INTERVISTE
Vania Lucia Gaito

Nel prendere a cuore la questione della pedofilia nella Chiesa in lei è prevalso il senso di pietà per le vittime, la rabbia per i violentatori spesso impuniti o non puniti adeguatamente o un sentimento di civile indignazione?
E' difficile scindere le proprie sensazioni, pretendendo di comprendere quale prevalga: la rabbia, l'indignazione o il dolore. C'è una sorta di mescolanza di sentimenti, di fronte a certe tragedie, e districarne le componenti è difficile. Da un punto di vista razionale, prevale l'indignazione per una legge che non permette a se stessa di perseguire adeguatamente crimini così indegni, tuttavia ritrovarsi di fronte a chi ha vissuto un dramma così grande sulla propria pelle, smuove inevitabilmente sentimenti di rabbia, di dolore, di frustrazione. In un certo modo, durante le interviste, si creava una sorta di osmosi, e sentivo gli stessi sentimenti che percepiva la persona che avevo davanti. In alcuni casi, o in alcuni momenti, sentivo la rabbia, in altri il dolore, in altri ancora una sensazione di vuoto incolmabile, di disperazione intraducibile.
Ma quando un prete confessa che Satana è molto potente e tenta i preti, soprattutto quelli che hanno a che fare con i ragazzi è un grandissimo bugiardo, un paraculo come si dice a Roma o uno che si sta costruendo un alibi?
Io ho affrontato l'argomento dell'eziologia della pedofilia clericale da un punto di vista psicologico, non religioso, anche perché ho una formazione di questo tipo. Ho affrontato il problema dal punto di vista del reato, non del peccato. L'abuso sessuale è un reato. La Chiesa, ovviamente, lo annovera tra i peccati, e lo giudica e lo sanziona come tale. Il peccato è una trasgressione alla legge divina, mentre il reato è una trasgressione alla legge degli uomini. Quando le due cose coincidono, dev'essere innanzitutto la legge degli uomini a perseguire il reato e il reo, in modo anche e soprattutto da tutelare la sicurezza della comunità. Che poi, da un punto di vista spirituale, si attribuisca il peccato ad una tentazione messa in atto da Satana, è una cosa che riguarda, a mio parere, la sfera più intima del credo di un individuo. Tuttavia, nei secoli scorsi, troppe volte si sono attribuiti alle forze del male alcuni fenomeni che per la Chiesa erano inspiegabili: un paio di secoli fa, per esempio, erano etichettati come "posseduti" quelli che oggi la psicologia definisce come soggetti con personalità multipla.
Bruno Zanin, il protagonista di 'Amarcord', una delle vittime di Don Gelmini, ad un certo punto dice: Io sono omosessuale, lo sa?Ho ricevuto un imprinting, a tredici anni, sotto quel telone, nel capanno in mezzo alla neve. Non le sembra che al di là della violenza subita, c'è anche una profonda ignoranza dal punto di vista sessuale? Perché a me la teoria psicanalitica dell'omosessualità 'situazionale', cioè dovuta ad un contesto chiuso in cui si cerca un 'surrogato' in mancanza del 'prodotto originale' mi sembra una grande frescaccia.
L'omosessualità situazionale non è un fenomeno che riguarda esclusivamente i seminari, ma tutti gli ambienti cosiddetti "a sesso unico". Facciamo un esempio diverso, da quello dei seminari, e prendiamo le carceri. In molti casi, si instaurano relazioni omosessuali tra detenuti, sebbene in altri contesti, le stesse persone non abbiano mai espresso tendenze omosessuali. Lo stesso accadeva sulle navi di lungo corso, che restavano molti mesi in mare, così come nelle caserme. E' un fenomeno che si manifesta regolarmente, e di cui prendere atto. E se accade in contesti di individui adulti, quindi maggiormente in grado di gestire le proprie pulsioni, accade anche in contesti adolescenziali, in cui i singoli individui sono meno capaci di gestire la sessualità, soprattutto sotto la forte spinta ormonale che contraddistingue l'adolescenza.
