INTERVISTE
Lorenzo Ribaldi
La prima domanda mi sembra d'obbligo: come è nata l'idea di una casa editrice e perché rivolta ad autori di lingua spagnola.
laNuovafrontiera è nata ufficialmente nel 2000, ma solo l'anno successivo, nel 2001, con la collana 'liberamente' abbiamo iniziato a pubblicare narrativa. Sin dal primo momento il nostro obiettivo è stato chiaro: portare in Italia quegli autori di lingua spagnola e portoghese che i lettori italiani non potevano leggere. I due primi volumi della collana sono stati una sorta di manifesto d'intenti: la scrittura sperimentale e caleidoscopica dello spagnolo Felipe Benítez Reyes, e il mondo fantastico e la prosa ritmata del giovane scrittore portoghese José Luís Peixoto. Lungo il cammino abbiamo ampliato il nostro interesse agli scrittori sudamericani, agli autori africani di lingua portoghese, sino a varcare il Rio Grande e arrivare in quella terra di confine, a cavallo tra gli Stati Uniti e il Messico, presidiata e raccontata dagli scrittori chicani e, allora, ci siamo imbattuti in quella scrittrice formidabile che è Sandra Cisneros. Quell'anno, nel 2004, con la pubblicazione di Caramelo, abbiamo iniziato a farci conoscere dal grande pubblico e dalla stampa. Dopo quattro anni, e dodici ristampe, proprio quest'anno abbiamo ripubblicato il libro in edizione economica, cosa alquanto rara per una casa editrice delle nostre dimensioni.
La scelta di pubblicare nomi 'minori' dipende esclusivamente da una questione di diritti che sono in mano alle multinazionali dell'editoria oppure è un'opzione voluta e consapevole per privilegiare una letteratura destinata all'oblio, almeno qui da noi?
Le scelte editoriali non sono indirizzate ad autori minori o maggiori. Sono indirizzate ad autori solidi e interessanti, che scrivono letteratura. Facciamo quello che i grandi gruppi editoriali molto spesso non possono permettersi di fare: scouting. Stiamo portando avanti un progetto che altre case editrici hanno già fatto con altre letterature (Iperborea con gli autori del nord Europa, E/O ci ha fatto conoscere le letterature dell'Europa dell'est, Minimumfax i giovani autori nordamericani) colmando un vuoto che sette anni fa ci sembrava macroscopico.
E' inevitabile che trattando di letteratura soprattutto sudamericana ci si imbatta in libri molto 'politici'. Qual è il vostro atteggiamento?
Francamente nella letteratura sudamericana contemporanea non ho trovato libri "molto politici". Quel clima di impegno politico della cultura che si respirava quarant'anni fa in America Latina è sparito come in qualsiasi altra parte del mondo. La riflessione politica è passata dallo spazio pubblico a quello del privato ed ogni autore, a suo modo, scrive della sua realtà, di ciò che conosce.
C'è un'altra piccola realtà editoriale che s'interessa alla letteratura in lingua spagnola, anche se con predilezione per la basca e la castigliana: Gran vìa. Avete rapporti? Vi siete confrontati?
Sì, conosco l'editore di Gran Via, ci siamo incontrati la prima volta, se non sbaglio, alla fiera della piccola e media editoria di Roma. Confrontati, finora mai, ma sono sempre contento quando scopro che c'è qualcuno che condivide i nostri interessi.
So che la domanda può sembrare inopportuna, visti i vostri interessi, ma in futuro c'è la possibilità che pubblichiate anche autori italiani?
Probabilmente si, ma non a breve scadenza. Quello della casa editrice di progetto è un percorso obbligato: prima o poi tutte si devono confrontare con le loro letterature. Il problema è quello di riuscire a fare una prima scrematura: scegliere tra i milioni di manoscritti che ogni giorno arrivano in casa editrice nelle più svariate forme (email, posta ma anche per fax). E tutto ciò avviene anche se dovrebbe essere evidente a tutti che noi pubblichiamo solo letteratura straniera.
Però quando la situazione si sarà stabilizzata,e la nostra struttura sarà adeguata per fare scouting tra gli autori di casa nostra, sicuramente ci lanceremo in questa nuova avventura
Pretendo una risposta molto sincera: che spazio riuscite ad avere nelle librerie con le vostre iniziative in un mercato dominato dai quattro grandi gruppi editoriali?
