RECENSIONI
Romain Gary
Chiaro di donna
Casagrande, Pag.126 Euro 11,00
Giustamente "torna" Romain Gary. Torna nel senso che si riaffaccia su questo mercato asfittico e controproducente. Fatto di codici e di misteri, di abbordaggi e mistica dello shopping. Di psicopatologie e diari casalinghi (spengono le luci, tacciono le voci sulla barbarie baricchiana).
Torna come messe: la riproposizione del su indicato, e l'opera meritoria di Neri Pozza (ben due titoli, tutti succosi e imperdibili: La vita davanti a sé e La promessa dell'alba) testimoniano un'attenzione meritoria sull'autore sacrosanta ed emotivamente giusta.
Autore, come spesso accade, inusuale e border line: gigionesco e mondano, imprevedibile e bugiardo.
Tralasciamo il suo aspetto salottiero e cinematografaro (col termine intendasi le vicende legate allo star sistem non i suoi rapporti col buon cinema: nel 1979 Costa Gavras fa, del titolo di cui sopra, un bel film con Romy Schneider, Lila Kedrova, Yves Montand, Romolo Valli e Roberto Benigni.). Tralasciamo i coup de theatre delle sue incursioni nel mondo letterario. Facciamo silenzio sul suo suicidio spettacolare e scenografico.
Ci interessa ben altro: il suo mondo, le sue parole.
Chiaro di donna, nel suo incedere narrativo, è spesso preda di affascinanti anacoluti. Un esempio: Salii al bar e mi trovai immerso in una quantità incredibile di giapponesi, ma forse ero solo stanco. (pag.39). E di distanziazioni riflessive ad un passo dal giochetto annoso del bacio perugina, invece poi risultate profonde e che squassano il cuore.
Vale la pena leggerlo d'un fiato e la trama la rubo perché sono restìo alla sintesi: un uomo, che ha la moglie moribonda, esce di casa per non assistere all'agonia e vaga per la notte in cerca di pace e, inconsciamente, di un'altra donna. La trova in una bella sconosciuta che ha lasciato da poco il marito, ammalato senza speranza. Amandosi, litigando, consolandosi a vicenda, i due tirano l'alba. L'uomo torna a casa e trova la consorte morta. Ora è pronto a ricominciare, ma è la donna a chiedergli di starsene lontano per un po' di tempo. Tra qualche mese, forse, se i loro sentimenti non saranno cambiati.
Mi pare evidente: chi non avrebbe speso due lire per farne un film con un plot del genere?
Ma di nuovo: ci interessa altro. Per esempio la convergenza, anzi il parallelismo, ok, avrebbe detto Aldo Moro, la convergenza parallela, tra il protagonista del romanzo e il marito della protagonista. Quest'ultimo ammalato del morbo di Wernicke, una sorta di afasia che induce il paziente a sproloquiare verbalmente e ad essere incomprensibile ai più; l'altro, se mi si permette appunto il confronto, leso da una indolenza alla vita che lo rende balbuziente ed incapace e per questo forse incompreso.
Il romanzo è un incontro di disastri amorosi, vuoi la malattia, vuoi la sorte avversa, vuoi il senso della morte incombente: è uno stormir (ridicolo l'accosto, questo sì) di cuori.
Dice Michel, pilota di linea, in un passo: Ti chiedo di starmi vicino nella profanazione del dolore. Non esiste celebrazione umana più degna di questa. Una donna, un uomo, e un lancio di dadi annulla il caso. Ci vuole una gran devozione per ritrovarsi, tra tutte queste false cattedrali.
Risponde Lydia, elegante signora ebrea di origine russa: Michel, la respirazione bocca a bocca può riportarci in vita, ma non è un modo di vivere.
Non è un prontuario da primo soccorso, è un salvagente per le anime questa storia.
Ah dimenticavo: un bacio a Maurizia Balzelli, la traduttrice. Fenomenale.
di Alfredo Ronci
Torna come messe: la riproposizione del su indicato, e l'opera meritoria di Neri Pozza (ben due titoli, tutti succosi e imperdibili: La vita davanti a sé e La promessa dell'alba) testimoniano un'attenzione meritoria sull'autore sacrosanta ed emotivamente giusta.
Autore, come spesso accade, inusuale e border line: gigionesco e mondano, imprevedibile e bugiardo.
Tralasciamo il suo aspetto salottiero e cinematografaro (col termine intendasi le vicende legate allo star sistem non i suoi rapporti col buon cinema: nel 1979 Costa Gavras fa, del titolo di cui sopra, un bel film con Romy Schneider, Lila Kedrova, Yves Montand, Romolo Valli e Roberto Benigni.). Tralasciamo i coup de theatre delle sue incursioni nel mondo letterario. Facciamo silenzio sul suo suicidio spettacolare e scenografico.
Ci interessa ben altro: il suo mondo, le sue parole.
Chiaro di donna, nel suo incedere narrativo, è spesso preda di affascinanti anacoluti. Un esempio: Salii al bar e mi trovai immerso in una quantità incredibile di giapponesi, ma forse ero solo stanco. (pag.39). E di distanziazioni riflessive ad un passo dal giochetto annoso del bacio perugina, invece poi risultate profonde e che squassano il cuore.
Vale la pena leggerlo d'un fiato e la trama la rubo perché sono restìo alla sintesi: un uomo, che ha la moglie moribonda, esce di casa per non assistere all'agonia e vaga per la notte in cerca di pace e, inconsciamente, di un'altra donna. La trova in una bella sconosciuta che ha lasciato da poco il marito, ammalato senza speranza. Amandosi, litigando, consolandosi a vicenda, i due tirano l'alba. L'uomo torna a casa e trova la consorte morta. Ora è pronto a ricominciare, ma è la donna a chiedergli di starsene lontano per un po' di tempo. Tra qualche mese, forse, se i loro sentimenti non saranno cambiati.
Mi pare evidente: chi non avrebbe speso due lire per farne un film con un plot del genere?
Ma di nuovo: ci interessa altro. Per esempio la convergenza, anzi il parallelismo, ok, avrebbe detto Aldo Moro, la convergenza parallela, tra il protagonista del romanzo e il marito della protagonista. Quest'ultimo ammalato del morbo di Wernicke, una sorta di afasia che induce il paziente a sproloquiare verbalmente e ad essere incomprensibile ai più; l'altro, se mi si permette appunto il confronto, leso da una indolenza alla vita che lo rende balbuziente ed incapace e per questo forse incompreso.
Il romanzo è un incontro di disastri amorosi, vuoi la malattia, vuoi la sorte avversa, vuoi il senso della morte incombente: è uno stormir (ridicolo l'accosto, questo sì) di cuori.
Dice Michel, pilota di linea, in un passo: Ti chiedo di starmi vicino nella profanazione del dolore. Non esiste celebrazione umana più degna di questa. Una donna, un uomo, e un lancio di dadi annulla il caso. Ci vuole una gran devozione per ritrovarsi, tra tutte queste false cattedrali.
Risponde Lydia, elegante signora ebrea di origine russa: Michel, la respirazione bocca a bocca può riportarci in vita, ma non è un modo di vivere.
Non è un prontuario da primo soccorso, è un salvagente per le anime questa storia.
Ah dimenticavo: un bacio a Maurizia Balzelli, la traduttrice. Fenomenale.
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