ATTUALITA'
Ettore Maggi
Il primo genocidio del XXI secolo
"Che senso ha attribuire tanta importanza al ricordo e alla commemorazione dei crimini del Novecento se restiamo passivi di fronte a quelli del nostro tempo?".
Questa è la domanda che Simone Zoppellaro, giovane studioso che vive in Germania, si pone nell'introduzione di questo libro.
Nell'agosto 2014 lo Stato Islamico si lancia alla conquista della regione del Sinjar, nell'Iraq nord occidentale, massacrando in pochi giorni più di tremila yazidi. Definito dall'ONU e da diverse organizzazioni internazionali come un genocidio ancora in corso, questo sterminio coincide con il rapimento di oltre seimila persone, in prevalenza bambini e donne, ridotte in stato di schiavitù sessuale e merce di scambio dagli uomini dell'Isis.
Gli Yazidi (o Ezidi) sono una comunità religiosa dell’etnia curda, che vivono in prevalenza nella zona di Shengal (Sinjar), Iraq nord-occidentale. La loro lingua è il curdo nella variante kurmaji (o curdo settentrionale).
Essere una minoranza religiosa che pratica una religione antichissima, nel Kurdistan e in generale nel Medio Oriente, significa attirarsi guai.
Scrive Marta Ottaviani https://formiche.net/2017/10/yazidi-simone-zoppellaro/
“Nel 2014 erano circa 514 mila, oggi almeno 300 mila vivono sparsi per il mondo, 165mila in Germania, un Paese che ha dimostrato una particolare sensibilità al dramma di questo popolo che, oggi, dopo anni di violenze, rischia di perdere la sua identità di comunità a causa dello smembramento e dei traumi a cui è stato sottoposto, che spesso si traducono in disturbi psichici e depressione”.
Molti Yazidi vivono in uno dei principali campi profughi curdi nel nord Iraq, e da lì Simone Zoppellaro inizia a parlarci di questo popolo in questo breve ma interessante saggio.
Un popolo che pratica una religione antichissima che ne rappresenta l'identità profonda. Chiamati “adoratori del diavolo” dai loro detrattori, “spegnitori di lampade” dai turchi, accusati di libertinaggio, gli Yazidi seguono una religione monoteistica particolarmente esoterica che adora sette angeli, il più importante dei quali è Melek Ta’us, che ha le sembianze di un pavone.
https://iranicaonline.org/articles/yazidis-i-general-1
Una religione che è l'essenza stessa yazida, popolazione con un'identità 'forgiata nel sangue e nelle persecuzioni", "dalla costante necessità di isolarsi e difendersi contro nemici minacciosi e assai più potenti'.
Scrive Zoppellaro che "in particolare dal XIII secolo, questa popolazione si trovò a subire continui attacchi" e che "le cose andarono peggiorando ulteriormente in tarda epoca ottomana (...) negli anni Novanta dell'Ottocento - mentre avvenivano i primi massacri degli armeni (...) ebbe luogo la spedizione guidata dal generale Omar Wahbi Pasha, che portò a massacri e conversioni forzate (...). Il sacro tempio di Lalish venne trasformato in una scuola coranica, cercando di così di disperdere ogni traccia di questa amica fede".
Con Saddam Hussein (che insieme al cugino Alì detto "il chimico" sperimentò sui curdi diversi gas mortali, come il Sarin, l'Iprite e altri, causando centinaia di migliaia di vittime) ci sono vari tentativi di arabizzazione.
Come già detto, nel 2014 le milizie nere del califfato ISIS dilagano nella pianura di Ninive e iniziano una spaventosa persecuzione di cristiani e yazidi.
https://www.asianews.it/notizie-it/Sinjar,-le-milizie-dello-Stato-islamico-massacrano-gli-Yazidi-e-impongono-la-tassa-ai-cristiani-31813.html
Nonostante le affermazioni del governo regionale del Kurdistan iracheno e di quello centrale di Baghdad, la zona di Sinjar rimane senza la protezione dei Peshmerga. Inizia così il genocidio yazida, di cui il premio Nobel Nadia Murad (anche lei rapita dai jihadisti e prigioniera per lungo tempo di ISIS) è la più famosa testimone.