Nei seminari minori, in particolare, dove i ragazzini entrano a 11 o a 12 anni, l'educazione sessuofobica tipica di queste strutture può avere effetti devastanti: la donna può divenire, nell'immaginario inconsapevole, una figura angosciante e castrante, innescando così quella che viene definita "omosessualità situazionale". Senza contare il fatto che, in un ambiente a "sesso unico" e con standards educativi di questo genere, si viene lasciati completamente soli ad affrontare le prime pulsioni sessuali dell'adolescenza. Sperimentando il sesso, in molti casi, in maniera onanistica o con rapporti omosessuali. In alcune circostanze, il processo di crescita individuale, che coinvolge anche la sfera della sessualità, si "fissa"all'adolescenza, dando luogo ad una sessualità efebofila: l'efebolifilo è, emotivamente, un adolescente, dal punto di vista sessuale, anche quando ha passato da decenni l'età dell'adolescenza. Tuttavia, essendo rimasto un "adolescente mentale", ricerca il sesso con "coetanei", quindi con altri adolescenti.
Nella vicenda di Alessandro Pasquinelli, il prete 'sano' che è stato costretto a patteggiare una condanna per pedofilia, vi è un che di surreale. Non è curioso che la Chiesa, troppo spesso immischiata in scandali sessuali, utilizzi proprio l'arma della pedofilia per incastrare un povero disgraziato?
Il caso di Alessandro Pasquinelli è un caso particolare, che dimostra come spesso i vescovi siano incapaci di occuparsi adeguatamente di certe problematiche, ma soprattutto dimostra quante siano le "variabili" in gioco nelle decisioni prese dalle gerarchie ecclesiastiche. Pasquinelli non è stato "incastrato" dalla Chiesa: di fronte a certe accuse si è trovato nell'impossibilità di difendersi, a causa soprattutto della volontà del suo vescovo di soffocare immediatamente un possibile scandalo fin sul nascere. Vi erano stati, nella diocesi di Pescia, già diversi scandali, tenuti più o meno a bada, sebbene in diversi casi si sia arrivati in tribunale. Appuntare l'interesse dei media sulla diocesi era, probabilmente, da evitare ad ogni costo. A costo, perfino, della reputazione e dell'integrità di un sacerdote innocente.
Ad un certo punto del saggio lei dice: E poi volevo vedere la sua faccia, l'espressione del viso, il movimento delle mani. Si capiscono tante cose da un'occhiata, da un gesto, da un'alzata di spalle. Più di quanto si possa dire in un lungo discorso, a volte. Le chiedo: dopo aver incontrato tante persone in qualche modo legate al fenomeno 'pedofilia', cosa ha capito guardandole negli occhi?
Ci sono occhi che non saprò mai dimenticare. Ci sono sguardi che scavano dentro e lasciano un segno profondo. Sono gli occhi, a raccontare, prima che le parole. Quello che mi ha stupito di più è stato che, quasi sempre, quegli occhi piangevano un dolore senza lacrime. Un dolore che resta dentro sempre, e che di tanto in tanto torna a far male. Come vecchie ossa rotte quando cambia il tempo.
Il Vaticano riesce a fare a meno dei preti che si vogliono sposare buttandoli fuori, mentre quelli accusati di pedofilia in genere li sposta da una parrocchia ad un'altra, ma sempre dentro Madre Chiesa rimangono. Mi permetta una battuta: insomma le gerarchie ecclesiastiche preferiscono circondarsi di persone deviate piuttosto che di individui spinti da un 'sano' istinto eterosessuale.
Uno dei pilastri fondamentali della Chiesa Cattolica di rito latino è il celibato ecclesiastico. E per "preparare" i seminaristi al celibato viene messa in atto una politica educativa marcatamente sessuofobica: la donna è una tentatrice, il desiderio sessuale è una tentazione demoniaca, il corpo viene cancellato e si ha la pretesa di "desessualizzarlo". Tra le pieghe del celibato ecclesiastico è più facile che si nasconda un pedofilo, che vive nell'ombra e nel segreto la propria sessualità deviata piuttosto che un sacerdote che vive una relazione con una donna. In quest'ultimo caso, in genere, i sacerdoti coinvolti nella relazione con una donna desiderano formare una famiglia e una famiglia non potrebbe certo essere tenuta segreta. Si preferisce, quindi, ridurli allo stato laicale e "perderli", piuttosto che mettere in discussione il celibato ecclesiastico. Le ragioni del celibato sono diverse, e spesso non c'entrano affatto con il dedicarsi totalmente al "servizio del prossimo", che sembra piuttosto essere un alibi, ma riguardano soprattutto la maggiore possibilità, da parte delle gerarchie, di "gestire" più liberamente individui singoli ed isolati come sono i sacerdoti cattolici.
