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INTERVISTE

Michele Marcon

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Invece di autori vari, nell'intestazione del libro leggiamo: Giovani scrittori IULM. Ci spieghi l'acrostico?



La collana "Giovani Scrittori IULM" è un progetto editoriale cominciato nel 2007 grazie all'incontro di un gruppo di studenti, amanti della letteratura e accomunati dalla passione per la scrittura, con il prof. Paolo Giovannetti, docente di letteratura italiana.

L'idea è quella di approfittare della comunità universitaria per garantire un'adeguata ricezione ai giovani che si dedicano alla composizione letteraria, permettendo loro di verificare il reale spessore della propria passione, e perché no, del proprio "talento". Nei primi due anni sono stati coinvolti gruppi sempre più ampi di studenti i cui racconti, una volta selezionati, sono usciti in due antologie pubblicate da Arcipelago Edizioni: L'inafferrabile e l'attuale Perso in tempo (rispettivamente 2007 e 2008).



E perché poi un titolo come 'Perso in tempo'?



In realtà la scelta definitiva del titolo avviene attraverso una votazione democratica. Un gruppo di studenti inizialmente si incontra con il professore per un brain storming da cui ricavare temi, suggestioni, ipotesi. Vengono poi proposti 5 titoli a tutti gli studenti dell'università IULM e solo dopo la votazione abbiamo ottenuto Perso in tempo. Si tratta di una linea guida che non vuole vincolare eccessivamente chi si pone di fronte al foglio bianco, ma che traccia già una serie di direttive da seguire.



Nella prefazione di Andrea G. Pinketts si legge che 'Perso in tempo' è la raccolta differenziata di monnezze vitali e mortali. E siccome lui ama la monnezza... Sarà che mi capita poche volte di capirlo, ma mi spiegate meglio il concetto?



Credo che le affermazioni di Pinketts vadano prese con la dovuta ironia. Lui è un maestro dei giochi di parole. In primo luogo posso dire che non ci prendiamo troppo sul serio; vogliamo avere dignità letteraria, ma non per questo cadere nella retorica della "letterarietà". Siamo consapevoli di essere giovani e in quanto tali il nostro immaginario collettivo è costruito da un miscuglio di informazioni, scarti, rimandi e riferimenti multimediali, come un grande sacco della spazzatura. Ma c'è da dire che in epoca contemporanea l'immondizia diventa una risorsa energetica importante e noi, "raccolta differenziata", speriamo di essere fonte del rinnovamento energetico della letteratura.



Sempre nella prefazione si legge che il colore predominante dell'antologia è il nero. A me non sembra che sia così, il prodotto mi sembra più eterogeneo.



Effettivamente la copertina stessa può trarre in inganno. Ma è indubitabile che il nero sia un colore più che ricorrente (da notare che il racconto di apertura si intitola Buco nero). Se, come diceva un famoso sceneggiatore, ogni storia può finire solo in due modi, o con la vita o con la morte, non si può negare che la maggior parte dei racconti presenti nell'antologia finisca malino... ma questo giustamente non permette di identificare l'opera nella sua interezza. Si può dire che il colore predominante sia il nero, ma l'eterogeneità dei racconti presenti è data dalle differenze di atmosfera, non di colore. Ogni racconto propone atmosfere differenti e gradi di apertura differente. Ed è sintomatico che i due racconti più "aperti" siano stati inseriti a metà e a fine raccolta.



Sempre a proposito di eterogeneità: è una precisa scelta o avete semplicemente raggruppato i migliori racconti?



Sicuramente abbiamo cercato di selezionare i racconti migliori, ma in ottica collettiva.



Nella post-fazione Paolo Giovannetti punta il dito sulla non-formalità dello stile degli scrittori dell'antologia secondo la migliore tradizione tondelliana. Non c'è il rischio di un'omogeneizzazione dei risultati?



Finora abbiamo parlato di eterogeneità, quindi credo che il rischio sia stato scampato. E vorrei far notare che alcuni racconti hanno una struttura estremamente ricercata, quasi "montata", proprio in virtù degli studi cinematografici di molti dei ragazzi che hanno partecipato. Credo che l'ibridazione mediale sia una grande risorsa, e va sfruttata.



Questa è la seconda antologia col marchio IULM. Fin quando andrà avanti il progetto?



Speriamo il più a lungo possibile. Sono già in corso i lavori per la terza antologia, e ci sarà un passaggio di testimone tra i curatori (io, se tutto va bene, tra qualche mese sarò un ex studente) per creare un discorso di continuità che permetta, col passare degli anni, la scoperta e la crescita di nuovi giovani scrittori IULM.



Ho conosciuto l'antologia attraverso Facebook. Secondo te è uno strumento utile per rendersi visibili (e quindi anche di marketing) o è una bufala?



Utilissimo. Basti pensare all'uso che ne ha fatto Obama durante le presidenziali e la sua importanza per la formazione di nuove identità politiche in Medio Oriente. Poi c'è naturalmente chi lo usa solo per contattare vecchi amici che vede da anni, taggare le proprie foto e farsi gli affari degli altri. Ma è un mezzo che se sfruttato correttamente permette grandi margini di diffusione e di condivisione.





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