INTERVISTE
Domenico Di Tullio
Incontro Domenico Di Tullio in un tiepido 2 novembre romano. Lui non solo è avvocato e difende gratuitamente i militanti di Casa Pound, ma è lo scrittore del momento, il suo "Nessun dolore" (Rizzoli), bellissimo affresco della realtà della principale organizzazione di destra romana (o meglio, di estremo centro alto), ha raggiunto numeri di vendita importanti in pochissimi giorni. Qualcuno ha storto la bocca, qualcun altro ha boicottato il romanzo dei 'fasci'. Noi, incuriositi, come al solito siamo andati a vedere. Ci incontriamo a Monti, una vineria graziosa di mezza sera.
Vado a braccio, inizio da dove mi viene, dalla parte che mi ha colpito di più. Quella di un legionario in carcere che racconta la storia del popolo Karen a Giorgio, uno dei due ragazzi protagonisti, arrestato per una brutta storia con uno spacciatore di cui è soltanto vittima.
Quella è una storia di un popolo al confine fra Birmania e Tailandia, che sono sessantanni che combatte per la sua autodeterminazione. Negli anni precedenti si manteneva controllando i traffici transfrontalieri fra le due nazioni, adesso con il miglioramento dei rapporti fra i due stati e con l'appoggio che il Nord America ha dato ai generali birmani per via di una presunta democratizzazione del paese, che poi in realtà tale non è, se la stanno vedendo brutta. Anche perché la Russia ha venduto ai birmani cinque elicotteri da combattimento, e se i Karen finora hanno tenuto il combattimento a livello di terra, da adesso in poi sarà un problema. Loro combattono secondo principi tradizionalisti, ad esempio contro il traffico di esseri umani o la prostituzione minorile, come anche contro il traffico di efedrine che sono in sostanza il business su cui si reggono sia i signori della guerra di tutta quella zona lì, che i generali birmani. La figura del legionario del libro trae ispirazione da personaggi realmente esistiti. Lo spunto della storia è vero, infatti uno dei ragazzi del blocco studentesco si è trovato davvero ad essere aiutato in cella da un ex capitano della legione straniera.
Arrivano vino bianco e formaggi, salumi e pane.
Quella del legionario è una figura che ha colpito molti, perché lui è comunque di un certo spessore morale. Anche uccidendo a contratto, che è quello che alla fine fa un legionario, puoi trasportare con te dei principi che conservano una certa purezza. Umanità.
Roma nel libro. Secondo me sia nel romanzo sia nella realtà Casa Pound oggi riesce a riunificare le differenze storiche della città, non più Roma Nord contro tutti, ma tutti insieme.
Io ho giocato molto, per motivi romanzeschi, su questa dicotomia o conflitto apparente, Roma Nord, Roma Sud, piuttosto che romanisti, laziali, quartieri bene e proletari. L'esperienza di Casa Pound invece è quella che riesce a trarre paradossalmente dalla diversità ricchezza. Dalla differenza il valore aggiunto. È una cosa strana se non ci si è abituati. La mia Roma è comunque un po' diversa dalla solita Roma di Trastevere, del centro totale, dalla solita Campo de' Fiori, luoghi che sembrano, e purtroppo, solo macchiette folcloristiche. Anche perché ormai non sono più dei romani. Io ho voluto parlare di altri quartieri dove i romani sono sempre di meno, San Lorenzo, l'Esquilino. A me viene sempre in mente Simone Di Stefano di Casa Pound che dice, a me il multietnico va bene, quando esco di casa c'ho dieci ristoranti e scelgo se mangiare turco piuttosto che vietnamita o cinese o bere del tè alla mente o comprarmi una camicia indiana. Questo però non è multietnico, ma devastazione della socialità di un quartiere.
Non c'è più la socialità romana.
Romana e di quartiere soprattutto. Oltre all'aspetto predatorio dei negozi cinesi che aprono la mattina, non si sa a chi vendono e alle sei chiudono senza scambiare una parola, adesso c'è un bar all'angolo di piazza Vittorio gestito da cinesi che è solo per cinesi. Io a San Lorenzo uscivo di casa e c'avevo il bar, il negozio, la latteria, persone che mi conoscevano, mi dicevano ciao, come stai! Sono cose che a piazza Vittorio non ci stanno più, anche se magari qui a Monti alta ancora si mantengono.
