RACCONTI
Leonardo Tonini
Il sogno di Velasquez
Guardo fuori dalla finestra i cavalli, i bianchi cavalli anche se ce n’è uno nero, un magnifico stallone, credo, ma non me ne intendo, qui dentro nessuno si intende di niente, ho appoggiato la sedia alla finestra, sono salito sulla sedia e ora guardo i cavalli dietro il vetro, nel giardino, ho preso la sedia, ho dovuto, perché altrimenti non ci arrivo, nessuno ci arriva qui dentro, alla finestra, non so perché le hanno fatte così alte, le finestre, alte come le sedie, come i tavoli, come i soffitti, ma i soffitti non ci servono, invece le sedie e i tavoli sì, le finestre non so, per quel che c’è da vedere, certo i cavalli sono uno spettacolo, specialmente quello nero, quando c’è, anche quelli bianchi sono magnifici esemplari, così li chiama Cordelio, ma un cavallo bianco si confonde con la neve, resta visibile, è chiaro, anche perché si muove o tende a muoversi, ma non si vede come il cavallo nero, quello sì che spicca in mezzo a tutto quel bianco, il bianco della neve, e meno male che nevica, fuori nevica sempre, perché qui dentro non c’è luce e se non ci fossero le finestre non si vedrebbe niente, e se invece della neve ci fosse qualcosa d’altro o se solo la neve non fosse bianca, si farebbe davvero fatica a vederci qui dentro, ma adesso voglio solo guardare i cavalli nella neve, rincorrersi o ignorarsi, e stare qui, placidamente, su questa sedia gigante e non pensare alla strada che ho preso e a dove mi porterà, a dove porterà me e Cordelio, lui mi chiama suo salvatore, ma il mal di testa è sempre più forte, è vero che per lui è ancora sopportabile, ma ha iniziato molto dopo di me, anzi non ha iniziato, ha smesso, ha iniziato a smettere, non so, non sono mai stato bravo con le parole, Cordelio è bravo, inventa nuove parole, bignomo, frasco, endiometro, lui dice che noi siamo ciò che diciamo, e quindi più parole diciamo più siamo, o forse non dice proprio così, ma ultimamente faccio fatica a seguirlo, per il mal di testa, forse dovrei cominciare a smettere, e quindi iniziare a riprendere, non so, ogni giorno la pillola, insieme alla tavola imbandita, ogni giorno puntuale e eterno, come i cavalli in mezzo al giardino innevato, fino al muro in lontananza, dopo la fila di alberi neri, e poi più niente, nessuno ci ha mai pensato a cosa ci sia di là dagli alberi neri, Cordelio dice che di là ci vivono gli esterni e che di là non nevica sempre, dice che gli esterni ci hanno messi qua dentro e ci impediscono di uscire, perché noi siamo nani, siamo una comunità di nani, io non so e forse non mi interessa, so solo che non vivevo male prima, i vecchi comandano e i giovani disobbediscono, o obbediscono mal volentieri, ma io sono sereno, ero sereno, prima che iniziassi a smettere, la pillola ha un effetto benefico, adesso l’ho capito, ma io ho cessato per curiosità, volevo vedere cosa succedeva, non succedeva niente, almeno i primi giorni, poi qualcosa era cambiato, stava cambiando, mi sentivo diverso, o meglio gli altri mi sembravano sempre uguali a se stessi, le stesse beghe, le solite questioni, non se ne usciva mai, e io, invece di smettere di smettere con la pillola, o iniziare a smettere, non so, io sono andato avanti, bravo che sono stato, e sentendomi solo ho convinto Cordelio, il mio amico, a fare altrettanto, ora lui dice che sono il suo salvatore, ma se ne accorgerà, il fatto è che non posso riprendere, sono drogato di astinenza, una faccenda complicata, tutti i giorni mi trovo lì la mia pillola e dico, prendila prendila, ma poi penso che posso vedere come va a finire, posso resistere, per vedere cosa succede, i vecchi dicono che la pillola va presa prima del pranzo, aiuta a digerire, e non prenderla