Rispondo in modo sincero: la lotta è dura ma noi siamo li, anche se di costa, su uno scaffale, i nostri libri guadagnano spazio e visibilità. Ovviamente è difficile per una casa editrice indipendente intercettare il pubblico del mass market, ma non è questo il nostro problema. Ci rivolgiamo ad un pubblico sicuramente più ridotto ma anche più preparato. Un pubblico che ha un rapporto attivo e intelligente con il libro e non ama essere preso in giro. Un pubblico attento alle "nostre" letterature e alla qualità degli scrittori che gli proponiamo. Per questo la nostra ricetta è: massima attenzione alle traduzioni e coerenza nella scelta degli autori.
laNuovafrontiera è nata ufficialmente nel 2000, ma solo l'anno successivo, nel 2001, con la collana 'liberamente' abbiamo iniziato a pubblicare narrativa. Sin dal primo momento il nostro obiettivo è stato chiaro: portare in Italia quegli autori di lingua spagnola e portoghese che i lettori italiani non potevano leggere. I due primi volumi della collana sono stati una sorta di manifesto d'intenti: la scrittura sperimentale e caleidoscopica dello spagnolo Felipe Benítez Reyes, e il mondo fantastico e la prosa ritmata del giovane scrittore portoghese José Luís Peixoto. Lungo il cammino abbiamo ampliato il nostro interesse agli scrittori sudamericani, agli autori africani di lingua portoghese, sino a varcare il Rio Grande e arrivare in quella terra di confine, a cavallo tra gli Stati Uniti e il Messico, presidiata e raccontata dagli scrittori chicani e, allora, ci siamo imbattuti in quella scrittrice formidabile che è Sandra Cisneros. Quell'anno, nel 2004, con la pubblicazione di Caramelo, abbiamo iniziato a farci conoscere dal grande pubblico e dalla stampa. Dopo quattro anni, e dodici ristampe, proprio quest'anno abbiamo ripubblicato il libro in edizione economica, cosa alquanto rara per una casa editrice delle nostre dimensioni.
La scelta di pubblicare nomi 'minori' dipende esclusivamente da una questione di diritti che sono in mano alle multinazionali dell'editoria oppure è un'opzione voluta e consapevole per privilegiare una letteratura destinata all'oblio, almeno qui da noi?
Le scelte editoriali non sono indirizzate ad autori minori o maggiori. Sono indirizzate ad autori solidi e interessanti, che scrivono letteratura. Facciamo quello che i grandi gruppi editoriali molto spesso non possono permettersi di fare: scouting. Stiamo portando avanti un progetto che altre case editrici hanno già fatto con altre letterature (Iperborea con gli autori del nord Europa, E/O ci ha fatto conoscere le letterature dell'Europa dell'est, Minimumfax i giovani autori nordamericani) colmando un vuoto che sette anni fa ci sembrava macroscopico.
E' inevitabile che trattando di letteratura soprattutto sudamericana ci si imbatta in libri molto 'politici'. Qual è il vostro atteggiamento?
Francamente nella letteratura sudamericana contemporanea non ho trovato libri "molto politici". Quel clima di impegno politico della cultura che si respirava quarant'anni fa in America Latina è sparito come in qualsiasi altra parte del mondo. La riflessione politica è passata dallo spazio pubblico a quello del privato ed ogni autore, a suo modo, scrive della sua realtà, di ciò che conosce.
C'è un'altra piccola realtà editoriale che s'interessa alla letteratura in lingua spagnola, anche se con predilezione per la basca e la castigliana: Gran vìa. Avete rapporti? Vi siete confrontati?
Sì, conosco l'editore di Gran Via, ci siamo incontrati la prima volta, se non sbaglio, alla fiera della piccola e media editoria di Roma. Confrontati, finora mai, ma sono sempre contento quando scopro che c'è qualcuno che condivide i nostri interessi.
So che la domanda può sembrare inopportuna, visti i vostri interessi, ma in futuro c'è la possibilità che pubblichiate anche autori italiani?
Probabilmente si, ma non a breve scadenza. Quello della casa editrice di progetto è un percorso obbligato: prima o poi tutte si devono confrontare con le loro letterature. Il problema è quello di riuscire a fare una prima scrematura: scegliere tra i milioni di manoscritti che ogni giorno arrivano in casa editrice nelle più svariate forme (email, posta ma anche per fax). E tutto ciò avviene anche se dovrebbe essere evidente a tutti che noi pubblichiamo solo letteratura straniera.
Però quando la situazione si sarà stabilizzata,e la nostra struttura sarà adeguata per fare scouting tra gli autori di casa nostra, sicuramente ci lanceremo in questa nuova avventura
Pretendo una risposta molto sincera: che spazio riuscite ad avere nelle librerie con le vostre iniziative in un mercato dominato dai quattro grandi gruppi editoriali?
Rispondo in modo sincero: la lotta è dura ma noi siamo li, anche se di costa, su uno scaffale, i nostri libri guadagnano spazio e visibilità. Ovviamente è difficile per una casa editrice indipendente intercettare il pubblico del mass market, ma non è questo il nostro problema. Ci rivolgiamo ad un pubblico sicuramente più ridotto ma anche più preparato. Un pubblico che ha un rapporto attivo e intelligente con il libro e non ama essere preso in giro. Un pubblico attento alle "nostre" letterature e alla qualità degli scrittori che gli proponiamo. Per questo la nostra ricetta è: massima attenzione alle traduzioni e coerenza nella scelta degli autori.
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