Ma tu ce l'hai un po' troppo contro la borghesia di sinistra e dal romanzo si evince un po', o no?
Io il problema me lo sono posto. Mi sono detto, di libri, film che esaltano la borghesia di sinistra ce ne sono a bizzeffe. Però sono tutte visioni elegiache o paradisiache alla Muccino che anche quando criticano criticano sempre i berlusconiani, i leghisti o i fascisti e mai loro. Stavolta ho detto, cerchiamo di rilevare le incongruenze macroscopiche. Tipo la figlia del magistrato che tira il petardo alla festa dell'Unità, certo non sono tutti così, ma ce ne sono tanti. Sicuramente nella Garbatella della strada non ci saranno i fighetti radical chic però le case in quel quartiere se le stanno comprando tutte loro.
Non hai pensato ci fosse il rischio di fare uno spot pro Casa Pound a discapito del romanzo e della storia?
È un rischio che ho dovuto correre e spero non sia venuto così. Spero che sia venuta fuori la storia. Ad esempio la vicenda di piazza Navona che è un turning point molto importante, nel romanzo come nella realtà nell'esperienza di Casa Pound e del Blocco. Lì ci sono delle persone che rimangono per difendere. Diversamente da ciò che è spesso accaduto. Invece di partire e massacrare, tattica sempre utilizzata dalla destra radicale sul campo, cioè partire a falange contro tutto e tutti e spaccare, quindi la tattica dei pochi contro molti, lì i ragazzi hanno rivendicato il diritto di stare, sono rimasti fermi, si sono fatti vedere, non si sono coperti le facce pulite, gli occhi limpidi. Lì c'era tutto tranne quello che ha detto Curzio Maltese. Nessun cinquantenne o naziskin con le svastiche che pestavano. La ripresa video ha permesso di vedere chi erano quelle persone e loro già così hanno vinto. Dall'altra parte c'era un'orda di persone diverse, mascherate. Nel romanzo Piazza Navona è il momento nel quale i nodi vengono al pettine e i pregiudizi agli occhi di Giulia, ragazza innamorata dello stile dei ragazzi del Blocco, si rivelano per quello che sono.
Giulia è la ragazza di sinistra che si innamora di Flavio e poi di Giorgio in una sorta di menage à trois più intuito che dichiarato. Vuoi dirmi che queste cose sono successe anche nella realtà delle nuove generazioni?
Assolutamente sì, a Ponte Milvio, durante le elezioni per la Consulta ci sono stati un sacco di ragazzi del Blocco che si sono fidanzati con le ragazzette di sinistra.
Con grande scandalo più a sinistra...
Sicuramente
Nel libro, oltre ad esserci una storia muscolare, e ad esprimere un corporeità forte, c'è, mi sembra, un ricerca della bellezza
Guarda c'è chi ricerca la santità e chi ricerca la bellezza. Di fatto la bellezza è più congeniale e rappresenta il mondo da cui viene Casa Pound e la scelta estetica è essenziale. Di vita e del gesto bello.
Ma non è un'estetica berlusconiana...
Assolutamente no. La nostra è l'estetica. Adesso dico un'eresia. Se tu vai a vedere i film americani e vai a vedere gli eroi, questi hanno caratteristiche e qualità che sono sempre quelle, ovviamente un'eroe di Casa Pound non darà importanza al tipo di macchina che ha, non sarà mai 007, seppure se si trovasse potrebbe tranquillamente abbigliarsi elegantemente...
Come Matt Demon in 'Bourne Identity'
Senza dubbio, anche se ciò non deve essere a discapito di altro, e ovviamente non vai a una missione di aiuto ai Karen vestito con lo smoking. Ma nemmeno come un peruviano degli Intillimani. Nemmeno travestirti da qualcosa che non sei. Andrai magari con i pantaloni Jungle Boots e maglietta mimetica.
Nel romanzo molte terminologie rimandano ai muscoli, al sangue, al corpo insomma che non è più martoriato né mercificato.
No, il nostro è un corpo che diventa sacro in un rituale allo stesso tempo profano che prevede anche divertimento e gioia.
Il darsi la cinghiata, magari, è anche sentirsi.
