INTERVISTE
Sabina De Gregori
Allora il tuo libro "Banksy il terrorista dell'arte" (Castelvecchi) sta andando molto bene. Ci dici però bene chi era questo Banksy anche perché sono in molti quelli che ancora non lo conoscono.
Di Banksy si conoscono poche notizie certe. E' uno street artist britannico – nato e cresciuto a Bristol – che nei primi anni del 2000 si è trasferito a Londra "invadendo" la metropoli con degli stencil raffiguranti dei topi (rat). Ha attirato l'attenzione dei media su di se quando tra il 2004 e il 2005 si è intrufolato nei più grandi musei del mondo travestito da pensionato e ha appeso i suoi quadri alle pareti tra i più grandi capolavori di tutti i tempi. Le sue opere hanno un forte significato simbolico, si schierano apertamente contro la guerra e contro le istituzioni, contro il consumismo e il potere. La sua identità è tuttora segreta, le fonti più accreditate dicono che il suo vero nome sia Robin Gunningham ma nessuno – nemmeno i suoi collaboratori più stretti – ha mai rivelato qualche notizia in più.
Come ti è venuta la passione per questo artista?
Banksy mi ha da sempre attirato per la forza espressiva delle sue immagini e per la semplicità dei disegni, che assomigliano molto ai cartelloni pubblicitari, sono diretti e significativi, facili per tutti. Soprattutto mi ha colpito la grande ironia e le idee originali che di volta in volta ha mostrato.
Quando mi è stato chiesto se volevo scrivere questo libro indossavo una maglietta con un suo disegno!
Davvero la sua identità è così segreta oppure qualcuno sa chi è ma non lo rivela?
Questo è un grande punto interrogativo. E' molto difficile credere che con la notorietà che ha ormai raggiunto nessuno sappia chi sia. Sono certa che chi lavora con e per lui conosca il suo nome e il suo volto. Si è ormai innescata una grande macchina mediatica che è in grado di tutelare la sua identità, forse anche mettendo "sotto contratto" le persone che gli sono accanto. Non è da escludere che chi partecipi alla vita lavorativa e privata di questo artista abbia firmato un patto di segretezza.
Parliamo del fenomeno dei writers e del loro rapporto col territorio e quanto ha contribuito lo stesso Bansky a "sdoganare" (lasciami passare il termine) il movimento.
Sicuramente Banksy ha contribuito a dare una grande scossa negli ultimi anni al movimento della street art. Prima e contemporaneamente a lui ci sono stati artisti molto validi ma forse lui più degli altri è stato bravo ad attirare l'attenzione su di se, offrendo qualcosa di diverso e originale. Basti notare negli ultimi mesi come in Italia si parli sempre più frequentemente dell'arte di strada, i siti dei più grandi quotidiani quasi settimanalmente riportano delle gallery inerenti all'arte di strada o allo stesso Banksy. Inoltre molti comuni hanno dato il via a veri e propri dialoghi con graffitisti, proponendo collaborazioni e tentando la strada della comprensione e dell'educazione dei cittadini a questa forma d'espressione. E' un fenomeno in continua ascesa ma soprattutto è da sottolineare l'intento di "avvicinare" la gente comune e anche i collezionisti (che sono già moltissimi) ai graffiti e alla stencil art.
In Italia come siamo messi a writers e writing?
Beh, se per writer intendiamo chi scrive la propria tag sui muri senza distinzione ce ne sono a milioni. Ma ci sono anche tanti bravi artisti (bravi tecnicamente e che possiedono l'idea di un progetto alle spalle) come Sten e Lex, Rusty, Hogre.
Bansky è anche l'autore della copertina di uno degli album che adoro di più in assoluto, 'Think tank' dei Blur. Il suo rapporto con la musica?
Il rapporto di Banksy con la musica è da sempre stato fortissimo. La sua adolescenza a Bristol è stata per questo fondamentale. Negli anni '80 nella cittadina inglese prendeva vita il trip hop con i Massive Attack, Tricky e i Portishead e sono stati per Banksy proprio gli anni della formazione. 3D, il cantante dei Massive Attack, prima di scegliere la musica era uno dei più noti street artist della città e Banksy iniziò a disegnare guardando i suoi lavori.
Ho letto che i suoi pezzi oggi sono valutati molte migliaia di sterline, una resa al mercato anche per lui?
Non so se sia giusto parlare di resa o di scelta. Tutto il suo percorso professionale sembra essere stato costruito "a tavolino", sembra che Banksy sia arrivato proprio dove voleva. E' bastato che celebrità come Brad Pitt o Jude Law dichiarassero che lo street artist di Bristol era il loro artista preferito per far schizzare i prezzi alle stelle e viziare in pochissimo tempo il mercato dell'arte. Del resto, in questo momento, Banksy è milionario e anonimo... forse il massimo che si possa desiderare!
Quali sono le sue opere che ti piacciono di più e perché?
Una delle opere che più mi piace è quella che ho scelto per la copertina del libro: la cameriera che solleva il manto stradale come fosse una tenda e guardando l'osservatore negli occhi compie il gesto di nascondere la polvere sotto il lembo alzato. Mi sembra un'immagine calzante, soprattutto per il nostro paese di questi tempi.
Prossimo tuo progetto?
