INTERVISTE
Oliviero Beha
Partirei dall'attualità più pressante. Lei nel libro parla spesso di inciucio tra destra e sinistra in questi quindici anni di berlusconismo. Travaglio nel suo ultimo intervento sul blog di Grillo teme, nella situazione in cui s'è messo il Presidente del Consiglio, un nuovo, come lo chiama lui, 'soccorso rosso' (d'altronde è vecchia storia: chi salvò più di una volta Giulio Andreotti dalla sua definitiva uscita dal Palazzo, se non il 'vecchio' e caro PCI?). Anche lei lo teme?
Sì, credo che qualsiasi persona con un po' di sale in zucca e informata sufficientemente sui fatti debba temerlo. Cito un episodio tra gli altri: il mutuo soccorso che si sono dati un po' tutti quanti quando un paio di anni fa c'è stata la famosa polemica, morta sul nascere, sulle intercettazioni e sulle scalate bancarie. Quei sei indagati, meglio intercettati, perché parlavano con degli inquisiti, tre di destra e tre di sinistra, e ricordo quelli di sinistra per brevità e perché sono un pochino più famosi, D'Alema, LaTorre e Fassino, sono forse andati a farsi interrogare da qualche giudice?
Lei fa riferimento ad un articolo di Pietro Citati, pubblicato su 'Repubblica' nel gennaio 2007, in cui si parla di pericolo per la democrazia e la possibilità che le innumerevoli mafie di questo paese possano saldarsi per chiudere ogni effettivo spazio di libertà, e che è passato del tutto inosservato. Ma perché allora lo stesso Citati, recentemente da Fazio per promuovere il suo ultimo libro, 'La malattia dell'infinito', si è limitato solo a parlare di letteratura? O forse è colpa del conduttore che crede che la sua trasmissione sia sotto osservazione?
No, no, Fazio per altro se ne frega del contesto anche se giustamente vuole mantenere il suo posto, il suo contratto e via dicendo. Infatti c'è chi lo chiama, lo definisce, un Marzullo da combattimento. Il problema è che Citati, me lo ha scritto anche in una lettera molto carina privata, di solito si occupa di letteratura, non è Pasolini, e scrive queste cose con ironia e con spirito quando è di cattivo umore. Cosa voglio dire fuor di metafora: voglio dire che Citati ha alcune caratteristiche. Il problema vero è che nessuno raccoglie quello che scrive, ogni tanto, su certe questioni. Perché è inutile aprire una polemica su ciò che lo scrittore pensi di Shakespeare o di Cervantes, mentre quando interviene sulla prima pagina di 'Repubblica', sulla mafia o sulle mafie, dovrebbe scatenare un dibattito, invece non gliene frega niente a nessuno a cominciare dallo stesso giornale che lo ha ospitato.
Crede che tra questi nuovi mostri dobbiamo metterci anche Concita De Gregorio, l'attuale direttrice de 'L'Unità', che sulle colonne del suo giornale sputa giustamente addosso a Berlusconi e poi pubblica per Mondadori un libro sulle violenze sulle donne? Che anche questo è un esempio dell'egemonia culturale della sinistra di gramsciana memoria?
Guardi, mettiamola così: c'è un detto nella boxe e applicabile alla vita che dice che tra i pugili ci sono le categorie. Io mi occupo di mostri a livello di pesi massimi, non posso scendere a livello dei mosca o dei gallo.
A pagina 94 lei elogia Antonio Padellaro e cito le sue parole: di onestà intellettuale e spessore professionale. Da settembre sarà direttore de 'Il fatto Quotidiano', il nuovo giornale lanciato recentemente da Marco Travaglio. Lei cosa ne pensa? E ne farà parte?