Le risulta che la stampa italiana ci abbia informato che il cardinale Law, quello che a Boston ha tentato di coprire lo scandalo pedofilia, è stato trasferito a Santa Maria Maggiore a Roma e che i giornalisti del 'Boston Globe' che hanno tirato fuori la vicenda hanno vinto il Premio Pulitzer e che Mitchell Garabedian, l'avvocato che in tribunale si è fatto portavoce delle migliaia di vittime degli abusi sessuali da parte dei preti sia stato nominato 'Avvocato dell'anno'?
Ho riportato nell'epilogo di "Viaggio nel silenzio" il fatto che nel 2002 Mitchell Garabedian è stato eletto avvocato dell'anno a Boston e che il team Spotlight del Boston Globe ha vinto il Pulitzer, sempre nello stesso anno. Ho riportato anche del trasferimento del cardinale Law alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. I media italiani soprattutto a quest'ultimo avvenimento non hanno fatto riferimento, così come non hanno mai fatto riferimento ai sacerdoti pedofili, condannati nei Paesi d'origine, che hanno trovato asilo in Vaticano e in Italia. Onestamente, credo che gli italiani vadano informati: i loro figli potrebbero ritrovarsi a frequentare una parrocchia che li espone al pericolo. Ed è essenziale, per la prevenzione di certi drammi, sapere nelle mani di chi si affidano i propri bambini.
Quando Vittorio Messori sulle pagine della 'Stampa' a proposito della vicenda Don Gelmini (che ora si sta godendo meritate vacanze in quel di Costarica) dice che la giustizia umana santifica l'omosessualità e demonizza la pedofilia non le viene in mente di andare dalla famiglia Agnelli a chiedere un risarcimento per danni morali?
Piuttosto viene in mente che manca davvero poco all'apologia di reato. Affermare pubblicamente che alcuni santi hanno avuto abitudini morali discutibili (Messori parlava di un "santo esibizionista") non legittima i comportamenti vergognosi di alcuni esponenti della Chiesa, ma fa piuttosto riflettere sul metro che utilizza la Chiesa stessa nei processi di beatificazione: la Chiesa presenta i santi come modelli di virtù e perfezione, da emulare e venerare. Con quale metro misura la santità, se agli altari viene innalzato anche chi ha qualche "vizio" di questo genere, peraltro rigorosamente mantenuto segreto?
Ma davvero L'Opsus Dei mise al rogo 'Il nome della rosa'? Ma Eco l'ha mai saputo?
All'indice pare ci sia anche Viaggio nel silenzio, se è per questo. Probabilmente dovrei sentirmi lusingata dall'eccelsa compagnia in cui sono stata messa. La verità è che sono moltissime le cose che l'Opera proibisce, perfino camminare a testa alta: perché gli occhi guardano, la mente registra, e si possono concepire pensieri e desideri impuri. Il terrore della sessualità è talmente smaccato che ai numerari viene perfino insegnato come lavarsi le parti intime senza troppi "contatti" e senza indugiare. Considerando quali sono gli "standards" mi pare consequenziale un certo atteggiamento nei confronti dell'informazione: l'informazione è un grande nemico, mette in moto il cervello, regala elementi al raziocinio, innesca processi di pensiero e di ragionamento. E una mente che ragiona autonomamente è difficile da "addomesticare". Tutti quelli che hanno lasciato l'Opera, o i Legionari di Cristo, o altre strutture simili, raccontano tutti la stessa storia: sono stati vittima di una sorta di "riprogrammazione mentale", sottoposti a controlli minuziosi e continui, fino ai più piccoli dettagli della quotidianità. L'informazione, in un modello di questo genere, non può trovare posto, se non quell'informazione che non entra in contrasto col modello stesso, quando addirittura non lo supporta.
