RECENSIONI
Gordiano Lupi
Una terribile eredità
Perdisapop, Pag. 125 Euro 12,00
In un bel saggio Perché ritorna la "brava gente" contenuto in La Storia negata. Il revisionismo e il suo uso politico a cura di Angelo Del Boca, lo storico Nicola Labanca, a proposito dei tentativi di alcuni sedicenti storici di rivedere le vicende colonialiste soprattutto in epoca fascista, e al contrario, di una prassi quasi consolidata degli scrittori di oggi di trattare la materia, scrive a proposito di quest'ultimi: Nelle loro pagine l'eroe di una volta si trova accusato e l'accusato è presentato come eroe o come vittima, e l'altro non è più un civilizzatore ma un persecutore.
Insomma come a dire che certi letterati hanno dato un contributo maggiore di quanto non abbiano fatto certi studiosi guidati da urgenze ideologiche a proposito di controversie storiche.
Dico questo perché il lavoro di Lupi in qualche modo potrebbe avere lo stesso impatto di alcuni romanzi del periodo coloniale: tratta, come ormai è sua abitudine essendo un esperto di cose di quel paese e si fa passare per traduttore di scrittori di quel paese, della sporca guerra in terra angolana che Castro - e quindi Cuba - ha voluto sostenere con l'appoggio dell'allora impero sovietico contro le mire espansioniste ed imperialiste degli americani e di una parte degli angolani.
Si diceva guerra sporca e Lupi, pur nella finzione un po' hollywoodiana, tratteggia con sapienza narrativa il fosco ambiente bellico anche con punte decisamente antimilitariste... ma poi, come se la prima parte della storia avesse brillato di una luce propria, improvvisamente sbanda per lidi consolidati e grandguignoleschi (la guerra si sa, è materia assai 'sanguinolenta' ma lontana anni luce dalla truculenza tout-court) e si lascia andare ad una vicenda di cannibalismo e di impulsi ereditari.
Per carità, tutto lecito: ma se l'inizio poteva dare l'idea di un esperimento quasi di denuncia, il resto e soprattutto il finale rimesta nel consuetudinario, nella valvola si sfogo di un genere noir ormai ossessionato più che dalla realtà, dalla trasformazione orripilante di questa stessa.
Può darsi che il risultato sia da attribuire anche alla casa editrice che, con una certa ed invidiabile regolarità, sforna decine e decine di storie con l'unico, crediamo noi, intento di cavalcare il mercato e le richieste dei lettori.
Ma alla fine credo che il discorso coinvolga editori ed autori: nulla da dire su ciò che si vuole scrivere, assai di più sui risultati a lungo termine: prima o poi la moda di trasformare tutto in un puzzle informe di sostanza criminale stancherà anche il lettore più paziente.
Mi ripeto: Una terribile verità è un occasione mancata, di un autore capacissimo nel tratteggiare persino una tragedia bellica, ma un po' soporifero – e questo potrebbe essere davvero paradossale in una storia di sangue e cannibalismo – negli intenti finali.
Ma Lupi ha fatto pure bene ad evitare la deriva piagnona del 'reducismo': anche lì si è dato ampiamente e poi come si dice... Chi guarda a ogni nuvolo, non fa mai viaggio.
di Alfredo Ronci
Insomma come a dire che certi letterati hanno dato un contributo maggiore di quanto non abbiano fatto certi studiosi guidati da urgenze ideologiche a proposito di controversie storiche.
Dico questo perché il lavoro di Lupi in qualche modo potrebbe avere lo stesso impatto di alcuni romanzi del periodo coloniale: tratta, come ormai è sua abitudine essendo un esperto di cose di quel paese e si fa passare per traduttore di scrittori di quel paese, della sporca guerra in terra angolana che Castro - e quindi Cuba - ha voluto sostenere con l'appoggio dell'allora impero sovietico contro le mire espansioniste ed imperialiste degli americani e di una parte degli angolani.
Si diceva guerra sporca e Lupi, pur nella finzione un po' hollywoodiana, tratteggia con sapienza narrativa il fosco ambiente bellico anche con punte decisamente antimilitariste... ma poi, come se la prima parte della storia avesse brillato di una luce propria, improvvisamente sbanda per lidi consolidati e grandguignoleschi (la guerra si sa, è materia assai 'sanguinolenta' ma lontana anni luce dalla truculenza tout-court) e si lascia andare ad una vicenda di cannibalismo e di impulsi ereditari.
Per carità, tutto lecito: ma se l'inizio poteva dare l'idea di un esperimento quasi di denuncia, il resto e soprattutto il finale rimesta nel consuetudinario, nella valvola si sfogo di un genere noir ormai ossessionato più che dalla realtà, dalla trasformazione orripilante di questa stessa.
Può darsi che il risultato sia da attribuire anche alla casa editrice che, con una certa ed invidiabile regolarità, sforna decine e decine di storie con l'unico, crediamo noi, intento di cavalcare il mercato e le richieste dei lettori.
Ma alla fine credo che il discorso coinvolga editori ed autori: nulla da dire su ciò che si vuole scrivere, assai di più sui risultati a lungo termine: prima o poi la moda di trasformare tutto in un puzzle informe di sostanza criminale stancherà anche il lettore più paziente.
Mi ripeto: Una terribile verità è un occasione mancata, di un autore capacissimo nel tratteggiare persino una tragedia bellica, ma un po' soporifero – e questo potrebbe essere davvero paradossale in una storia di sangue e cannibalismo – negli intenti finali.
Ma Lupi ha fatto pure bene ad evitare la deriva piagnona del 'reducismo': anche lì si è dato ampiamente e poi come si dice... Chi guarda a ogni nuvolo, non fa mai viaggio.
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Gordiano Lupi
Fidel Castro – Biografia non autorizzata
A.Car , Pag. 250 Euro 15,00La biografia dedicata a Fidel Castro da Gordiano Lupi non sarà autorizzata ma merita il credito che si deve a chi Cuba l'ha raccontata per anni, in tanti libri e salse diverse, e insomma la conosce non per sentito dire o letto sui giornali. Premessa necessaria per affrontare questo libro che inizia com'è ovvio dall'infanzia del lider maximo, figlio di un contadino destinato a fare fortuna.
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