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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Kari Hotakainen

La legge di natura

Iperborea, Traduzione e postfazione di Nicola Rainò, Pag. 272 Euro 17,50
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A pagina 227 si legge: «Dentro di me ho un esercito di capelloni a petto nudo che urlano il nome di Satana». Parola del protagonista e narratore Jussi Rautala, un pezzo di uomo maturo solo secondo l’anagrafe che un brutto incidente d’auto ha costretto in ospedale, interrompendo una vita solitaria da imprenditore dedito all’evasione fiscale. Il nuovo romanzo del «Paasilinna urbano» si articola in tre parti – Gravidanza, Contrazioni, Nascita – e oltre alla lunga degenza di Rautala offre il consueto caleidoscopio sarcastico di personaggi da film: la figlia del protagonista, attivista verde, il padre, frustrato da un Amleto annunciato e poi cancellato per penuria di soldi, un ex bimbo della Sierra Leone adottato a distanza che si riaffaccia in Finlandia con gli Abba nelle orecchie e un business avviato nel settore della vendita cannabis. Hotakainen ci regala una nuova odissea «perdentista» (parola di Nori risalente all’introduzione di Via della trincea) innescata dal proprio vissuto, in quanto nel 2012 è davvero finito al nosocomio in seguito a un incidente mortale. L’aspetto autobiografico non cambia tuttavia le coordinate dell’autore, perfettamente descritte da Nicola Rainò nella postfazione: «Conflitto tra natura e cultura, difficoltà di comunicazione tra i sessi, tra le generazioni, la solitudine, la crisi del maschio contemporaneo insieme con la crisi economica e la disoccupazione, oltre alla aleatorietà della fede religiosa, tutto viene messo in scena, in una sorta di Commedia umana contemporanea», p. 256. L’ottimo traduttore (di tutto l’Hotakainen iperboreo tranne Colpi al cuore) aggiunge inoltre due preziosi riferimenti finnici di letteratura avente un chiaro risvolto sociale, Alexis Kivi e Veijo Meri, entrambi inediti da noi. Così come sono ancora inediti due titoli della trilogia hotakainiana «Fede speranza e carità», La cattedrale di Sant’Isacco (2004) e I negligenti (2006), della quale abbiamo avuto modo di leggere solo il primo tassello, Via della trincea, forse il capolavoro dell’autore. Pur restando a livelli molto alti, La legge di natura si perde un po’ tra aforismi spuntati, gravi sbandamenti nel trattare i temi lgbt e, più in generale, un’ultima parte che rallenta invece di accelerare. Magnifiche le righe dedicate a Heat (1996) di Michael Mann, magnifico il profilo psicologico del protagonista e magnifiche le sue ossessioni, le sue allucinazioni da morfina. Una lettura al solito serissima e spassosa, dove le sofferenze hanno una funzione maieutica. Perché, ci ricorda Hotakainen nelle parole di Rainò, «Il dolore affina».

di Simone Buttazzi


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Gustoso


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La definizione di ‘umorista’ attribuita a Hotakinen appare fuorviante quando si legge il suo romanzo. È pur vero che vi figurano situazioni paradossali, al limite del surreale, che arrivano a far sorridere, ma la galleria dei tipi che si agitano sulla scena sono dotati di una demenzialità che appartiene,

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