RACCONTI
Simone Quadri
Piccoli cambiamenti
1.
«Se tuo padre non fosse occupato con quella giovane ballerina cubana, l’avrebbe accoppato a mani nude!», dice la donna dalla voce a filo, mentre stringe al petto la testa dell’amata figliola. Lei si libera con delicatezza dalla presa materna per stendersi sopra il divano. Chiude gli occhi e tira un sospiro profondo. Posato al pavimento, il telefono vibra. Vibra e ancora vibra. Le lacrime che scendono a comando sul volto inespressivo.
Scorre i messaggi.
«Rispondi».
«Lo sai che ti amo; vuoi farmi arrabbiare?».
«La prossima volta ti lascerò un po’ ammaccata».
«Giuro che non la passerai liscia».
«Rispondi testolina bacata!».
2.
Qualche mese più tardi.
Lui sa di trovarla lì; mai si perderebbe il matrimonio della cuginetta preferita. Ricordi di estati passate a girovagare con l’hip hop nelle cuffie. Gelati al mirtillo e costumi succinti. Bagni di mezzanotte. Il paese dei nonni ringalluzzito per l’arrivo dei turisti.
Il piazzale della chiesa è affollato. Tutti ad attendere con trepidazione l’uscita trionfale dei due piccioncini. Si avvicina da dietro, nel pieno della distrazione generale. Coni di riso. Tubi spara coriandoli. Bastoni per tendere i telefoni al cielo. Le mostra l’interno della giacca di pelle; nulla di beneaugurante.
«Andiamo a parlare laggiù, oppure faccio ballare il tip-tap all’allegra combriccola».
«Sei matto!».
«Ma che bel musino, ha la bimba qui accanto. Che dici, a questa età già le schivano le pallottole?».
Scoppia in lacrime. Che razza di uomo si presenta a un matrimonio privo di completo elegante? E poi sa che potrebbe farlo sul serio. Sparare all’impazzata per poi fissare dritto in canna, per l’ultima volta. Sa che quella testa funziona a modo suo. Tutti lo sanno. Alle scuole elementari, le maestre lo classificarono come bambino criptico e propenso alla spettacolarizzazione. Insegnante di sostegno con passato da olimpionica di lotta greco-romana e finita lì. Per evitare ritorsioni in sala mensa, venne adibita un’aula speciale dove il bimbo speciale potesse consumare pasti speciali in un’autonomia tutta speciale. Il preside suggerì ai genitori di impostare una dieta povera di zuccheri e cibi saturi di colore. Giusto per stare tranquilli.
Singhiozza di non farle del male. Si allontanano di alcuni metri; nel trambusto generale nessuno si accorge di quello che sta accadendo. Un drone sorvola il sagrato per riprendere il momento topico. Esplosioni di coriandoli. Urla. Pioggia di riso. Stelle filanti. Applausi convinti. Filmino perfetto.
Dice che l’ama. Che le cose cambieranno. Che è la paura di perderla a renderlo birichino.
«Mi fai schifo!».
La afferra per i capelli, tutti boccoli per l’occasione. Profumo di balsamo e lacca professionale tra le sue dita tozze. Le molla due ceffoni chiamandola come non si dovrebbe. Lei ha la testa china, il trucco pendente, le guance violacee, l’anima ferita a morte.
«Fallo adesso se credi; è la tua ultima occasione».
«Ogni cosa ha il suo tempo, testolina bacata!».
Estrae la pistola; un’arma giocattolo, di quelle da caricare a gommini. Ne spara un paio per aria. Ultima stagione di Narcos appena terminata. Le manda un bacio facendo schioccare le labbra; smack.
«Ci vediamo presto».
E se ne va come se niente fosse.
Dalla piazza; baaacio, baaacio, baaacio.
3.
Pochi giorni dopo.
Storia del Giorno, parte alta della schermata. Il video della lapidazione ha superato il milione di visualizzazioni; è largamente condiviso anche tra i social. È stata la cuginetta preferita a parlarle del Servizio. Quanto accaduto al matrimonio l’ha toccata nel profondo.