Recentemente, sempre su 'La Stampa', (e daje) il cattolico di sinistra Nicky Vendola ha dichiarato che i comunisti (mi chiedo quali e dove siano visti gli ultimi risultati elettorali) hanno sbagliato perché hanno odiato troppo. Al di là di questa sorta di ossessione simil-berlusconiana, non mi pare che nessun 'comunista' sia stato mai accusato di pedofilia o sia stato sorpreso in festini con prostitute e poi visto sfilare al 'Family day'. Perché credo che l'odio si alimenti anche attraverso la violenza sui più indifesi.
Certi fenomeni non hanno colori politici. C'è inoltre una profonda differenza tra la pedofilia e i "festini con le prostitute". Nel primo caso si parla di abusi sessuali, nel secondo di fiacchezza morale. L'Italia è, purtroppo, un Paese in cui conta molto la "facciata" e le dichiarazioni pubbliche, e di contro contano molto poco i fatti, che tra l'altro spesso non si conoscono neppure. L'informazione italiana è definita, dalla Freedom House, semilibera. Pertanto si dà risalto alla presenza di alcuni esponenti politici al "Family Day", per esempio, dimenticandosi di dire che quegli stessi esponenti politici che sostengono tanto la famiglia, di famiglie ne hanno più di una. E' tipico dell'informazione asservita dare certe notizie "a metà".
Secondo lei, il viaggio di papa Benedetto XVI negli Stati Uniti è servito a qualcosa? O è prodromo di un nuovo documento, tipo il 'De delictis gravioribus', quello che 'suggeriva' una politica di segretezza sul problema pedofilia?
Il viaggio di Benedetto XVI è un'operazione di "revisionismo storico". Ovviamente, i media italiani si sono guardati bene dal raccontare cosa accadeva realmente negli Stati Uniti, cosa riportavano le televisioni e i giornali americani: si sono limitati alle immagini di Ratzinger alla Casa Bianca, a Ground Zero e a riprese di una folla osannante. Non è stato detto, per esempio, che i giornalisti che hanno intervistato il Pontefice durante il volo da Roma a Washington hanno dovuto concordare precedentemente le domande con il Vaticano. Non è stato detto che, in coincidenza con l'arrivo del Papa, il sito BishopAccountability ha reso pubblico un database di 19 vescovi statunitensi coinvolti, a diversi titolo, in episodi di abusi sessuali. Alcuni di essi avevano perfino ammesso gli abusi, tuttavia nessun procedimento era stato avviato, né in sede civile né attraverso il Vaticano. Non è stato detto che, mentre il Pontefice era a colloquio con Bush, alcune vittime hanno innalzato un enorme striscione sulla facciata della chiesa di San Domenico, a Washington, con le foto delle vittime dei preti pedofili che si sono suicidate non reggendo alla vergogna. Non è stato detto che lo SNAP, l'associazione delle vittime (oltre 13.000), ha pubblicato, durante la visita papale, l'elenco dei cinque peggiori cardinali d'America, tra i quali il cardinale Francis George, capo della conferenza episcopale statunitense e anfitrione di Ratzinger a Washington, il cardinale Egan di New York e il cardinale Mahony di Los Angeles, che sono stati invece gli ospiti del Papa a New York. Tutti e tre i cardinali in questione hanno coperto e protetto sacerdoti pedofili. Non è stato detto che una trasmissione seguitissima, Good Morning America, ha mandato in onda un filmato nel quale venivano riassunte le responsabilità delle gerarchie della Chiesa Cattolica nello scandalo della pedofilia clericale, con riferimenti anche a Ratzinger.
Sebbene le associazioni delle vittime avessero ripetutamente chiesto un incontro col Papa, il Vaticano non aveva mai risposto, né aveva previsto che tale incontro vi fosse. Dopo tutto questo, però, ovviamente era necessario ritornare sui propri passi. E dar luogo ad un incontro: un incontro, tra l'altro, imbastito all'ultimo minuto e senza alcuna ufficialità: sono state ricevute cinque vittime, per 25 minuti, in piedi, nella cappella privata della Nunziatura. Un incontro da dare in pasto ai media, e di cui le associazioni delle vittime non sono assolutamente soddisfatte. Dal Pontefice sono venute parole, parole di scusa e di contrizione, ma anche solo considerando chi sono stati i suoi accompagnatori ufficiali durante quella stessa visita, è facile dedurre che si tratta di parole e basta.
