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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Adriano Angelini

101 gol che hanno cambiato la storia del calcio italiano

Newton Compton Editori, Pag. 330 Euro 9,90
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Gianni Brera era solito (dopo di lui lo faranno in tanti) paragonare le gesta degli sportivi, e in particolare dei calciatori, a quelle degli antichi eroi. Nella cultura Greca eroi e dei erano rappresentati, oltre che come modelli estetici, anche come esempi di idealità e moralità; e il premio, l'esito della guerra o della competizione atletica, si raggiungevano tramite intervento delle divinità protettrici. Il vero compito di rendere miti questi atleti, plasmando un immaginario collettivo, era, però, affidato ai poeti, che, immortalando le gesta a futura memoria, erano capaci di "divinizzare" il singolo gesto atletico, la sfida individuale contro il mondo. E così, non ultimo di questi cantori, il giornalista lombardo vedeva chiaramente dietro alla filosofia calcistica del catenaccio la difesa dentro le mura di Ilio, ormai accerchiata; o, in una azione di ripartenza e contropiede, l'impeto eroico del soldato preso dalla divina furia.

Quello che invece non ha mai analizzato Brera, non si sa se per modestia o falso pudore, è un concetto un po' più tardo nei secoli: la trasumanazione.

Il poeta delle gesta, per raccontare il dio, deve divenirlo, deve deificarsi, essere a stretto contatto con lui per capire e poi riportare la bellezza che si cela dietro un'intuizione fulminea, una veronica o una rabona.

Così, con questo prezioso libro in mano, è facile vedere Adriano Angelini correre su questo campo verde, correre veloce e bello come solo un Dio può esserlo, ed essere il primo (battendo sul tempo Caressa&co.) a esultare e festeggiare il gol di Fabio Grosso contro la Germania nel mondiale che ci ha laureato per la quarta volta Campioni del mondo; sempre al centro del campo, a raccontare, battaglie su battaglie, tutte vinte per illuminazioni divine.

Angelini era anche al Marassi, ad applaudire insieme a tutto lo stadio capitan Totti, figlio prediletto della città eterna, che, da "posizione impossibile", al volo, trafiggeva il nemico Doriano che, cavallerescamente, gli ha reso l'onore delle armi: giù applausi.

Angelini, dal suo punto di vista privilegiato, ci narra le gesta di tutte le armate e tutto il pantheon di campioni: Baggio, Mazzola, Maradona, Del Piero, Van Basten, solo per citarne alcuni; poi, di sottecchi, per non incorrere in ire funeste, va a guardare la coppa, la alza al cielo: è anche un po' sua.

Tra i cantori è sicuramente il migliore.

Poi c'è un punto in cui l'autore torna umano e, attraversando un campetto di periferia, ripensa ad una frase di Borges (che odiava il futbol): "Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio".

101 gol che hanno cambiato la storia del calcio è un gran libro: vera epica; tanti racconti emozionanti come una rabona o una veronica.







di Massimiliano Di Mino


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Si parlava di tocco. Beh sì: con l'aggiunta di un distinguo (o forse più che distinguo, un vera e propria presa di posizione). Cosa differenzia la consuetudine, dalla novità o quanto meno dall'eccezione?

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