RECENSIONI
Patrick Modiano
Incidente notturno
Einuadi, Emanuelle Caillat, Pag. 115 Euro 17,50
Dunque, un premio Nobel.
Patrick Modiano, classe 1945, nel 2014 ha vinto il prestigioso premio letterario..
E il recensore come si pone di fronte ad una situazione del genere, soprattutto se non ha avuto incontri precedenti col vittorioso?
Dipende. In genere agita un po’ la testa, guarda in casa se ha avuto qualche precedente liaison, e se al massimo non trova nulla decide qualche contatto.
Il sottoscritto, recensore del Paradiso, non avendo avuto altri contatti col Modiano, ma non essendo nemmeno un cultore della letteratura francese (a meno che non si citino i soliti nomi), decide di non impegnare grosse quantità di denaro, e stabilisce che se deve morire di noia, lo fa con un piccolo romanzo che in Italia esce ora, ma che in Francia già risulta dal 2003.
Ho detto noia giusto per dire, perché c’è anche la possibilità che un testo comprato sia in realtà un testo illuminato… ma va bene, lasciamo correre, tanto ci siamo capiti.
Incidente notturno, breve sfogo dello scrittore premio Nobel, è di una noia mortale. Soporifero ed inutile, quanto può essere inutile un ombrello in una giornata di sole.
E’ la storia di un giovane, nella vicenda non ha nome, che durante una notte di foschia a Parigi, subisce un incidente e va a finire sotto la macchina di una giovane donna (questa sì che ha un nome e precisamente Jacqueline Beausergent).
Ricovero in ospedale, qualche giorno di presenza e poi la libertà, con tutto quello che ne consegue.
E cosa ne consegue?
Che il ragazzo non ha pace: vuole trovare la donna che lo ha incidentato, vuole trovare il medico che l’ha curato e vuole soprattutto vedere se c’è una possibilità d’incontro tra la probabile protagonista e suo padre.
Perché suo padre?
Qui sta il dilemma e il non-sense della storia. Che si trasforma in un thriller paranoico, col ragazzo sempre alle prese con l’odore di femmina e la presenza-assenza di suo padre.
Romanzo psicologico?
Forse.
Romanzo familiare?
Forse.
Romanzo paraculo?
Non credo.
Romanzo che non strappa entusiasmi?
Certo. E non mi si dica che a volte il Nobel fa bene.
di Alfredo Ronci
Patrick Modiano, classe 1945, nel 2014 ha vinto il prestigioso premio letterario..
E il recensore come si pone di fronte ad una situazione del genere, soprattutto se non ha avuto incontri precedenti col vittorioso?
Dipende. In genere agita un po’ la testa, guarda in casa se ha avuto qualche precedente liaison, e se al massimo non trova nulla decide qualche contatto.
Il sottoscritto, recensore del Paradiso, non avendo avuto altri contatti col Modiano, ma non essendo nemmeno un cultore della letteratura francese (a meno che non si citino i soliti nomi), decide di non impegnare grosse quantità di denaro, e stabilisce che se deve morire di noia, lo fa con un piccolo romanzo che in Italia esce ora, ma che in Francia già risulta dal 2003.
Ho detto noia giusto per dire, perché c’è anche la possibilità che un testo comprato sia in realtà un testo illuminato… ma va bene, lasciamo correre, tanto ci siamo capiti.
Incidente notturno, breve sfogo dello scrittore premio Nobel, è di una noia mortale. Soporifero ed inutile, quanto può essere inutile un ombrello in una giornata di sole.
E’ la storia di un giovane, nella vicenda non ha nome, che durante una notte di foschia a Parigi, subisce un incidente e va a finire sotto la macchina di una giovane donna (questa sì che ha un nome e precisamente Jacqueline Beausergent).
Ricovero in ospedale, qualche giorno di presenza e poi la libertà, con tutto quello che ne consegue.
E cosa ne consegue?
Che il ragazzo non ha pace: vuole trovare la donna che lo ha incidentato, vuole trovare il medico che l’ha curato e vuole soprattutto vedere se c’è una possibilità d’incontro tra la probabile protagonista e suo padre.
Perché suo padre?
Qui sta il dilemma e il non-sense della storia. Che si trasforma in un thriller paranoico, col ragazzo sempre alle prese con l’odore di femmina e la presenza-assenza di suo padre.
Romanzo psicologico?
Forse.
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Forse.
Romanzo paraculo?
Non credo.
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Certo. E non mi si dica che a volte il Nobel fa bene.
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