E' difficile scindere le proprie sensazioni, pretendendo di comprendere quale prevalga: la rabbia, l'indignazione o il dolore. C'è una sorta di mescolanza di sentimenti, di fronte a certe tragedie, e districarne le componenti è difficile. Da un punto di vista razionale, prevale l'indignazione per una legge che non permette a se stessa di perseguire adeguatamente crimini così indegni, tuttavia ritrovarsi di fronte a chi ha vissuto un dramma così grande sulla propria pelle, smuove inevitabilmente sentimenti di rabbia, di dolore, di frustrazione. In un certo modo, durante le interviste, si creava una sorta di osmosi, e sentivo gli stessi sentimenti che percepiva la persona che avevo davanti. In alcuni casi, o in alcuni momenti, sentivo la rabbia, in altri il dolore, in altri ancora una sensazione di vuoto incolmabile, di disperazione intraducibile.
Ma quando un prete confessa che Satana è molto potente e tenta i preti, soprattutto quelli che hanno a che fare con i ragazzi è un grandissimo bugiardo, un paraculo come si dice a Roma o uno che si sta costruendo un alibi?
Io ho affrontato l'argomento dell'eziologia della pedofilia clericale da un punto di vista psicologico, non religioso, anche perché ho una formazione di questo tipo. Ho affrontato il problema dal punto di vista del reato, non del peccato. L'abuso sessuale è un reato. La Chiesa, ovviamente, lo annovera tra i peccati, e lo giudica e lo sanziona come tale. Il peccato è una trasgressione alla legge divina, mentre il reato è una trasgressione alla legge degli uomini. Quando le due cose coincidono, dev'essere innanzitutto la legge degli uomini a perseguire il reato e il reo, in modo anche e soprattutto da tutelare la sicurezza della comunità. Che poi, da un punto di vista spirituale, si attribuisca il peccato ad una tentazione messa in atto da Satana, è una cosa che riguarda, a mio parere, la sfera più intima del credo di un individuo. Tuttavia, nei secoli scorsi, troppe volte si sono attribuiti alle forze del male alcuni fenomeni che per la Chiesa erano inspiegabili: un paio di secoli fa, per esempio, erano etichettati come "posseduti" quelli che oggi la psicologia definisce come soggetti con personalità multipla.
Bruno Zanin, il protagonista di 'Amarcord', una delle vittime di Don Gelmini, ad un certo punto dice: Io sono omosessuale, lo sa?Ho ricevuto un imprinting, a tredici anni, sotto quel telone, nel capanno in mezzo alla neve. Non le sembra che al di là della violenza subita, c'è anche una profonda ignoranza dal punto di vista sessuale? Perché a me la teoria psicanalitica dell'omosessualità 'situazionale', cioè dovuta ad un contesto chiuso in cui si cerca un 'surrogato' in mancanza del 'prodotto originale' mi sembra una grande frescaccia.
L'omosessualità situazionale non è un fenomeno che riguarda esclusivamente i seminari, ma tutti gli ambienti cosiddetti "a sesso unico". Facciamo un esempio diverso, da quello dei seminari, e prendiamo le carceri. In molti casi, si instaurano relazioni omosessuali tra detenuti, sebbene in altri contesti, le stesse persone non abbiano mai espresso tendenze omosessuali. Lo stesso accadeva sulle navi di lungo corso, che restavano molti mesi in mare, così come nelle caserme. E' un fenomeno che si manifesta regolarmente, e di cui prendere atto. E se accade in contesti di individui adulti, quindi maggiormente in grado di gestire le proprie pulsioni, accade anche in contesti adolescenziali, in cui i singoli individui sono meno capaci di gestire la sessualità, soprattutto sotto la forte spinta ormonale che contraddistingue l'adolescenza.
