RECENSIONI
Francesco Grasso
Come un brivido nel mare
Nemo, Pag. 204 Euro 17,90
Il 28 dicembre 1908 avvenne quella che senza dubbio è la più grande catastrofe naturale mai registrata in Italia. Un violento terremoto, seguito poi da un maremoto, distrusse Messina radendola al suolo. 120.000 morti in tutto lo stretto, una cosa spaventosa. Parte da qui Come un brivido nel mare, il romanzo di Francesco Grasso, vincitore del premio Nemo.
Divertente la narrazione, una sorta di moderno viaggio degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro. In versione thriller aggiungeremo, perché di mistero nella storia ce n’è molto. Qual è il vello d’oro? Cosa cerca Alec Brasavin — improvvisato, bravissimo narratore — di cui leggeremo il taccuino (vero? falso? chissà, ma che importa?). O forse è meglio dire, cosa cerca Perla, una letale spia russa, a cui egli è costretto a fare da guardia del corpo? E soprattutto cosa ci fanno la flotta russa e quella inglese ormeggiate nella rada di Messina? Sono forse in cerca di un’arma segreta capace di provocare terremoti? È stata quell’arma a provocare il quasi contemporaneo “evento Tunguska”? Sono tante le domande alle quali la narrazione cerca di dare una risposta, ma chiaro fin da subito che di carne al fuoco ce n’è molta. Grasso (due volte vincitore del Premio Urania) è molto bravo a maneggiare tutto il materiale che ha scovato e riesce a far fluire la storia senza impuntature. Effettivamente il romanzo è quasi diviso in due, ma non avrebbe potuto essere altrimenti proprio per il carattere della storia. La prima parte è l’iniziazione di Alec Brasavin a marinaio della flotta di Sua Eccellenza lo Zar di tutte le Russie; la seconda invece è interamente ambientata a Messina, e a mio avviso è qui che Grasso dà il meglio di se stesso, forse perché è nato proprio da quelle parti. Bellissime le descrizioni del quadretto siciliano, del mondo dei pescatori e di un mondo religioso che molto deve a culti antichi e misteriosi di cui il Cristianesimo s’è appropriato.
Un romanzo fantastico, insomma, anche se poi è difficile dire dove e come ci distacchiamo dal reale, e forse è proprio questa la bravura di Grasso. Si tratta insomma di una bella prova, un romanzo corposo che potrebbe essere un bel suggerimento per una lettura sotto l’ombrellone.
di Marco Minicangeli
Divertente la narrazione, una sorta di moderno viaggio degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro. In versione thriller aggiungeremo, perché di mistero nella storia ce n’è molto. Qual è il vello d’oro? Cosa cerca Alec Brasavin — improvvisato, bravissimo narratore — di cui leggeremo il taccuino (vero? falso? chissà, ma che importa?). O forse è meglio dire, cosa cerca Perla, una letale spia russa, a cui egli è costretto a fare da guardia del corpo? E soprattutto cosa ci fanno la flotta russa e quella inglese ormeggiate nella rada di Messina? Sono forse in cerca di un’arma segreta capace di provocare terremoti? È stata quell’arma a provocare il quasi contemporaneo “evento Tunguska”? Sono tante le domande alle quali la narrazione cerca di dare una risposta, ma chiaro fin da subito che di carne al fuoco ce n’è molta. Grasso (due volte vincitore del Premio Urania) è molto bravo a maneggiare tutto il materiale che ha scovato e riesce a far fluire la storia senza impuntature. Effettivamente il romanzo è quasi diviso in due, ma non avrebbe potuto essere altrimenti proprio per il carattere della storia. La prima parte è l’iniziazione di Alec Brasavin a marinaio della flotta di Sua Eccellenza lo Zar di tutte le Russie; la seconda invece è interamente ambientata a Messina, e a mio avviso è qui che Grasso dà il meglio di se stesso, forse perché è nato proprio da quelle parti. Bellissime le descrizioni del quadretto siciliano, del mondo dei pescatori e di un mondo religioso che molto deve a culti antichi e misteriosi di cui il Cristianesimo s’è appropriato.
Un romanzo fantastico, insomma, anche se poi è difficile dire dove e come ci distacchiamo dal reale, e forse è proprio questa la bravura di Grasso. Si tratta insomma di una bella prova, un romanzo corposo che potrebbe essere un bel suggerimento per una lettura sotto l’ombrellone.
di Marco Minicangeli
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