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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Percival Everett

Ferito

Nutrimenti, Pag. 236 Euro 16,00
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Hunt è un cowboy nero che vive la frontiera. Quella frontiera ad Ovest di qualsiasi luogo si possa credere raggiungibile dall'abbrutimento umano. Qui c'è Highland, Wyoming e il ranch di quest'uomo di mezz'età, con la laurea in storia dell'arte, che addestra i cavalli mandando avanti la baracca con lo zio Gus e uscendo di matto dietro a un mulo che non ne vuole sapere di starsene buono. Un luogo bigotto forse, ma da cui non deve temere più di tanto.

Rimasto solo dopo aver perso la moglie in un incidente a cavallo, la frontiera è fatta di una solitudine appartata dietro il silenzio dei pensieri veloci e a volte cinici. Pensieri fatti di poche parole, di passione per il deserto, di fascinazione per una grotta che respira la curiosità attraverso gli occhi che ne intravedono il fondo buio. Pensieri assorti nel ritmo delle giornate.

Nuovamente la morte scuote la vita del protagonista, e un velo di morte (mista a gelida suspance) accompagna tutto il romanzo dall'inizio alla fine..

Un ragazzo gay trucidato in città fa da miccia bagnata a tutta la serie di eventi che Hunt vive con una riluttanza che realizza, ad ogni passo, la scelta di allontanamento dagli esseri umani. Così quando il giovane Wallace, che poco tempo prima si era presentato al ranch in cerca di lavoro, viene messo in prigione per l'omicidio avvenuto, Hunt ha un distacco tale da sembrare quasi inumano.

Rispetta la vita che lo circonda ma ha difficoltà a curarsi dei problemi degli uomini. E i problemi non si fermano ad un omicidio e a un prigioniero, perché la morte torna con il suicidio dell'accusato che con il suo ex capo si dichiara continuamente innocente ("Lei non crede alla mia innocenza") e con l'arrivo di David, il figlio di un vecchio compagno di college con il suo fidanzato Robert, entrambi sbarcati su questo territorio di tolleranza zero verso i "diversi" (gay, neri, indiani non importa). Tutto sembra iniziare a tirare come una corda appena montata su una chitarra, con quella minacciosa tensione che potrebbe essere la nota perfetta o lo spezzarsi improvviso della corda stessa. L'odio verso l'invertito, verso l'altro cresce e Hunt si ritrova a proteggere: l'amore ritrovato, grazie alla cow girl Morgan, David e i suoi fantasmi, da questa macchia oleosa che arriva dai confini, che si allarga pericolosamente dall'esterno verso l'interno, facendo capire che tutto inizia dal centro di quella frontiera in cui nessuno ha l'esclusiva dell'odio e dove tutti possono essere una mano giustamente sporca di sangue.



di Alex Pietrogiacomi


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Gustoso


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Glifo

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Sincerità per sincerità? Dalla lettura di questo libro non ci ho cavato un ragno dal buco. E sarei pure curioso di sapere come avrà disquisito quel "tuttologo" di Luca Sofri durante la presentazione dell'opera, ammettendo che siffatta possibilità sia andata in porto se non altrimenti un coup de théâtre dell'omino, avvezzo ad autocelebrarsi.

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La cura dell'acqua

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A pag. 19 del libro si legge: E così ho trovato la risposta ad un'annosa questione filosofica: se tua figlia grida nel bosco e non c'è nessuno a sentirla, lei sta davvero gridando? A quanto pare no.
Rivolgo la frittata: se tu hai letto un libro e non sei riuscito a coglierne l'essenza, lo hai letto per davvero? A quanto pare sì. Perché io l'ho fatto.
Lo ammetto: Percival Everett non mi ha mai trasmesso nulla nonostante sappia, facendo questo mestiere, che ha parecchi estimatori italiani.

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Torna il funambolico Percival Everett, uno dei pochi scrittori capaci di mettersi alla prova con qualsiasi genere narrativo senza lasciare mai il lettore inappagato.
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Dove comincia il West? Per Percival Everett molto lontano dai luoghi comuni . Nutrimenti (che ha pubblicato tutti i romanzi dell'autore americano in Italia) regala la traduzione del romanzo parodistico del 1994 God's Country, Il paese di Dio.
Un vero western che vede protagonista Curt Mader, antieroe per eccellenza, con tutti i difetti che i bianchi dell'epoca (solo dell'epoca?) potevano avere: codardia, xenofobia, ingenuità bifolca, sessualità pronunciata e tante balle pronte ad essere servite alla prima occasione.

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