Nei seminari minori, in particolare, dove i ragazzini entrano a 11 o a 12 anni, l'educazione sessuofobica tipica di queste strutture può avere effetti devastanti: la donna può divenire, nell'immaginario inconsapevole, una figura angosciante e castrante, innescando così quella che viene definita "omosessualità situazionale". Senza contare il fatto che, in un ambiente a "sesso unico" e con standards educativi di questo genere, si viene lasciati completamente soli ad affrontare le prime pulsioni sessuali dell'adolescenza. Sperimentando il sesso, in molti casi, in maniera onanistica o con rapporti omosessuali. In alcune circostanze, il processo di crescita individuale, che coinvolge anche la sfera della sessualità, si "fissa"all'adolescenza, dando luogo ad una sessualità efebofila: l'efebolifilo è, emotivamente, un adolescente, dal punto di vista sessuale, anche quando ha passato da decenni l'età dell'adolescenza. Tuttavia, essendo rimasto un "adolescente mentale", ricerca il sesso con "coetanei", quindi con altri adolescenti.
Nella vicenda di Alessandro Pasquinelli, il prete 'sano' che è stato costretto a patteggiare una condanna per pedofilia, vi è un che di surreale. Non è curioso che la Chiesa, troppo spesso immischiata in scandali sessuali, utilizzi proprio l'arma della pedofilia per incastrare un povero disgraziato?
Il caso di Alessandro Pasquinelli è un caso particolare, che dimostra come spesso i vescovi siano incapaci di occuparsi adeguatamente di certe problematiche, ma soprattutto dimostra quante siano le "variabili" in gioco nelle decisioni prese dalle gerarchie ecclesiastiche. Pasquinelli non è stato "incastrato" dalla Chiesa: di fronte a certe accuse si è trovato nell'impossibilità di difendersi, a causa soprattutto della volontà del suo vescovo di soffocare immediatamente un possibile scandalo fin sul nascere. Vi erano stati, nella diocesi di Pescia, già diversi scandali, tenuti più o meno a bada, sebbene in diversi casi si sia arrivati in tribunale. Appuntare l'interesse dei media sulla diocesi era, probabilmente, da evitare ad ogni costo. A costo, perfino, della reputazione e dell'integrità di un sacerdote innocente.
Ad un certo punto del saggio lei dice: E poi volevo vedere la sua faccia, l'espressione del viso, il movimento delle mani. Si capiscono tante cose da un'occhiata, da un gesto, da un'alzata di spalle. Più di quanto si possa dire in un lungo discorso, a volte. Le chiedo: dopo aver incontrato tante persone in qualche modo legate al fenomeno 'pedofilia', cosa ha capito guardandole negli occhi?
Ci sono occhi che non saprò mai dimenticare. Ci sono sguardi che scavano dentro e lasciano un segno profondo. Sono gli occhi, a raccontare, prima che le parole. Quello che mi ha stupito di più è stato che, quasi sempre, quegli occhi piangevano un dolore senza lacrime. Un dolore che resta dentro sempre, e che di tanto in tanto torna a far male. Come vecchie ossa rotte quando cambia il tempo.
Il Vaticano riesce a fare a meno dei preti che si vogliono sposare buttandoli fuori, mentre quelli accusati di pedofilia in genere li sposta da una parrocchia ad un'altra, ma sempre dentro Madre Chiesa rimangono. Mi permetta una battuta: insomma le gerarchie ecclesiastiche preferiscono circondarsi di persone deviate piuttosto che di individui spinti da un 'sano' istinto eterosessuale.
Uno dei pilastri fondamentali della Chiesa Cattolica di rito latino è il celibato ecclesiastico. E per "preparare" i seminaristi al celibato viene messa in atto una politica educativa marcatamente sessuofobica: la donna è una tentatrice, il desiderio sessuale è una tentazione demoniaca, il corpo viene cancellato e si ha la pretesa di "desessualizzarlo". Tra le pieghe del celibato ecclesiastico è più facile che si nasconda un pedofilo, che vive nell'ombra e nel segreto la propria sessualità deviata piuttosto che un sacerdote che vive una relazione con una donna. In quest'ultimo caso, in genere, i sacerdoti coinvolti nella relazione con una donna desiderano formare una famiglia e una famiglia non potrebbe certo essere tenuta segreta. Si preferisce, quindi, ridurli allo stato laicale e "perderli", piuttosto che mettere in discussione il celibato ecclesiastico. Le ragioni del celibato sono diverse, e spesso non c'entrano affatto con il dedicarsi totalmente al "servizio del prossimo", che sembra piuttosto essere un alibi, ma riguardano soprattutto la maggiore possibilità, da parte delle gerarchie, di "gestire" più liberamente individui singoli ed isolati come sono i sacerdoti cattolici.
