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Il Paradiso degli Orchi
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INTERVISTE

Mimmo Franzinelli

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Un problema che spesso mi assilla: da una parte la convinzione che i servizi segreti (di qualsiasi paese) siano sempre stati la forza di contenimento e di 'regolarizzazione' della società meno asservita, dall'altra certe loro incredibili ingenuità (penso all'episodio in cui De André veniva 'attenzionato' per il suo appoggio alla legge sul divorzio) mi danno l'idea che pensarli 'onnipresenti' e ed 'invasivi' sia fondamentalmente una nostra debolezza.



Noi tendiamo a vedere i servizi segreti come una sola entità, mentre al loro interno esistono cordate di potere diversificate e talvolta ostili le une alle altre, e la professionalità coesiste con livelli incredibili di dilettantismo e di improvvisazione (in Italia, probabilmente, più che altrove). I servizi dipendono dal potere politico, ma mantengono significativi livelli di discrezionalità e persino di autonomia. Fabrizio De Andrè veniva spiato in quanto ritenuto anarchicheggiante e estremista; chi lo schedava ignorava o fraintendeva grossolanamente la sua cultura e la sua arte, ma si riteneva comunque sicuro di poterlo schedare illegalmente, poiché il musicista – nonostante le radici familiari "perbeniste" – seguita un tenore di vita irregolare e le sue ballate erano contro lo status quo.



Una domanda su Presley: quanto il suo incontro con il presidente Nixon nel dicembre del 1970 in cui tra i due si concordava l'opportunità di neutralizzare i musicisti più 'dannosi', può aver inficiato la sua immagine di 'rivoluzionario' del rock?



No: la squallida vicenda dell'incontro con Nixon e del corteggiamento di Hoover non ha nuociuto in modo rilevante all'immagine di Elvis Presley, che era comunque entrato nella storia del Novecento e impersonava un mito, un sogno che la fragilità e la povertà umana del cantante non poteva diminuire. Il bello è che artisti rivoluzionari come Phil Ochs o comunque anti-sistema come il John Lennon della fase americana condividevano l'ammirazione – se non l'idolatria – per Elvis, il quale, bontà sua, li avrebbe voluti cacciare dietro le sbarre...



Recentemente, in una prassi ormai consolidata dei nostri tempi di riconsiderare tutto, c'è chi ha rivalutato la politica di Reagan. Come può essere possibile tenendo presente anche il suo impegno, soprattutto quando era governatore della California negli anni sessanta, di 'normalizzare' qualsiasi diversità?



Ronald Reagan è stato un precursore della politica come l'arte della recitazione. Sui suoi errori e sui suoi crimini è sceso rapidamente l'oblio e che oggi ci sia qualcuno che lo rivaluti, è tutto dire. Tra le sue decisioni "qualificanti" vi fu il licenziamento in tronco, nel quadro della politica antisciopero, di molti controllori di volo, sostituiti da novizi: ne seguirono alcune sciagure aeree, ma non mi risulta che di esse fu chiamato a rispondere il malaccorto presidente degli USA... In effetti, già ai tempi del governatorato della California Reagan era impegnato in campagne anti-dissidenti improntate alla caccia al diverso e basate su metodi squisitamente antidemocratici.



Personalmente non credo mai al 'complottismo' anche se spesso pensar male è un bene: certo però che tre musicisti scomodi, Hendrix, Morrison e Janis Joplin, morti in poco meno di un anno... Pensa che sia stata solo una questione di droga?



Il complottismo è una malattia infantile difficile da debellare. Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin e diversi altri artisti vivevano in modo tendenzialmente autodistruttivo; di certo FBI e magistratura fecero la loro parte nel suscitare e accentuare in loro sentimenti di persecuzione, contribuendo pertanto a una deriva culminata in morti assurde, di cui certamente i circoli di potere non si dolsero.



A proposito di droga: ma cosa è rimasto della generazione dello sballo da LDS o di quei musicisti che si facevano di tutto (penso a Jerry Garcia che arrivò a provare l'eroina iraniana pura al 95%) per raggiungere la porta della percezione? Forse cenere, soprattutto se un genio come Zappa, contrario alle droghe, raggiunse risultati artistici prodigiosi.



Ancora prima del rock (si pensi allo straordinario jazzista Charlie Parker) erano evidenti i limiti e i pericoli della droga per l'arte e per la stessa sopravvivenza di un artista. Jerry Garcia è rimasto lui stesso impigliato nella rete distruttiva delle droghe da cui traeva ispirazione, ma che lo hanno irretito e spento in pochi anni, determinandone la morte precoce. Purtroppo anche Frank Zappa, contrario su tutta la linea alla droga, è stato rapito anzitempo dalla morte, per un tumore alla prostata... ecco, Zappa dimostra – se ce ne fosse bisogno – che la droga non ha nulla a che fare con la creatività, anzi!



Ma Dylan? Nel suo saggio è molto più presente Joan Baez...



Di Bob Dylan mi ha interessato – per il libro Rock&Servizi segreti – il ruolo rivestito agli esordi musicali, con canzoni divenute inni pacifisti; poi il musicista si è artisticamente arricchito e umanamente immiserito, chiudendosi nella gabbia d'oro della rock star. E dunque i servizi segreti non avevano più ragione di sospettare di lui e di monitorarlo come invece hanno fatto per Joan Baez, che non ha mai smesso di condurre battaglie pacifiste e ecologiste.



Si dice che la cinematografia hollywoodiana sia in crisi di ispirazione e preferisca l'uso spropositato di effetti speciali per sopperire a carenze di sceneggiatura. Ma nessuno ha mai pensato a realizzare un film sulla triste vicenda di Jean Seberg?



Vicenda allucinante, quella dell'attrice Jean Seberg: attraverso le carte di polizia si segue passo passo la macchinazione orrenda montata per distruggerla, in quanto ritenuta contigua alle Black Panthers: obbiettivo riuscito in pieno. E' di recente stato pubblicato in Italia un libro autobiografico di suo marito, Romain Gary, che rievoca quella tragica esperienza. Ricavarne un film? Forse il tema rimane scomodo per Hollywood...



Un mondo rovesciato: lei ha fatto un saggio sul controllo sistematico dell'antiterrorismo americano sul mondo degli artisti in generale, ora con la scusa della privacy si vuol impedire alla magistratura di indagare...



Ho l'impressione che il provvedimento sostenuto dal Popolo della libertà (sic!) miri non soltanto a rallentare il lavoro dei magistrati ma anzitutto a blindare i detentori del potere nella loro cittadella di intangibilità, per evitare che il popolo scopra una verità essenziale: che il re è nudo.





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