Cominciamo dall'ultima domanda: sì ne farò parte e penso che sia una buona cosa perché c'è tanto bisogno di una stampa non condizionata. Una stampa che parte affidandosi agli abbonamenti parte sicuramente bene, spero che non faccia sconti a nessuno e che faccia il suo mestiere semplicemente. Vede, come scrivo nel mio libro, il problema vero è che una stampa quasi mai eccessivamente libera, mettiamola così usando un eufemismo, ha trovato col maggioritario, da quindici anni, l'alibi per dichiararsi, per dire: io scrivo, sono di destra e scrivo su quelli di sinistra, sono di sinistra e scrivo su quelli di destra. Padellaro a lungo negli anni l'ha fatto a sinistra, pur facendo bene il proprio lavoro, adesso forse è in condizione di farlo nei confronti di tutti. Travaglio che è un bravissimo giornalista con delle specificità sulla cronaca giudiziaria, ma non solo, è stato classificato dalla destra, proprio perché è diventato noto soprattutto da quando è in televisione con Santoro, come uno di sinistra, e quindi, paradossalmente, ha guadagnato il suo diritto alla sopravvivenza mediatica, perché qualcuno, a sua insaputa, o diciamo che lui se ne frega e lo permette, l'ha schiaffato da una parte.
Secondo lei quando Baudrillard nel 2001 sul Corriere della Sera scriveva: comunque, in questa specie di pornografia accelerata voi siete sicuramente più avanzati dei francesi... aveva in mente cosa sarebbe successo a villa Certosa e a palazzo Grazioli?
No no, per lui la pornografia è un'altra cosa come per me del resto. Allora a questo punto era più letterale e più profetico il mio Crescete e prostituitevi un pamphlet che ho scritto per Bur nel 2005. Baudrillard parlava di una pornografia intesa nel senso meno intelligente, più smozzicato, più straccione del termine, in cui l'intelletto non viene usato. Nel caso di Berlusconi il problema di Villa Certosa e di tutto il resto è un basso impero che non ha guizzi.
Qua e là parla di Saviano. Personalmente non mi è piaciuta la sua operazione fatta con 'Gomorra'. Mai capito se sia una denuncia vera e propria o un'operazione alla De Cataldo con 'Romanzo criminale'. Non me ne voglia, ma quando lei scrive che ormai passa per un buono, perché un buono di questi tempi ci vuole, e quindi anche omologato dal sistema mediatico, beh in qualche modo c'ho visto parte delle mie perplessità. Anche se mi rendo conto che sono diverse.
Invece penso che siano analoghe. Io, fino a prova del contrario, di Saviano naturalmente prendo il buono e nel mio libro uso il paradigma che per essere credibile un giornalista debba rischiare la pelle o avere la scorta e via dicendo e un magistrato idem. Cioè, un magistrato non può fare bene il suo lavoro senza correre di questi rischi e senza essere rimosso, spostato, trasferito. Un giornalista, veda il caso mio, senza andare troppo lontano, non può essere considerato un giornalista con la schiena dritta se è famoso. Se è troppo famoso si comincia a pensare che c'è qualcosa che non va e che è una contraddizione in termini. Lei sa perché mi salvo da questa contraddizione, e che non c'è nel libro, ma credo che si evinca? Per un motivo molto semplice. Diceva Engels a Marx, prima che diventasse famoso per Il Manifesto del partito comunista, a metà dell'ottocento: Carlo, o Karl, tu sei famoso per la tua notorietà. Ed è paradossale essere famosi per la propria notorietà e non per qualcosa che si fà. Io non faccio quasi niente professionalmente, a parte qualche libro o qualche cosetta di sfuggita in televisione o su internet, eppure sono abbastanza noto, ma lo si deve al fatto che sono sulla breccia da tanti anni. Fosse per loro mi metterebbero sotto con la macchina. Chiusa la parentesi e tornando alla sua domanda su Saviano: per esempio sono uno che non si è meravigliato troppo quando ha letto dell'archiviazione, da parte del sostituto procuratore di Napoli che aveva in cura la causa, sulle minacce che ha subìto Saviano. Secondo questo procuratore lo scrittore non ne ha mai ricevute. E stranamente non se ne parla.
