RACCONTI
Simone Quadri
Chiacchiere a noleggio
1.
Se paghi il supplemento puoi scegliere il tipo di tono che terrò durante la conversazione. Al telefono, l’Anziana Signora chiede di essere moderatamente cinico. Cerco di spiegarle che è quasi impossibile moderare il cinismo, ma lei insiste parecchio. Dice che sì, vuole divertirsi, ma anche di andarci piano.
Appartamento nel centro storico.
«Accomodati caro; preferisci il salotto o lo studio?».
«Non fa differenza».
Fa strada lungo il corridoio scricchiolante, per dare un po’ di solennità alla faccenda.
E’ il nostro primo incontro, sarà necessario prendere le misure. Pare una persona a modo, parecchio colta e benestante. Domanda se deve andare subito al dunque o se è opportuno arrivarci per gradi. Non c’è una modalità standard. Parla un po’ della sua vita, senza lasciarsi sfuggire i dettagli. Non capisco se è rimasta vedova o se il marito ha tagliato la corda; sta di fatto che è sola, senza figli. Tempo dieci minuti e decide di sputare il rospo. Ha qualche amica che incontra con buona frequenza, una sorella a cui telefona un paio di volte la settimana. Ma non potrebbe mai parlare di questo con loro. Non sarebbe appropriato farlo.
«Di che si tratta?».
«Dei ciccioni. Proprio non li sopporto».
«Chissà per quale motivo fanno tenerezza a tutti? Che c’è di tenero nel mangiare fino allo sfinimento?».
«Perfetto caro. Perfetto».
2.
Il secondo appuntamento è un cliente di vecchia data. Parlo col Professore da ormai due anni, tutti i martedì. Nessun tono particolare, posso essere me stesso.
Nel suo ufficio di facoltà.
«Ha poi letto quel saggio che le ho suggerito?».
A volte capita. Qualche cliente ti impone di arrivare preparato, di studiare roba che non rientra affatto nei tuoi canoni di lettura.
«Sì, l’ho letto; ho evidenziato alcuni passaggi che non mi convincono molto, mi paiono un po’ deboli».
Sorride, dice che anche lui trova alcuni concetti parecchio pretestuosi. A inventare parole sono buoni tutti, ma solo pochi hanno il dono di fotografarci un fenomeno. Modernità liquida, radical-chic, flaneur. Tutti termini che reputa stranamente brillanti.
Parliamo per due ore intere. Nonostante non abbia una solida preparazione circa le sue aree di ricerca, ha deciso che incarno il profilo di interlocutore ideale per sfogare rabbia e frustrazione. Formazione umanistica e buona capacità di osservazione; a lui basta quello.
Mentre mi avvio alla porta, dice che ha avuto qualche problema con la carta di credito. Pare che il servizio abbia addebitato due volte il costo dell’abbonamento mensile. Rispondo che non so nulla della parte amministrativa; nella sezione di supporto può trovare tutti i numeri utili per risolvere la questione. Mi ringrazia; suggerisce di dare un’occhiata al paper appena pubblicato da un collega di facoltà.
Chissà chi avrà voglia di stroncare?
3.
Uscito da lì, verifico dal telefono l’indirizzo del cliente successivo. Mi tocca il Tizio Strano che Abita in Periferia, proprio al limite della zona dove è disponibile il servizio. Prendo un’auto elettrica e mi dirigo verso quella landa di degrado e desolazione.
Mentre attendo il semaforo, arriva la chiamata dell’Account Manager di Turno.
«Senti, hai mica un buco nel primo pome?»
Alla fine, mi piazza un appuntamento al Tribunale, ore quattordici. Devo arrivare puntuale; il Giudice vuole fare due chiacchiere durante la pausa dell’udienza.
Sono giornate parecchio intense. Incontro gente di tutti i tipi e parlo del più e del meno, principalmente di aspetti che è buona norma tacere. Le persone con me si lasciano andare. Ho un impatto importante nelle loro vite.
Col Tizio Strano che Abita in Periferia siamo al terzo incontro. Non è certamente tra i miei preferiti, ma sei fai questo mestiere di personaggi bislacchi ne incontri parecchi. E poi, i soldi son soldi. La prima volta abbiamo parlato delle puttane nigeriane che bazzicano nel quartiere. La seconda volta, del rapporto tutto amore e odio che ha instaurato con Gesù. Oggi preferisce conversare della sua serie televisiva preferita; Gossip Girl.
Poteva andarmi peggio.
4.