Le risulta che la stampa italiana ci abbia informato che il cardinale Law, quello che a Boston ha tentato di coprire lo scandalo pedofilia, è stato trasferito a Santa Maria Maggiore a Roma e che i giornalisti del 'Boston Globe' che hanno tirato fuori la vicenda hanno vinto il Premio Pulitzer e che Mitchell Garabedian, l'avvocato che in tribunale si è fatto portavoce delle migliaia di vittime degli abusi sessuali da parte dei preti sia stato nominato 'Avvocato dell'anno'?
Ho riportato nell'epilogo di "Viaggio nel silenzio" il fatto che nel 2002 Mitchell Garabedian è stato eletto avvocato dell'anno a Boston e che il team Spotlight del Boston Globe ha vinto il Pulitzer, sempre nello stesso anno. Ho riportato anche del trasferimento del cardinale Law alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. I media italiani soprattutto a quest'ultimo avvenimento non hanno fatto riferimento, così come non hanno mai fatto riferimento ai sacerdoti pedofili, condannati nei Paesi d'origine, che hanno trovato asilo in Vaticano e in Italia. Onestamente, credo che gli italiani vadano informati: i loro figli potrebbero ritrovarsi a frequentare una parrocchia che li espone al pericolo. Ed è essenziale, per la prevenzione di certi drammi, sapere nelle mani di chi si affidano i propri bambini.
Quando Vittorio Messori sulle pagine della 'Stampa' a proposito della vicenda Don Gelmini (che ora si sta godendo meritate vacanze in quel di Costarica) dice che la giustizia umana santifica l'omosessualità e demonizza la pedofilia non le viene in mente di andare dalla famiglia Agnelli a chiedere un risarcimento per danni morali?
Piuttosto viene in mente che manca davvero poco all'apologia di reato. Affermare pubblicamente che alcuni santi hanno avuto abitudini morali discutibili (Messori parlava di un "santo esibizionista") non legittima i comportamenti vergognosi di alcuni esponenti della Chiesa, ma fa piuttosto riflettere sul metro che utilizza la Chiesa stessa nei processi di beatificazione: la Chiesa presenta i santi come modelli di virtù e perfezione, da emulare e venerare. Con quale metro misura la santità, se agli altari viene innalzato anche chi ha qualche "vizio" di questo genere, peraltro rigorosamente mantenuto segreto?
Ma davvero L'Opsus Dei mise al rogo 'Il nome della rosa'? Ma Eco l'ha mai saputo?
All'indice pare ci sia anche Viaggio nel silenzio, se è per questo. Probabilmente dovrei sentirmi lusingata dall'eccelsa compagnia in cui sono stata messa. La verità è che sono moltissime le cose che l'Opera proibisce, perfino camminare a testa alta: perché gli occhi guardano, la mente registra, e si possono concepire pensieri e desideri impuri. Il terrore della sessualità è talmente smaccato che ai numerari viene perfino insegnato come lavarsi le parti intime senza troppi "contatti" e senza indugiare. Considerando quali sono gli "standards" mi pare consequenziale un certo atteggiamento nei confronti dell'informazione: l'informazione è un grande nemico, mette in moto il cervello, regala elementi al raziocinio, innesca processi di pensiero e di ragionamento. E una mente che ragiona autonomamente è difficile da "addomesticare". Tutti quelli che hanno lasciato l'Opera, o i Legionari di Cristo, o altre strutture simili, raccontano tutti la stessa storia: sono stati vittima di una sorta di "riprogrammazione mentale", sottoposti a controlli minuziosi e continui, fino ai più piccoli dettagli della quotidianità. L'informazione, in un modello di questo genere, non può trovare posto, se non quell'informazione che non entra in contrasto col modello stesso, quando addirittura non lo supporta.