Credo sia anche fastidioso sentir dire da Saviano ogni giorno che rischia la morte in continuazione...
Sa cosa c'è di bello? Che alla lunga non si può recitare tutta la vita.
Quando parla dei 'professionisti dell'anticasta' (è chiaro, in un sistema che non sia del tutto 'regime' una casta deve prevedere il suo opposto) dice che un sistema politico-economico non può prevedere che si guadagni tanto denaro a servire il potere e altrettanto per denunciarne le magagne. Non so se in quest'ultimo caso si riferisca a Grillo, ma comunque, secondo lei dove dovrebbe fermarsi la virtù?
Guardi, non sono così saggio, né lo sarò mai, né sono così presuntuoso da dare pagelle, voti o giudizi. Dico solo che è un po' illogico che il potere paghi tanto chi lo serve e paghi altrettanto o poco meno chi ne denunci le nequizie. C'è qualcosa che non va, me lo consentirà, in termini di logica. Non c'è l'ho con nessuno in particolare, anche se faccio dei nomi, anche se la mia autonomia di giudizio anche in questo mi crea grandi problemi anche coi professionisti dell'anticasta. Se lei pensa che sono l'unico, con un libro di questo genere, che dovrebbe interessare molto, a non essere stato mai citato da Grillo ed essere stato completamente rimosso. Eppure Grillo è stato l'autore di una prefazione di un mio libro che ha avuto anche successo, Italiopoli; ebbene da allora, da due anni, mi ha completamente ignorato, ed io naturalmente non lo cerco, soprattutto perché ha fatto un paio di scorrettezze che non mi sono piaciute, lo difendo nonostante tutto, anche se su tutte le cose che dice non penso che abbia ragione, come lei avrà letto nel libro. Come peraltro difendo Biagi quando viene fatto oggetto di ultimatum o diktat bulgari, anche se lo stesso ne ha fatte più di Carlo in Francia. Insomma rivendico la libertà di dire le cose come stanno sia a favore che contro.
E' strano però che un blog come quello di Grillo pubblicizzi sistematicamente tutti i libri di Chiarelettere e il suo no.
E' strano... tutti i libri sì, ma quello di Beha no. Evidentemente suscito grandi sentimenti, se vuole livori , reazioni o cattivi o buoni istinti a seconda dei punti di vista. Però è paradossale che io sia una pulce e si tenti sistematicamente di schiacciarmi. E pensi se avessi avuto più bocche di fuoco che cosa sarebbe potuto succedere. Comunque ne I nuovi mostri c'è una mia auto-prefazione, che in qualche modo è una risposta alla prefazione di Grillo nel precedente libro.
Lei chiude il libro citando T.A. McInerny e il suo 'The Private Man': Lo spirito del tempo è lo spirito di quanti vivono in esso, e più violente sono le espressioni di dissenso nei confronti della mentalità dominante, più elevate saranno le possibilità di deviarlo dal suo corso rovinoso.
Cos'è un 'resistere, resistere, resistere' all'ennesima potenza o un suggerimento per cominciare a tirare qualche schiaffo, se non qualcosa di più?
Questo riprende un po' quello che ho scritto in Italiopoli e cioè la necessità di riprendere i forconi, che se vuole è un modello superato, da rivoluzione francese, perché se uno dice mitra, rischia di andare in galera, oppure rischia di farsi ridere dietro perché effettivamente una certa stagione ha creato dei danni inenarrabili. Quindi parlo di forconi per rifarmi alla storia, alle brioches e a Maria Antonietta. Sì, bisognerebbe riprenderli in mano e bisognerebbe riprendersi un po' della propria consapevolezza visto che ce n'è davvero poca in giro.
E' per tutto quello che lei denuncia nel libro che in tv la fanno parlare solo di sport?