Il Giudice dice qualcosa su cui non avevo mai riflettuto; l’imparzialità è una vera bufala. L’intera esistenza dell’essere umano è incentrata sul prendere posizione in base al vissuto. I pregiudizi non sono niente più di esperienze che tornano alla memoria. Ha un approccio parecchio utilitarista.
«E’ una chiave di lettura molto onesta. L’imparzialità è tutto sommato un costrutto ipocrita».
«Esatto, giovanotto. E’ proprio quel che intendevo».
«E che non ci vengano a dire che siamo tutti uguali».
«Può usare un tono più meschino?».
«Poco fa ero da un tizio; lo classificherei come persona di serie b; uno di quelli che butta nel cesso la vita intera, una cazzata dopo l’altra».
«Se fossi chiamato a decidere chi dover condannare, tra lei e il signore di cui parla, senza sapere chi ha fatto cosa, non avrei alcun dubbio».
Quando ci salutiamo dice che è stato bello parlare; che di tanto in tanto gli piacerebbe farlo di nuovo. Gli suggerisco di scaricare l’app; così potrà contattarmi senza passare dall’account manager di turno. Quei trogloditi si beccano la commissione per una telefonata di pochi secondi. Mi manderà presto una richiesta di appuntamento.
Agganciato.
5.
Fuori dal Tribunale, lo sguardo cade sul Collega; corre lungo una ciclabile con una bici a noleggio. Potete riconoscerci a un chilometro di distanza, con le nostre casacche color senape.
Prendo il telefono.
«Cosa stai facendo? Io mangio al volo tra un appuntamento e l’altro».
Non è per niente entusiasta di quel che faccio. I presupposti erano altri; docente universitario, ricercatore sociale, anche una bella posizione aziendale poteva starle bene. Rimprovera che a furia di panini sto mettendo su chili.
La crisi del cazzo ha messo in ginocchio la generazione di filosofi cui appartengo. Molti, tra i miei compagni di corso, si sono riciclati Chiacchieroni a Noleggio. Di servizi del genere ne sono sbucati fuori tre o quattro. La paga non è altissima, ma sbattendomi e dando qualche disponibilità nel fine settimana metto insieme un bel gruzzolo. Perlomeno, riusciamo a cavarcela.
«Stasera avremo ospiti a cena. Non fare tardi».
«Ok».
6.
La Sciura delle Sedici è un utente senior (almeno duecentocinquanta ore di conversazione all’attivo). Da senior, hai tutta una serie di agevolazioni; toni illimitati, prelazione dell’ultimo minuto, possibilità di recensire noi chiacchieroni. Serve la massima attenzione. Prima di parlare con me, ha già stroncato dei colleghi; una ermeneuta molto quotata è stata allontanata dal servizio a causa di un suo commento piccato.
Ce l’ha terribilmente coi vegani. La sua cerchia di amici è per larga parte composta da acerrimi salutisti; vive dentro una bolla di stress. Faccio quel che posso per alleggerirle la pressione.
Domanda se ho voglia di qualche stuzzichino. Vallo a spiegare a casa che mi tocca accettare di buon grado. Porta del pane caldo con del foie gras, una selezione di formaggi francesi. E’ appena tornata da Parigi; tutto acquistato in una gastronomia deliziosa di Saint-Germain, deve sparire prima che il marito rientri dall’ufficio. Tra l’altro, Mister Simpatia (lo chiama così) le ha piazzato a tradimento la solita cena dalla coppia vegana del cazzo.
Parliamo di quanto sia odioso vivere in quel modo. Auto convincersi che sia salutare. Pensare che questo basti per rendere il pianeta un posto migliore. Chiede un tono sprezzante.
«Vegani e nazisti hanno la stessa flessibilità mentale. Ma col crucco, forse, due risate te le puoi anche fare».
«Ah ah ah, lei mi fa morire! Inserirò nell’app una bella recensione».
«Grazie. A proposito, il foie gras è davvero squisito».
7.
L’ultimo appuntamento è il Ragazzino delle Superiori. Prima volta anche per lui. E’ stato il padre a spiegarmi il motivo per cui sono stato contattato. La questione è semplice. Il figlio si sente di merda; a scuola tutti gli rendono la vita un inferno. Subisce le angherie dei bulli e la commiserazione di chi bullo non è. Le ragazze non lo cagano di striscio, i professori lo considerano un ebete.
Parliamo di oggi, di quello che è successo a scuola. Mi chiede di usare un tono accusatorio. Lo farei anche se non stessi lavorando.
«Quello che ti fanno è uno schifo, appena sarai fuori le cose andranno meglio. Resisti, sono degli sfigati».