Recentemente, sempre su 'La Stampa', (e daje) il cattolico di sinistra Nicky Vendola ha dichiarato che i comunisti (mi chiedo quali e dove siano visti gli ultimi risultati elettorali) hanno sbagliato perché hanno odiato troppo. Al di là di questa sorta di ossessione simil-berlusconiana, non mi pare che nessun 'comunista' sia stato mai accusato di pedofilia o sia stato sorpreso in festini con prostitute e poi visto sfilare al 'Family day'. Perché credo che l'odio si alimenti anche attraverso la violenza sui più indifesi.
Certi fenomeni non hanno colori politici. C'è inoltre una profonda differenza tra la pedofilia e i "festini con le prostitute". Nel primo caso si parla di abusi sessuali, nel secondo di fiacchezza morale. L'Italia è, purtroppo, un Paese in cui conta molto la "facciata" e le dichiarazioni pubbliche, e di contro contano molto poco i fatti, che tra l'altro spesso non si conoscono neppure. L'informazione italiana è definita, dalla Freedom House, semilibera. Pertanto si dà risalto alla presenza di alcuni esponenti politici al "Family Day", per esempio, dimenticandosi di dire che quegli stessi esponenti politici che sostengono tanto la famiglia, di famiglie ne hanno più di una. E' tipico dell'informazione asservita dare certe notizie "a metà".
Secondo lei, il viaggio di papa Benedetto XVI negli Stati Uniti è servito a qualcosa? O è prodromo di un nuovo documento, tipo il 'De delictis gravioribus', quello che 'suggeriva' una politica di segretezza sul problema pedofilia?
Il viaggio di Benedetto XVI è un'operazione di "revisionismo storico". Ovviamente, i media italiani si sono guardati bene dal raccontare cosa accadeva realmente negli Stati Uniti, cosa riportavano le televisioni e i giornali americani: si sono limitati alle immagini di Ratzinger alla Casa Bianca, a Ground Zero e a riprese di una folla osannante. Non è stato detto, per esempio, che i giornalisti che hanno intervistato il Pontefice durante il volo da Roma a Washington hanno dovuto concordare precedentemente le domande con il Vaticano. Non è stato detto che, in coincidenza con l'arrivo del Papa, il sito BishopAccountability ha reso pubblico un database di 19 vescovi statunitensi coinvolti, a diversi titolo, in episodi di abusi sessuali. Alcuni di essi avevano perfino ammesso gli abusi, tuttavia nessun procedimento era stato avviato, né in sede civile né attraverso il Vaticano. Non è stato detto che, mentre il Pontefice era a colloquio con Bush, alcune vittime hanno innalzato un enorme striscione sulla facciata della chiesa di San Domenico, a Washington, con le foto delle vittime dei preti pedofili che si sono suicidate non reggendo alla vergogna. Non è stato detto che lo SNAP, l'associazione delle vittime (oltre 13.000), ha pubblicato, durante la visita papale, l'elenco dei cinque peggiori cardinali d'America, tra i quali il cardinale Francis George, capo della conferenza episcopale statunitense e anfitrione di Ratzinger a Washington, il cardinale Egan di New York e il cardinale Mahony di Los Angeles, che sono stati invece gli ospiti del Papa a New York. Tutti e tre i cardinali in questione hanno coperto e protetto sacerdoti pedofili. Non è stato detto che una trasmissione seguitissima, Good Morning America, ha mandato in onda un filmato nel quale venivano riassunte le responsabilità delle gerarchie della Chiesa Cattolica nello scandalo della pedofilia clericale, con riferimenti anche a Ratzinger.
Sebbene le associazioni delle vittime avessero ripetutamente chiesto un incontro col Papa, il Vaticano non aveva mai risposto, né aveva previsto che tale incontro vi fosse. Dopo tutto questo, però, ovviamente era necessario ritornare sui propri passi. E dar luogo ad un incontro: un incontro, tra l'altro, imbastito all'ultimo minuto e senza alcuna ufficialità: sono state ricevute cinque vittime, per 25 minuti, in piedi, nella cappella privata della Nunziatura. Un incontro da dare in pasto ai media, e di cui le associazioni delle vittime non sono assolutamente soddisfatte. Dal Pontefice sono venute parole, parole di scusa e di contrizione, ma anche solo considerando chi sono stati i suoi accompagnatori ufficiali durante quella stessa visita, è facile dedurre che si tratta di parole e basta.
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