«Si è davvero presentato all’uscita dalla chiesa senza completo elegante?».
«Già. Niente completo elegante e pistola spara gommini nella giacca».
«Bastardo! Avrà rovinato il filmino».
«Mi spiace».
«Avevo pianificato l’intero piano sequenza, nei minimi dettagli».
«Sono davvero mortificata».
«Lo credo bene».
Il Servizio sta prendendo piede anche in Italia, nelle grandi città. Un paio di esecuzioni a Roma e Torino, una dozzina a Milano; più al passo coi tempi, più affamata di innovazione. Ha promesso alla cuginetta preferita di darci un’occhiata. È il minimo che possa fare dopo il pasticcio che ha combinato.
Parte dal principio.
Apre il Trailer della Storia del Giorno.
Stati Uniti d’America. La vittima perseguita ex moglie e figli per anni, rimanendo tuttavia impunito; un ordine restrittivo e poco altro. Arrivano ad accusarlo di istigazione al suicidio di minori. Tempesta i due figli di sms; per salvare la madre prospetta loro un’unica strada. Intende farla vivere col peso del loro sacrificio. Anche stavolta, niente condanne. Poi, il più grande ci prova per davvero; lo prendono per i capelli. In quel momento la donna si decide. Fanculo i precetti religiosi con cui è stata tirata su (padre predicatore metodista per trent’anni e via dicendo). Sul letto d’ospedale c’è il figlio sedicenne; polsi fasciati da garze spesse e sguardo assente. Inquadratura che sfuma sul braccialetto plastificato del ricovero.
Il Trailer della Storia del Giorno finisce con: Non Perderti l’Epilogo della Storia del Giorno.
L’Epilogo della Storia del Giorno è tutto un tiro al bersaglio.
Stock. «Ahi».
Stock. «Ahi».
Stock. «Ahi».
Stock. «Ahi».
Stock. «Ahi».
Stock.
Stock.
Stock.
«Ok, ormai è andato. Smammiamo».
E pensare che la raccolta fondi è stata completata per il rotto della cuffia. Piccola comunità nel mezzo del niente. Nessun conflitto razziale. Da escludere qualsiasi implicazione di matrice religiosa. Niente adolescenti metal alle prese con bombette casalinghe o armi automatiche. Semplice storia di prolungata violenza domestica. Mediatamente parlando, tutto piuttosto noioso.
Sta di fatto che l’uomo è stato giustiziato mentre usciva dalla sala biliardi. Ne ha parlato dapprima il giornale cittadino. La vicenda è stata poi ripresa dal New Yorker (sempre a caccia di un pretesto per lettori assuefatti di esclusività culturale). Un bel reportage sulle nuove forme di giustizia sociale dal titolo: Piccoli Cambiamenti. Già si parla di adattamento cinematografico; roba da Sundance Film Festival e compagnia bella. Alla famiglia, a titolo di risarcimento, andrà una buona fetta di quanto ricavato dalla vendita di diritti (cinematografici, giornalistici, quel che è); la parte restante rimarrà al Servizio. Tipica situazione dove tutti ci guadagnano. Lapidato a parte.
Il Servizio è una piattaforma di contenuti video dal taglio violento; intrattenimento di ultima generazione. Trailer delle Storie per creare quel che di empatia. Possibilità di scegliere sottotitoli in venticinque lingue. Epilogo delle Storie senza alcun tipo di censura. Condivisione dei filmati sui social. Esperienza utente molto curata.
Il New Yorker è andato parecchio a fondo, studiando gli effetti micro-economici con tanto di riflessi sociali. Riduzione della criminalità, taglio alle spese di giustizia, valvole di sfogo per cittadini violenti, donazioni degli utenti detraibili fiscalmente, intrattenimento online di prima qualità. Roba da Nobel per l’economia. Della serie, startup nate dentro caffetterie californiane cambiano il modo con cui affrontiamo piccoli e grandi problemi quotidiani.
È lì che ci pensa; non si sente del tutto pronta.
4.
Dopo l’ennesimo incontro.