Indubbiamente vorrei continuare a seguire Banksy. Per quanto riguarda altri progetti ci sto pensando!
Di Banksy si conoscono poche notizie certe. E' uno street artist britannico – nato e cresciuto a Bristol – che nei primi anni del 2000 si è trasferito a Londra "invadendo" la metropoli con degli stencil raffiguranti dei topi (rat). Ha attirato l'attenzione dei media su di se quando tra il 2004 e il 2005 si è intrufolato nei più grandi musei del mondo travestito da pensionato e ha appeso i suoi quadri alle pareti tra i più grandi capolavori di tutti i tempi. Le sue opere hanno un forte significato simbolico, si schierano apertamente contro la guerra e contro le istituzioni, contro il consumismo e il potere. La sua identità è tuttora segreta, le fonti più accreditate dicono che il suo vero nome sia Robin Gunningham ma nessuno – nemmeno i suoi collaboratori più stretti – ha mai rivelato qualche notizia in più.
Come ti è venuta la passione per questo artista?
Banksy mi ha da sempre attirato per la forza espressiva delle sue immagini e per la semplicità dei disegni, che assomigliano molto ai cartelloni pubblicitari, sono diretti e significativi, facili per tutti. Soprattutto mi ha colpito la grande ironia e le idee originali che di volta in volta ha mostrato.
Quando mi è stato chiesto se volevo scrivere questo libro indossavo una maglietta con un suo disegno!
Davvero la sua identità è così segreta oppure qualcuno sa chi è ma non lo rivela?
Questo è un grande punto interrogativo. E' molto difficile credere che con la notorietà che ha ormai raggiunto nessuno sappia chi sia. Sono certa che chi lavora con e per lui conosca il suo nome e il suo volto. Si è ormai innescata una grande macchina mediatica che è in grado di tutelare la sua identità, forse anche mettendo "sotto contratto" le persone che gli sono accanto. Non è da escludere che chi partecipi alla vita lavorativa e privata di questo artista abbia firmato un patto di segretezza.
Parliamo del fenomeno dei writers e del loro rapporto col territorio e quanto ha contribuito lo stesso Bansky a "sdoganare" (lasciami passare il termine) il movimento.
Sicuramente Banksy ha contribuito a dare una grande scossa negli ultimi anni al movimento della street art. Prima e contemporaneamente a lui ci sono stati artisti molto validi ma forse lui più degli altri è stato bravo ad attirare l'attenzione su di se, offrendo qualcosa di diverso e originale. Basti notare negli ultimi mesi come in Italia si parli sempre più frequentemente dell'arte di strada, i siti dei più grandi quotidiani quasi settimanalmente riportano delle gallery inerenti all'arte di strada o allo stesso Banksy. Inoltre molti comuni hanno dato il via a veri e propri dialoghi con graffitisti, proponendo collaborazioni e tentando la strada della comprensione e dell'educazione dei cittadini a questa forma d'espressione. E' un fenomeno in continua ascesa ma soprattutto è da sottolineare l'intento di "avvicinare" la gente comune e anche i collezionisti (che sono già moltissimi) ai graffiti e alla stencil art.
In Italia come siamo messi a writers e writing?
Beh, se per writer intendiamo chi scrive la propria tag sui muri senza distinzione ce ne sono a milioni. Ma ci sono anche tanti bravi artisti (bravi tecnicamente e che possiedono l'idea di un progetto alle spalle) come Sten e Lex, Rusty, Hogre.
Bansky è anche l'autore della copertina di uno degli album che adoro di più in assoluto, 'Think tank' dei Blur. Il suo rapporto con la musica?
Il rapporto di Banksy con la musica è da sempre stato fortissimo. La sua adolescenza a Bristol è stata per questo fondamentale. Negli anni '80 nella cittadina inglese prendeva vita il trip hop con i Massive Attack, Tricky e i Portishead e sono stati per Banksy proprio gli anni della formazione. 3D, il cantante dei Massive Attack, prima di scegliere la musica era uno dei più noti street artist della città e Banksy iniziò a disegnare guardando i suoi lavori.
Ho letto che i suoi pezzi oggi sono valutati molte migliaia di sterline, una resa al mercato anche per lui?
Non so se sia giusto parlare di resa o di scelta. Tutto il suo percorso professionale sembra essere stato costruito "a tavolino", sembra che Banksy sia arrivato proprio dove voleva. E' bastato che celebrità come Brad Pitt o Jude Law dichiarassero che lo street artist di Bristol era il loro artista preferito per far schizzare i prezzi alle stelle e viziare in pochissimo tempo il mercato dell'arte. Del resto, in questo momento, Banksy è milionario e anonimo... forse il massimo che si possa desiderare!
Quali sono le sue opere che ti piacciono di più e perché?
Una delle opere che più mi piace è quella che ho scelto per la copertina del libro: la cameriera che solleva il manto stradale come fosse una tenda e guardando l'osservatore negli occhi compie il gesto di nascondere la polvere sotto il lembo alzato. Mi sembra un'immagine calzante, soprattutto per il nostro paese di questi tempi.
Prossimo tuo progetto?
Indubbiamente vorrei continuare a seguire Banksy. Per quanto riguarda altri progetti ci sto pensando!
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