RECENSIONI
Corrado Augias
Le ultime diciotto ore di Gesù
Einaudi, Pag. 250 Euro 20,00
Dire che Augias offre un racconto appassionante della Passione è un gioco di parole di bassa lega, ma corrisponde a realtà. Che Augias sia una vecchia volpe capace di consumate tattiche e di avvedute strategie è verità nota. Così come è riconosciuta la sua profonda e vasta cultura umanistica. Ci sono dunque tutti gli ingredienti utili per il successo di un libro come questo. C’è tutto il necessario e anche di più: è proprio questo di più che non mi ha convinta del tutto.
Il libro trae senso e origine da interrogativi che forse un tempo, impregnati come eravamo di cultura cattolica, sarebbero apparsi secondari rispetto al significato religioso della Passione. Ma frugando nei miei ricordi devo ammettere che anche nelle descrizioni più minute (e dense di particolari agghiaccianti) della Via Crucis non riuscivo a capire bene il perché di tanto sballottamento dell’imputato fra Anna, Caifa, il Sinedrio, Erode Antipa, fino al proverbiale Ponzio Pilato. E in più, a coronamento di quel processo-lampo, veloce eppure farraginoso, va contata anche la consultazione popolare con la scelta fra Gesù e Barabba. Al punto che, se fosse esistito il web, sarebbe stato consultato pure quello.
Dunque è vero: lasciando ai credenti i misteri della fede, rimane il mistero storico-politico. Molto si può ricostruire, sia pure con lacune, incrociando le testimonianze dei vangeli (sia canonici che apocrifi) tutti comunque redatti in epoca più tarda, con i resoconti di storici come Flavio Giuseppe.
Il fatto evidente è che Gesù fu intrappolato a tenaglia fra i grattacapi coloniali dei Romani, impegnati ad alternare bastone e carota nella gestione dei rapporti con un popolo ribelle, e i malumori delle gerarchie religiose locali, anche loro pressate da varie istanze fra aspettative del popolo, fedeltà alla tradizione, dissidi interni e rapporti diplomatici con gli stranieri occupanti.
Un ultimo elemento che merita una più accurata valutazione è il clima che regnava in quei giorni nella città santa di Gerusalemme, le circostanze in cui l’arresto venne eseguito, alla vigilia dell’importante festività di Pesach, che celebra la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto. Giorni di forte tensione spirituale ma anche politica, di nervosismo, di pericoli resi più acuti dall’immensa folla concentrata in città e nella spianata del Tempio.
Augias non tralascia alcun elemento nel dare un quadro esaustivo della situazione, cita le sue fonti e pur nella precisione del resoconto riesce a costruire una narrazione così avvincente che fino all’ultimo, giuro, ero portata a sperare che Gesù se la cavasse e scampasse alla crocifissione.
Fin qui ho parlato dei pregi del libro che però, dicevo, mi ha convinta solo a metà. Per spiegarne la ragione, mi viene da riferirmi a quei restauri ottocenteschi in cui si aveva cura di ricostruire un’opera nel modo più completo possibile, vale a dire riempiendo i vuoti con parti nuove, saldate al resto in modo da dare un’illusione di continuità. Così Augias inserisce scene e personaggi di sua invenzione trasformando l’inchiesta in romanzo storico. Per farlo si compiace di usare le sue collaudate conoscenze classiche, così da calare le invenzioni in un contesto plausibile, e bisogna riconoscergli l’onestà delle note in cui dà conto dei suoi percorsi e delle fonti usate, questa volta non storiche ma artistiche. Dalla fantasia dell’Autore scaturiscono così personaggi plausibili ma immaginari, scene create ad hoc e soprattutto arbitrari monologhi interiori anche da parte dei protagonisti, Gesù compreso. Non ce n’era bisogno. In un libro così denso di interrogativi, così curioso e teso nel ricostruire i fatti, questi tasselli narrativi distraggono e confondono. Da questo genere di libro il lettore si aspetta una messe di ipotesi, non importa quanto contraddittorie e numerose. Si aspetta anche, ed è disposto ad accettarlo, che gli interrogativi si moltiplichino anziché ridursi e risolversi. Il libro di Carrère Il Regno, che ho da poco recensito, soddisfa i requisiti e, a mio parere, esce vincente dal confronto.
