RACCONTI
Andrea Ciucci
Cristo è un pop-up
In quella che ai suoi occhi ha tutto l’aspetto di una trincea, di quelle di cui aveva letto nei manuali di storia a scuola, Bigmouth aspetta la raffica di artiglieria da qualche ora ormai. Il fuoco è cessato poco dopo il calar della Luna e, per quanto ne possa sapere, tra poco dovrebbe sorgere di nuovo il Sole, allora il suo riparo sarà ben visibile e loro potranno ricominciare a sparargli addosso. Solo a lui quella fossa può sembrare una trincea, una mezza buca ricavata nella piazza dove prima sorgeva un’aiuola, di quelle con il tondino di ferro intorno con su il cartello “Non fate cacare qui il vostro cane”, tutto intorno sacchi di sabbia, una paio di bidoni dell’indifferenziato e qualche telaio di bicicletta a tenere su la fortificazione.
Nessuno era pronto alla resistenza, era capitato di trovarcisi dentro e Bigmouth tutto si sarebbe aspettato dalla vita, tranne che diventare un soldato, un partigiano, che poi oggi vuol dire essere un partigiano dell’unica patria che ancora abbia un senso difendere, se stessi.
Mentre attende la prima raffica di artiglieria nella sua aiuola/trincea, Bigmouth tenta di tenersi sveglio giocando con il caricatore del suo fucile, cercando di capire se, quando sarà necessario, riuscirà a svuotarsi tutto, senza intoppi, addosso ai Turchi.
Era un’alba molto simile a questa, quando il rumore dei rotori di decine di elicotteri lo svegliarono di soprassalto. Aprì le finestre del suo appartamento e, da principio, ebbe la sensazione che il cielo fosse oscurato da dense nuvole nere poi, mettendo a fuoco, vide i paracadute. Migliaia di paracadute neri stavano calando dal cielo, come nel dipinto di Magritte. Erano ancora molto alti, ma non ci volle molto perché i primi parà atterrassero sui tetti dei palazzi. Erano tanti. Alcuni srotolarono una bandiera tenendola aperta tra i tetti di due edifici di cinque piani. Falce e stella bianche su campo rosso. La città di Bigmouth era stata assegnata ad un battaglione turco ed i primi soldati arrivarono dal cielo. Quelli rimasero per giorni sui tetti, costringendo le persone a rimanere in casa; chi usciva per strada diventava il bersaglio degli snipers che si giocavano le Razioni T a chi gli avrebbe centrato la testa.
Poi arrivarono le truppe di terra, su macchine di lusso e fuoriserie dai cerchi in lega di bachelite e oro, la nuova moda tra i padroni del mondo.
Erano passati tre anni da quando il primo contagiato dalla variante Zeta era tornato in vita dopo essere deceduto per fracking polmonare. Da prima i resuscitati vennero ricoverati in strutture al largo delle coste degli stati, poi non ci fu più posto e le bande Lovich presero a trafficare in shapechanger, questo è il nome tecnico dato ai resuscitati, per la loro capacità di assumere tante diverse forme, sia organiche che minerali. Presto le dittature emergenti presero accordi con le bande Lovich e gli shapechanger diventarono il loro esercito d’assalto e riconquista. Alcune fazioni presero vessillo e nome dei vecchi stati, come i Turchi e i Danesi, altre no, come i Lemuri STT, i Fatalisti del Nord o i ClarkNova.
Una serie di esplosioni scuotono Bigmouth dal torpore dei pensieri, ricominciano a sparare. Il sole rischiara tiepidamente l’orizzonte, oltre la statua dietro alle postazioni avversarie. Non è ancora il momento di rispondere al fuoco e, così facendo, dare una precisa indicazione della posizione della sua postazione; Bigmouth attende con pazienza il momento adatto per alzare la testa, puntare e scaricare tutto il caricatore del suo Sandoz automatico d’assalto contro la postazione turca.
Dopo che una ondata di gusto per gli oggetti e la moda degli anni sessanta del ventesimo secolo si diffuse, come effetto collaterale delle vaccinazioni contro la variante Zeta, negli ambienti underground, il vaccino, che doveva essere ripetuto ogni sei mesi e che ormai si trovava solo sul mercato nero, veniva chiamato affettuosamente Il Modernista.
Bigmouth ha uno zaino pieno di penne di Modernista ed è questo che vogliono gli shapecharger, per i loro padroni sulle auto di lusso sportive con i cerchi in lega di bachelite e oro.
