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CINEMA E MUSICA

Magda Lanterna

Dal letame nascono i fiori: Moonlight

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Ed eccoci al vincitore dell’Oscar (miglior film, miglior attore non protagonista e migliore sceneggiatura non originale). Un premio meritato per un’opera coraggiosa.
È un film duro, a tratti perfino sgradevole non per demerito, ma perché schiaffeggia lo spettatore con la crudezza di situazioni che sappiamo vere. Il bullismo, ad esempio, verso un bambino che fin da piccolo è visto come un diverso (sospettato di omosessualità) o forse trattato come diverso soprattutto perché indifeso. E a monte l’impossibilità di essere amato da una madre sola, sbandata, drogata e dedita alla prostituzione, lei per prima una vittima.
   Diviso nettamente in tre parti, con tre straordinari attori (anche il bambino) che impersonano il protagonista in tre periodi diversi della sua formazione, il film si svolge interamente in un ambiente di afroamericani. La strada, la scuola, la vita degradata di un sobborgo di Miami, dove lo spaccio avviene alla luce del sole, fanno da sfondo alla storia di Chiron. Ma inaspettatamente proprio nella sfera più sordida della società locale la disperazione del bambino trova un punto fermo e un motivo di conforto. È l’incontro con Juan, uno spacciatore professionista, che gli cambia la vita. E qui sboccia tanta poesia. Una poesia non facile, non regalata, e nemmeno ovvia. Eppure ce l’ha insegnato il nostro De Andrè che dal letame nascono i fior.  
   La vita di Chiron da bambino, da adolescente e poi da giovane adulto non è facile né esemplare. Eppure è una storia di resilienza, di un percorso verso la salvezza. Certo è una salvezza non convenzionale, che a tanti farà storcere il naso. Non un approdo al paradiso ma la possibilità di sostare in un angoletto riparato dell’inferno. Ci sono tante strade da percorrere, ma per alcuni la scelta è limitata. E in certi casi una scelta discutibile è però l’unica per non soccombere. Così Chiron, attraverso i suoi cattivi modelli, arriva a conquistare il rispetto di sé e un senso di identità che lo sottrae alla disgregazione e all’annientamento. E riesce anche a fare i conti con la propria sessualità e con le sue difficili relazioni affettive, fra cui il rapporto con la madre. La delicatezza psicologica nel trattare le sfere più intime è come un ricamo finissimo lavorato sulla trama di una ruvida tela. La ricchezza di dettagli e di significati è tale da consigliare una seconda visione di approfondimento. Non per capire, ma per gustare. Di evidenza immediata è la scena in cui Juan dà al bambino una inattesa lezione di nuoto. È così che il piccolo, la cui sopravvivenza è a rischio sia in senso metaforico che letterale, impara a galleggiare, sia in senso letterale che metaforico.

Moonlight
USA
Anno
2016
Regia
Barry Jenkins
Soggetto
Tarell Alvin McCraney, autore dell’opera teatrale In Moonlight Black Boys Look Blue
Sceneggiatura
Barry Jenkins
Interpreti e personaggi
Trevante Rhodes: Chiron
André Holland: Kevin
Janelle Monáe: Teresa
Ashton Sanders: Chiron adolescente
Jharrel Jerome: Kevin adolescente
Alex Hibbert: Chiron bambino
Jaden Piner: Kevin bambino
Naomie Harris: Paula
Mahershala Ali: Juan
Patrick Decile: Terrel




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