Sulla faccia tumefatta della ragazza impaurita, appare finalmente un pallido sorriso. Il traguardo è stato raggiunto; la raccolta fondi è ufficialmente chiusa. I trentamila euro necessari per sbloccare la Storia risultano versati. Le statistiche riassumono i dettagli della campagna: milleduecento sostenitori, donazione massima di seimilanovecento euro (guarda caso, l’intera disponibilità bancaria dei nonni), cinque ore e trentadue minuti per finanziare l’operazione. Il Trailer della Storia è stato visto per ben settemila volte.
Temete che possa trattarsi di un’attività illegale?
Che si tratti di istigazione alla violenza?
Tutto sta nella forma.
Essere una piattaforma che connette persone non implica certo la responsabilità ultima delle azioni da queste compiute. Poniamo caso che, iscrivendosi al Servizio, un maltrattato dovesse ricevere aiuto da alcuni volontari, supportati finanziariamente da una serie di donatori; nulla potrebbe essere obiettato a chi li ha messi in connessione. Il Servizio si limita a offrire un rassicurante luogo di incontro, mostrando i contenuti originali delle storie, senza alcun tipo di censura.
«Intendiamo sensibilizzare il pubblico attorno a tematiche parecchio importanti».
«In modo un po’ singolare, non crede?».
«Molte donne subiscono terribili violenze, spesso nell’indifferenza altrui. Risultato? I loro carnefici rimangono troppe volte impuntiti».
«C’è dunque la volontà di porre rimedio alle falle giudiziarie?».
«Come organo di informazione, intendiamo portare a galla questo genere di storie, nulla di più».
«Un commento in merito ai video di esecuzioni capitali che acquistate da fornitori specializzati con garanzia di pieno anonimato?».
«Ho poco da dire; per noi sono soltanto contenuti».
«Considera etico pagare per pubblicare un contenuto violento?».
«Ora devo proprio scappare», ha detto il fondatore del Servizio alla giornalista del New Yorker.
La ragazza impaurita ha concluso potesse essere l’unica opzione per tornare a condurre un’esistenza dignitosa.
Ripensa a quanto accaduto negli ultimi giorni. Lui che la sorprende fuori dall’università. Gli insulti, un paio di ceffoni, le minacce di morte, le mani che le stringono il collo fino a farla svenire. La richiesta inviata al Servizio. Trovare la forza per spiegare cosa le stava accadendo. L’ansia di essere selezionata. La ricezione della mail di conferma: Sei stata scelta! La troupe di giornalisti che arriva a casa; fa domande, guarda le foto sul telefono, gira il Trailer della Storia. L’apertura della raccolta fondi. Il buon esito finale.
5.
Infine.
La ragazza impaurita è stata un’adolescente come tante; graziosa, simpatica, con dei progetti in testa. Estati passate al mare, nella casa dei nonni, durante la pausa della scuola. Poi il ritorno in città, piena di entusiasmo per l’anno che l’attendeva.
Ha tentato tutte le strade possibili, pur di tornare a sentirsi in quel modo; si è comportata da brava cristiana, da brava cittadina, da brava vittima. Il sistema le ha voltato le spalle. Stanca, umiliata, abbandonata da tutti, ha deciso di risolvere la faccenda in modo drastico.
Non è la prima, né sarà l’ultima ad avvalersi del Servizio. La rete va più veloce della giustizia; ha gli strumenti adeguati, ha la partecipazione.
La ragazza impaurita potrà finalmente disporre di una milizia personale; porrà fine all’incubo che l’affligge da due anni a questa parte. Ha scelto per il suo carnefice una morte lenta, piena di risentimento; per dissanguamento. Lui non potrà più farle del male. Smetterà di avere il controllo della sua vita.
La potete vedere anche voi?
Se ne sta lì, davanti allo schermo del computer; immagina il mare calmo, il vento tra i capelli, il sole tiepido della sera sulla pelle. Hip hop, gelati ai mirtilli, costumi succinti. Lasciare la città per almeno tre mesi, poi tornare per un nuovo inizio.