Mi fanno parlare di sport, ma dei miei libri se ne fregano. Sì mi fanno parlare di sport perché credono così che in qualche modo possa fare meno danni e un po' perché la domenica c'è sempre quel minuto da darmi tanto per farmi fare qualcosa. Ma non mi avrà mai sentito parlare durante quest'anno in cui ho fatto commenti al TG3 di ospedali, di scuole, di politica, di tutte quelle cose di cui vorrei occuparmi e di cui mi occupo nei miei libri. Come mai?
Sì, credo che qualsiasi persona con un po' di sale in zucca e informata sufficientemente sui fatti debba temerlo. Cito un episodio tra gli altri: il mutuo soccorso che si sono dati un po' tutti quanti quando un paio di anni fa c'è stata la famosa polemica, morta sul nascere, sulle intercettazioni e sulle scalate bancarie. Quei sei indagati, meglio intercettati, perché parlavano con degli inquisiti, tre di destra e tre di sinistra, e ricordo quelli di sinistra per brevità e perché sono un pochino più famosi, D'Alema, LaTorre e Fassino, sono forse andati a farsi interrogare da qualche giudice?
Lei fa riferimento ad un articolo di Pietro Citati, pubblicato su 'Repubblica' nel gennaio 2007, in cui si parla di pericolo per la democrazia e la possibilità che le innumerevoli mafie di questo paese possano saldarsi per chiudere ogni effettivo spazio di libertà, e che è passato del tutto inosservato. Ma perché allora lo stesso Citati, recentemente da Fazio per promuovere il suo ultimo libro, 'La malattia dell'infinito', si è limitato solo a parlare di letteratura? O forse è colpa del conduttore che crede che la sua trasmissione sia sotto osservazione?
No, no, Fazio per altro se ne frega del contesto anche se giustamente vuole mantenere il suo posto, il suo contratto e via dicendo. Infatti c'è chi lo chiama, lo definisce, un Marzullo da combattimento. Il problema è che Citati, me lo ha scritto anche in una lettera molto carina privata, di solito si occupa di letteratura, non è Pasolini, e scrive queste cose con ironia e con spirito quando è di cattivo umore. Cosa voglio dire fuor di metafora: voglio dire che Citati ha alcune caratteristiche. Il problema vero è che nessuno raccoglie quello che scrive, ogni tanto, su certe questioni. Perché è inutile aprire una polemica su ciò che lo scrittore pensi di Shakespeare o di Cervantes, mentre quando interviene sulla prima pagina di 'Repubblica', sulla mafia o sulle mafie, dovrebbe scatenare un dibattito, invece non gliene frega niente a nessuno a cominciare dallo stesso giornale che lo ha ospitato.
Crede che tra questi nuovi mostri dobbiamo metterci anche Concita De Gregorio, l'attuale direttrice de 'L'Unità', che sulle colonne del suo giornale sputa giustamente addosso a Berlusconi e poi pubblica per Mondadori un libro sulle violenze sulle donne? Che anche questo è un esempio dell'egemonia culturale della sinistra di gramsciana memoria?
Guardi, mettiamola così: c'è un detto nella boxe e applicabile alla vita che dice che tra i pugili ci sono le categorie. Io mi occupo di mostri a livello di pesi massimi, non posso scendere a livello dei mosca o dei gallo.
A pagina 94 lei elogia Antonio Padellaro e cito le sue parole: di onestà intellettuale e spessore professionale. Da settembre sarà direttore de 'Il fatto Quotidiano', il nuovo giornale lanciato recentemente da Marco Travaglio. Lei cosa ne pensa? E ne farà parte?