invece porta sfortuna, sono molto osservanti, loro, e minacciano di arrabbiarsi se vedono qualcuno che non vuole prendere la pillola, ma nessuno non vuole prendere la pillola, io la metto in bocca e non la deglutisco, almeno facevo così fino a qualche giorno fa, poi adesso la metto semplicemente in tasca, nessuno dice niente, eppure mi vedono, ma sono così distanti da me, Fidelia mi chiede come va il mio mal di testa, tutti i giorni me lo chiede, e tutti i giorni io le dico che sto sempre peggio, e lei dice che le dispiace per me, è una ragazza molto cara, all’inizio pensavo di portarla dalla mia parte, ma ora sono contento di non averlo fatto, è una ragazza molto delicata, le ho proposto di andare in cerca del marchese e della marchesa, ma mi ha guardato terrorizzata, ha paura del marchese e della marchesa come i bambini, i vecchi dicono ai bambini che se non fanno i bravi il marchese e la marchesa arrivano con i loro campanelli e li portano via, ma uno smette di credere a queste cose crescendo, ma certo è un bello spavento trovarsi da soli in un corridoio e sentire i campanelli, e non capire da che parte arriva il suono, io forse ho iniziato a non prendere la pillola perché pensavo che fosse la pillola a non farci vedere il marchese e la marchesa, invece non è così, anche ieri stavo andando alla stanza di Cordelio e ecco che sento i campanelli, mi giro di scatto, ma ho visto solo qualcosa con la coda dell’occhio, come sempre, un lembo del vestito, come sempre, il vestito ricoperto di campanelli, il vestito femminile della marchesa, la gonna che arriva fino a terra, certe volte il mantello del marchese, i vecchi dicono che qualcuno ha visto anche le scarpe del marchese, o la caviglia della marchesa, ma dicono che mai nessuno li ha visti in faccia, ma io parlo parlo e sono ancora qui a guardare i cavalli alla finestra, al di là del vetro, bianchi tra la neve, con l’unico magnifico stallone nero che ogni tanto sparisce dalla visuale, perché non viviamo al piano terra, ma siamo rialzati di un bel po’, quando si avvicinano troppo a dove siamo spariscono, sono sotto la finestra, sarebbe bello aprire e guardare sotto, almeno per vedere quanto siamo alti, se c’è modo di scappare, sì, perché, se devo essere sincero con me stesso, mi è venuta l’idea di morire, il pensiero che non andrò avanti tanto senza pillola, e prima di essere morto vorrei uscire da qui, camminare nella neve fino agli alberi neri e arrivare fino al muro, e poi trovare il modo di scavalcare il muro e vedere cosa c’è dall’altra parte, vedere se gli esterni esistono o no, se sono fatti come noi o no, se parlano la nostra lingua o no, e chiedere perché noi ce ne stiamo qua dentro, e chi è che ci porta da mangiare ogni giorno, e chi sono il marchese e la marchesa, e poi vedere i cavalli da vicino, toccarli, e domandare se parlano la nostra lingua e se sì, chiedere se sanno perché sono qui, tutte cose che farebbero inorridire Fidelia, ma non me, non uno che è destinato a morire tra breve, non mi importa della morte, vorrei vivere a lungo e vorrei vivere felice, sposare Fidelia che è intelligente e delicata, forse basterebbe prendere la pillola, anche adesso, ne ho una scorta nella mia camera, ma c’è come una voce che mi dice resisti resisti, e io resto bloccato, prendo in mano la pillola e dico, se prendo questa pillola il mal di testa sparirà e tutto ritornerà come prima, ma non saprò mai cosa perdo, anche se non so se veramente perdo qualcosa oltre la salute, eppure qualcosa perdo, come la scorsa settimana, ad esempio, il vecchio Gudelio non era più con noi, il suo posto era vuoto a tavola, e il suo piatto era vuoto, segno che chi ha apparecchiato la tavola, sapeva che Gudelio non sarebbe