Come ai vecchi tempi.
«Se tuo padre non fosse occupato con quella giovane ballerina cubana, l’avrebbe accoppato a mani nude!», dice la donna dalla voce a filo, mentre stringe al petto la testa dell’amata figliola. Lei si libera con delicatezza dalla presa materna per stendersi sopra il divano. Chiude gli occhi e tira un sospiro profondo. Posato al pavimento, il telefono vibra. Vibra e ancora vibra. Le lacrime che scendono a comando sul volto inespressivo.
Scorre i messaggi.
«Rispondi».
«Lo sai che ti amo; vuoi farmi arrabbiare?».
«La prossima volta ti lascerò un po’ ammaccata».
«Giuro che non la passerai liscia».
«Rispondi testolina bacata!».
2.
Qualche mese più tardi.
Lui sa di trovarla lì; mai si perderebbe il matrimonio della cuginetta preferita. Ricordi di estati passate a girovagare con l’hip hop nelle cuffie. Gelati al mirtillo e costumi succinti. Bagni di mezzanotte. Il paese dei nonni ringalluzzito per l’arrivo dei turisti.
Il piazzale della chiesa è affollato. Tutti ad attendere con trepidazione l’uscita trionfale dei due piccioncini. Si avvicina da dietro, nel pieno della distrazione generale. Coni di riso. Tubi spara coriandoli. Bastoni per tendere i telefoni al cielo. Le mostra l’interno della giacca di pelle; nulla di beneaugurante.
«Andiamo a parlare laggiù, oppure faccio ballare il tip-tap all’allegra combriccola».
«Sei matto!».
«Ma che bel musino, ha la bimba qui accanto. Che dici, a questa età già le schivano le pallottole?».
Scoppia in lacrime. Che razza di uomo si presenta a un matrimonio privo di completo elegante? E poi sa che potrebbe farlo sul serio. Sparare all’impazzata per poi fissare dritto in canna, per l’ultima volta. Sa che quella testa funziona a modo suo. Tutti lo sanno. Alle scuole elementari, le maestre lo classificarono come bambino criptico e propenso alla spettacolarizzazione. Insegnante di sostegno con passato da olimpionica di lotta greco-romana e finita lì. Per evitare ritorsioni in sala mensa, venne adibita un’aula speciale dove il bimbo speciale potesse consumare pasti speciali in un’autonomia tutta speciale. Il preside suggerì ai genitori di impostare una dieta povera di zuccheri e cibi saturi di colore. Giusto per stare tranquilli.
Singhiozza di non farle del male. Si allontanano di alcuni metri; nel trambusto generale nessuno si accorge di quello che sta accadendo. Un drone sorvola il sagrato per riprendere il momento topico. Esplosioni di coriandoli. Urla. Pioggia di riso. Stelle filanti. Applausi convinti. Filmino perfetto.
Dice che l’ama. Che le cose cambieranno. Che è la paura di perderla a renderlo birichino.
«Mi fai schifo!».
La afferra per i capelli, tutti boccoli per l’occasione. Profumo di balsamo e lacca professionale tra le sue dita tozze. Le molla due ceffoni chiamandola come non si dovrebbe. Lei ha la testa china, il trucco pendente, le guance violacee, l’anima ferita a morte.
«Fallo adesso se credi; è la tua ultima occasione».
«Ogni cosa ha il suo tempo, testolina bacata!».
Estrae la pistola; un’arma giocattolo, di quelle da caricare a gommini. Ne spara un paio per aria. Ultima stagione di Narcos appena terminata. Le manda un bacio facendo schioccare le labbra; smack.
«Ci vediamo presto».
E se ne va come se niente fosse.
Dalla piazza; baaacio, baaacio, baaacio.
3.
Pochi giorni dopo.
Storia del Giorno, parte alta della schermata. Il video della lapidazione ha superato il milione di visualizzazioni; è largamente condiviso anche tra i social. È stata la cuginetta preferita a parlarle del Servizio. Quanto accaduto al matrimonio l’ha toccata nel profondo.
