RECENSIONI
Riccardo Bertoncelli
Se una notte d'inverno un musicista. Otto storie rock
Interlinea, Pag. 86 Euro 10,00
Seguo Bertoncelli da quasi quarant'anni. Ma non da Freak, la sua prima 'fanzine', né da Muzak, la rivista 'alternativa' di quei tempi, ma attraverso pubblicazioni che rivelarono immediatamente il suo spirito controcorrente e al vetriolo. Negli anni si è ammorbidito, ha ritrovato (o forse trovato per la prima volta) il gusto anche per la musica italiana (che tanto odiò e bistrattò negli anni sessanta/settanta) ed ha affinato ancora il suo gusto letterario.
Perché il rispetto che io porto al personaggio è sì dovuto alla sua competenza musicale, ma soprattutto ad un eleganza narrativa che in questa terra di cachi (e giornalisti) che è l'Italia, non solo è inusuale, ma davvero merce rara.
Ora arriva questo libriccino di poche pagine per una casa editrice minuscola (scrive nella prefazione senza falsa modestia: Questi racconti non sono un CD ma piuttosto un EP, per una piccola etichetta indie, in una collana di culto. Mi sembra tutto ben intonatokl). Precisamente otto racconti che virano ovviamente dalla parte della musica, ma quella sognata, sofferta, adorata e sentita (nel senso doppio del termine: cioè ascoltata e vissuta come puzzle integrante dell'esistenza) e dalla parte di certe magiche atmosfere invernali che fanno meditare.
Dice sempre Bertoncelli: ... le emozioni che mi trasmettono i giorni più brevi dell'anno, prima e dopo il Natale, valgono più di ogni appartenenza astrale o di stagione.
Quindi l'autore 'raccoglie' gli artisti proprio in quel segmento di tempo che gli sembra più congeniale per un recueillement emotivo: la morte del grande cantante country Hank Williams la notte di Capodanno, l'arrivo di Dylan a New York il 24 dicembre del 1960 (data probabile, ma non sicura), lo sfortunato primo dell'anno dei Beatles scartati nella loro prima audizione, la morte di James Brown la notte di Natale, il canto simil-dickensiano (che sembra una storia di Gore Vidal) per una presa per i fondelli di Big Luciano, alias Luciano Pavarotti, un ritratto (forse il più bello e accorato) di Joni Mitchell (che lo stesso Bertoncelli tanto bistrattò ai tempi di Blue, per poi ricredersi successivamente ed amarla alla follia) e della sua nostalgia per i fiumi ghiacciati del Canada, i dischi natalizi recenti di Dylan e Sting ed ultima chicca, il racconto autobiografico di una vigilia dove l'autore sa che riceverà in regalo il Magical Mistery Tour degli adorati Beatles.
Non tutto il materiale è inedito: parte di questi scritti erano già apparsi su altre riviste (Linus per esempio, Mucchio Selvaggio, Diario sottobanco), ma nulla toglie alla sostanza dell'operazione. Ancora una volta Bertoncelli dimostra la classe cristallina della lingua (attenta, poetica, ma mai di troppo, mai una virgola fuori posto), della sua arte narrativa, e soprattutto la sconfinata passione per un'arte assolutamente indispensabile.
Chissà se l'idea di questa piccola antologia non gli sia venuta dai versi (che lui riporta) e dall'atmosfera di Uge for going della prediletta Joni: Stamane al risveglio ho trovato la città coperta di brina/ Prima è rimasta in un cielo livido/ poi si è inghiottita l'estate/ quando il sole, traditore, si raffredda e gli alberi rabbrividiscono in spogli filari.
Novara, dove abita Bertocelli, potrebbe effettivamente presentarsi così, soprattutto di questi tempi.
di Alfredo Ronci
Perché il rispetto che io porto al personaggio è sì dovuto alla sua competenza musicale, ma soprattutto ad un eleganza narrativa che in questa terra di cachi (e giornalisti) che è l'Italia, non solo è inusuale, ma davvero merce rara.
Ora arriva questo libriccino di poche pagine per una casa editrice minuscola (scrive nella prefazione senza falsa modestia: Questi racconti non sono un CD ma piuttosto un EP, per una piccola etichetta indie, in una collana di culto. Mi sembra tutto ben intonatokl). Precisamente otto racconti che virano ovviamente dalla parte della musica, ma quella sognata, sofferta, adorata e sentita (nel senso doppio del termine: cioè ascoltata e vissuta come puzzle integrante dell'esistenza) e dalla parte di certe magiche atmosfere invernali che fanno meditare.
Dice sempre Bertoncelli: ... le emozioni che mi trasmettono i giorni più brevi dell'anno, prima e dopo il Natale, valgono più di ogni appartenenza astrale o di stagione.
Quindi l'autore 'raccoglie' gli artisti proprio in quel segmento di tempo che gli sembra più congeniale per un recueillement emotivo: la morte del grande cantante country Hank Williams la notte di Capodanno, l'arrivo di Dylan a New York il 24 dicembre del 1960 (data probabile, ma non sicura), lo sfortunato primo dell'anno dei Beatles scartati nella loro prima audizione, la morte di James Brown la notte di Natale, il canto simil-dickensiano (che sembra una storia di Gore Vidal) per una presa per i fondelli di Big Luciano, alias Luciano Pavarotti, un ritratto (forse il più bello e accorato) di Joni Mitchell (che lo stesso Bertoncelli tanto bistrattò ai tempi di Blue, per poi ricredersi successivamente ed amarla alla follia) e della sua nostalgia per i fiumi ghiacciati del Canada, i dischi natalizi recenti di Dylan e Sting ed ultima chicca, il racconto autobiografico di una vigilia dove l'autore sa che riceverà in regalo il Magical Mistery Tour degli adorati Beatles.
Non tutto il materiale è inedito: parte di questi scritti erano già apparsi su altre riviste (Linus per esempio, Mucchio Selvaggio, Diario sottobanco), ma nulla toglie alla sostanza dell'operazione. Ancora una volta Bertoncelli dimostra la classe cristallina della lingua (attenta, poetica, ma mai di troppo, mai una virgola fuori posto), della sua arte narrativa, e soprattutto la sconfinata passione per un'arte assolutamente indispensabile.
Chissà se l'idea di questa piccola antologia non gli sia venuta dai versi (che lui riporta) e dall'atmosfera di Uge for going della prediletta Joni: Stamane al risveglio ho trovato la città coperta di brina/ Prima è rimasta in un cielo livido/ poi si è inghiottita l'estate/ quando il sole, traditore, si raffredda e gli alberi rabbrividiscono in spogli filari.
Novara, dove abita Bertocelli, potrebbe effettivamente presentarsi così, soprattutto di questi tempi.
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Giunti, Pag. 256 Euro 22.00L’ho già detto un’altra volta: sono un fan di Riccardo Bertoncelli. Non so se sia giusto esserlo per un critico musicale, ma va bene così. Forse perché lo ritengo una persona seria ed informata e soprattutto perché è una buona penna… ma le cose vanno a questo modo.
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