venuto, io ho chiesto di Gudelio, io solo, loro mi hanno detto che era in camera sua, che stava poco bene, e poi, giusto ieri, ho chiesto che fine avesse fatto il vecchio Gudelio e tutti mi hanno chiesto chi fosse, apparivano disorientati, ma il più disorientato di tutti era Cordelio che si ricordava di un certo Gudelio, ma non sapeva chi fosse, non sapeva neppure se fosse stato giovane o vecchio, io gli ho detto che aveva smesso di prendere la pillola da troppo poco tempo, che ancora non vedeva le cose chiaramente come le vedo io, lui dice di avere fiducia in me, ma è confuso, per la prima volta insieme all’entusiasmo Cordelio prova anche la paura, lo capisco, anche io ho paura, una paura agghiacciante, tutti hanno paura quando cominciano a essere soli, forse più di quando sono realmente soli, hanno paura quando incominciano a essere soli, o temono di restare soli, quando vedono la solitudine che si stende come un buio corridoio senza fine davanti a loro, sarebbe bello fregarsene come fanno i cavalli, se è vero ciò che sembra, cioè che loro se ne fregano, che non sentono i problemi, non hanno motivo di temere la morte e altre cose del genere, che poi magari non è vero, anche loro temono sperano e amano, secondo me, di certo la sparizione di Gudelio mi ha fatto male, mi ha fatto pensare a tutte le persone che sono sparite senza lasciare tracce, impossibile chiedere agli altri, impossibile ricordare, almeno per adesso, forse, continuando la via che ho intrapreso, il cervello mi si aprirà completamente e ricorderò tutto, ma proprio tutto e, finalmente, le mie domande avranno risposta, per ora di certo c’è solo questo mal di testa orribile, questo continuo pulsare del cervello contro le sue pareti, e poi questo silenzio in tutto il palazzo, nei lunghi corridoi scuri, senza che se ne veda la fine, persa nell’oscurità, e questa luce bianca dalle finestre, data dal bianco della neve che scende sempre e non si accumula, ma ciò che mi spaventa di più è quel sogno ricorrente, ma non ne voglio parlare, anche Cordelio dice di sognare di notte, quando dorme, ma di non ricordare, come me all’inizio, invece adesso ricordo, ogni volta meglio, ogni volta il sogno è più nitido, prima non sognavo, quando prendevo la pillola, o forse sognavo ma non ricordavo, Cordelio, che è più intelligente di me, dice che lì, nel sogno, sta la spiegazione a tutti i misteri, ne è convinto, anche se non ricorda quello che ha sognato, io non voglio parlare del mio sogno, è talmente assurdo, e poi forse il suo sogno è diverso dal mio, non voglio influenzarlo, aspetto che anche la sua mente sia sgombra dalla nebbia, ancora qualche giorno, se resisto, se sopravvivo, a volte penso che morire così è stupido, morire, senza sapere, mi dico che se fossi più intelligente capirei, confido in Cordelio, è più intelligente di me, ha più fantasia, ecco i campanelli del marchese e della marchesa, sono lontani, in qualche corridoio lontano, un corridoio uguale a tutti gli altri, senza fine, che si perde nell’oscurità, chissà chi li avrà visti questa volta, o se la loro è stata solo un’apparizione senza testimoni, capita anche questo, ci si ritrova a cena e si parla del marchese e della marchesa, si parla sempre del marchese e della marchesa, e dell’educazione dei figli, i vecchi soprattutto, non certo i giovani che non hanno figli, e dei cavalli, ma non troppo spesso, chissà perché non troppo spesso dei cavalli, io li trovo affascinanti, bianchi in mezzo alla neve, Cordelio dice che non è neve, ma pioggia radioattiva, è una delle sue parole inventate, una neve che uccide, dice, prodotta da un esplosione nucleare, non so dove tiri fuori queste scemenze, di certo è molto intelligente, e ha molta fantasia, ma