«Si è davvero presentato all’uscita dalla chiesa senza completo elegante?».
«Già. Niente completo elegante e pistola spara gommini nella giacca».
«Bastardo! Avrà rovinato il filmino».
«Mi spiace».
«Avevo pianificato l’intero piano sequenza, nei minimi dettagli».
«Sono davvero mortificata».
«Lo credo bene».
Il Servizio sta prendendo piede anche in Italia, nelle grandi città. Un paio di esecuzioni a Roma e Torino, una dozzina a Milano; più al passo coi tempi, più affamata di innovazione. Ha promesso alla cuginetta preferita di darci un’occhiata. È il minimo che possa fare dopo il pasticcio che ha combinato.
Parte dal principio.
Apre il Trailer della Storia del Giorno.
Stati Uniti d’America. La vittima perseguita ex moglie e figli per anni, rimanendo tuttavia impunito; un ordine restrittivo e poco altro. Arrivano ad accusarlo di istigazione al suicidio di minori. Tempesta i due figli di sms; per salvare la madre prospetta loro un’unica strada. Intende farla vivere col peso del loro sacrificio. Anche stavolta, niente condanne. Poi, il più grande ci prova per davvero; lo prendono per i capelli. In quel momento la donna si decide. Fanculo i precetti religiosi con cui è stata tirata su (padre predicatore metodista per trent’anni e via dicendo). Sul letto d’ospedale c’è il figlio sedicenne; polsi fasciati da garze spesse e sguardo assente. Inquadratura che sfuma sul braccialetto plastificato del ricovero.
Il Trailer della Storia del Giorno finisce con: Non Perderti l’Epilogo della Storia del Giorno.
L’Epilogo della Storia del Giorno è tutto un tiro al bersaglio.
Stock. «Ahi».
Stock. «Ahi».
Stock. «Ahi».
Stock. «Ahi».
Stock. «Ahi».
Stock.
Stock.
Stock.
«Ok, ormai è andato. Smammiamo».
E pensare che la raccolta fondi è stata completata per il rotto della cuffia. Piccola comunità nel mezzo del niente. Nessun conflitto razziale. Da escludere qualsiasi implicazione di matrice religiosa. Niente adolescenti metal alle prese con bombette casalinghe o armi automatiche. Semplice storia di prolungata violenza domestica. Mediatamente parlando, tutto piuttosto noioso.
Sta di fatto che l’uomo è stato giustiziato mentre usciva dalla sala biliardi. Ne ha parlato dapprima il giornale cittadino. La vicenda è stata poi ripresa dal New Yorker (sempre a caccia di un pretesto per lettori assuefatti di esclusività culturale). Un bel reportage sulle nuove forme di giustizia sociale dal titolo: Piccoli Cambiamenti. Già si parla di adattamento cinematografico; roba da Sundance Film Festival e compagnia bella. Alla famiglia, a titolo di risarcimento, andrà una buona fetta di quanto ricavato dalla vendita di diritti (cinematografici, giornalistici, quel che è); la parte restante rimarrà al Servizio. Tipica situazione dove tutti ci guadagnano. Lapidato a parte.
Il Servizio è una piattaforma di contenuti video dal taglio violento; intrattenimento di ultima generazione. Trailer delle Storie per creare quel che di empatia. Possibilità di scegliere sottotitoli in venticinque lingue. Epilogo delle Storie senza alcun tipo di censura. Condivisione dei filmati sui social. Esperienza utente molto curata.
Il New Yorker è andato parecchio a fondo, studiando gli effetti micro-economici con tanto di riflessi sociali. Riduzione della criminalità, taglio alle spese di giustizia, valvole di sfogo per cittadini violenti, donazioni degli utenti detraibili fiscalmente, intrattenimento online di prima qualità. Roba da Nobel per l’economia. Della serie, startup nate dentro caffetterie californiane cambiano il modo con cui affrontiamo piccoli e grandi problemi quotidiani.
È lì che ci pensa; non si sente del tutto pronta.
4.
Dopo l’ennesimo incontro.