Assolutamente, c'è una consapevolezza del corpo che è molto greco-romana. Che arriva fino al Medio Evo in cui c'è stata una scissione fra corpo e anima. Per me il corpo se lo vedi come limitante è chiaro che influisce su ciò che pensi. Il corpo è anche una palestra, una crescita. Non si tratta di superomismo fine a se stesso. Qui il corpo è rito. Superarsi o darsi pace è un rituale, l'esercizio fisico è ritualità. E non c'è quella scissione sostanziale fra pensiero e azione. Anche se non ci siamo inventati niente, Sole a Acciaio di Mishima dice le stesse cose, con la sola differenza che Mishima nei primi 35 anni della sua vita è stato un uomo con un gran difetto fisico che poi ha superato con la ginnastica e il culturismo. Lo svilupparsi armonicamente è visto come percorso di crescita spirituale. Casa Pound è metaforicamente un grande corpo formato da tanti ragazzi e ragazze. La bellezza di Casa Pound non è quella del modello ma di quello che si costruisce il suo corpo combattendo.
Il combattimento come arma per superare il sé e l'io?
Sì, come arma di consapevolezza, di te, dei tuoi limiti, dell'avversario e delle regole. Il combattimento è sempre rituale.
Chiudiamo chiacchierando del fatto che, con questo romanzo, Domenico Di Tullio ha voluto raccontare gli aspetti anche più difficili e controversi di Casa Pound, ma qui non c'è il pregiudizio normale di quando Casa Pound viene descritta dai giornali o da chi non la conosce, ed è normale, dice, perché alla fine tramite la bellezza si scopre sempre la verità. Chiudiamo con la simbologia di riferimento, non la tartaruga, ma i riferimenti al ventennio, ma qui...
Se tu vai a vedere i riferimenti culturali di una persona della sinistra radicale comprendono molti che il ventennio l'hanno vissuto e magari hanno vinto anche littoriali, i premi per aspetti meritevoli, vedi Pavolini. Casa Pound non rinnega la sua eredità che è comune a tutti gli italiani ma la vuole storicizzare e non vuole riproporre i metodi di lotta del fascismo. Anzi in ogni occasione rifiuta i metodi di lotta anti-democratici.
Chiudiamo con una battuta folgorante che sintetizza bene la differenza fra loro e quelli della destra un po' più estrema, forse troppo, come Forza Nuova.
Loro sono tutti Dio patria e famiglia, noi siamo per il motto dèi, patrie e famiglie.
Vado a braccio, inizio da dove mi viene, dalla parte che mi ha colpito di più. Quella di un legionario in carcere che racconta la storia del popolo Karen a Giorgio, uno dei due ragazzi protagonisti, arrestato per una brutta storia con uno spacciatore di cui è soltanto vittima.
Quella è una storia di un popolo al confine fra Birmania e Tailandia, che sono sessantanni che combatte per la sua autodeterminazione. Negli anni precedenti si manteneva controllando i traffici transfrontalieri fra le due nazioni, adesso con il miglioramento dei rapporti fra i due stati e con l'appoggio che il Nord America ha dato ai generali birmani per via di una presunta democratizzazione del paese, che poi in realtà tale non è, se la stanno vedendo brutta. Anche perché la Russia ha venduto ai birmani cinque elicotteri da combattimento, e se i Karen finora hanno tenuto il combattimento a livello di terra, da adesso in poi sarà un problema. Loro combattono secondo principi tradizionalisti, ad esempio contro il traffico di esseri umani o la prostituzione minorile, come anche contro il traffico di efedrine che sono in sostanza il business su cui si reggono sia i signori della guerra di tutta quella zona lì, che i generali birmani. La figura del legionario del libro trae ispirazione da personaggi realmente esistiti. Lo spunto della storia è vero, infatti uno dei ragazzi del blocco studentesco si è trovato davvero ad essere aiutato in cella da un ex capitano della legione straniera.
Arrivano vino bianco e formaggi, salumi e pane.
Quella del legionario è una figura che ha colpito molti, perché lui è comunque di un certo spessore morale. Anche uccidendo a contratto, che è quello che alla fine fa un legionario, puoi trasportare con te dei principi che conservano una certa purezza. Umanità.