per me queste sono scemenze, scemenze innocue, ma scemenze, ma Cordelio è bravo a parlare, dice che una volta non nevicava e noi stavamo fuori, come gli esterni e non c’era differenza tra noi e gli esterni, dice che gli esterni adesso non ci sono più, che sono tutti morti, anche se non si spiega come faccia la nostra tavola a essere imbandita due volte al giorno, a pranzo e a cena, sì, a cena, prima che faccia buio, un pasto leggero, prima di coricarsi, e senza pillola, la pillola a mezzogiorno, e per il resto il tempo ognuno lo passa come meglio crede, il divertimento dei giovani è quello di andare per gli sterminati corridoi e aprire porte a caso, ci sono infinità di porte, nessuno è mai riuscito a vedere tutte le stanze, i vecchi non vanno più per i corridoi, non aprono più porte per vedere su che stanza si aprono, si sono stancati, credo, preferiscono pensare all’educazione dei figli, e parlare tra di loro di cosa è giusto e di cosa non lo è, e del marchese e della marchesa, nessuno sa chi siano, nemmeno Cordelio ha idee in proposito, qualcuno dice che sono loro a preparare la tavola, se così fosse dovremmo a loro la nostra sopravvivenza, ma a nessuno piace questa idea, una leggenda dice che un giorno uno di noi nani aprirà la porta giusta, e si troverà faccia a faccia con il marchese e la marchesa, e capirà molte cose, ma io non cerco il marchese e la marchesa, io cerco l’uscita, un giorno troverò una porta che mi porterà fuori di qui, in mezzo alla neve, dove ci sono i cavalli, i magnifici cavalli bianchi, che ora vedo dalla finestra mentre me ne sto su questa sedia sproporzionata, io credo che quando troverò quella porta e sarò fuori finirà il mio mal di testa, e capirò tutto quello che c’è da capire, e dirò a Cordelio che la neve non è radioattiva, e di uscire anche lui, per parlare con i cavalli, e allora anche il sogno avrà un senso e smetterà di tormentare le mie notti, di certo non è male passare il tempo a aprire porte, se non avessi questo mal di testa, nelle stanze si trova un po’ di tutto, non ricordo che stanze ho visto quando prendevo la pillola, la mia paura è che abbia trovato l’uscita e che non sia uscito, o che abbia perso il ricordo dell’uscita nel giardino, sarebbe una gran brutta cosa questa, ma non voglio perdermi d’animo, anche perché non penso di avere molto tempo, sono certo che morirò presto, o mi ucciderò, non potendo più sopportare questo mal di testa, sembra che il mio cervello voglia esplodere, devo dire a Cordelio di smettere di non prendere la pillola, deve ricominciare a prenderla, ma so che non mi ascolterà, ormai si è esaltato, dice che la verità è vicina e mi guarda con invidia, pensa che io sia più avanti di lui, perché sono partito prima, dice che il suo cervello ha ripreso a funzionare, come ieri che c’è stato il concerto, i vecchi suonano strumenti, passano il tempo a parlare, ma intanto pizzicano corde o soffiano dentro a dei tubi, sono molto bravi, ma la musica è triste, le donne cantano anche, in una lingua strana, parole che non significano niente, come le parole inventate di Cordelio, ma almeno le parole di Cordelio sembrano parole dette nella nostra lingua, mancano solo di significato, per il resto vanno bene, invece i canti delle donne hanno parole davvero strane, molto musicali, ma non saprei come definirle, sono diverse dalle nostre, hanno un suono diverso, Cordelio dice che le parole che usano le donne quando cantano sono della lingua dei cavalli, questa cosa, se fosse vera, sarebbe dura da mandare giù, io sogno di uscire e di poter parlare con i miei amati cavalli, sarebbe tremendo scoprire che loro parlano un’altra lingua, di certo i concerti dei vecchi e delle vecchie avvengono senza nessuna