INTERVISTE
Andrea Carraro
Innanzitutto, perché questa scelta professionale?
Ho lavorato in una banca per vent'anni, poi mi sono licenziato perché non ce la facevo più e anche perché era diventato imbarazzante in quanto avevo messo nei miei romanzi Il sorcio e Non c'è più tempo molti colleghi bancari, che si riconoscevano e mi guardavano storto. Ma non è solo questo. C'era la sensazione di sprecare il tempo. Cosa che adesso non mi capita più per fortuna perché ho trovato finalmente, a 50 anni, meglio tardi che mai, un lavoro che so fare (almeno spero) e che mi piace fare. Ho partecipato fin dall'inizio all'avventura "Gaffi", collaborando, all'interno del comitato editoriale, dall'atto della fondazione della casa editrice, 5 anni fa. Da qualche mese sono diventato Direttore Editoriale, un incarico impegnativo certamente ma che mi appaga.
Parliamo di letteratura e attualità, il tuo libro 'Il Branco', uscito nel 1994 sembra aver terribilmente preconizzato questi tempi in cui violenza gratuita e mass media sembrano andare a braccetto. Donne e omosessuali le vittime quasi quotidiane di episodi di aggressioni; in Italia in particolare ma da quanto si legge anche nel resto dell'Occidente civilizzato. E, quasi quotidianamente, l'immancabile telenovela con cui giornali e Tv in maniera macabra e quasi complice si gettano sull'evento. Il perché questo succede potrebbe implicare la stesura di vari saggi, qui però vorrei chiederti, quando l'hai scritto c'era lo stesso clima nel Paese?
Parliamo ormai di sedici anni fa, Il Branco uscì agli albori del berlusconismo, il fenomeno del machismo berlusconista era nell'aria, si era respirato – eccome – qualcosa di simile anche con i socialisti, ma adesso cominciava a pervadere tutta la società, trasversalmente. "Il branco" parla di conformismo in fondo, omologazione. la metafora di un paese continua ad esserci, non credo proprio che il mio libro sia datato.
Una domanda che forse esula da un discorso letterario. Ma Roma, che tu hai ben descritto in diverse occasioni e che è la tua città, è cambiata, è davvero una città più violenta di prima, di quella degli anni di piombo magari?
Roma è cambiata per restare uguale, si potrebbe banalmente dire. A Roma c'è tutto, quindi c'è anche violenza, c'è anche razzismo, maschilismo, cultura del "branco"... Però ci sono anche tante persone per bene, che ragionano con la loro testa e meritano rispetto. Roma è la mia città, è il luogo d'elezioni dei miei romanzi e dei miei racconti, una città che amo e odio, proprio come amo e odio i miei personaggi. Gli anni di piombo nei miei libri entrano solo tangenzialmente, certo quelli erano anni di violenza sorda e di una minaccia costante. Avevi proprio paura di uscire di casa in certi quartieri.
Anche nell'ultimo tuo romanzo, pubblicato per Gaffi, 'Il Sorcio', affronti una tematica che oggi pare aver preso molto piede. Lo stalking (o il mobbing, ma c'è differenza?). A me sembra che ultimamente ci sia a volte le voglia di creare nuove forme di reato? Magari ad uso e consumo del business giudiziario? Ma lo stalking non sono le vecchie molestie o c'è qualcosa di diverso?
Preferisco chiamarlo "mobbing" perché nel mio romanzo avviene nel luogo di lavoro. Il mobbing è diffusissimo, nella banca dove lavoravo ce n'era eccome, a ogni livello, dai commessi ai dirigenti. Anche nel mobbing credo di aver trovato un modo simbolico per raccontare il nostro paese, dove l'esercizio del potere è spesso – se non sempre - carico di violenza.
Torniamo alla Gaffi e al tuo ruolo. Che cosa pubblicherete?