Cominciamo dall'ultima domanda: sì ne farò parte e penso che sia una buona cosa perché c'è tanto bisogno di una stampa non condizionata. Una stampa che parte affidandosi agli abbonamenti parte sicuramente bene, spero che non faccia sconti a nessuno e che faccia il suo mestiere semplicemente. Vede, come scrivo nel mio libro, il problema vero è che una stampa quasi mai eccessivamente libera, mettiamola così usando un eufemismo, ha trovato col maggioritario, da quindici anni, l'alibi per dichiararsi, per dire: io scrivo, sono di destra e scrivo su quelli di sinistra, sono di sinistra e scrivo su quelli di destra. Padellaro a lungo negli anni l'ha fatto a sinistra, pur facendo bene il proprio lavoro, adesso forse è in condizione di farlo nei confronti di tutti. Travaglio che è un bravissimo giornalista con delle specificità sulla cronaca giudiziaria, ma non solo, è stato classificato dalla destra, proprio perché è diventato noto soprattutto da quando è in televisione con Santoro, come uno di sinistra, e quindi, paradossalmente, ha guadagnato il suo diritto alla sopravvivenza mediatica, perché qualcuno, a sua insaputa, o diciamo che lui se ne frega e lo permette, l'ha schiaffato da una parte.
Secondo lei quando Baudrillard nel 2001 sul Corriere della Sera scriveva: comunque, in questa specie di pornografia accelerata voi siete sicuramente più avanzati dei francesi... aveva in mente cosa sarebbe successo a villa Certosa e a palazzo Grazioli?
No no, per lui la pornografia è un'altra cosa come per me del resto. Allora a questo punto era più letterale e più profetico il mio Crescete e prostituitevi un pamphlet che ho scritto per Bur nel 2005. Baudrillard parlava di una pornografia intesa nel senso meno intelligente, più smozzicato, più straccione del termine, in cui l'intelletto non viene usato. Nel caso di Berlusconi il problema di Villa Certosa e di tutto il resto è un basso impero che non ha guizzi.
Qua e là parla di Saviano. Personalmente non mi è piaciuta la sua operazione fatta con 'Gomorra'. Mai capito se sia una denuncia vera e propria o un'operazione alla De Cataldo con 'Romanzo criminale'. Non me ne voglia, ma quando lei scrive che ormai passa per un buono, perché un buono di questi tempi ci vuole, e quindi anche omologato dal sistema mediatico, beh in qualche modo c'ho visto parte delle mie perplessità. Anche se mi rendo conto che sono diverse.
Invece penso che siano analoghe. Io, fino a prova del contrario, di Saviano naturalmente prendo il buono e nel mio libro uso il paradigma che per essere credibile un giornalista debba rischiare la pelle o avere la scorta e via dicendo e un magistrato idem. Cioè, un magistrato non può fare bene il suo lavoro senza correre di questi rischi e senza essere rimosso, spostato, trasferito. Un giornalista, veda il caso mio, senza andare troppo lontano, non può essere considerato un giornalista con la schiena dritta se è famoso. Se è troppo famoso si comincia a pensare che c'è qualcosa che non va e che è una contraddizione in termini. Lei sa perché mi salvo da questa contraddizione, e che non c'è nel libro, ma credo che si evinca? Per un motivo molto semplice. Diceva Engels a Marx, prima che diventasse famoso per Il Manifesto del partito comunista, a metà dell'ottocento: Carlo, o Karl, tu sei famoso per la tua notorietà. Ed è paradossale essere famosi per la propria notorietà e non per qualcosa che si fà. Io non faccio quasi niente professionalmente, a parte qualche libro o qualche cosetta di sfuggita in televisione o su internet, eppure sono abbastanza noto, ma lo si deve al fatto che sono sulla breccia da tanti anni. Fosse per loro mi metterebbero sotto con la macchina. Chiusa la parentesi e tornando alla sua domanda su Saviano: per esempio sono uno che non si è meravigliato troppo quando ha letto dell'archiviazione, da parte del sostituto procuratore di Napoli che aveva in cura la causa, sulle minacce che ha subìto Saviano. Secondo questo procuratore lo scrittore non ne ha mai ricevute. E stranamente non se ne parla.
Credo sia anche fastidioso sentir dire da Saviano ogni giorno che rischia la morte in continuazione...
Sa cosa c'è di bello? Che alla lunga non si può recitare tutta la vita.