Probabilmente il genocidio yazida sarebbe stato totale se non fosse stato per l’intervento del PKK, che mandò in soccorso unità HPG e J-Star, come testimoniato dal giornalista Claudio Locatelli.
https://nena-news.it/video-il-genocidio-degli-yazidi-e-la-solidarieta-del-pkk/
Dopo l'intervento del PKK, gli Yazidi superstiti, uomini e donne, si organizzarono in unità di difesa militari, chiamate YBS (in curdo Yekîneyên Berxwedana Shingal, Unità di Resistenza di Shingal), sul modello delle YPG/YPJ in Rojava. Anche nello YBS esiste un reparto formato da volontari internazionali.
Le sofferenze subite dagli yazidi sono orrore puro. Bambine comprate e vendute più volte, torturate, stuprate. Le sopravvissute hanno ferite fisiche e psicologiche che non guariranno mai, e come dice racconta Zoppellaro, non riescono a concepire il futuro: 'Sawsan racconta calma, senza esitazioni, ogni aspetto della sua agonia, anche i tentativi di suicidio, ma appena le chiedo del suo futuro entra in completa confusione. Esita, si inceppa, non riesce più a spiccicare parola (...). Qui, davanti a lei alla sua gente c'è solo un passato troppo ingombrante con cui tentare di fare i conti ogni giorno, un passo dopo l'altro".
Nonostante il tema tragico, questo saggio è scritto con uno stile scorrevole. Essendo il primo in Italia e tra i primi al mondo su questo argomento, ha il grande merito di aprire una strada non solo per il ricordo ma anche e soprattutto per una denuncia attività di un crimine contro l'umanità che non si è ancora concluso, come abbiamo detto all'inizio e di cui molti responsabili sono ancora liberi e ovviamente impuniti.
Simone Zoppellaro, Il genocidio degli Yazidi - Guerini e Associati - 2017
Questa è la domanda che Simone Zoppellaro, giovane studioso che vive in Germania, si pone nell'introduzione di questo libro.
Nell'agosto 2014 lo Stato Islamico si lancia alla conquista della regione del Sinjar, nell'Iraq nord occidentale, massacrando in pochi giorni più di tremila yazidi. Definito dall'ONU e da diverse organizzazioni internazionali come un genocidio ancora in corso, questo sterminio coincide con il rapimento di oltre seimila persone, in prevalenza bambini e donne, ridotte in stato di schiavitù sessuale e merce di scambio dagli uomini dell'Isis.
Gli Yazidi (o Ezidi) sono una comunità religiosa dell’etnia curda, che vivono in prevalenza nella zona di Shengal (Sinjar), Iraq nord-occidentale. La loro lingua è il curdo nella variante kurmaji (o curdo settentrionale).
Essere una minoranza religiosa che pratica una religione antichissima, nel Kurdistan e in generale nel Medio Oriente, significa attirarsi guai.
Scrive Marta Ottaviani https://formiche.net/2017/10/yazidi-simone-zoppellaro/
“Nel 2014 erano circa 514 mila, oggi almeno 300 mila vivono sparsi per il mondo, 165mila in Germania, un Paese che ha dimostrato una particolare sensibilità al dramma di questo popolo che, oggi, dopo anni di violenze, rischia di perdere la sua identità di comunità a causa dello smembramento e dei traumi a cui è stato sottoposto, che spesso si traducono in disturbi psichici e depressione”.
Molti Yazidi vivono in uno dei principali campi profughi curdi nel nord Iraq, e da lì Simone Zoppellaro inizia a parlarci di questo popolo in questo breve ma interessante saggio.