Roma nel libro. Secondo me sia nel romanzo sia nella realtà Casa Pound oggi riesce a riunificare le differenze storiche della città, non più Roma Nord contro tutti, ma tutti insieme.
Io ho giocato molto, per motivi romanzeschi, su questa dicotomia o conflitto apparente, Roma Nord, Roma Sud, piuttosto che romanisti, laziali, quartieri bene e proletari. L'esperienza di Casa Pound invece è quella che riesce a trarre paradossalmente dalla diversità ricchezza. Dalla differenza il valore aggiunto. È una cosa strana se non ci si è abituati. La mia Roma è comunque un po' diversa dalla solita Roma di Trastevere, del centro totale, dalla solita Campo de' Fiori, luoghi che sembrano, e purtroppo, solo macchiette folcloristiche. Anche perché ormai non sono più dei romani. Io ho voluto parlare di altri quartieri dove i romani sono sempre di meno, San Lorenzo, l'Esquilino. A me viene sempre in mente Simone Di Stefano di Casa Pound che dice, a me il multietnico va bene, quando esco di casa c'ho dieci ristoranti e scelgo se mangiare turco piuttosto che vietnamita o cinese o bere del tè alla mente o comprarmi una camicia indiana. Questo però non è multietnico, ma devastazione della socialità di un quartiere.
Non c'è più la socialità romana.
Romana e di quartiere soprattutto. Oltre all'aspetto predatorio dei negozi cinesi che aprono la mattina, non si sa a chi vendono e alle sei chiudono senza scambiare una parola, adesso c'è un bar all'angolo di piazza Vittorio gestito da cinesi che è solo per cinesi. Io a San Lorenzo uscivo di casa e c'avevo il bar, il negozio, la latteria, persone che mi conoscevano, mi dicevano ciao, come stai! Sono cose che a piazza Vittorio non ci stanno più, anche se magari qui a Monti alta ancora si mantengono.
Ma tu ce l'hai un po' troppo contro la borghesia di sinistra e dal romanzo si evince un po', o no?
Io il problema me lo sono posto. Mi sono detto, di libri, film che esaltano la borghesia di sinistra ce ne sono a bizzeffe. Però sono tutte visioni elegiache o paradisiache alla Muccino che anche quando criticano criticano sempre i berlusconiani, i leghisti o i fascisti e mai loro. Stavolta ho detto, cerchiamo di rilevare le incongruenze macroscopiche. Tipo la figlia del magistrato che tira il petardo alla festa dell'Unità, certo non sono tutti così, ma ce ne sono tanti. Sicuramente nella Garbatella della strada non ci saranno i fighetti radical chic però le case in quel quartiere se le stanno comprando tutte loro.
Non hai pensato ci fosse il rischio di fare uno spot pro Casa Pound a discapito del romanzo e della storia?
È un rischio che ho dovuto correre e spero non sia venuto così. Spero che sia venuta fuori la storia. Ad esempio la vicenda di piazza Navona che è un turning point molto importante, nel romanzo come nella realtà nell'esperienza di Casa Pound e del Blocco. Lì ci sono delle persone che rimangono per difendere. Diversamente da ciò che è spesso accaduto. Invece di partire e massacrare, tattica sempre utilizzata dalla destra radicale sul campo, cioè partire a falange contro tutto e tutti e spaccare, quindi la tattica dei pochi contro molti, lì i ragazzi hanno rivendicato il diritto di stare, sono rimasti fermi, si sono fatti vedere, non si sono coperti le facce pulite, gli occhi limpidi. Lì c'era tutto tranne quello che ha detto Curzio Maltese. Nessun cinquantenne o naziskin con le svastiche che pestavano. La ripresa video ha permesso di vedere chi erano quelle persone e loro già così hanno vinto. Dall'altra parte c'era un'orda di persone diverse, mascherate. Nel romanzo Piazza Navona è il momento nel quale i nodi vengono al pettine e i pregiudizi agli occhi di Giulia, ragazza innamorata dello stile dei ragazzi del Blocco, si rivelano per quello che sono.
Giulia è la ragazza di sinistra che si innamora di Flavio e poi di Giorgio in una sorta di menage à trois più intuito che dichiarato. Vuoi dirmi che queste cose sono successe anche nella realtà delle nuove generazioni?
