bimbo Vho. Arrestato dai carabinieri della locale stazione, Dro si trovava in cella quando, verso le otto di quella sera estivale, gli abitanti del paesino si riunirono dinanzi al presidio, animosi manifestando la decisa intenzione di linciare il ragazzo imprigionato. Li guidava Fré, madre dell'ucciso - che, sostenuta dalla folla, minacciò i due carabinieri della stazione, e il loro comandante, maresciallo Sbò (...)

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Barbara Garlaschelli

Il principe e la signora (omaggio a Totò)

L'uomo voltò la faccia verso destra. Sapeva che lei era lì, non riusciva a vederla, ma lo sapeva. Avrebbe saputo ricostruire il volto con precisione d'artista: gli occhi verdi penetranti leggermente allungati, il naso deciso, i capelli neri, le forme dolci e morbide. Un viso lontano dai visi di bambola allora di moda, ma un viso che gli si era stampigliato a fuoco nel cuore e nel cervello e che mai, mai avrebbe potuto scordare.

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