giustificazione, un giorno c’è il concerto, poi per molti giorni non c’è nessun concerto, ho provato a chiedere a un vecchio quando sarà il prossimo concerto e lui mi ha guardato come se non capisse quello che gli chiedevo, ho chiesto a Fidelia se si ricordava del concerto precedente, avvenuto una decina di giorni fa, ma lei non ha capito cosa volesse dire una decina di giorni fa, Fidelia dice che sono molto strano e che probabilmente è per via del mio mal di testa, le ho chiesto se si ricordava da quanto tempo ho il mal di testa e mi ha detto che ho sempre avuto il mal di testa, il che non è vero, ma lei si ricorda così, le ho chiesto se non le pare strano che io sia sempre stato strano, e lei non ha capito, le ho chiesto ancora se poteva aiutarmi con il mal di testa, e lei si è messa a piangere, povera Fidelia, così sensibile e delicata, ma io un giorno uscirò di qui, almeno lo spero, se non muoio prima, o se non mi uccido prima per il dolore, devo trovare la porta giusta, e poi porterò con me Fidelia e Cordelio, e anche tutti gli altri se vorranno venire, ma degli altri mi interessa di meno, non che me ne freghi, degli altri, vorrei che stessero bene, certo mi trovo meglio con Fidelia e Cordelio, ma vorrei che stessero ben anche gli altri, anche se in realtà non stanno poi male, prendono la pillola e non stanno poi male, sto peggio io con questo mal di testa, un mal di testa che non mi lascia dormire, o mi fa dormire male, e quando dormo male sogno, sempre lo stesso sogno, mai i cavalli bianchi, questi li guardo adesso, anche se comincio a essere stanco di stare in piedi, qui su questa sedia non costruita da noi e non fatta per noi, potrei andare per i corridoi a cercare la porta giusta, non mi devo stancare, ho aperto infinità di porte e ho visto infinità di stanze, tutte molto simili, un letto, un comodino, un piccolo tavolo, il lavello e la ritirata dietro una tenda, tutto più grande di quello che avrebbe senso, il letto molto alto, la finestra troppo alta, il lavello poi è altissimo, ci dobbiamo aiutare con una sedia, una sedia, una sedia grande come questa dove sto io adesso, tutte le camere uguali alla mia stanza, uguali alla stanza di Cordelio e di Fidelia, in realtà Fidelia l’ha abbellita con dei disegni di strumenti musicali, le ho chiesto di disegnare un cavallo bianco, ma a lei non piacciono i cavalli bianchi, io non riesco a capire come non le possano piacere i cavalli bianchi, di certo però quella ragazza mi vuole davvero bene, ha fatto un disegno dei cavalli bianchi che corrono nella neve e me l’ha regalato, dice che lei non vuole tenerlo in camera sua, quindi adesso c’è l’ho io in camera mia, una camera che altrimenti sarebbe uguale a tutte le altre, il letto, il comodino, il piccolo tavolo, Cordelio lo chiama scrittoio, il lavello con la sedia gigante per arrivarci e la ritirata dietro una tenda, ma esistono camere molto diverse, alcune sembrano dei ripostigli, ci sono dei costumi antichi, come quelli che portano il marchese e la marchesa, ma senza campanelli, oppure sedie, certe stanze sono stipate di sedie, non so a cosa possano servire tante sedie, in una c’era uno strano animale impagliato, era marrone, ricoperto da una folta pelliccia marrone, piuttosto tozzo, ma il muso era simpatico, le zampe non erano simpatiche, finivano con una specie di mano con unghie nere e lunghe, mi ha fatto impressione, l’ho fatto vedere a Cordelio, a Fidelia no perché si metterebbe a piangere, gliene ho parlato a Fidelia e mi ha scongiurato affinché non glielo facessi vedere, invece Cordelio era contentissimo, avrebbe voluto portarlo in camera sua, o in camera di qualche donna, per spaventarla, ma diceva così per dire, neanche lui se lo sentiva di