CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Un po' lezioso lo è: Joe Barbieri con 'Respiro'
Per ascoltare Joe Barbieri bisogno avere un preciso stato d'animo. Indubbiamente il musicista partenopeo si è ritagliato un particolare spazio nel mondo musicale e col tempo, affinando anche la sua tecnica vocale, s'è conquistato le simpatie di molti personaggi importanti.
Ricordo soprattutto i suoi duetti con Mario Venuti e ancor di più con la straordinaria Omara Portuondo. In questo nuovo disco ne abbiamo cinque: due col trombettista Fabrizio Bosso ('E vase annure' in dialetto napoletano, forse omaggio alla sua terra natale, e la francese 'Etape par etape par etape'), uno rispettivamente con l'alieno Gian Maria Testa ('Le milonghe del sabato sera'), uno con l'ormai mitico Stefano Bollani ('Un regno da disfare') e l'ultimo con l'uruguagio (si scrive e si dice così?) Jorge Drexler ('Diario di una caduta').
Che dire? Barbieri è bravo, canta in punta di piedi, secondo il migliore stile Veloso (da lui riconosciuto come maestro) e 'Scusami', il secondo brano è un esempio, in questo caso, esplicito, ma qua e là s'affaccia, durante l'intero ascolto del brano, una sensazione di fastidio, come quando a scuola il primo della classe rispondeva puntuale alle domande dei professori.
Le canzoni sono belle, indubbiamente, a cominciare dalla prima, quella 'Zenzero e cannella' che è una sorta di compendio del cantautorato più intelligente e meno commerciale (Conte, Cammariere ed il risorto Concato), o l'inaspettata 'Diamoci del tu' che avrebbe fatto la felicità di Gorni Kramer e del compianto Quartetto Cetra e che fa coppia con l'ultima della scaletta 'Il balconcino del quinto piano' che l'avrei vista a cecio in un vecchio programma sabatino della Rai in bianco e nero. Belle dunque ma leziose e, se mi si concede il confronto, da arsenico e vecchi merletti.
Per carità, la caratura 'jazzy' è indiscutibile, i brani realizzati con Bosso e Bollani, ma anche la stessa 'Scusami' sono lì a testimoniare una coscienza della materia ben delineata, ma rimane come si diceva quella sensazione di leggera spocchia intellettuale, della serie: guarda come sono suadente, bravo e se voglio posso anche jazzare a mio piacimento.
Siamo un gradino sopra la media del nostro sciagurato paese (che poi a dirla onestamente, dal punto di vista musicale tanto sciagurato non è, anzi), ma perché un disco di Barbieri possa definirsi veramente riuscito e rimanere negli annali, dovrebbe scrollarsi di dosso quella patina di vezzosità e di maniera di cui è interamente permeato Respiro.
Anche quando canta Barbieri sarà tecnicamente inceccepibile, ma sembra davvero un po' troppo contenuto. Suvvia, un urletto ogni tanto mica guasterebbe l'incisione!
Joe Barbieri
Respiro
Microcosmo dischi – 2012
Ricordo soprattutto i suoi duetti con Mario Venuti e ancor di più con la straordinaria Omara Portuondo. In questo nuovo disco ne abbiamo cinque: due col trombettista Fabrizio Bosso ('E vase annure' in dialetto napoletano, forse omaggio alla sua terra natale, e la francese 'Etape par etape par etape'), uno rispettivamente con l'alieno Gian Maria Testa ('Le milonghe del sabato sera'), uno con l'ormai mitico Stefano Bollani ('Un regno da disfare') e l'ultimo con l'uruguagio (si scrive e si dice così?) Jorge Drexler ('Diario di una caduta').
Che dire? Barbieri è bravo, canta in punta di piedi, secondo il migliore stile Veloso (da lui riconosciuto come maestro) e 'Scusami', il secondo brano è un esempio, in questo caso, esplicito, ma qua e là s'affaccia, durante l'intero ascolto del brano, una sensazione di fastidio, come quando a scuola il primo della classe rispondeva puntuale alle domande dei professori.
Le canzoni sono belle, indubbiamente, a cominciare dalla prima, quella 'Zenzero e cannella' che è una sorta di compendio del cantautorato più intelligente e meno commerciale (Conte, Cammariere ed il risorto Concato), o l'inaspettata 'Diamoci del tu' che avrebbe fatto la felicità di Gorni Kramer e del compianto Quartetto Cetra e che fa coppia con l'ultima della scaletta 'Il balconcino del quinto piano' che l'avrei vista a cecio in un vecchio programma sabatino della Rai in bianco e nero. Belle dunque ma leziose e, se mi si concede il confronto, da arsenico e vecchi merletti.
Per carità, la caratura 'jazzy' è indiscutibile, i brani realizzati con Bosso e Bollani, ma anche la stessa 'Scusami' sono lì a testimoniare una coscienza della materia ben delineata, ma rimane come si diceva quella sensazione di leggera spocchia intellettuale, della serie: guarda come sono suadente, bravo e se voglio posso anche jazzare a mio piacimento.
Siamo un gradino sopra la media del nostro sciagurato paese (che poi a dirla onestamente, dal punto di vista musicale tanto sciagurato non è, anzi), ma perché un disco di Barbieri possa definirsi veramente riuscito e rimanere negli annali, dovrebbe scrollarsi di dosso quella patina di vezzosità e di maniera di cui è interamente permeato Respiro.
Anche quando canta Barbieri sarà tecnicamente inceccepibile, ma sembra davvero un po' troppo contenuto. Suvvia, un urletto ogni tanto mica guasterebbe l'incisione!
Joe Barbieri
Respiro
Microcosmo dischi – 2012
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