«Bello, è roba trita e ritrita. Non c’è bisogno di pagare per sentirla».
«Che intendi?».
«Rimani concentrato. Guarda questa foto; è il bullo della classe. Di’ qualcosa circa il suo aspetto fisico. Tono denigratorio, prego».
«Con quelle braccine, pare un cazzo di cervo volante».
«Ci sei quasi».
«Un cazzo di cervo volante, dal pisello moscio».
«Vedi che li vali, tutti ‘sti soldi».
8.
A tavola, mi prende l’ansia; la situazione è parecchio strana. La Sciura delle Sedici si serve una generosa porzione di seitan allo zafferano. Invito gli ospiti ad assaggiare l’hummus; è la ricetta di nonna, ha vissuto per quasi sei anni in Libano.
Non faccio che domandarmi se domattina avrò ancora un lavoro. La Sciura delle Sedici mi lancia un’occhiataccia.
«Nel pomeriggio mi sono imbattuta in un orribile filmato che documentava la produzione del foie gras; una brutalità di matrice nazista. Chi mai potrebbe essere tanto crudele da mangiare quella roba?».
Gli occhi di Mister Simpatia inorridiscono. La discussione si accende subito. Assumono tutti e tre un tono intransigente; sono degli assassini, bla bla bla. Ed è lì che mi esce una risatina. La Sciura delle Sedici pare compiaciuta.
«Perché cavolo ridi?».
Forse domattina avrò ancora una reputazione impeccabile. Un lavoro senza alcuna prospettiva. Dei soldi con cui cavarcela. Con cui acquistare gli alimenti bio. Quelli vegani. Quelli a chilometro zero. Quelli equosolidali. Avrò ancora uno scopo. Un ruolo sociale. Qualcosa che nobiliti la mia nota arte oratoria.
Se paghi il supplemento puoi scegliere il tipo di tono che terrò durante la conversazione. Al telefono, l’Anziana Signora chiede di essere moderatamente cinico. Cerco di spiegarle che è quasi impossibile moderare il cinismo, ma lei insiste parecchio. Dice che sì, vuole divertirsi, ma anche di andarci piano.
Appartamento nel centro storico.
«Accomodati caro; preferisci il salotto o lo studio?».
«Non fa differenza».
Fa strada lungo il corridoio scricchiolante, per dare un po’ di solennità alla faccenda.
E’ il nostro primo incontro, sarà necessario prendere le misure. Pare una persona a modo, parecchio colta e benestante. Domanda se deve andare subito al dunque o se è opportuno arrivarci per gradi. Non c’è una modalità standard. Parla un po’ della sua vita, senza lasciarsi sfuggire i dettagli. Non capisco se è rimasta vedova o se il marito ha tagliato la corda; sta di fatto che è sola, senza figli. Tempo dieci minuti e decide di sputare il rospo. Ha qualche amica che incontra con buona frequenza, una sorella a cui telefona un paio di volte la settimana. Ma non potrebbe mai parlare di questo con loro. Non sarebbe appropriato farlo.
«Di che si tratta?».
«Dei ciccioni. Proprio non li sopporto».
«Chissà per quale motivo fanno tenerezza a tutti? Che c’è di tenero nel mangiare fino allo sfinimento?».
«Perfetto caro. Perfetto».
2.
Il secondo appuntamento è un cliente di vecchia data. Parlo col Professore da ormai due anni, tutti i martedì. Nessun tono particolare, posso essere me stesso.
Nel suo ufficio di facoltà.
«Ha poi letto quel saggio che le ho suggerito?».
A volte capita. Qualche cliente ti impone di arrivare preparato, di studiare roba che non rientra affatto nei tuoi canoni di lettura.
«Sì, l’ho letto; ho evidenziato alcuni passaggi che non mi convincono molto, mi paiono un po’ deboli».
Sorride, dice che anche lui trova alcuni concetti parecchio pretestuosi. A inventare parole sono buoni tutti, ma solo pochi hanno il dono di fotografarci un fenomeno. Modernità liquida, radical-chic, flaneur. Tutti termini che reputa stranamente brillanti.
Parliamo per due ore intere. Nonostante non abbia una solida preparazione circa le sue aree di ricerca, ha deciso che incarno il profilo di interlocutore ideale per sfogare rabbia e frustrazione. Formazione umanistica e buona capacità di osservazione; a lui basta quello.
Mentre mi avvio alla porta, dice che ha avuto qualche problema con la carta di credito. Pare che il servizio abbia addebitato due volte il costo dell’abbonamento mensile. Rispondo che non so nulla della parte amministrativa; nella sezione di supporto può trovare tutti i numeri utili per risolvere la questione. Mi ringrazia; suggerisce di dare un’occhiata al paper appena pubblicato da un collega di facoltà.