toccarlo, di certo il mal di testa non mi dà pace, adesso sento tutta la testa pulsare, come se il cervello premesse per uscire, come se il cervello desse delle gran spallate per rompere il cranio e uscire, non resisterò a lungo, forse mi conviene prendere una pillola, una sola, forse il mio mal di testa sparirà, ma so che devo resistere, ci sono troppe cose che non vanno qui, devo capire cosa c’è dietro, e poi c’è il sogno, ogni notte si aggiunge un particolare, fra un po’ tutto sarà chiaro nella mia testa, io sto vivendo una magnifica avventura, ecco quello che sento nel midollo delle ossa, e questo mi dà la forza di affrontare il dolore e la paura, Cordelio dice che noi stiamo vivendo per la prima volta, io non so, le parole di Cordelio mi suonano sempre un po’ strane, è un bravo ragazzo e è mio amico, sono contento che abbia deciso di seguirmi in questa avventura, mi fa sentire meno solo, certe volte penso che farei bene a coinvolgere anche Fidelia, ma poi dico che è meglio così, meglio per lei, e poi non mi ascolterebbe, ha troppa paura di trasgredire le regole, anche se in verità nessuno sa cosa succeda a trasgredire una regola, i vecchi dicono che porta sfortuna, ma io ho trasgredito molte regole e non mi è ancora successo nulla, a parte questo mal di testa, ecco il cavallo nero, chissà per quale motivo non è bianco come gli altri, ma forse non ha senso cercare un motivo, io cerco troppi motivi, mi faccio troppe domande, vorrei essere come Cordelio, lui ha risposte per tutto, siamo una bella coppia, io domando e lui risponde, dice di essere in contatto con la sede di tutte le risposte, un posto lontanissimo, di là degli alberi neri, dove stanno tutte le risposte, le risposte a qualsiasi domanda, anche la più strana o la più banale, una sorta di immenso magazzino delle risposte, ma io non ci credo, sarei un pazzo se ci credessi, Cordelio non ha decisamente i piedi per terra, è fantasioso, abbiamo parlato a lungo della sparizione di Gudelio, lui non ricorda bene, ma si fida di me, se lo dici tu, dice, io ci credo, questo Gudelio è esistito e era uno di noi, dice, ne ha un ricordo confuso, anche io ho dei ricordi confusi, ma molto più antichi di quelli di Cordelio, ricordo quando ero bambino, e Fidelia veniva sempre in cerca di me e io la scacciavo perché era una femmina, ai bambini non piacciono le femmine, poi la situazione si ribalta, noi andiamo dietro alle femmine e queste ci detestano, o ci trovano stupidi, e ci fanno fare della cose insensate, solo per divertirsi, prove d’amore, le chiamano, e infine ci si mette insieme e si fanno altri bambini, mi piacerebbe avere dei bambini con Fidelia, ma per adesso lei ha troppa paura, le donne dicono che poi verrà voglia anche a lei, di avere dei bambini, è il destino, dicono, dicono sempre è il destino, ma secondo me non è tutto così predefinito, così rigido, per me non è così, e prima o poi troverò la porta che mi porta all’esterno, ma ora fa freddo qui dentro, forse ho freddo solo perché è da tanto che me ne sto fermo vicino al vetro della finestra, o forse ho freddo perché sono malato, non so, voglio andare da Fidelia, in camera sua e riscaldarmi tra le sue braccia, da quando ho mal di testa lei è più affettuosa con me, le dirò che sono stato a vedere i cavalli, i cavalli bianchi e quello nero, e che mi è venuta voglia di uscire per vedere che lingua parlano, lei mi scongiurerà di non farlo, questi lunghissimi corridoi scuri, con il soffitto così alto, mi fanno sentile solo, non ricordo di essermi sentito così solo prima, quando prendevo la pillola, forse è a questo che serve la pillola, a non sentirsi soli, a far passare il mal di testa e a non avere troppi ricordi, i vecchi si ricordano solo della