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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Gianfranco Franchi

L'arte del Piano B

Piano B edizioni, Pag. 146 Euro 13,50
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Agile, spietato manualetto di sopravvivenza esistenziale e poi sociale. Intelligente, a tratti illuminante divertissement letterario con gli immancabili richiami pop che caratterizzano la scrittura di Gianfranco Franchi. L'arte del piano B è trattato sul sogno, sull'idealizzazione, sulla fuga dalla realtà, rappresentata, appunto, dal Piano B. Purtroppo, come tutti i sogni (quelli di tutti, anche Hitler, Stalin, Bush, Kim II Sung e Berlusconi ne avevano uno; e scusate se ho messo vicini gli ultimi due), essi svaniscono all'alba. La realtà cruda e pragmatica del Piano A riprende il sopravvento. Franchi ne è consapevole ma gioca a scovare i piani B che potenzialmente avrebbero cambiato il corso di una storia (non della Storia) ma nei fatti si sono arenati dentro alla loro bellezza idealizzata (Il Foggia di Zeman è un esempio fantastico di Piano B). Il Piano B c'è per tutti. Dagli editori che vogliono fuggire dal monopolio editoriale di latta dei grandi publishers, all'impiegato che progetta (in gran segretezza, perché l'essenza del Piano B è quella) una micidiale fuga dalla prigionia del suo lavoro, agli amici, al modo di arredare una casa, di portare il cane a spasso; "il Piano B è uno stato mentale". È meraviglioso soltanto sognarlo, progettarlo, Franchi lo sa e cita Pasolini che provocatoriamente sosteneva che il bello dell'opera è pensarla e non realizzarla.

Il libro è una delicata, romantica provocazione anti-ideologica. Ci viene il sospetto che, non so quanto consciamente, Franchi abbia avuto un'intuizione fantastica: già dal titolo si evincerebbe. Il piano B è anche il piano del B appena defenestrato dalla B (CE)? In fondo, dicevamo, tutti lo hanno, lui stava per realizzarlo a discapito dei molti che l'avevano votato e dei molti che lo disprezzavano (che forse sono la stessa cosa). Cosciente o meno, il libro ci fa capire che una scappatoia, a tutti i livelli è necessaria e vitale (e l'Arca di Noè, ricorda la copertina del libro, è il primo e "più spettacolare" piano B). Che poi si realizzi o meno non si sa. In questo ci viene in soccorso il piano C conclusivo. Il piano C è quando uno decide di dare attuazione pratica al sogno. La maggior parte delle volte va a puttane. (Fortuna per noi, quello del signor B parrebbe essere andato in quella direzione). Ma a volte, solo a volte, funziona. E magari è per il meglio. La summa de L'arte del Piano B la riassumerei in questo condivisibile periodo che definirei come un nuovo manifesto degli scrittori trenta quaranta, (i veri TQ, non quelli che si lamentano perché forse hanno poco spazio sul quotidiano la Repubblica, dove sfortunatamente per noi scrivono): "È tardi per ribellarsi ed è tardi, troppo tardi, per protestare. Lamentarsi non serve più a niente, consegnarsi mani e piedi alle vecchie ideologie è sinceramente stupido, e tendenzialmente autodistruttivo. A noi spetta metterci con pazienza, umiltà e determinazione in cerca di qualcosa di nuovo. Per questo è fondamentale dimenticarci tutto della nazione in cui siamo nati. Siamo stati allevati e alfabetizzati per un'Italia che non esiste più. E non è soltanto per via delle tecnologie mutate nel tempo, purtroppo: e non è soltanto per via della metodica distruzione dei diritti dei lavoratori, e per la progressiva dissoluzione di tante opportunità di lavoro. Se torniamo con la memoria e ciò che ci aspettavamo dalla vita e dal futuro, negli anni Novanta, tendenzialmente non riusciamo proprio più a credere a quanto poco assomigli a quel che stiamo vivendo adesso, al principio degli anni Dieci. Non ha senso però concentrarsi sulle cause e sugli effetti. I media lo stanno facendo tutti i giorni. Non porta a niente. E non smetteranno mai. Ciò che invece ha senso è cercare un'alternativa. Ha senso creare una via di fuga. Ha senso cercare il sentiero per la fondazione di qualcosa di radicalmente diverso. Un altro paradigma"





di Adriano Angelini Sut


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