CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Quel che non strozza ingrassa: 'Banga' di Patti Smith.
Da titolo si potrebbe dedurre una mezza delusione, ma non trovavo espressione migliore per qualificare un'opera che ha le stimmate dell'essenzialità e che per questo potrebbe anche disturbare.
Siamo più chiari: ne ho sentite di belle e anche di brutte su quest'album (XL lo ha fatto disco del mese), ma la questione non è se possa piacere o convincere, ma se l'artista ha deviato dal suo percorso affascinante e che ci accompagna ormai da quasi quarant'anni (vi devo ricordare che Horses è del 1975?).
E' impossibile affermare che la Patti abbia cambiato direzione. Certo si dirà che alcuni suoi dischi hanno sofferto un po' della prevedibilità e della ripetitività ma, e ribadisco, qui non si sta valutando un'opera in sé, ma la coerenza di un'artista. E allora se questa non è in discussione, tutto il resto passa in secondo piano. Non che vada trascurato, ma che non sia valutato solo sulla base di una ricerca musicale (ma poi diciamocelo, di questi tempi, ma cosa ti vuoi inventare?).
Che Banga, come si sa, è un disco di inediti dopo otto anni mi sembra proprio un dettaglio (io ho personalmente amato anche il disco di cover: 'are you experienced' di Hendrix, per esempio, era talmente bella!), Che Banga parli ancora 'italiano' (oh sì, 'Amerigo' è dedicato a Vespucci e 'Costantine's dream' è stato composto dopo la 'visione' di un quadro di Piero della Francesca ed è pure cantato a tratti nella nostra a lingua) è veramente risibile; che Banga presenti ancora la quasi formazione classica, con Lenny Kaye in primis, ma anche formidabili aggiunte come Tom Verlaine e nella traccia 5 – 'Banga' - addirittura Johnny Depp, non smuove di un centimetro la nostra considerazione finale.
Che Banga contenga due commoventi dediche, una a Amy Winehouse ('This is the girl') veramente straziante e l'altra a Maria Schneider ('l'eroina' di Ultimo tango a Parigi, anch'essa recentemente scomparsa) è un'aggiunta di stima, ma non di valore in più. Che la delux edition di Banga sia uno splendido libretto con foto ovviamente in bianco e nero, i testi delle canzoni e pure un exclusive bonus track, e per la precisone 'Just Kids' può far felici i feticisti e i cultori, ma non accresce l'intera 'operazione'.
Insomma, non ci interessano i dettagli, per quanto la cosa possa sembrare paradossale, quello che più ci fa amare un album come questo è 'ritrovare' una voce splendidamente irregolare, una delle più affascinanti del panorama musicale, una dimensione rock che hai voglia a dire ha un significato pregnante di questi tempi di campionature ed elettronica spesso fuori fase, ed una dignità artistica che ha pochi eguali nel mondo.
Poi possiamo parlare anche di omaggi, di disco orecchiabile, o di chissà quale altra facezia.
Io posso dire solo una cosa: grazie Patti.
Tutto il resto, come diceva il grande filosofo del novecento, è noia.
Patti Smith
Banga
Columbia - 2012
Siamo più chiari: ne ho sentite di belle e anche di brutte su quest'album (XL lo ha fatto disco del mese), ma la questione non è se possa piacere o convincere, ma se l'artista ha deviato dal suo percorso affascinante e che ci accompagna ormai da quasi quarant'anni (vi devo ricordare che Horses è del 1975?).
E' impossibile affermare che la Patti abbia cambiato direzione. Certo si dirà che alcuni suoi dischi hanno sofferto un po' della prevedibilità e della ripetitività ma, e ribadisco, qui non si sta valutando un'opera in sé, ma la coerenza di un'artista. E allora se questa non è in discussione, tutto il resto passa in secondo piano. Non che vada trascurato, ma che non sia valutato solo sulla base di una ricerca musicale (ma poi diciamocelo, di questi tempi, ma cosa ti vuoi inventare?).
Che Banga, come si sa, è un disco di inediti dopo otto anni mi sembra proprio un dettaglio (io ho personalmente amato anche il disco di cover: 'are you experienced' di Hendrix, per esempio, era talmente bella!), Che Banga parli ancora 'italiano' (oh sì, 'Amerigo' è dedicato a Vespucci e 'Costantine's dream' è stato composto dopo la 'visione' di un quadro di Piero della Francesca ed è pure cantato a tratti nella nostra a lingua) è veramente risibile; che Banga presenti ancora la quasi formazione classica, con Lenny Kaye in primis, ma anche formidabili aggiunte come Tom Verlaine e nella traccia 5 – 'Banga' - addirittura Johnny Depp, non smuove di un centimetro la nostra considerazione finale.
Che Banga contenga due commoventi dediche, una a Amy Winehouse ('This is the girl') veramente straziante e l'altra a Maria Schneider ('l'eroina' di Ultimo tango a Parigi, anch'essa recentemente scomparsa) è un'aggiunta di stima, ma non di valore in più. Che la delux edition di Banga sia uno splendido libretto con foto ovviamente in bianco e nero, i testi delle canzoni e pure un exclusive bonus track, e per la precisone 'Just Kids' può far felici i feticisti e i cultori, ma non accresce l'intera 'operazione'.
Insomma, non ci interessano i dettagli, per quanto la cosa possa sembrare paradossale, quello che più ci fa amare un album come questo è 'ritrovare' una voce splendidamente irregolare, una delle più affascinanti del panorama musicale, una dimensione rock che hai voglia a dire ha un significato pregnante di questi tempi di campionature ed elettronica spesso fuori fase, ed una dignità artistica che ha pochi eguali nel mondo.
Poi possiamo parlare anche di omaggi, di disco orecchiabile, o di chissà quale altra facezia.
Io posso dire solo una cosa: grazie Patti.
Tutto il resto, come diceva il grande filosofo del novecento, è noia.
Patti Smith
Banga
Columbia - 2012
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