Pubblicheremo molti saggi e molti romanzi, sia italiani che stranieri, come abbiamo fatto in questi 5 anni, con una predilezione verso il realismo, un realismo declinato nei modi più diversi, ma che non evada mai completamente dal "tragico". Siccome il comitato editoriale è formato prevalentemente da critici-saggisti (La Porta, Onofri, Manica) pubblichiamo parecchi saggi nelle nostre collane di saggistica (Ingegni, Centenaria). E forse per lo stesso motivo si pubblicano anche libri nei quali prevale la forma mista romanzo-saggio che a me, devo dire, affascina molto. Dei romanzi recenti che sono usciti e che ti posso consigliare c'è un romanzo storico molto avvincente di un regista scrittore colto e raffinato maestro della suspense come Giacomo Battiato. Il romanzo si chiama 39 colpi di pugnale e sta andando piuttosto bene, grazie al magico passaparola. Poi ti consiglio un romanzo di formazione potente e poetico scritto non a caso da un poeta: Fabio Ciriachi. Il romanzo ambientato nella mia città si chiama L'eroe del giorno.
Torniamo a parlare dei tuoi libri. In 'Non c'è più tempo' (Rizzoli) parli di depressione. Quella sì, una piaga sociale moderna. Te lo dice chi ci ha convissuto per un po' e non se ne vergogna, soprattutto se da essa si riesce a far tesoro degli insegnamenti che porta con sé. Secondo te è solo figlia dei tempi o anch'essa, come vorrebbero dimostrare alcuni studi, era già presente in altre epoche ma non si riusciva a darle un nome?
Proprio così, la depressione è sempre esistita secondo me, è insita nell'esperienza dell'uomo e dipende essenzialmente da fattori chimici. Un tempo sconfinava nella follia genericamente intesa, e si travestiva di altri mali. Non c'è più tempo purtroppo è fuori commercio ormai, anche se prima o poi lo ripubblicherò, vedrai, è un libro a cui tengo molto.
Come scrittore ti sei occupato anche di periferie romane. 'Da Roma a Roma' (Ediesse) è uno spaccato sulla capitale e sulle sue zone oscure che tenta di raffigurare la situazione anche con una vena ironica. Che non guasta nonostante tutto. Come sta messa la città dal tuo punto di vista, considerando che hai trattato i suoi problemi anche sotto l'aspetto socio-urbanistico?
Beh, io nel libro parlo di periferie degradate ma anche di quartieri ricchi e snob come l'Olgiata e Casal Palocco. Si, ho un usato anche un registro comico, la voce narrante descrive una personalità accidiosa e impacciata, che è sempre un po' a disagio, fuori posto, che si fradicia sotto la pioggia battente mentre visita un sito archeologico, che sale a fatica in un'erta sassosa, mangia in bettole puzzolenti rammaricandosi di farlo ecc. Da Roma a Roma: con questo titolo vagamente ironico, tautologico, volevo suggerire l'idea che si fa un viaggio circolare nel mio libro.... Che parto a Roma e ritorno a Roma, e poi è un modo per rimarcare la mia stanzialità (non sono un gran viaggiatore). Questo libro si è sedimentato nel tempo: nel corso degli anni ho scritto, oltreché romanzi e racconti, anche numerosi reportage per i giornali: per 'l'Unità', per il 'Messaggero', per 'Diario', per 'Repubblica', per lo 'Straniero' ecc. Ho raccolto i reportage su Roma e provincia, che sono i più numerosi che ho scritto, li ho ampiamente rimaneggiati e li ho organizzati in questo libro, uscito con Ediesse. Naturalmente ho dovuto rimetterci pesantemente le mani su quei testi prima di congedarli per il libro. Un libro è pur sempre un libro e necessita cura e attenzione. Ho fatto un gran lavoro di uniformizzazione e omogeinizzazione della lingua. Mi sono inventato dei titoli significativi, ho aggiunto tanto e tolto qualcosa che suonava troppo "giornalistico"... Il risultato è un libro spero piacevole da leggere e un ritratto mi auguro fedele e articolato di questa nostra città nelle sue propaggini periferiche. Per dare un'idea giusta di Roma occorre restituire nella narrazione anche quel particolare e noto cinismo dei romani. Un cinismo che tuttavia non si nega quasi mai alla scoperta dell'altro e quindi non è disumanizzante... Quello stesso cinismo che in alcuni miei romanzi e racconti diventa bestiale, incontrollabile (Il branco, Il sorcio, L'erba cattiva.
Progetti futuri di narrativa?
Pubblicherò nel 2012 con Gaffi un nuovo romanzo che parlerà di amicizia virile, ma anche d'altro, di religione, di superstizione, bisogno del sacro e dell'irrazionale...