musica, se la ricordano perché ce l’hanno nelle mani, Fidelia va da una vecchia a imparare a cantare, quando sarà brava canterà nei concerti del dopocena, anche io dovrei andare da qualche vecchio a imparare qualche strumento, invece non ci vado, non ne ho voglia, e non succede niente, domani un vecchio salterà su, mentre mangiamo e dirà, Adelio vieni da me questa sera che ti insegno a pizzicare le corde, o a soffiare dentro a un tubo, e io dirò che passerò molto volentieri quando non avrò più il mal di testa, e quello si mette calmo e dice che gli dispiace che io non stia bene, e tutto finisce lì, poi fino a cena è più facile incontrare il marchese e la marchesa che un altro di noi, un vecchio soprattutto, a meno che io non lo vada a cercare, cosa che avviene di rado, preferisco vagare per i corridoi dai soffitti altissimi aprendo porte, o starmene qui alla finestra a guardare i cavalli, o andare da Cordelio o da Fidelia, ma preferisco andare da loro alla sera, quando mi sento più solo, come ieri sera che ho chiesto a Cordelio, visto che sa tutte le risposte, come possiamo uscire, e lui ci ha pensato su, dice per mettersi in contatto con il magazzino di tutte le risposte e poi mi ha detto che devo rompere i vetri di una finestra, e dopo come possiamo scendere, ho chiesto io, e lui mi ha detto che basterebbe annodare un paio di lenzuoli, non è molto distante il suolo, gli ho chiesto perché non lo facciamo e lui mi ha detto che abbiamo paura della neve radioattiva, non si può ragionare con lui, intanto siamo qui dentro, chissà da quanto tempo, tanta gente è morta senza lasciare traccia, sempre che sia davvero morta, magari è stata solo trasferita, ma nessuno sa dove, anzi, nessuno si domanda dove, ecco ancora i campanelli del marchese e della marchesa, questa volta più vicini, fanno gli straordinari oggi, l’ultima volta che li ho visti è stato due settimane fa, li ho sentiti a un passo da me, mi sono girano di scatto e ho visto solo un lembo della gonna della marchesa, dorato e ricoperto di campanelli, ma proprio per un attimo, con la coda dell’occhio, ho provato a seguirli, cosa orribile per chiunque, ma appena voltato l’angolo del marchese e della marchesa non c’era più traccia, solo il suono dei campanelli che si allontanava in fretta, il cuore mi batteva, sembrava volesse uscirmi dal costato, è inaudito mettersi a inseguire il marchese e la marchesa, non l’ho raccontato a nessuno, nemmeno a Cordelio, ma forse stasera gliene parlo, per vedere che faccia fa, e poi potrei chiedergli chi sono il marchese e la marchesa e perché si comportano così, voglio vedere che razza di risposta è capace di tirare fuori, adesso non vedo nessun cavallo, per quanto possa guardare a destra e a sinistra non vedo nessun cavallo, improvvisamente mi sento triste, non mi è mai capitato di guardare da una finestra e di non vedere nessun cavallo, probabilmente si sono spostati in un’altra ala del giardino, niente di grave, anzi normale, ma io mi sento triste, mi sembra che sia un brutto segno non vedere i cavalli, mi devo rassegnare, forse andrò a trovare Fidelia prima di cena, spero di trovarla in camera sua, la settimana scorsa si è fatta vedere nuda, ho dovuto insistere parecchio, ma alla fine si è lasciata spogliare, non l’ho toccata perché lei era molto imbarazzata, poco dopo si è rivestita e mi ha detto che non lo farà mai più, oggi non si ricorderebbe nemmeno, no, a distanza di una settimana nessuno si ricorda nulla qui dentro, il giorno dopo uno si ricorda bene, poi il ricordo comincia a sfumare, a diventare meno importante, e poi non è mai esistito, sempre per colpa della pillola, credo, io invece ricordo tutto perfettamente, anche la memoria di Cordelio migliora