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CINEMA E MUSICA

Adriano Angelini Sut

Non ci sono quasi più i vecchi Jane's Addiction, ma il nuovo lavoro non è da buttare.

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I critici musicali sono noiosi come un disco vecchio, uno di quei bei vinili che s'inceppava e rimaneva per minuti, ore se non lo toglievi da sotto una puntina graffiante, sulla stessa nota. Uscito il nuovo, finalmente, quarto album in studio della band di Perry Farrel, The Great Escape Artist, tutti si aspettavano Nothing's Shocking o Ritual de lo habitual (bestemmia!). Ma non era possibile. Lo sapevamo tutti. Quelli sono capolavori immortali che rimarranno negli annali del rock al pari dei grandi dischi della storia. Davvero pensavate che dopo 8 anni di silenzio dal terzo album Strays (che bello prendersi tutto questo tempo!), Perry riuscisse a riproporre qualcosa di simile? Illusione. Per cui accontentiamoci di quello che i Jane's Addiction hanno partorito senza troppe storie. Un album dignitoso, per certi versi scontato per altri sontuoso. Sontuoso, incommensurabile e imperioso è il singolo (orrore... i puristi si staranno facendo la croce e gli spergiuri!), quell''Irresistible Force' che coniuga alla perfezione rock puro e anni '80, impegno e disimpegno, melodia e virtuosismo. Troppo commerciali, un album troppo canzonettaro? E allora? Magari i Coldplay, con le loro lagne imbalsamate riuscissero a suonare una virgola di quello che suonano Farrell e Navarro. Prendete 'Curiosity Kill' o 'Twisted Tales', la band del fondatore del Lallapalooza sa benissimo che il rock anni'80 non era affatto da buttare; ce lo ripropongono in salsa farrelliana. Leggero, sferzante. Prendete 'Underground', il brano d'apertura, lì sembra di risentire per un attimo gli echi dei primi Jane's. Le sferragliate di chitarra, gli acuti di Perry, il graffio della sua esuberanza da Iggy Pop in salsa Princesca. Potente e macilento. Ma è solo un lampo. 'End to the Lies' è già un brano minore, un po' noioso, un po' senza idee. Dall'intro promettente e dal ritornello che non ce la fa a salire.

Ovviamente i Jane's sono in parte, solo in parte, deludenti.

Ci sono pezzi come 'Ultimate Reason' che saccheggiano un po' dai Red Hot un po' dal grunge, un po' così a casaccio e che non esaltano. C'è 'Splash a little Water on it' che vorrebbe essere una ballata bella e cantereccia. Che vorrebbe fare tanto California e allappa senza troppa convinzione su una melodia costruita, troppo, a tavolino. Tutto già sentito e già apprezzato (Bon Jovi, Billy Idol?)

Poi però ci sono pure pezzi come 'I'll Hit you Back' che non scherzano e svettano sulla ritmica di quel basso arrotante e di quel bridge elegiaco, dolcissimo e ruvido, evocativo e terra terra; la bellezza di Farrell, quando ci riesce, è questa; armonizzare gli opposti. Ci sono brani dalla dolcezza rocciosa come 'Broken People' che parte pian panino e ti conquista altrettanto pianino.

C'è la chiusura con 'Words Right Out of My Mind' che invece che ci congeda in maniera scatenata, e che tutto sommato ha una sua dignità rockaccesca. Urlatrice e melanconica, ispirata, questa sì, ai momenti migliori. Gli opposti, di Perry. Ce ne fossero, altro che Coldplay.





Jane's Addiction

The Great Escape Artist

Capitol Records - 2011





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