Sulla faccia tumefatta della ragazza impaurita, appare finalmente un pallido sorriso. Il traguardo è stato raggiunto; la raccolta fondi è ufficialmente chiusa. I trentamila euro necessari per sbloccare la Storia risultano versati. Le statistiche riassumono i dettagli della campagna: milleduecento sostenitori, donazione massima di seimilanovecento euro (guarda caso, l’intera disponibilità bancaria dei nonni), cinque ore e trentadue minuti per finanziare l’operazione. Il Trailer della Storia è stato visto per ben settemila volte.
Temete che possa trattarsi di un’attività illegale?
Che si tratti di istigazione alla violenza?
Tutto sta nella forma.
Essere una piattaforma che connette persone non implica certo la responsabilità ultima delle azioni da queste compiute. Poniamo caso che, iscrivendosi al Servizio, un maltrattato dovesse ricevere aiuto da alcuni volontari, supportati finanziariamente da una serie di donatori; nulla potrebbe essere obiettato a chi li ha messi in connessione. Il Servizio si limita a offrire un rassicurante luogo di incontro, mostrando i contenuti originali delle storie, senza alcun tipo di censura.
«Intendiamo sensibilizzare il pubblico attorno a tematiche parecchio importanti».
«In modo un po’ singolare, non crede?».
«Molte donne subiscono terribili violenze, spesso nell’indifferenza altrui. Risultato? I loro carnefici rimangono troppe volte impuntiti».
«C’è dunque la volontà di porre rimedio alle falle giudiziarie?».
«Come organo di informazione, intendiamo portare a galla questo genere di storie, nulla di più».
«Un commento in merito ai video di esecuzioni capitali che acquistate da fornitori specializzati con garanzia di pieno anonimato?».
«Ho poco da dire; per noi sono soltanto contenuti».
«Considera etico pagare per pubblicare un contenuto violento?».
«Ora devo proprio scappare», ha detto il fondatore del Servizio alla giornalista del New Yorker.
La ragazza impaurita ha concluso potesse essere l’unica opzione per tornare a condurre un’esistenza dignitosa.
Ripensa a quanto accaduto negli ultimi giorni. Lui che la sorprende fuori dall’università. Gli insulti, un paio di ceffoni, le minacce di morte, le mani che le stringono il collo fino a farla svenire. La richiesta inviata al Servizio. Trovare la forza per spiegare cosa le stava accadendo. L’ansia di essere selezionata. La ricezione della mail di conferma: Sei stata scelta! La troupe di giornalisti che arriva a casa; fa domande, guarda le foto sul telefono, gira il Trailer della Storia. L’apertura della raccolta fondi. Il buon esito finale.
5.
Infine.
La ragazza impaurita è stata un’adolescente come tante; graziosa, simpatica, con dei progetti in testa. Estati passate al mare, nella casa dei nonni, durante la pausa della scuola. Poi il ritorno in città, piena di entusiasmo per l’anno che l’attendeva.
Ha tentato tutte le strade possibili, pur di tornare a sentirsi in quel modo; si è comportata da brava cristiana, da brava cittadina, da brava vittima. Il sistema le ha voltato le spalle. Stanca, umiliata, abbandonata da tutti, ha deciso di risolvere la faccenda in modo drastico.
Non è la prima, né sarà l’ultima ad avvalersi del Servizio. La rete va più veloce della giustizia; ha gli strumenti adeguati, ha la partecipazione.
La ragazza impaurita potrà finalmente disporre di una milizia personale; porrà fine all’incubo che l’affligge da due anni a questa parte. Ha scelto per il suo carnefice una morte lenta, piena di risentimento; per dissanguamento. Lui non potrà più farle del male. Smetterà di avere il controllo della sua vita.
La potete vedere anche voi?
Se ne sta lì, davanti allo schermo del computer; immagina il mare calmo, il vento tra i capelli, il sole tiepido della sera sulla pelle. Hip hop, gelati ai mirtilli, costumi succinti. Lasciare la città per almeno tre mesi, poi tornare per un nuovo inizio.
Come ai vecchi tempi.
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