CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Verboso, ma affascinante come pochi: 'Gentle spirit' di Jonathan Wilson.
Verboso perché ha realizzato un album di quasi ottanta minuti con tredici canzoni (una volta con materiali del genere si faceva un doppio se non addirittura un triplo) e poi perché quando gli piglia la mano difficilmente la lascia andare, ma affascinante come pochi e probabilmente, per il sottoscritto, il musicista americano ha realizzato il disco più bello dell'anno.
Ma Jonathan Wilson avrebbe bisogno di uno psicanalista: perché fare i conti così spudoratamente con la musica degli anni settanta nasconde qualche problematico transfer.
E' vero, di questi tempi va di moda il vintage musicale: mi vengono in mente i Mini Mansions (molto beatlesiani), mi vengono in mente i Decemberists e i Dawes (molto Crosby-Stills Nash & Young), mi vengono in mente i Kula Shaker, sorta di credibilissimo bignamino anni settanta, e mi vengono in mente tutti quei menestrelli nostalgici del vecchio Dylan che darebbero un rene per poter essere nel Greenwich Village dei tempi d'oro.
Jonathan Wilson doveva esordire da solo nel 2007, ma siccome è pigro, siccome ha avuto dei problemi, e siccome, crediamo, viva in una sorta di pleistocene musicale tutto suo, non s'è affannato a rincorrere la discografia. Diciamo che ha fatto quel che ha potuto, suonando come spalla di nomi grossi e anche un po' imbolsiti: Costello, Jackson Browne, Robbie Robertson. Ma già questo è indice poi di scelte tutte sue. Che sono finalmente venute con Gentle spirit.
Lo ripeto: per me uno dei dischi più veri ed emozionanti dell'anno, ma va ascoltato cum grano salis. Primo perché quasi ottanta minuti non sono uno scherzo, e te parte pure l'abiocco. Due perché rischi di mandargliene due soprattutto nella parte iniziale dove sembra far a cazzotti coi fantasmi pinkfloydiani, pre e post-The dark side (qualcuno potrebbe anche invocare il plagio). Tre perché intuisci che per entrare nello spirito di un grande musicista l'unica cosa da fare è dargli credito fino alla fine e risparmiarsi gli acidi commenti.
Se seguite alla lettera le mie indicazioni alla fine, e dopo innumerevoli ascolti, non vi distaccherete più da Gentle spirit. Lo amerete incondizionatamente.
Inutile qui elencare tutti i brani (aho, ma son tredici, e di lunghezza a volte esagerata, rischiamo di perderci...), quel che conta è l'ensemble: e questo ha un fascino esagerato coi richiami alla sonorità tutta degli anni settanta. Non ci sono solo i Pink Floyd, ci sono di nuovo i Crosby Stills Nash and Young, ci sono i Crazy Horse sempre del mitico Nello Giovane, ci sono gli Zeppelin, e qualcuno, esagerando, c'ha visto pure gli Spirit del glorioso Randy California.
Facciamo così: perché vi rendiate conto della bellezza del disco andate su You tube e cercate lo splendido video di 'Desert Raven'. Poi se siete abbastanza convinti cercate 'Magic everywhere'. Io c'ho perso la testa e spero che la perdiate pure voi.
Dunque... un po' di pazienza, qualche ascolto in più, un approccio diverso da quello che siamo soliti adottare e vi ritroverete in mano un gioiello dal valore inestimabile.
Jonathan Wilson
Gentle spirit
Bella Union - 2011
Ma Jonathan Wilson avrebbe bisogno di uno psicanalista: perché fare i conti così spudoratamente con la musica degli anni settanta nasconde qualche problematico transfer.
E' vero, di questi tempi va di moda il vintage musicale: mi vengono in mente i Mini Mansions (molto beatlesiani), mi vengono in mente i Decemberists e i Dawes (molto Crosby-Stills Nash & Young), mi vengono in mente i Kula Shaker, sorta di credibilissimo bignamino anni settanta, e mi vengono in mente tutti quei menestrelli nostalgici del vecchio Dylan che darebbero un rene per poter essere nel Greenwich Village dei tempi d'oro.
Jonathan Wilson doveva esordire da solo nel 2007, ma siccome è pigro, siccome ha avuto dei problemi, e siccome, crediamo, viva in una sorta di pleistocene musicale tutto suo, non s'è affannato a rincorrere la discografia. Diciamo che ha fatto quel che ha potuto, suonando come spalla di nomi grossi e anche un po' imbolsiti: Costello, Jackson Browne, Robbie Robertson. Ma già questo è indice poi di scelte tutte sue. Che sono finalmente venute con Gentle spirit.
Lo ripeto: per me uno dei dischi più veri ed emozionanti dell'anno, ma va ascoltato cum grano salis. Primo perché quasi ottanta minuti non sono uno scherzo, e te parte pure l'abiocco. Due perché rischi di mandargliene due soprattutto nella parte iniziale dove sembra far a cazzotti coi fantasmi pinkfloydiani, pre e post-The dark side (qualcuno potrebbe anche invocare il plagio). Tre perché intuisci che per entrare nello spirito di un grande musicista l'unica cosa da fare è dargli credito fino alla fine e risparmiarsi gli acidi commenti.
Se seguite alla lettera le mie indicazioni alla fine, e dopo innumerevoli ascolti, non vi distaccherete più da Gentle spirit. Lo amerete incondizionatamente.
Inutile qui elencare tutti i brani (aho, ma son tredici, e di lunghezza a volte esagerata, rischiamo di perderci...), quel che conta è l'ensemble: e questo ha un fascino esagerato coi richiami alla sonorità tutta degli anni settanta. Non ci sono solo i Pink Floyd, ci sono di nuovo i Crosby Stills Nash and Young, ci sono i Crazy Horse sempre del mitico Nello Giovane, ci sono gli Zeppelin, e qualcuno, esagerando, c'ha visto pure gli Spirit del glorioso Randy California.
Facciamo così: perché vi rendiate conto della bellezza del disco andate su You tube e cercate lo splendido video di 'Desert Raven'. Poi se siete abbastanza convinti cercate 'Magic everywhere'. Io c'ho perso la testa e spero che la perdiate pure voi.
Dunque... un po' di pazienza, qualche ascolto in più, un approccio diverso da quello che siamo soliti adottare e vi ritroverete in mano un gioiello dal valore inestimabile.
Jonathan Wilson
Gentle spirit
Bella Union - 2011
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