Chissà chi avrà voglia di stroncare?
3.
Uscito da lì, verifico dal telefono l’indirizzo del cliente successivo. Mi tocca il Tizio Strano che Abita in Periferia, proprio al limite della zona dove è disponibile il servizio. Prendo un’auto elettrica e mi dirigo verso quella landa di degrado e desolazione.
Mentre attendo il semaforo, arriva la chiamata dell’Account Manager di Turno.
«Senti, hai mica un buco nel primo pome?»
Alla fine, mi piazza un appuntamento al Tribunale, ore quattordici. Devo arrivare puntuale; il Giudice vuole fare due chiacchiere durante la pausa dell’udienza.
Sono giornate parecchio intense. Incontro gente di tutti i tipi e parlo del più e del meno, principalmente di aspetti che è buona norma tacere. Le persone con me si lasciano andare. Ho un impatto importante nelle loro vite.
Col Tizio Strano che Abita in Periferia siamo al terzo incontro. Non è certamente tra i miei preferiti, ma sei fai questo mestiere di personaggi bislacchi ne incontri parecchi. E poi, i soldi son soldi. La prima volta abbiamo parlato delle puttane nigeriane che bazzicano nel quartiere. La seconda volta, del rapporto tutto amore e odio che ha instaurato con Gesù. Oggi preferisce conversare della sua serie televisiva preferita; Gossip Girl.
Poteva andarmi peggio.
4.
Il Giudice dice qualcosa su cui non avevo mai riflettuto; l’imparzialità è una vera bufala. L’intera esistenza dell’essere umano è incentrata sul prendere posizione in base al vissuto. I pregiudizi non sono niente più di esperienze che tornano alla memoria. Ha un approccio parecchio utilitarista.
«E’ una chiave di lettura molto onesta. L’imparzialità è tutto sommato un costrutto ipocrita».
«Esatto, giovanotto. E’ proprio quel che intendevo».
«E che non ci vengano a dire che siamo tutti uguali».
«Può usare un tono più meschino?».
«Poco fa ero da un tizio; lo classificherei come persona di serie b; uno di quelli che butta nel cesso la vita intera, una cazzata dopo l’altra».
«Se fossi chiamato a decidere chi dover condannare, tra lei e il signore di cui parla, senza sapere chi ha fatto cosa, non avrei alcun dubbio».
Quando ci salutiamo dice che è stato bello parlare; che di tanto in tanto gli piacerebbe farlo di nuovo. Gli suggerisco di scaricare l’app; così potrà contattarmi senza passare dall’account manager di turno. Quei trogloditi si beccano la commissione per una telefonata di pochi secondi. Mi manderà presto una richiesta di appuntamento.
Agganciato.
5.
Fuori dal Tribunale, lo sguardo cade sul Collega; corre lungo una ciclabile con una bici a noleggio. Potete riconoscerci a un chilometro di distanza, con le nostre casacche color senape.
Prendo il telefono.
«Cosa stai facendo? Io mangio al volo tra un appuntamento e l’altro».
Non è per niente entusiasta di quel che faccio. I presupposti erano altri; docente universitario, ricercatore sociale, anche una bella posizione aziendale poteva starle bene. Rimprovera che a furia di panini sto mettendo su chili.
La crisi del cazzo ha messo in ginocchio la generazione di filosofi cui appartengo. Molti, tra i miei compagni di corso, si sono riciclati Chiacchieroni a Noleggio. Di servizi del genere ne sono sbucati fuori tre o quattro. La paga non è altissima, ma sbattendomi e dando qualche disponibilità nel fine settimana metto insieme un bel gruzzolo. Perlomeno, riusciamo a cavarcela.
«Stasera avremo ospiti a cena. Non fare tardi».
«Ok».
6.
La Sciura delle Sedici è un utente senior (almeno duecentocinquanta ore di conversazione all’attivo). Da senior, hai tutta una serie di agevolazioni; toni illimitati, prelazione dell’ultimo minuto, possibilità di recensire noi chiacchieroni. Serve la massima attenzione. Prima di parlare con me, ha già stroncato dei colleghi; una ermeneuta molto quotata è stata allontanata dal servizio a causa di un suo commento piccato.
Ce l’ha terribilmente coi vegani. La sua cerchia di amici è per larga parte composta da acerrimi salutisti; vive dentro una bolla di stress. Faccio quel che posso per alleggerirle la pressione.
