CINEMA E MUSICA
Adriano Angelini Sut, Alfredo Ronci
I dischi più belli del 2014
Non poteva mancare una piccola classifica dei dischi migliori del 2014. Nessuno sarà d'accordo, figuriamoci, ma a noi piace così. E a morte le resistenze!
1 - They want my soul - The Spoon
Pensare che sono già all’ottavo album in studio e in Italia sono più o meno sconosciuti. Vengono dal Texas, terra dell’omicidio Kennedy e di Dave Byrne dei Talking Heads e Wayne Coyne dei Flaming Lips. Il loro è un rock acido romantico che unisce alla perfezione i chiaroscuri della frontiera. La voce di Britt Daniels non ha nulla da invidiare ai mostri sacri. L’album è una bomba di melodie non conformiste. Su tutte, “Inside Out” e “Do you”.
2- Croz – David Crosby
Lui ha settantanni e li dimostra tutti. Ma qualcuno gli ha detto che non deve darli a vedere. Parla di amore, di comprensione, di fratellanza come se fossero gli anni sessanta e sessanta. E uno gli crede, perché sono concetti che vengono da uno serio con tanta malinconia alle spalle. E Croz è qualcosa che rimanda a If I could remember by name. E non sono spiccioli.
3 - Luminous - Horrors
Eccoli, il maquillage prosegue imperterrito. Sono quasi giunti alla perfezione. La via è luminosa. E’ lastricata di psichedelia irriverente (no, non rifanno più i Joy Division). Come si fa un gothic rock che non sia figlio delle tenebre? Loro l’hanno scoperto. Farias Badwan lo canta. Furbi, realmente ispirati o meteore? Intanto siamo al secondo capolavoro nel giro di tre anni. “Chasing Shadows” ma pure “I See You”; un inno moderno al vuoto, quando non fa paura.
4 . Give my love to London – Marianne Faithfull
Lei vive a Parigi, convintissima, ma fa un disco che ricorda Londra. Forse vorrà dire qualcosa, forse vorrà dire che tutto quello che fa e canta appartiene ai londinesi e ad una parte di loro che è stata veramente importante. C’è Roger Waters, c’è Nick Cave, c’è Anna Calvi(!) ma c’è soprattutto quella sostanza che l’ha resa immensa da qui all’eternità.
5 - The Inevitable End - Royksopp
Davvero sarà il loro album finale? Facciamo una petizione al governo norvegese affinché lo impedisca. Li dichiari specie protetta, regali loro uno chalet in mezzo alla foresta innevata dove vivere solo per elaborare suoni elettro, come quelli di quest’album di difficile aggettivazione. Sono quindici anni che reinventano la dance elettronica. Capisco che si sono stancati, noi no. Vogliamo ancora tante, tantissime “Skulls”, “Sordid Affair” e “Running To The Sea”.
6 – My favourite faded fantasy – Damien Rice
Hanno detto tutto su di lui, persino che ha fatto un disco noioso e poco ascoltabile. Bene (anzi, male), noi che invece crediamo nella bontà delle cose che dice e soprattutto sulla sua onestà, diciamo che ci ha consegnato il terzo progetto con una cura e una disinvoltura che pochi hanno in vita. Quelle lunghe sinfonie ce lo riportano intatto e coerente. Lasciamo agli altri predicare quello che non è mai stato.
7 - Sun Structures - Temples
Sì, sono piccole strutture di sole le loro agili ballate astro-beatlesiane. Schizzano via leggere e scanzonate. Ricordano ritmiche fricchettone ma solide basi contemporanee le proiettano in un non-tempo più consono ai tempi. Uno di quegli esordi che non si scordano. Inglesini tutto pepe, capelli alla Cugini di Campagna. Fanno sul serio nel suonare al passato. “Shelter Song”, “The Golden Throne” ma soprattuto “Keep in The Dark” (già saccheggiata dalla pubblicità)
8 - Hypnotic eye . Tom Petty and the Heartbreakers
Qualcuno forse se lo aspettava? Vero, c’era già stato il suo pianista che aveva ricamato alcune prose, ma era incappato in qualche distrazione di fondo. Tom Petty no, Tom Petty ha realizzato un disco che ha tutto da reclamare alle grandi cose degli anni ottanta e novanta. Non ci sono grandi novità, c’è solo il puzzo del r&r.
9 - El Pintor - Interpol
“El Pintor", Il Pittore, è una gran bella risposta a quelli che li hanno sempre voluti morti dopo il formidabile esordio di Turn on The Bright Lights. Forse agli Interpol non si perdona il fatto di essere di New York e quindi poco indie in senso londinese. Un rock arioso, evocativo, il loro. Banks & soci non per caso sono stati definiti da Robert Smith la miglior band degli anni ‘2000. “Tidal Wave” e “Twice as Hard”, su tutte, confermano i livelli eccelsi a cui possono tornare.
10 – It’ the Girls! – Bette Midler
Non è uno scherzo. E’ proprio lei. Una cantante che è diventata attrice ma che solo modulando le frasi si è resa conto quanto si possa essere grandi in un modo. E’ un disco del passato, ma di quel passato che non si dimentica mai. E lei rende il tutto grazioso e affascinante: come se a cantare fosse una giovane artista invidiata da tutti. Lo so, questa mia proposta sa di vecchio e stantìo. Pazienza: ma lei davvero è la grande sacerdotessa del pop.
