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CINEMA E MUSICA

Alfredo Ronci

Se la smette di imitare, potrebbe avere un futuro: 'Selah Sue'.

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Davvero, basterebbe poco per distanziare la massa.

Lei è belga, ma non ci interessa spulciarla biograficamente perché non sono le sue origini, in questo caso, che determinano le sue scelte musicali, sono le sue preferenze e un bell'orecchio al mercato.

Perché potrebbe essere furbina anziché no.

C'ha messo parecchio per far pubblicare l'album: già due anni prima aveva esordito con una manciata di singoli, tra cui 'This world' il brano che apre il lavoro, e successivamente con due EP, quasi a voler dare un'impronta più sicura alla sua uscita.

Dunque nel suo 'omonimo' ci ritroviamo quasi la metà di quel che già ci aveva fatto ascoltare in precedenza, con più delle aggiunte, alcune notevoli, che però non sciolgono tutti i dubbi sulla sua cristallina originalità.

Selah Sue pare abile a carpire, ma bisogna vedere quanto sa restituire. Non ci è parso ancora sapere con precisione. Forse occorre un'altra prova.

Certo è che 'This world' appunto, ma anche 'Peace of mind' sembrano una copia di Erika Badu.

Certo è che 'Raggamuffin' ed 'Expalanation' paiono tracce tratte dal bellissimo e ormai dimenticato, ahinoi, unplugged di Lauryn Hill.

Certo è che alcune sue inflessioni vocali ricordano molto Nelly Furtado.

Ecco dunque che torna l'assunto iniziale con un'aggiunta di domanda: la ragazza ha bell'orecchio musicale, sa dove andare a parare per confrontarsi col mondo (questione di conquibus?), sa farsi consigliare... ma quanto c'è ancora da aspettare per vederla originale in un mondo di replicanti?

Perché la stoffa c'è ed un brano come 'Summertime' lo sta a dimostrare: parte come fosse un fantasma hendrixiano per poi spiaggiarsi su lidi 'bondiani' (sì sì, come le colonne sonore di Bond, James Bond).

Poi le tentazioni rap, il raggamuffin e addirittura una sorta di maroccan-rap ('Style crazy sufferin') sono tutti specchietti per le allodole.





Selah Sue

Selah Sue

Wea – Int'l





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