CINEMA E MUSICA
Adriano Angelini Sut
Tornano i Counting Crows con un album di cover, e riprendono decisamente vita.
Purtroppo (o per fortuna) io ho ancora negli orecchi la voce celestiale di Adam Duritz degli anni'90 (insieme a quella di Mark Lanegan, una delle più affascinanti dell'ultimo scorcio del secolo scorso). Mi risuonano le note di due album che hanno segnato la storia del rock americano come August and Everything After e Recovering the Satellites. Difficile, se non impossibile abituarsi a tutto quello che hanno partorito dopo (o che non hanno partorito), se si eccettua il live Across the Wire.
Eccoli che, nell'anno del Signore 2012, quello dell'apocalisse, rispuntano divinizzati, rinvigoriti, belli come il sole che si allineerà al centro della galassia il giorno del solstizio d'inverno. Lo fanno con un album di cover, Underwater Sunshine, sottotitolo (What we did on our summer vacation). Voi direte, e ti pareva. E invece no. Provate voi a scegliere quindici pezzi di semi sconosciuti (se si eccettuano i Travis, Bob Dylan e Madonna) e a farli sembrare degli hit propri. Provate voi a suonare rock blues, folk rock, desert rock, come solo loro sanno fare trasformando brani che probabilmente (almeno in Italia) nessuno conosce (chi sono i Sordid Humor? E i Pure Prairie League?) in spettacolari ballate à la Counting Crows. Non vi citerò tutti e quindici i brani. Ve li prendo a caso. "All my Failures", dei Dawes, è una ballata classica, lenta, la voce di Adam che troneggia indisturbata sotto il suo cielo vocale iper romantico. Prendete "Untitled" (Love Song), dei Romany Rye (scusate ma pure questi chi sono?). Fra le chitarre dei Crows diventa un hit single trascinante. Oppure "Meet on the Ledge", dei Fairport Convention, probabilmente la più riuscita, sontuosa anche dal vivo nei video che circolano su you tube. C'è tutto il folk americano, le schitarrate quattro quarti, la semplicità di un alba sui campi della periferia più dimenticata. Deliziosa anche "Coming Around" dei Travis. Rispettosa, elegante, che entra in punta di piedi e riesce con gli applausi. Bob Dylan lo trattano molto meglio di quel che lui stesso merita (vi prego, le sue cose tranne rare eccezioni sono inascoltabili): "You aint going nowhere" infatti diverte e non ammorba come di solito fanno i pezzi dello "storico menestrello". E poi c'è "Borderline" di Madonna, ebbene sì. Non ve la dovete perdere. Ovviamente state ascoltando un'altra cosa. Non vi aspettate chissà che. A tratti, se non per il ritornello, non si riconosce nemmeno. Ma forse il bello è questo. La trasformazione, direi la mutazione. A voi il giudizio. Voglio soffermarmi su altre due perle. "Hospital" di Coby Brown, intensa e raggiante, tiratissima. E "Like Teenage Gravity", di Kasey Anderson e the Honkies, un'altra dolcissima ballata che solo la voce di Duritz poteva arricchire di così tanta magia. Un piano, lievi percussioni. Un'atmosfera sognante. Se volete l'America con la A maiuscola e senza K allora l'avete trovata. I Counting Crows della profonda Omaha sono la loro icona più fulgida. Tipica. Imprescindibile. God bless you, folks!
Counting Crows
Underwater Sunshine
Cooking Vinyl - 2012
Eccoli che, nell'anno del Signore 2012, quello dell'apocalisse, rispuntano divinizzati, rinvigoriti, belli come il sole che si allineerà al centro della galassia il giorno del solstizio d'inverno. Lo fanno con un album di cover, Underwater Sunshine, sottotitolo (What we did on our summer vacation). Voi direte, e ti pareva. E invece no. Provate voi a scegliere quindici pezzi di semi sconosciuti (se si eccettuano i Travis, Bob Dylan e Madonna) e a farli sembrare degli hit propri. Provate voi a suonare rock blues, folk rock, desert rock, come solo loro sanno fare trasformando brani che probabilmente (almeno in Italia) nessuno conosce (chi sono i Sordid Humor? E i Pure Prairie League?) in spettacolari ballate à la Counting Crows. Non vi citerò tutti e quindici i brani. Ve li prendo a caso. "All my Failures", dei Dawes, è una ballata classica, lenta, la voce di Adam che troneggia indisturbata sotto il suo cielo vocale iper romantico. Prendete "Untitled" (Love Song), dei Romany Rye (scusate ma pure questi chi sono?). Fra le chitarre dei Crows diventa un hit single trascinante. Oppure "Meet on the Ledge", dei Fairport Convention, probabilmente la più riuscita, sontuosa anche dal vivo nei video che circolano su you tube. C'è tutto il folk americano, le schitarrate quattro quarti, la semplicità di un alba sui campi della periferia più dimenticata. Deliziosa anche "Coming Around" dei Travis. Rispettosa, elegante, che entra in punta di piedi e riesce con gli applausi. Bob Dylan lo trattano molto meglio di quel che lui stesso merita (vi prego, le sue cose tranne rare eccezioni sono inascoltabili): "You aint going nowhere" infatti diverte e non ammorba come di solito fanno i pezzi dello "storico menestrello". E poi c'è "Borderline" di Madonna, ebbene sì. Non ve la dovete perdere. Ovviamente state ascoltando un'altra cosa. Non vi aspettate chissà che. A tratti, se non per il ritornello, non si riconosce nemmeno. Ma forse il bello è questo. La trasformazione, direi la mutazione. A voi il giudizio. Voglio soffermarmi su altre due perle. "Hospital" di Coby Brown, intensa e raggiante, tiratissima. E "Like Teenage Gravity", di Kasey Anderson e the Honkies, un'altra dolcissima ballata che solo la voce di Duritz poteva arricchire di così tanta magia. Un piano, lievi percussioni. Un'atmosfera sognante. Se volete l'America con la A maiuscola e senza K allora l'avete trovata. I Counting Crows della profonda Omaha sono la loro icona più fulgida. Tipica. Imprescindibile. God bless you, folks!
Counting Crows
Underwater Sunshine
Cooking Vinyl - 2012
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