1 - They want my soul - The Spoon
Pensare che sono già all’ottavo album in studio e in Italia sono più o meno sconosciuti. Vengono dal Texas, terra dell’omicidio Kennedy e di Dave Byrne dei Talking Heads e Wayne Coyne dei Flaming Lips. Il loro è un rock acido romantico che unisce alla perfezione i chiaroscuri della frontiera. La voce di Britt Daniels non ha nulla da invidiare ai mostri sacri. L’album è una bomba di melodie non conformiste. Su tutte, “Inside Out” e “Do you”.
2- Croz – David Crosby
Lui ha settantanni e li dimostra tutti. Ma qualcuno gli ha detto che non deve darli a vedere. Parla di amore, di comprensione, di fratellanza come se fossero gli anni sessanta e sessanta. E uno gli crede, perché sono concetti che vengono da uno serio con tanta malinconia alle spalle. E Croz è qualcosa che rimanda a If I could remember by name. E non sono spiccioli.
3 - Luminous - Horrors
Eccoli, il maquillage prosegue imperterrito. Sono quasi giunti alla perfezione. La via è luminosa. E’ lastricata di psichedelia irriverente (no, non rifanno più i Joy Division). Come si fa un gothic rock che non sia figlio delle tenebre? Loro l’hanno scoperto. Farias Badwan lo canta. Furbi, realmente ispirati o meteore? Intanto siamo al secondo capolavoro nel giro di tre anni. “Chasing Shadows” ma pure “I See You”; un inno moderno al vuoto, quando non fa paura.
4 . Give my love to London – Marianne Faithfull
Lei vive a Parigi, convintissima, ma fa un disco che ricorda Londra. Forse vorrà dire qualcosa, forse vorrà dire che tutto quello che fa e canta appartiene ai londinesi e ad una parte di loro che è stata veramente importante. C’è Roger Waters, c’è Nick Cave, c’è Anna Calvi(!) ma c’è soprattutto quella sostanza che l’ha resa immensa da qui all’eternità.
5 - The Inevitable End - Royksopp
Davvero sarà il loro album finale? Facciamo una petizione al governo norvegese affinché lo impedisca. Li dichiari specie protetta, regali loro uno chalet in mezzo alla foresta innevata dove vivere solo per elaborare suoni elettro, come quelli di quest’album di difficile aggettivazione. Sono quindici anni che reinventano la dance elettronica. Capisco che si sono stancati, noi no. Vogliamo ancora tante, tantissime “Skulls”, “Sordid Affair” e “Running To The Sea”.
6 – My favourite faded fantasy – Damien Rice
Hanno detto tutto su di lui, persino che ha fatto un disco noioso e poco ascoltabile. Bene (anzi, male), noi che invece crediamo nella bontà delle cose che dice e soprattutto sulla sua onestà, diciamo che ci ha consegnato il terzo progetto con una cura e una disinvoltura che pochi hanno in vita. Quelle lunghe sinfonie ce lo riportano intatto e coerente. Lasciamo agli altri predicare quello che non è mai stato.
7 - Sun Structures - Temples
Sì, sono piccole strutture di sole le loro agili ballate astro-beatlesiane. Schizzano via leggere e scanzonate. Ricordano ritmiche fricchettone ma solide basi contemporanee le proiettano in un non-tempo più consono ai tempi. Uno di quegli esordi che non si scordano. Inglesini tutto pepe, capelli alla Cugini di Campagna. Fanno sul serio nel suonare al passato. “Shelter Song”, “The Golden Throne” ma soprattuto “Keep in The Dark” (già saccheggiata dalla pubblicità)
8 - Hypnotic eye . Tom Petty and the Heartbreakers
Qualcuno forse se lo aspettava? Vero, c’era già stato il suo pianista che aveva ricamato alcune prose, ma era incappato in qualche distrazione di fondo. Tom Petty no, Tom Petty ha realizzato un disco che ha tutto da reclamare alle grandi cose degli anni ottanta e novanta. Non ci sono grandi novità, c’è solo il puzzo del r&r.
9 - El Pintor - Interpol
“El Pintor", Il Pittore, è una gran bella risposta a quelli che li hanno sempre voluti morti dopo il formidabile esordio di Turn on The Bright Lights. Forse agli Interpol non si perdona il fatto di essere di New York e quindi poco indie in senso londinese. Un rock arioso, evocativo, il loro. Banks & soci non per caso sono stati definiti da Robert Smith la miglior band degli anni ‘2000. “Tidal Wave” e “Twice as Hard”, su tutte, confermano i livelli eccelsi a cui possono tornare.
10 – It’ the Girls! – Bette Midler
Non è uno scherzo. E’ proprio lei. Una cantante che è diventata attrice ma che solo modulando le frasi si è resa conto quanto si possa essere grandi in un modo. E’ un disco del passato, ma di quel passato che non si dimentica mai. E lei rende il tutto grazioso e affascinante: come se a cantare fosse una giovane artista invidiata da tutti. Lo so, questa mia proposta sa di vecchio e stantìo. Pazienza: ma lei davvero è la grande sacerdotessa del pop.
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