di Giovanna Repetto
Il libro trae senso e origine da interrogativi che forse un tempo, impregnati come eravamo di cultura cattolica, sarebbero apparsi secondari rispetto al significato religioso della Passione. Ma frugando nei miei ricordi devo ammettere che anche nelle descrizioni più minute (e dense di particolari agghiaccianti) della Via Crucis non riuscivo a capire bene il perché di tanto sballottamento dell’imputato fra Anna, Caifa, il Sinedrio, Erode Antipa, fino al proverbiale Ponzio Pilato. E in più, a coronamento di quel processo-lampo, veloce eppure farraginoso, va contata anche la consultazione popolare con la scelta fra Gesù e Barabba. Al punto che, se fosse esistito il web, sarebbe stato consultato pure quello.
Dunque è vero: lasciando ai credenti i misteri della fede, rimane il mistero storico-politico. Molto si può ricostruire, sia pure con lacune, incrociando le testimonianze dei vangeli (sia canonici che apocrifi) tutti comunque redatti in epoca più tarda, con i resoconti di storici come Flavio Giuseppe.
Il fatto evidente è che Gesù fu intrappolato a tenaglia fra i grattacapi coloniali dei Romani, impegnati ad alternare bastone e carota nella gestione dei rapporti con un popolo ribelle, e i malumori delle gerarchie religiose locali, anche loro pressate da varie istanze fra aspettative del popolo, fedeltà alla tradizione, dissidi interni e rapporti diplomatici con gli stranieri occupanti.
Un ultimo elemento che merita una più accurata valutazione è il clima che regnava in quei giorni nella città santa di Gerusalemme, le circostanze in cui l’arresto venne eseguito, alla vigilia dell’importante festività di Pesach, che celebra la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto. Giorni di forte tensione spirituale ma anche politica, di nervosismo, di pericoli resi più acuti dall’immensa folla concentrata in città e nella spianata del Tempio.
Augias non tralascia alcun elemento nel dare un quadro esaustivo della situazione, cita le sue fonti e pur nella precisione del resoconto riesce a costruire una narrazione così avvincente che fino all’ultimo, giuro, ero portata a sperare che Gesù se la cavasse e scampasse alla crocifissione.
Fin qui ho parlato dei pregi del libro che però, dicevo, mi ha convinta solo a metà. Per spiegarne la ragione, mi viene da riferirmi a quei restauri ottocenteschi in cui si aveva cura di ricostruire un’opera nel modo più completo possibile, vale a dire riempiendo i vuoti con parti nuove, saldate al resto in modo da dare un’illusione di continuità. Così Augias inserisce scene e personaggi di sua invenzione trasformando l’inchiesta in romanzo storico. Per farlo si compiace di usare le sue collaudate conoscenze classiche, così da calare le invenzioni in un contesto plausibile, e bisogna riconoscergli l’onestà delle note in cui dà conto dei suoi percorsi e delle fonti usate, questa volta non storiche ma artistiche. Dalla fantasia dell’Autore scaturiscono così personaggi plausibili ma immaginari, scene create ad hoc e soprattutto arbitrari monologhi interiori anche da parte dei protagonisti, Gesù compreso. Non ce n’era bisogno. In un libro così denso di interrogativi, così curioso e teso nel ricostruire i fatti, questi tasselli narrativi distraggono e confondono. Da questo genere di libro il lettore si aspetta una messe di ipotesi, non importa quanto contraddittorie e numerose. Si aspetta anche, ed è disposto ad accettarlo, che gli interrogativi si moltiplichino anziché ridursi e risolversi. Il libro di Carrère Il Regno, che ho da poco recensito, soddisfa i requisiti e, a mio parere, esce vincente dal confronto.
di Giovanna Repetto
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Einaudi, Pag. 280 Euro 20,00Ha trovato la formula giusta, Augias, per fare breccia nel popolo dei lettori sfornando con opportuna cadenza una serie di libri sui “segreti” delle città. Una formula ben collaudata, che mescola storia paesaggio arte aneddoto curiosità leggenda e suggerimenti turistici. Lo fa con leggerezza, saltando da un argomento all’altro e poi tornando ad approfondire accenni già dati e a soddisfare curiosità abilmente sollecitate nel corso delle pagine precedenti. Una tessitura magistrale orchestrata con benemerita furbizia.
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