Attualità
Pasolini se l'è andata a cercare?
L'inserto dei libri de Il sole 24 ore ci avverte che il nuovo libro di Marco Belpoliti (Pasolini in salsa piccante) ha il coraggio di ridiscutere etica ed estetica del poeta. La tesi? Che forse, come dice anche il cugino dello scrittore-regista Nico Naldini, in fondo in fondo se è morto a quel modo è perché se l'è cercata.
Piergiorgio Paterlini risponde a Belpoliti e pure a Lucarelli. Che in questo caso hanno fatto 'coppia'.
Si scopa per morir... dal ridere.
Sfido chiunque a scriver di sesso e non essere ridicoli. Per carità c'è chi con l'erotismo c'ha fatto carriera e sommi letterati hanno sfoderato le unghie per graffiare il comune senso del pudore. Ma ribadisco che parlar di walter (s – plurale) e di iolande (prendo in prestito il lessico littizzettiano, altrimenti mi si accusa sempre di essere volgare) o anche solo di odori e di impulsi irrefrenabili è impresa assai ardua e spesso si rischia la comicità involontaria. Come quando si fa cilecca a letto e con mille scuse non si ha il coraggio di ammettere che è una semplice defaillance.
Jazz, abbigliamento e buona educazione. Ed altro.
Con questo pezzo inizia la collaborazione di Stefano Torossi col Paradiso. Se volete conoscerlo meglio date un'occhiata alle sbrigative note biografiche a fondo articolo. Per il resto... buona lettura e soprattutto, secondo lo stile orchesco, buona ironia.
Ma insomma, faccia il serio. Anzi, il Serino!
Se ci si affida alla ventura, prima o poi si fanno i conti con la verità. Se ci si affida alla Ventura prima o poi si fanno i conti con la falsità: soprattutto quella dei miti. O meglio (ed ignorate la boutade appena espressa che mi sembra fiacca): del perché si voglia far passare la letteratura (il mito innanzi tutto non è racconto?) per quello che non è e rappresentarla magistra vitae alla ggente nazionalpopolarmente affamata.
In fondo nella testa della soubrette cos'era la presenza di Busi all'Isola dei famosi se non il viatico per una ridefinizione più acculturata della trasmissione?
Prima della Rivoluzione (zapatista). Sbarca anche in Italia la saga di Luis Alberto Urrea
Il Messico che si preparava a vivere l'avvenimento più importante della sua recente storia contemporanea era un luogo strano. Povertà e sfruttamento facevano il paio con il diffondersi sempre più ampio di proprietari terrieri collusi col potere yankee dell'ennesimo dittatore amico del vicino governo di Washington, Porfirio Diaz (i metodi sono stati sempre quelli). Il malcontento tuttavia imperava. I nativi e gli indiani si ritrovarono in poco tempo a fare da manodopera schiavizzata non solo ai patròn delle tante haciendas in mano a poche famiglie, ma nelle miniere e nelle nascenti aziende petrolifere che gli anglo-americani saccheggiarono.
Una provocazione: eliminiamo l'autore, non la sostanza.
Già lo aveva detto Giulio Ferroni nel suo Scritture a perdere. La letteratura negli anni zero (Einaudi): nell'epoca di internet è pressoché impossibile verificare la sostanziale originalità dei testi. Cosa sia dunque farina del sacco dell'autore e cosa no.
Non si tratta di mettere in dubbio l'intera struttura di un'opera, quanto i singoli passaggi, i riferimenti ed eventuali aggiunte, perché il mare magnum dell'informazione in rete impedisce qualsivoglia confronto.
Una serata con Antonio Pennacchi
Pennacchi a Formia, tra signore perbene con chioma bionda e uomini panzoni con camicia celeste ufficio: ed io in seconda fila ad ascoltare lo scrittore di Latina. Nel '95 lessi il suo primo libro. Da allora ne ha fatto di strada: come dice lui erano tutti libri preparatori a Canale Mussolini. In questi giorni di ubriacatura post- strega la sua stella brilla di più. A me fa piacere, poiché a volte è bello che a vincere siano persone con cui hai condiviso un pezzetto di strada, seppure solo attraverso le opere.
La sua scrittura fluida, ironica e decisa, ha avuto il merito anche di raccontare luoghi da sempre misconosciuti:
Signorini, tronisti e mignotte – ci serve Gramsci?
Utilizzare il paradigma gramsciano dell'egemonia per parlare del presente, scavare nell'immondizia che ci sommerge sino al collo e piantarla di ritenerla accidentale, come fosse roba d'altri, ma assumerla come il paesaggio terrificante che è, per realizzare che o si prova a spazzarlo via o sono cazzi non per noi che siamo già andati ma per i nostri figli che se la vedranno con la prole delle Ventura o col pesciolino boccheggiante allevato in casa Bossi.
E' quello che prova a fare in un libro recente (L'egemonia sottoculturale – L'Italia da Gramsci al gossip, per Einaudi), Massimiliano Panarari,
Qualcuno dice che esser vecchi sia noioso: di più chi ne scrive.
Leggo sulla quarta di Da qualche parte verso la fine (BUR, collana scrittori contemporanei) della scrittrice novantatreenne Diana Athill: Sono stati scritti libri sulla giovinezza e ancora di più sulle complesse e ardue esperienze legate alla procreazione, ma non c'è granché sull'invecchiamento. E visto che ho imboccato ormai da un po' di tempo quella strada, mi sono detta: 'Perché non provarci? E quindi ecco, ci provo.
Strano che una dichiarazione del genere venga da una editor con anni e anni di lavoro alle spalle ed anche da una lettrice accanita
Le origini del 'giallo' orientale.
Non c'è bisogno di essere un appassionato di gialli per conoscere la figura del detective Sherlock Holmes. Ma se il suo creatore delineò le caratteristiche dell'investigatore sulla falsa riga di Dupin, questi avrebbe trovato maggior ispirazione se fosse entrato in una biblioteca orientale. Sir Arthur Conan Doyle però non poteva certo sapere che esistevano già dei Dupin nel celeste impero di quasi mille anni fa.
Ecco che la millenaria civiltà cinese si annovera un'altra invenzione, accanto al compasso, la stampa e la polvere da sparo: l'invenzione del genere poliziesco, in cinese gong'an.
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