RECENSIONI
Luigi Bernardi
Senza luce
Perdisapop, Pag.173 Euro 14,00
Chi soffre di claustrofobia non legga questo romanzo. L'inquietudine che nasce da queste righe non è di natura psicologica, ma da una situazione effettivamente oggettiva: la mancanza di corrente elettrica. Il mondo dunque si rimpiccolisce: non solo, è ancora più piccolo dal momento che la dimensione 'normale' è comunque limitata. Siamo in un paesino dell'hinterland bolognese e le autorità hanno tolto la luce a tutti i locali per tentare di isolare un pazzo che da un'abitazione ha cominciato a sparare e ha già ucciso alcune persone.
Bernardi, nei cento o poco più minuti della finzione letteraria segue quattro storie, le tiene parallelamente al guinzaglio, anche se poi una di queste, all'improvviso scarterà, come un cane di colpo bizzoso.
Conoscendo l'autore (conoscendo quello che scrive e quello che ha fatto per la scrittura e la narrativa in genere) si stenta all'inizio a capacitarsi sulle linee di condotta del romanzo. Ci si chiede dopo un po': ma non è un noir? Ma come Bernardi devia per altri lidi? Ma che vuole raccontarci solo una condizione psicologica di fronte ad una realtà di colpo cambiata e slittata dai binari dell'ordinarietà?
Che anche fosse non ci sarebbe nulla di male: lo scrittore capace è tale anche in un virtù di una capacità innata che gli permette di cambiare registro. Come un cantante di ottimo talento e forte personalità che possa esprimersi su vari repertorii.
La trama però in breve si ricombina (con quel personaggio, Domenico, scrittore quasi per vocazione e mezzo fallito, che nella sua lisergica insofferenza alle cose della vita in qualche modo può suggerire 'rimesse' all'arte del narrare? Nel senso che può rimandare ad un'idea dell'autore sui meccanismi della scrittura? Tema da affrontare con delicatezza, crediamo) e ci riporta su un sentiero più consono alle aspettative, ma non per questo scontato.
Bernardi scompagina alla fine la struttura: la rimastica, perché il plot ha bisogno di altri spazi. Forse perché la sola siutuazione oggettiva della mancanza della luce non bastava a dar fuoco alle polveri.
Alla fine del romanzo dunque troviamo: uno slittamento temporale della vicenda, per la precisione di una delle quattro storie, ma non dico quale perché rovinerei tutto – in fondo è un noir, o giallo, o qualsiasi modo vogliate chiamare un libro con un coupe de theatre – un'inaspettata, per questo gradita, reunion di tutte e tre le protagoniste e la perfezione dei circuiti elettrici che novantasette secondi dopo (non chiedetemi dopo che, perché rovinerei di nuovo tutto) restituiscono la corrente al paese e ai suoi abitanti.
Senza luce si legge d'un fiato (ah dimenticavo: uno dei personaggi principale è professore universitario e bella figura, contorta al punto giusto tra le rivendicazioni dei suoi studi e l'incapacità di gestire una famiglia nuclerare. Ma mi chiedo pure: perché le donne in questo libro sono bugiarde?) e convince. Tutto sta a capire, e credo che lo stesso autore se lo chieda onestamente, dove il noir alla fine voglia andare a parare.
di Alfredo Ronci
Bernardi, nei cento o poco più minuti della finzione letteraria segue quattro storie, le tiene parallelamente al guinzaglio, anche se poi una di queste, all'improvviso scarterà, come un cane di colpo bizzoso.
Conoscendo l'autore (conoscendo quello che scrive e quello che ha fatto per la scrittura e la narrativa in genere) si stenta all'inizio a capacitarsi sulle linee di condotta del romanzo. Ci si chiede dopo un po': ma non è un noir? Ma come Bernardi devia per altri lidi? Ma che vuole raccontarci solo una condizione psicologica di fronte ad una realtà di colpo cambiata e slittata dai binari dell'ordinarietà?
Che anche fosse non ci sarebbe nulla di male: lo scrittore capace è tale anche in un virtù di una capacità innata che gli permette di cambiare registro. Come un cantante di ottimo talento e forte personalità che possa esprimersi su vari repertorii.
La trama però in breve si ricombina (con quel personaggio, Domenico, scrittore quasi per vocazione e mezzo fallito, che nella sua lisergica insofferenza alle cose della vita in qualche modo può suggerire 'rimesse' all'arte del narrare? Nel senso che può rimandare ad un'idea dell'autore sui meccanismi della scrittura? Tema da affrontare con delicatezza, crediamo) e ci riporta su un sentiero più consono alle aspettative, ma non per questo scontato.
Bernardi scompagina alla fine la struttura: la rimastica, perché il plot ha bisogno di altri spazi. Forse perché la sola siutuazione oggettiva della mancanza della luce non bastava a dar fuoco alle polveri.
Alla fine del romanzo dunque troviamo: uno slittamento temporale della vicenda, per la precisione di una delle quattro storie, ma non dico quale perché rovinerei tutto – in fondo è un noir, o giallo, o qualsiasi modo vogliate chiamare un libro con un coupe de theatre – un'inaspettata, per questo gradita, reunion di tutte e tre le protagoniste e la perfezione dei circuiti elettrici che novantasette secondi dopo (non chiedetemi dopo che, perché rovinerei di nuovo tutto) restituiscono la corrente al paese e ai suoi abitanti.
Senza luce si legge d'un fiato (ah dimenticavo: uno dei personaggi principale è professore universitario e bella figura, contorta al punto giusto tra le rivendicazioni dei suoi studi e l'incapacità di gestire una famiglia nuclerare. Ma mi chiedo pure: perché le donne in questo libro sono bugiarde?) e convince. Tutto sta a capire, e credo che lo stesso autore se lo chieda onestamente, dove il noir alla fine voglia andare a parare.
di Alfredo Ronci
Dello stesso autore
Luigi Bernardi
Niente da capire
Perdisapop, Pag. 141 Euro 10,00Non gli interessa il gioco letterario intorno all'omicidio a Luigi Bernardi. Non gli interessano le macchine narrative costruite sul crimine, non gli interessa l'enigmistica applicata alla letteratura. Non a caso in epigrafe cita il Dürrenmatt de La Promessa "Un fatto non può tornare come torna un conto".
Gli preme piuttosto vedere nel crimine un fatto esistenziale, spesso enigmatico, indecifrabile, e insieme dovuto a futilissimi motivi (o assurdo proprio per quello).
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