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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Jo Nesbo

Il leopardo

Stile libero Einaudi, Pag. 767 Euro 21,00
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Certo, leggere un noir di più di settecento pagine mette un po' d'ansia, ma siamo in estate, le giornate sono più lunghe, c'è la possibilità di trascorrere le ore sotto l'ombrellone o sotto il sole col dolce rumore del mare... insomma, turbamento sì per la tonnellata di libro, ma tutto sommato c'è anche luogo e maniera per 'reggerlo'.

Su Nesbo, norvegese di Oslo e ormai, come tutti gli scandinavi che si trovano a scrivere di delitti, assurto a notorietà internazionale, ne abbiamo dette di tutti i colori.

Riassumiamole.

Con una premessa essenziale, quando si parla di Nesbo ci si riferisce soprattutto alla sua creatura letteraria per eccellenza, Harry Hole.

E dunque.

Abbiamo suggerito che è colto perché cita Aristotele.

Abbiamo suggerito che s'intende di musica perché ascolta i Radiohead.

Abbiamo detto che soffre di crisi d'identità perché ricorda l'altro Harry, il Bosch di Michael Connolly.

Abbiamo malignato che è una sorta di trait d'union tra la tradizione gialla e quella poliziesca e un po' hard boiled americana (insomma come spettegolare che è un gran paraculo).

Abbiamo avvertito i lettori che ha anche manie di protagonismo e un po' se la tira.

Tutto giusto.

Ma ogni volta che esce un nuovo noir con protagonista Hole, le cose vanno sistematicamente a farsi friggere. Scompare il 'citazionismo', scompaiono le scelte musicali d'elite, scompare la mania di protagonismo (in questo addirittura si rifugia in quel di Hong Kong perché non ne vuole sapere dei suoi colleghi, della sua vecchia vita, e in definitiva del mondo) e per avere un'idea dell'uomo dobbiamo ricominciare tutto daccapo (sempre per chi ne avesse voglia, ovviamente).

A 'sto punto mi viene un sospetto: che l'ambiguità del personaggio non sia dovuto ad una schizofrenia di fondo, ma ad una costruzione psicologica parziale dello stesso Nesbo. Cioè, vedo troppe incongruenze nella dinamica di Hole per considerarle solo alienazioni. Mi convinco sempre di più invece che sia una resa poco riuscita dello scrittore norvegese che da un'avventura all'altra perde il controllo della sua 'creatura'.

La vicenda de Il leopardo è abbastanza truce, ci sono sette cadaveri e Hole ad un certo punto (anzi, dopo tanti punti...) scopre che l'unico legame che unisce le vittime è una notte trascorsa in un isolato rifugio di montagna.

L'appunto che si può fare al libro è quello di una lunghezza spropositata (si vabbè... con le pinne fucili ed occhiali, ma son sempre settecento pagine!) e di un'attenzione eccessiva per le 'fregne' del protagonista, che non ci sembrano poi materia così originale (il mondo è pieno di investigatori con la vita disastrata).

Il resto regge... sempre se vi regge il fegato a leggere una tonnellata di libro!



di Eleonora del Poggio


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Nemesi

Piemme, Pag.492 Euro 6,50

Evidentemente il problema è tutto mio: mi sono fatta un'idea della polizia (e in genere delle forze dell'ordine) sbagliata. Più insisto nel pensare che quelli che fanno i poliziotti non siano delle cime (in via indiretta lo diceva pure Pasolini nella sua famosa poesia sessantottina... ma a riguardo, se volete saperne di più, leggetevi la sinagoga del capo) e più mi imbatto in personaggi con un background indiscutibile. Ricordate Il commissario incantato di Maurizio Matrone dove avevamo incontrato un commissario che invece di prediligere Gigi D'Alessio era un fan accanito dei Bauhaus

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Jo Nesbo

La ragazza senza volto

Piemme, Pag. 524 Euro 6,50

Ahinoi, gli investigatori scandinavi sono arrivati anche nelle edicole e fra poco ce li venderanno a etti nelle macellerie o nei supermercati al posto della mozzarelle fosforescenti.
Si è sempre detto che l'Italia è un paese di poeti, santi, navigatori e commissari della Nazionale, ora della Scandinavia si può dire tranquillamente che è una penisola di biondi, di ubriachi e di commissari di polizia, al massimo investigatori privati.

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