Ho lavorato in una banca per vent'anni, poi mi sono licenziato perché non ce la facevo più e anche perché era diventato imbarazzante in quanto avevo messo nei miei romanzi Il sorcio e Non c'è più tempo molti colleghi bancari, che si riconoscevano e mi guardavano storto. Ma non è solo questo. C'era la sensazione di sprecare il tempo. Cosa che adesso non mi capita più per fortuna perché ho trovato finalmente, a 50 anni, meglio tardi che mai, un lavoro che so fare (almeno spero) e che mi piace fare. Ho partecipato fin dall'inizio all'avventura "Gaffi", collaborando, all'interno del comitato editoriale, dall'atto della fondazione della casa editrice, 5 anni fa. Da qualche mese sono diventato Direttore Editoriale, un incarico impegnativo certamente ma che mi appaga.
Parliamo di letteratura e attualità, il tuo libro 'Il Branco', uscito nel 1994 sembra aver terribilmente preconizzato questi tempi in cui violenza gratuita e mass media sembrano andare a braccetto. Donne e omosessuali le vittime quasi quotidiane di episodi di aggressioni; in Italia in particolare ma da quanto si legge anche nel resto dell'Occidente civilizzato. E, quasi quotidianamente, l'immancabile telenovela con cui giornali e Tv in maniera macabra e quasi complice si gettano sull'evento. Il perché questo succede potrebbe implicare la stesura di vari saggi, qui però vorrei chiederti, quando l'hai scritto c'era lo stesso clima nel Paese?
Parliamo ormai di sedici anni fa, Il Branco uscì agli albori del berlusconismo, il fenomeno del machismo berlusconista era nell'aria, si era respirato – eccome – qualcosa di simile anche con i socialisti, ma adesso cominciava a pervadere tutta la società, trasversalmente. "Il branco" parla di conformismo in fondo, omologazione. la metafora di un paese continua ad esserci, non credo proprio che il mio libro sia datato.
Una domanda che forse esula da un discorso letterario. Ma Roma, che tu hai ben descritto in diverse occasioni e che è la tua città, è cambiata, è davvero una città più violenta di prima, di quella degli anni di piombo magari?
Roma è cambiata per restare uguale, si potrebbe banalmente dire. A Roma c'è tutto, quindi c'è anche violenza, c'è anche razzismo, maschilismo, cultura del "branco"... Però ci sono anche tante persone per bene, che ragionano con la loro testa e meritano rispetto. Roma è la mia città, è il luogo d'elezioni dei miei romanzi e dei miei racconti, una città che amo e odio, proprio come amo e odio i miei personaggi. Gli anni di piombo nei miei libri entrano solo tangenzialmente, certo quelli erano anni di violenza sorda e di una minaccia costante. Avevi proprio paura di uscire di casa in certi quartieri.
Anche nell'ultimo tuo romanzo, pubblicato per Gaffi, 'Il Sorcio', affronti una tematica che oggi pare aver preso molto piede. Lo stalking (o il mobbing, ma c'è differenza?). A me sembra che ultimamente ci sia a volte le voglia di creare nuove forme di reato? Magari ad uso e consumo del business giudiziario? Ma lo stalking non sono le vecchie molestie o c'è qualcosa di diverso?
Preferisco chiamarlo "mobbing" perché nel mio romanzo avviene nel luogo di lavoro. Il mobbing è diffusissimo, nella banca dove lavoravo ce n'era eccome, a ogni livello, dai commessi ai dirigenti. Anche nel mobbing credo di aver trovato un modo simbolico per raccontare il nostro paese, dove l'esercizio del potere è spesso – se non sempre - carico di violenza.
Torniamo alla Gaffi e al tuo ruolo. Che cosa pubblicherete?
