INTERVISTE
Gianfranco Manfredi

Caro Alfredo, magari la cosa ti stupirà: sono d'accordo con te. Non solo: sere fa c'è stata una presentazione milanese del mio romanzo. Beh, tutti quelli che ne hanno parlato hanno detto che la Lipperini non aveva centrato il punto.
E in sostanza, che il mio è semplicemente un Romanzo senza aggettivi, al quale cioè qualsiasi classificazione di genere va stretta, nella normalissima tradizione del Romanzo classico. D'altra parte io penso che ogni lettore e ogni critico debba essere libero di vedere nel romanzo quello che vuol vedere: i romanzi si scrivono per questo, perchè ogni lettore con la sua sensibilità, il suo livello di conoscenza e di coscienza dei problemi, possa farsene liberamente un'idea. Non mi piacciono i romanzi "a tesi" che per dirla alla Marzullo: si fanno le domande e si danno le risposte. Le risposte toccano ai lettori. Nel caso della tua risposta, faccio solo notare che è vero che io sottolineo gli errori della medicina e non credo affatto alla sua utopia-limite della sconfitta della morte (che ove riuscisse sarebbe rovinosa per l'umanità, tra l'altro, e per l'Italia in particolare dove i vecchi non si schiodano dal Potere ai danni delle giovani generazioni, figuriamoci cosa succederebbe se diventassero immortali, bisognerebbe fare una legge per il loro ghigliottinamento obbligatorio dopo i 70, se non si tolgono di torno spontaneamente). D'altro canto è altrettanto vero che il mio romanzo è un inno alla libertà di ricerca , pur con tutti i suoi errori e persino orrori, perchè la ricerca è sempre preferibile alla superstizione popolare e/o religiosa.
Esemplare quanto racconta Aline a proposito delle trasfusioni di sangue: che le prime trasfusioni tentate si fosse risolte in un massacro, non avrebbe dovuto comportare l'interruzione della sperimentazione, ma semplicemente la buona norma di non sperimentare mai su persone vive, ma di far precedere le cure dalla ricerca biologica e "in vitro". Di sicuro, oggi soltanto i Testimoni di Geova restano contrari alle trasfusioni , il resto dell'umanità
non saprebbe farne a meno. Lo stesso vale per le vaccinazioni. Insomma: il cammino della scienza, come quello di altre discipline, come il cammino della Storia stessa, è disseminato di errori, ciò non toglie che la libera ricerca della verità ci è indispensabile se non vi vuole affondare nel pregiudizio e in nuove stagioni di miracolismo e paura, superstizione e fideismo. Sono e resto un illuminista. E il mio romanzo è un omaggio devoto all'illuminismo. Ciao e grazie per l'attenzione che mi hai riservato,
Gianfranco
E in sostanza, che il mio è semplicemente un Romanzo senza aggettivi, al quale cioè qualsiasi classificazione di genere va stretta, nella normalissima tradizione del Romanzo classico. D'altra parte io penso che ogni lettore e ogni critico debba essere libero di vedere nel romanzo quello che vuol vedere: i romanzi si scrivono per questo, perchè ogni lettore con la sua sensibilità, il suo livello di conoscenza e di coscienza dei problemi, possa farsene liberamente un'idea. Non mi piacciono i romanzi "a tesi" che per dirla alla Marzullo: si fanno le domande e si danno le risposte. Le risposte toccano ai lettori. Nel caso della tua risposta, faccio solo notare che è vero che io sottolineo gli errori della medicina e non credo affatto alla sua utopia-limite della sconfitta della morte (che ove riuscisse sarebbe rovinosa per l'umanità, tra l'altro, e per l'Italia in particolare dove i vecchi non si schiodano dal Potere ai danni delle giovani generazioni, figuriamoci cosa succederebbe se diventassero immortali, bisognerebbe fare una legge per il loro ghigliottinamento obbligatorio dopo i 70, se non si tolgono di torno spontaneamente). D'altro canto è altrettanto vero che il mio romanzo è un inno alla libertà di ricerca , pur con tutti i suoi errori e persino orrori, perchè la ricerca è sempre preferibile alla superstizione popolare e/o religiosa.
Esemplare quanto racconta Aline a proposito delle trasfusioni di sangue: che le prime trasfusioni tentate si fosse risolte in un massacro, non avrebbe dovuto comportare l'interruzione della sperimentazione, ma semplicemente la buona norma di non sperimentare mai su persone vive, ma di far precedere le cure dalla ricerca biologica e "in vitro". Di sicuro, oggi soltanto i Testimoni di Geova restano contrari alle trasfusioni , il resto dell'umanità
non saprebbe farne a meno. Lo stesso vale per le vaccinazioni. Insomma: il cammino della scienza, come quello di altre discipline, come il cammino della Storia stessa, è disseminato di errori, ciò non toglie che la libera ricerca della verità ci è indispensabile se non vi vuole affondare nel pregiudizio e in nuove stagioni di miracolismo e paura, superstizione e fideismo. Sono e resto un illuminista. E il mio romanzo è un omaggio devoto all'illuminismo. Ciao e grazie per l'attenzione che mi hai riservato,
Gianfranco
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