Un popolo che pratica una religione antichissima che ne rappresenta l'identità profonda. Chiamati “adoratori del diavolo” dai loro detrattori, “spegnitori di lampade” dai turchi, accusati di libertinaggio, gli Yazidi seguono una religione monoteistica particolarmente esoterica che adora sette angeli, il più importante dei quali è Melek Ta’us, che ha le sembianze di un pavone.
https://iranicaonline.org/articles/yazidis-i-general-1
Una religione che è l'essenza stessa yazida, popolazione con un'identità 'forgiata nel sangue e nelle persecuzioni", "dalla costante necessità di isolarsi e difendersi contro nemici minacciosi e assai più potenti'.
Scrive Zoppellaro che "in particolare dal XIII secolo, questa popolazione si trovò a subire continui attacchi" e che "le cose andarono peggiorando ulteriormente in tarda epoca ottomana (...) negli anni Novanta dell'Ottocento - mentre avvenivano i primi massacri degli armeni (...) ebbe luogo la spedizione guidata dal generale Omar Wahbi Pasha, che portò a massacri e conversioni forzate (...). Il sacro tempio di Lalish venne trasformato in una scuola coranica, cercando di così di disperdere ogni traccia di questa amica fede".
Con Saddam Hussein (che insieme al cugino Alì detto "il chimico" sperimentò sui curdi diversi gas mortali, come il Sarin, l'Iprite e altri, causando centinaia di migliaia di vittime) ci sono vari tentativi di arabizzazione.
Come già detto, nel 2014 le milizie nere del califfato ISIS dilagano nella pianura di Ninive e iniziano una spaventosa persecuzione di cristiani e yazidi.
https://www.asianews.it/notizie-it/Sinjar,-le-milizie-dello-Stato-islamico-massacrano-gli-Yazidi-e-impongono-la-tassa-ai-cristiani-31813.html
Nonostante le affermazioni del governo regionale del Kurdistan iracheno e di quello centrale di Baghdad, la zona di Sinjar rimane senza la protezione dei Peshmerga. Inizia così il genocidio yazida, di cui il premio Nobel Nadia Murad (anche lei rapita dai jihadisti e prigioniera per lungo tempo di ISIS) è la più famosa testimone.
Probabilmente il genocidio yazida sarebbe stato totale se non fosse stato per l’intervento del PKK, che mandò in soccorso unità HPG e J-Star, come testimoniato dal giornalista Claudio Locatelli.
https://nena-news.it/video-il-genocidio-degli-yazidi-e-la-solidarieta-del-pkk/
Dopo l'intervento del PKK, gli Yazidi superstiti, uomini e donne, si organizzarono in unità di difesa militari, chiamate YBS (in curdo Yekîneyên Berxwedana Shingal, Unità di Resistenza di Shingal), sul modello delle YPG/YPJ in Rojava. Anche nello YBS esiste un reparto formato da volontari internazionali.
Le sofferenze subite dagli yazidi sono orrore puro. Bambine comprate e vendute più volte, torturate, stuprate. Le sopravvissute hanno ferite fisiche e psicologiche che non guariranno mai, e come dice racconta Zoppellaro, non riescono a concepire il futuro: 'Sawsan racconta calma, senza esitazioni, ogni aspetto della sua agonia, anche i tentativi di suicidio, ma appena le chiedo del suo futuro entra in completa confusione. Esita, si inceppa, non riesce più a spiccicare parola (...). Qui, davanti a lei alla sua gente c'è solo un passato troppo ingombrante con cui tentare di fare i conti ogni giorno, un passo dopo l'altro".
Nonostante il tema tragico, questo saggio è scritto con uno stile scorrevole. Essendo il primo in Italia e tra i primi al mondo su questo argomento, ha il grande merito di aprire una strada non solo per il ricordo ma anche e soprattutto per una denuncia attività di un crimine contro l'umanità che non si è ancora concluso, come abbiamo detto all'inizio e di cui molti responsabili sono ancora liberi e ovviamente impuniti.
Simone Zoppellaro, Il genocidio degli Yazidi - Guerini e Associati - 2017
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