Pubblicheremo molti saggi e molti romanzi, sia italiani che stranieri, come abbiamo fatto in questi 5 anni, con una predilezione verso il realismo, un realismo declinato nei modi più diversi, ma che non evada mai completamente dal "tragico". Siccome il comitato editoriale è formato prevalentemente da critici-saggisti (La Porta, Onofri, Manica) pubblichiamo parecchi saggi nelle nostre collane di saggistica (Ingegni, Centenaria). E forse per lo stesso motivo si pubblicano anche libri nei quali prevale la forma mista romanzo-saggio che a me, devo dire, affascina molto. Dei romanzi recenti che sono usciti e che ti posso consigliare c'è un romanzo storico molto avvincente di un regista scrittore colto e raffinato maestro della suspense come Giacomo Battiato. Il romanzo si chiama 39 colpi di pugnale e sta andando piuttosto bene, grazie al magico passaparola. Poi ti consiglio un romanzo di formazione potente e poetico scritto non a caso da un poeta: Fabio Ciriachi. Il romanzo ambientato nella mia città si chiama L'eroe del giorno.
Torniamo a parlare dei tuoi libri. In 'Non c'è più tempo' (Rizzoli) parli di depressione. Quella sì, una piaga sociale moderna. Te lo dice chi ci ha convissuto per un po' e non se ne vergogna, soprattutto se da essa si riesce a far tesoro degli insegnamenti che porta con sé. Secondo te è solo figlia dei tempi o anch'essa, come vorrebbero dimostrare alcuni studi, era già presente in altre epoche ma non si riusciva a darle un nome?
Proprio così, la depressione è sempre esistita secondo me, è insita nell'esperienza dell'uomo e dipende essenzialmente da fattori chimici. Un tempo sconfinava nella follia genericamente intesa, e si travestiva di altri mali. Non c'è più tempo purtroppo è fuori commercio ormai, anche se prima o poi lo ripubblicherò, vedrai, è un libro a cui tengo molto.
Come scrittore ti sei occupato anche di periferie romane. 'Da Roma a Roma' (Ediesse) è uno spaccato sulla capitale e sulle sue zone oscure che tenta di raffigurare la situazione anche con una vena ironica. Che non guasta nonostante tutto. Come sta messa la città dal tuo punto di vista, considerando che hai trattato i suoi problemi anche sotto l'aspetto socio-urbanistico?
Beh, io nel libro parlo di periferie degradate ma anche di quartieri ricchi e snob come l'Olgiata e Casal Palocco. Si, ho un usato anche un registro comico, la voce narrante descrive una personalità accidiosa e impacciata, che è sempre un po' a disagio, fuori posto, che si fradicia sotto la pioggia battente mentre visita un sito archeologico, che sale a fatica in un'erta sassosa, mangia in bettole puzzolenti rammaricandosi di farlo ecc. Da Roma a Roma: con questo titolo vagamente ironico, tautologico, volevo suggerire l'idea che si fa un viaggio circolare nel mio libro.... Che parto a Roma e ritorno a Roma, e poi è un modo per rimarcare la mia stanzialità (non sono un gran viaggiatore). Questo libro si è sedimentato nel tempo: nel corso degli anni ho scritto, oltreché romanzi e racconti, anche numerosi reportage per i giornali: per 'l'Unità', per il 'Messaggero', per 'Diario', per 'Repubblica', per lo 'Straniero' ecc. Ho raccolto i reportage su Roma e provincia, che sono i più numerosi che ho scritto, li ho ampiamente rimaneggiati e li ho organizzati in questo libro, uscito con Ediesse. Naturalmente ho dovuto rimetterci pesantemente le mani su quei testi prima di congedarli per il libro. Un libro è pur sempre un libro e necessita cura e attenzione. Ho fatto un gran lavoro di uniformizzazione e omogeinizzazione della lingua. Mi sono inventato dei titoli significativi, ho aggiunto tanto e tolto qualcosa che suonava troppo "giornalistico"... Il risultato è un libro spero piacevole da leggere e un ritratto mi auguro fedele e articolato di questa nostra città nelle sue propaggini periferiche. Per dare un'idea giusta di Roma occorre restituire nella narrazione anche quel particolare e noto cinismo dei romani. Un cinismo che tuttavia non si nega quasi mai alla scoperta dell'altro e quindi non è disumanizzante... Quello stesso cinismo che in alcuni miei romanzi e racconti diventa bestiale, incontrollabile (Il branco, Il sorcio, L'erba cattiva.
Progetti futuri di narrativa?
Pubblicherò nel 2012 con Gaffi un nuovo romanzo che parlerà di amicizia virile, ma anche d'altro, di religione, di superstizione, bisogno del sacro e dell'irrazionale...
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