Il fuoco adesso è incessante, i proiettili traccianti a fosfori verdi illuminano l’alba. A guardarli da dentro la buca hanno un effetto psichedelico, rilassante.
“Così va il mondo”, pensa Bigmouth mentre ascolta The Ascension, colonna sonora perfetta per i fuochi d’artificio dell’artiglieria turca che gli passano sopra la testa.
Adesso il sole comincia a fare capolino e l’odore di cordite riempie l’aria, Bigmouth riesce a percepirlo anche con la mascherina.
Non si sa come le mafie italiana e cinese abbiano abdicato senza alzare un dito in favore dell’Alleanza delle Dittature Emergenti, c’è chi dice che siano stati gli agenti Lovich ad addestrare shapechanger come capi mandamento e, al momento giusto, sostituirli ai veri boss per far firmare loro accordi favorevoli all’Alleanza.
Il fuoco è cessato, Bigmouth tende l’orecchio per ascoltare i suoni che provengono dalla piazza. Silenzio. Poi un soldato si lascia sfuggire una risatina infantile, tipica dei tossici di tachidopamina, l’unica sostanza capace di far mantenere agli shapechanger lo stesso aspetto per il tempo di una intera missione.
Adesso.
Bigmouth punta il mitragliatore Novartis e fa fuoco sulla postazione nemica. Il caricatore si scarica tutto senza intoppi, emettendo un suono che ricorda tanto le sinfonie di Glenn Branca; per pochi secondi Bigmouth si sente bene, gli scendono le lacrime dagli occhi mentre scarica centinaia di proiettili dissonanti e atonali.
L’ultima raffica colpisce quello che sembra un bersaglio, che esplode, scaraventando in aria un oggetto molto grande, metri in aria, come un razzo. L’oggetto descrive una ampia parabola prima di cadere vicino alla aiuola/trincea di Bigmouth, con un tonfo sordo, come un pesante tronco d’albero, alzando una nuvola di polvere e detriti. Detriti piovono sulla testa di Bigmouth.
Silenzio, nessuna risatina infantile alla tachidopamina.
Bigmouth alza la testa oltre la sua fortificazione. Il volto di un Cristo ligneo del millequattrocento lo guarda, inchiodato alla sua pesante croce, abilmente lavorato, uno sguardo così realistico, un volto così martoriato da sembrare scolpito da Tom Savini più che da uno scultore rinascimentale.
In alto, nel cielo rischiarato dal diradarsi del fumo della battaglia, la scritta luminosa a caratteri arcade: “STAGE 1 CLEAR”.
Nessuno era pronto alla resistenza, era capitato di trovarcisi dentro e Bigmouth tutto si sarebbe aspettato dalla vita, tranne che diventare un soldato, un partigiano, che poi oggi vuol dire essere un partigiano dell’unica patria che ancora abbia un senso difendere, se stessi.
Mentre attende la prima raffica di artiglieria nella sua aiuola/trincea, Bigmouth tenta di tenersi sveglio giocando con il caricatore del suo fucile, cercando di capire se, quando sarà necessario, riuscirà a svuotarsi tutto, senza intoppi, addosso ai Turchi.
Era un’alba molto simile a questa, quando il rumore dei rotori di decine di elicotteri lo svegliarono di soprassalto. Aprì le finestre del suo appartamento e, da principio, ebbe la sensazione che il cielo fosse oscurato da dense nuvole nere poi, mettendo a fuoco, vide i paracadute. Migliaia di paracadute neri stavano calando dal cielo, come nel dipinto di Magritte. Erano ancora molto alti, ma non ci volle molto perché i primi parà atterrassero sui tetti dei palazzi. Erano tanti. Alcuni srotolarono una bandiera tenendola aperta tra i tetti di due edifici di cinque piani. Falce e stella bianche su campo rosso. La città di Bigmouth era stata assegnata ad un battaglione turco ed i primi soldati arrivarono dal cielo. Quelli rimasero per giorni sui tetti, costringendo le persone a rimanere in casa; chi usciva per strada diventava il bersaglio degli snipers che si giocavano le Razioni T a chi gli avrebbe centrato la testa.
Poi arrivarono le truppe di terra, su macchine di lusso e fuoriserie dai cerchi in lega di bachelite e oro, la nuova moda tra i padroni del mondo.