Domanda se ho voglia di qualche stuzzichino. Vallo a spiegare a casa che mi tocca accettare di buon grado. Porta del pane caldo con del foie gras, una selezione di formaggi francesi. E’ appena tornata da Parigi; tutto acquistato in una gastronomia deliziosa di Saint-Germain, deve sparire prima che il marito rientri dall’ufficio. Tra l’altro, Mister Simpatia (lo chiama così) le ha piazzato a tradimento la solita cena dalla coppia vegana del cazzo.
Parliamo di quanto sia odioso vivere in quel modo. Auto convincersi che sia salutare. Pensare che questo basti per rendere il pianeta un posto migliore. Chiede un tono sprezzante.
«Vegani e nazisti hanno la stessa flessibilità mentale. Ma col crucco, forse, due risate te le puoi anche fare».
«Ah ah ah, lei mi fa morire! Inserirò nell’app una bella recensione».
«Grazie. A proposito, il foie gras è davvero squisito».
7.
L’ultimo appuntamento è il Ragazzino delle Superiori. Prima volta anche per lui. E’ stato il padre a spiegarmi il motivo per cui sono stato contattato. La questione è semplice. Il figlio si sente di merda; a scuola tutti gli rendono la vita un inferno. Subisce le angherie dei bulli e la commiserazione di chi bullo non è. Le ragazze non lo cagano di striscio, i professori lo considerano un ebete.
Parliamo di oggi, di quello che è successo a scuola. Mi chiede di usare un tono accusatorio. Lo farei anche se non stessi lavorando.
«Quello che ti fanno è uno schifo, appena sarai fuori le cose andranno meglio. Resisti, sono degli sfigati».
«Bello, è roba trita e ritrita. Non c’è bisogno di pagare per sentirla».
«Che intendi?».
«Rimani concentrato. Guarda questa foto; è il bullo della classe. Di’ qualcosa circa il suo aspetto fisico. Tono denigratorio, prego».
«Con quelle braccine, pare un cazzo di cervo volante».
«Ci sei quasi».
«Un cazzo di cervo volante, dal pisello moscio».
«Vedi che li vali, tutti ‘sti soldi».
8.
A tavola, mi prende l’ansia; la situazione è parecchio strana. La Sciura delle Sedici si serve una generosa porzione di seitan allo zafferano. Invito gli ospiti ad assaggiare l’hummus; è la ricetta di nonna, ha vissuto per quasi sei anni in Libano.
Non faccio che domandarmi se domattina avrò ancora un lavoro. La Sciura delle Sedici mi lancia un’occhiataccia.
«Nel pomeriggio mi sono imbattuta in un orribile filmato che documentava la produzione del foie gras; una brutalità di matrice nazista. Chi mai potrebbe essere tanto crudele da mangiare quella roba?».
Gli occhi di Mister Simpatia inorridiscono. La discussione si accende subito. Assumono tutti e tre un tono intransigente; sono degli assassini, bla bla bla. Ed è lì che mi esce una risatina. La Sciura delle Sedici pare compiaciuta.
«Perché cavolo ridi?».
Forse domattina avrò ancora una reputazione impeccabile. Un lavoro senza alcuna prospettiva. Dei soldi con cui cavarcela. Con cui acquistare gli alimenti bio. Quelli vegani. Quelli a chilometro zero. Quelli equosolidali. Avrò ancora uno scopo. Un ruolo sociale. Qualcosa che nobiliti la mia nota arte oratoria.
CERCA
NEWS
-
6.12.2024
Giovanni Mariotti
La Biblioteca della Sfinge. -
12.11.2024
La nave di Teseo.
Settembre nero. -
12.11.2024
Tommaso Pincio
Panorama.
RECENSIONI
-
Giovanni Mariotti
I manoscritti dei morti viventi
-
Roberto Saporito
Figlio, fratello, marito, amico
-
Ivo Scanner
Monga - L'isola del dottor Viskorski
ATTUALITA'
-
La Redazione
Buon Natale e buon Anno.
-
Ettore Maggi
La grammatica della Geopolitica.
-
marco minicangeli
CAOS COSMICO
CLASSICI
CINEMA E MUSICA
-
Marco Minicangeli
La gita scolastica
-
Marco Minicangeli
Juniper - Un bicchiere di gin
-
Lorenzo Lombardi
IL NERD, IL CINEFILO E IL MEGADIRETTORE GENERALE
RACCONTI
-
Luigi Rocca
La passeggiata del professor Eugenio
-
Fiorella Malchiodi Albedi
Ad essere infelici sono buoni tutti.
-
Roberto Saporito
30 Ottobre