Assolutamente sì, a Ponte Milvio, durante le elezioni per la Consulta ci sono stati un sacco di ragazzi del Blocco che si sono fidanzati con le ragazzette di sinistra.
Con grande scandalo più a sinistra...
Sicuramente
Nel libro, oltre ad esserci una storia muscolare, e ad esprimere un corporeità forte, c'è, mi sembra, un ricerca della bellezza
Guarda c'è chi ricerca la santità e chi ricerca la bellezza. Di fatto la bellezza è più congeniale e rappresenta il mondo da cui viene Casa Pound e la scelta estetica è essenziale. Di vita e del gesto bello.
Ma non è un'estetica berlusconiana...
Assolutamente no. La nostra è l'estetica. Adesso dico un'eresia. Se tu vai a vedere i film americani e vai a vedere gli eroi, questi hanno caratteristiche e qualità che sono sempre quelle, ovviamente un'eroe di Casa Pound non darà importanza al tipo di macchina che ha, non sarà mai 007, seppure se si trovasse potrebbe tranquillamente abbigliarsi elegantemente...
Come Matt Demon in 'Bourne Identity'
Senza dubbio, anche se ciò non deve essere a discapito di altro, e ovviamente non vai a una missione di aiuto ai Karen vestito con lo smoking. Ma nemmeno come un peruviano degli Intillimani. Nemmeno travestirti da qualcosa che non sei. Andrai magari con i pantaloni Jungle Boots e maglietta mimetica.
Nel romanzo molte terminologie rimandano ai muscoli, al sangue, al corpo insomma che non è più martoriato né mercificato.
No, il nostro è un corpo che diventa sacro in un rituale allo stesso tempo profano che prevede anche divertimento e gioia.
Il darsi la cinghiata, magari, è anche sentirsi.
Assolutamente, c'è una consapevolezza del corpo che è molto greco-romana. Che arriva fino al Medio Evo in cui c'è stata una scissione fra corpo e anima. Per me il corpo se lo vedi come limitante è chiaro che influisce su ciò che pensi. Il corpo è anche una palestra, una crescita. Non si tratta di superomismo fine a se stesso. Qui il corpo è rito. Superarsi o darsi pace è un rituale, l'esercizio fisico è ritualità. E non c'è quella scissione sostanziale fra pensiero e azione. Anche se non ci siamo inventati niente, Sole a Acciaio di Mishima dice le stesse cose, con la sola differenza che Mishima nei primi 35 anni della sua vita è stato un uomo con un gran difetto fisico che poi ha superato con la ginnastica e il culturismo. Lo svilupparsi armonicamente è visto come percorso di crescita spirituale. Casa Pound è metaforicamente un grande corpo formato da tanti ragazzi e ragazze. La bellezza di Casa Pound non è quella del modello ma di quello che si costruisce il suo corpo combattendo.
Il combattimento come arma per superare il sé e l'io?
Sì, come arma di consapevolezza, di te, dei tuoi limiti, dell'avversario e delle regole. Il combattimento è sempre rituale.
Chiudiamo chiacchierando del fatto che, con questo romanzo, Domenico Di Tullio ha voluto raccontare gli aspetti anche più difficili e controversi di Casa Pound, ma qui non c'è il pregiudizio normale di quando Casa Pound viene descritta dai giornali o da chi non la conosce, ed è normale, dice, perché alla fine tramite la bellezza si scopre sempre la verità. Chiudiamo con la simbologia di riferimento, non la tartaruga, ma i riferimenti al ventennio, ma qui...
Se tu vai a vedere i riferimenti culturali di una persona della sinistra radicale comprendono molti che il ventennio l'hanno vissuto e magari hanno vinto anche littoriali, i premi per aspetti meritevoli, vedi Pavolini. Casa Pound non rinnega la sua eredità che è comune a tutti gli italiani ma la vuole storicizzare e non vuole riproporre i metodi di lotta del fascismo. Anzi in ogni occasione rifiuta i metodi di lotta anti-democratici.
Chiudiamo con una battuta folgorante che sintetizza bene la differenza fra loro e quelli della destra un po' più estrema, forse troppo, come Forza Nuova.
Loro sono tutti Dio patria e famiglia, noi siamo per il motto dèi, patrie e famiglie.
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