Erano passati tre anni da quando il primo contagiato dalla variante Zeta era tornato in vita dopo essere deceduto per fracking polmonare. Da prima i resuscitati vennero ricoverati in strutture al largo delle coste degli stati, poi non ci fu più posto e le bande Lovich presero a trafficare in shapechanger, questo è il nome tecnico dato ai resuscitati, per la loro capacità di assumere tante diverse forme, sia organiche che minerali. Presto le dittature emergenti presero accordi con le bande Lovich e gli shapechanger diventarono il loro esercito d’assalto e riconquista. Alcune fazioni presero vessillo e nome dei vecchi stati, come i Turchi e i Danesi, altre no, come i Lemuri STT, i Fatalisti del Nord o i ClarkNova.
Una serie di esplosioni scuotono Bigmouth dal torpore dei pensieri, ricominciano a sparare. Il sole rischiara tiepidamente l’orizzonte, oltre la statua dietro alle postazioni avversarie. Non è ancora il momento di rispondere al fuoco e, così facendo, dare una precisa indicazione della posizione della sua postazione; Bigmouth attende con pazienza il momento adatto per alzare la testa, puntare e scaricare tutto il caricatore del suo Sandoz automatico d’assalto contro la postazione turca.
Dopo che una ondata di gusto per gli oggetti e la moda degli anni sessanta del ventesimo secolo si diffuse, come effetto collaterale delle vaccinazioni contro la variante Zeta, negli ambienti underground, il vaccino, che doveva essere ripetuto ogni sei mesi e che ormai si trovava solo sul mercato nero, veniva chiamato affettuosamente Il Modernista.
Bigmouth ha uno zaino pieno di penne di Modernista ed è questo che vogliono gli shapecharger, per i loro padroni sulle auto di lusso sportive con i cerchi in lega di bachelite e oro.
Il fuoco adesso è incessante, i proiettili traccianti a fosfori verdi illuminano l’alba. A guardarli da dentro la buca hanno un effetto psichedelico, rilassante.
“Così va il mondo”, pensa Bigmouth mentre ascolta The Ascension, colonna sonora perfetta per i fuochi d’artificio dell’artiglieria turca che gli passano sopra la testa.
Adesso il sole comincia a fare capolino e l’odore di cordite riempie l’aria, Bigmouth riesce a percepirlo anche con la mascherina.
Non si sa come le mafie italiana e cinese abbiano abdicato senza alzare un dito in favore dell’Alleanza delle Dittature Emergenti, c’è chi dice che siano stati gli agenti Lovich ad addestrare shapechanger come capi mandamento e, al momento giusto, sostituirli ai veri boss per far firmare loro accordi favorevoli all’Alleanza.
Il fuoco è cessato, Bigmouth tende l’orecchio per ascoltare i suoni che provengono dalla piazza. Silenzio. Poi un soldato si lascia sfuggire una risatina infantile, tipica dei tossici di tachidopamina, l’unica sostanza capace di far mantenere agli shapechanger lo stesso aspetto per il tempo di una intera missione.
Adesso.
Bigmouth punta il mitragliatore Novartis e fa fuoco sulla postazione nemica. Il caricatore si scarica tutto senza intoppi, emettendo un suono che ricorda tanto le sinfonie di Glenn Branca; per pochi secondi Bigmouth si sente bene, gli scendono le lacrime dagli occhi mentre scarica centinaia di proiettili dissonanti e atonali.
L’ultima raffica colpisce quello che sembra un bersaglio, che esplode, scaraventando in aria un oggetto molto grande, metri in aria, come un razzo. L’oggetto descrive una ampia parabola prima di cadere vicino alla aiuola/trincea di Bigmouth, con un tonfo sordo, come un pesante tronco d’albero, alzando una nuvola di polvere e detriti. Detriti piovono sulla testa di Bigmouth.
Silenzio, nessuna risatina infantile alla tachidopamina.
Bigmouth alza la testa oltre la sua fortificazione. Il volto di un Cristo ligneo del millequattrocento lo guarda, inchiodato alla sua pesante croce, abilmente lavorato, uno sguardo così realistico, un volto così martoriato da sembrare scolpito da Tom Savini più che da uno scultore rinascimentale.
In alto, nel cielo rischiarato dal diradarsi del fumo della battaglia, la scritta luminosa a caratteri arcade: “STAGE 1 CLEAR”.
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