CINEMA E MUSICA
Adriano Angelini Sut
Gli U2 hanno regalato il nuovo album tramite I Tunes con la complicità della “cattiva” Apple? Hanno fatto bene, perché è un bel regalo.
Non sia mai che fai un regalo ai 'rivoluzionari' da salotto che urlano tramite MacBook la loro rabbia anti-capitalista dal comodo divano di Ikea. (Non sia mai che li irriti troppo e poi si convertono e si iscrivono ai nuovi terroristi: l'Isis). Se poi a farglielo sono la Apple di Cupertino (che glielo fa trovare direttamente dentro I Tunes), e quello “sfruttatore di cause umanitarie” che risponde al nome di Bono Vox, apriti cielo. Eppure è andata proprio così. Una mattina di settembre ci siamo svegliati e abbiamo trovato la notifica di Apple sull'I Phone che ci avvertiva che avevamo un regalo dentro la cartella di download di I Tunes. Era “Songs of Innocence”, il nuovo album degli U2. Dei redivivi U2 bisogna dire. Affronto! In meno di mezza giornata, i raffinati 'orecchi a sentir' del globo avevano già ascoltato tutto il 'prodotto' bollandolo come deprecabile immondizia, riciclo di note a saldo, per un gruppo insultato come nemmeno il peggior Al Bano all'Hell & Heaven Metal Fest. Addirittura costringendo Bono a scusarsi per averlo fatto e la Apple a dare istruzioni su come liberarsi del terribile virus informatico.
Io ci ho messo almeno un paio di settimane per capire di che si trattava. E, a parte non comprendere il livore (o forse sì, i rivoluzionari odiano solo se stessi, gli altri sono una mera proiezione), ho provato ad ascoltarlo e mi è piaciuto. Ovviamente, non stiamo parlando di “The Joshua Tree”, né di “The Unforgettable Fire”. Stiamo parlando di un lavoro dignitoso di una band con oltre trentanni di carriera che dice di aver voluto fare la sua Quadrophenia e magari non ci è riuscita ma ha comunque sfornato undici canzoni che non sfigurerebbero in nessun modo nei 'maggiori' album di successo dei neo-gruppetti trendy dell'underground internazionale. I primi sei pezzi scivolano via con rimandi canzonettari agli U2 più commerciabili, quelli di Achtung Baby. Il singolo The Miracle (of Joey Ramone) è simpatico ma deboluccio, le chitarre di Every Breaking Wave e California rifanno troppo il verso a ciò che non c'è più della band di Dublino, mentre Song for Someone (una loro classica ballad che cresce e si assesta sulla voce impetuosa di Bono) e Iris iniziano a far decollare l'album e a presentarci la nuova veste, sicuramente furba, ma mai banale della band.
E' Volcano che dà il via al sestetto di pezzi che considero delle vere e proprie piccole gemme. Ritmo funky su un basso trascinante, Bono virtuoseggia in un ritornello degno dei suoi grandi momenti. Tre minuti e quattordici secondi di energia pura che vengono bissati dalla poderosa e incantevole Raised by Wolves, la migliore dell'album a parere di chi scrive. Anche qui, inizio in sordina e graffio sonoro e perturbante di un leader ancora in grandissima forma. Brio e riflessione, così la sintetizzerei. Segue la sofisticata Cedarwood Road, altro attacco speciale, come solo loro riescono a piazzare, di quelli che dal vivo probabilmente li rende unici. Gracchiare di chitarre e spazzolata di basso su una ritmica implacabile. E ritornello che regala lo zuccherino dolce dei suoi alti vocali.
Con Sleep Like a Baby Tonight si torna agli U2 teneri furbetti delle ballate da spiaggia (One insegna). Comunque una dignitosa canzone lenta in cui sono riusciti a tirar fuori una melodia che non ti scordi e anzi ammorbidisce un animo da severissimo segno dei tempi. This is Where You Can Reach Me Now è un altro piccolo capolavoro, schema collaudato del grande attacco e dell'impeto che segue. Una potente e scanzonata ballad con tanto di cori a corollario (e scusate l'allitterazione). Finale degno con The Troubles, bella, malinconica, struggente, tutto quello che volevate dagli U2 per poter sognare un po'.
Applausi, e tanta ammirazione per il coraggio.
Songs of Innocence
U2
2014 – I Tunes/Beats Music and Island Records
Io ci ho messo almeno un paio di settimane per capire di che si trattava. E, a parte non comprendere il livore (o forse sì, i rivoluzionari odiano solo se stessi, gli altri sono una mera proiezione), ho provato ad ascoltarlo e mi è piaciuto. Ovviamente, non stiamo parlando di “The Joshua Tree”, né di “The Unforgettable Fire”. Stiamo parlando di un lavoro dignitoso di una band con oltre trentanni di carriera che dice di aver voluto fare la sua Quadrophenia e magari non ci è riuscita ma ha comunque sfornato undici canzoni che non sfigurerebbero in nessun modo nei 'maggiori' album di successo dei neo-gruppetti trendy dell'underground internazionale. I primi sei pezzi scivolano via con rimandi canzonettari agli U2 più commerciabili, quelli di Achtung Baby. Il singolo The Miracle (of Joey Ramone) è simpatico ma deboluccio, le chitarre di Every Breaking Wave e California rifanno troppo il verso a ciò che non c'è più della band di Dublino, mentre Song for Someone (una loro classica ballad che cresce e si assesta sulla voce impetuosa di Bono) e Iris iniziano a far decollare l'album e a presentarci la nuova veste, sicuramente furba, ma mai banale della band.
E' Volcano che dà il via al sestetto di pezzi che considero delle vere e proprie piccole gemme. Ritmo funky su un basso trascinante, Bono virtuoseggia in un ritornello degno dei suoi grandi momenti. Tre minuti e quattordici secondi di energia pura che vengono bissati dalla poderosa e incantevole Raised by Wolves, la migliore dell'album a parere di chi scrive. Anche qui, inizio in sordina e graffio sonoro e perturbante di un leader ancora in grandissima forma. Brio e riflessione, così la sintetizzerei. Segue la sofisticata Cedarwood Road, altro attacco speciale, come solo loro riescono a piazzare, di quelli che dal vivo probabilmente li rende unici. Gracchiare di chitarre e spazzolata di basso su una ritmica implacabile. E ritornello che regala lo zuccherino dolce dei suoi alti vocali.
Con Sleep Like a Baby Tonight si torna agli U2 teneri furbetti delle ballate da spiaggia (One insegna). Comunque una dignitosa canzone lenta in cui sono riusciti a tirar fuori una melodia che non ti scordi e anzi ammorbidisce un animo da severissimo segno dei tempi. This is Where You Can Reach Me Now è un altro piccolo capolavoro, schema collaudato del grande attacco e dell'impeto che segue. Una potente e scanzonata ballad con tanto di cori a corollario (e scusate l'allitterazione). Finale degno con The Troubles, bella, malinconica, struggente, tutto quello che volevate dagli U2 per poter sognare un po'.
Applausi, e tanta ammirazione per il coraggio.
Songs of Innocence
U2
2014 – I Tunes/Beats Music and Island Records
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