di giorno in giorno, si ricorda anche di sognare la notte, ma ancora non si ricorda cosa, ci vorrà ancora un paio di settimane per lui, dopo diventerà come me, un essere in preda alle angosce, con un mal di testa terribile, e si ricorderà del sogno, ma non ne capirà il senso, nel sogno, ricordare e dimenticare, da sempre va così, o forse non da sempre ma non ne ho memoria, il nostro è più un non ricordare che un dimenticare, non vedo cosa ci sia da dimenticare in una vita sempre uguale a se stessa, invece non so cosa non riesco a ricordare, sicuramente è molto di più ciò che non ricordo di ciò che posso dimenticare, è una sfumatura sottile, ma c’è, i vecchi ricordano la musica ma hanno dimenticato i concerti precedenti, il bello è che credono di fare sempre lo stesso concerto, e invece il concerto viene sempre diverso, anche il mio sogno è sempre lo stesso, ma ogni volta che sogno il mio sogno lo sogno con qualche particolare in più, adesso lo voglio raccontare, io cammino nel buio e a un certo punto nel buio compare uno specchio, e nello specchio che sta sospeso nel buio a una certa distanza da me compaiono due figure, un uomo e una donna, l’uomo ha i baffi e la parrucca e la donna ha solo la parrucca, sono il marchese e la marchesa, hanno il vestito di campanelli, poi, sulla destra si apre una porta e da dietro arriva una forte luce, e sulla soglia ci sta un uomo, ma molto alto e slanciato, come non ne ho mai visti qui, e questo uomo è girato e guarda verso di me, e ha i piedi su due gradini diversi, una gamba diritta e l’altra piegata, sembra che sia stato in procinto di uscire e qualche evento improvviso l’abbia fermato e fatto voltare, poi la scena si allaga e io vedo un uomo con i baffi, sbucare da una specie di tenda, o di porta, non riesco a capire, quest’uomo, che è alto e slanciato, guarda verso di me e pare sorpreso, ha in mano un pennello, e sta a sinistra, nel centro c’è lo specchio con il marchese e la marchesa, ma sono in lontananza, sulla destra c’è il tipo che sembrava volesse uscire, ma è sempre lontano e, sulla sinistra c’è questa figura, molto vicina e me, ma non così vicina, ha i baffi, forse si nascondeva dietro una tela, sì è una tela, molto grande, era intento a dipingere, ecco che un altro particolare si è aggiunto, è vicino a me e guarda verso di me, ma non così vicino, come invece, sulla destra, un gruppo di figure, queste sono le figure più inquietanti del sogno, c’è una ragazza, ma che sembra una bambina, con un vestito bianco, sembra il vestito della marchesa, ma senza campanelli, molto bella, e poi un altro di noi, uno di noi, un nano, anzi una nana, una nana, e altre figure, tutte della razza del marchese e della marchesa, o del tipo che sta per uscire, o di quello con i baffi con in mano il pennello, e c’è un animale, come quello che ho trovato in quella stanza, ma più piccolo e di un altro colore, l’uomo con il pennello ha anche una tavolozza con i colori, in mano, adesso che ci penso, sembrava intento al suo lavoro, ma sorpreso, non so, un po’ triste, forse era proprio intento e ora è stato interrotto, dall’arrivo del marchese e della marchesa, improvviso, ammesso che siano loro, non so, non so chi siano gli uomini e le donne alti, potrebbero essere quelli gli esterni, ma mi chiedo perché sono diversi da noi, anzi perché noi siamo diversi da loro, e cosa voglia dire il sogno, questo proprio non lo capisco, se non avessi questo mal di testa, ma forse devo solo aspettare di avere in mano qualche altro particolare, ancora un particolare, di certo non ho mai fatto un sogno così nitido, anzi, mai fatto sogni, o non ricordo di aver mai fatto sogni, che poi è lo stesso.
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