Quando parla dei 'professionisti dell'anticasta' (è chiaro, in un sistema che non sia del tutto 'regime' una casta deve prevedere il suo opposto) dice che un sistema politico-economico non può prevedere che si guadagni tanto denaro a servire il potere e altrettanto per denunciarne le magagne. Non so se in quest'ultimo caso si riferisca a Grillo, ma comunque, secondo lei dove dovrebbe fermarsi la virtù?
Guardi, non sono così saggio, né lo sarò mai, né sono così presuntuoso da dare pagelle, voti o giudizi. Dico solo che è un po' illogico che il potere paghi tanto chi lo serve e paghi altrettanto o poco meno chi ne denunci le nequizie. C'è qualcosa che non va, me lo consentirà, in termini di logica. Non c'è l'ho con nessuno in particolare, anche se faccio dei nomi, anche se la mia autonomia di giudizio anche in questo mi crea grandi problemi anche coi professionisti dell'anticasta. Se lei pensa che sono l'unico, con un libro di questo genere, che dovrebbe interessare molto, a non essere stato mai citato da Grillo ed essere stato completamente rimosso. Eppure Grillo è stato l'autore di una prefazione di un mio libro che ha avuto anche successo, Italiopoli; ebbene da allora, da due anni, mi ha completamente ignorato, ed io naturalmente non lo cerco, soprattutto perché ha fatto un paio di scorrettezze che non mi sono piaciute, lo difendo nonostante tutto, anche se su tutte le cose che dice non penso che abbia ragione, come lei avrà letto nel libro. Come peraltro difendo Biagi quando viene fatto oggetto di ultimatum o diktat bulgari, anche se lo stesso ne ha fatte più di Carlo in Francia. Insomma rivendico la libertà di dire le cose come stanno sia a favore che contro.
E' strano però che un blog come quello di Grillo pubblicizzi sistematicamente tutti i libri di Chiarelettere e il suo no.
E' strano... tutti i libri sì, ma quello di Beha no. Evidentemente suscito grandi sentimenti, se vuole livori , reazioni o cattivi o buoni istinti a seconda dei punti di vista. Però è paradossale che io sia una pulce e si tenti sistematicamente di schiacciarmi. E pensi se avessi avuto più bocche di fuoco che cosa sarebbe potuto succedere. Comunque ne I nuovi mostri c'è una mia auto-prefazione, che in qualche modo è una risposta alla prefazione di Grillo nel precedente libro.
Lei chiude il libro citando T.A. McInerny e il suo 'The Private Man': Lo spirito del tempo è lo spirito di quanti vivono in esso, e più violente sono le espressioni di dissenso nei confronti della mentalità dominante, più elevate saranno le possibilità di deviarlo dal suo corso rovinoso.
Cos'è un 'resistere, resistere, resistere' all'ennesima potenza o un suggerimento per cominciare a tirare qualche schiaffo, se non qualcosa di più?
Questo riprende un po' quello che ho scritto in Italiopoli e cioè la necessità di riprendere i forconi, che se vuole è un modello superato, da rivoluzione francese, perché se uno dice mitra, rischia di andare in galera, oppure rischia di farsi ridere dietro perché effettivamente una certa stagione ha creato dei danni inenarrabili. Quindi parlo di forconi per rifarmi alla storia, alle brioches e a Maria Antonietta. Sì, bisognerebbe riprenderli in mano e bisognerebbe riprendersi un po' della propria consapevolezza visto che ce n'è davvero poca in giro.
E' per tutto quello che lei denuncia nel libro che in tv la fanno parlare solo di sport?
Mi fanno parlare di sport, ma dei miei libri se ne fregano. Sì mi fanno parlare di sport perché credono così che in qualche modo possa fare meno danni e un po' perché la domenica c'è sempre quel minuto da darmi tanto per farmi fare qualcosa. Ma non mi avrà mai sentito parlare durante quest'anno in cui ho fatto commenti al TG3 di ospedali, di scuole, di politica, di tutte quelle cose di cui vorrei occuparmi e di cui mi occupo nei miei libri. Come mai?
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