RECENSIONI
John Banville
Un favore personale
Guanda, Pag. 326 Euro 16,50Chi è un lettore o lettrice accanito/a di gialli come noi avrà provato un brividino di piacere nel trovarsi di fronte quelle due righe. In fondo Poirot, la 'magica' creatura di Agatha Christie, per antonomasia, operava grazie alle sue formidabili cellule grigie.
Qui il substrato è decisamente diverso. Siamo di nuovo in terra irlandese e siamo di nuovo negli anni cinquanta. C'eravamo già interessati al precedente romanzo di Banville Dove è sempre notte (a proposito, un consiglio alla casa editrice Guanda: capisco che creare una continuità anche di carattere squisitamente grafica sia importante, ma mettere la stessa 'silhouette' nelle due copertine mi sembra eccessivo), ma se quest'ultimo, come avevamo fatto notare, operava più su un campo decisamente politico-sociologico, Un favore personale sfrutta il canovaccio più classico del giallo e dell'investigazione (anche se l'azione, potremmo dire, è divisa equanimamente tra i personaggi principali della vicenda).
Banville è uno scrittore prezioso e limpido: nella sua narrativa si scorge una necessità quasi endogena di scavare nel costume e nei luoghi comuni di una società, per tentare di portare alla luce una verità che spesso non ha nulla a che fare con le verità delle strutture poliziesche. In Dove è sempre notte questa urgenza si avvertiva in modo quasi viscerale. In quest'ultimo, nonostante l'ambientazione sia quella più cara allo scrittore, come abbiamo detto l'Irlanda degli anni cinquanta, e quindi un ulteriore tassello di una ricostruzione storica e sociale, il lavoro sfrutta di più la carta psicologica.
L'anatomopatologo Quirke riceve la visita di una vecchia conoscenza di college, Billy Hunt, che gli chiede un favore, quello di non effettuare l'autopsia sulla sua cara moglie Deirdre, 'apparentemente' suicida. Il medico vuole rispettare la promessa fatta all'amico, ma un elemento determinante, una puntura di siringa su un braccio, gli fa immediatamente credere che dietro quella 'curiosa' richiesta si nasconda un intreccio diverso.
Ovviamente mi fermo qui, andare oltre sarebbe un delitto (visto che siamo in tema): mi preme sottolineare invece l'abilità di Banville di ricostruire non soltanto un setting attendibile e convincente, ma anche nodi psicolgici che attorcigliano i vari personaggi in una matassa che poi, proprio per la qualità della scrittura e della struttura narrativa, non sarà difficile sciogliere.
Un gioco tutto sommato di rimandi: nell'eleganza dello stile e nell'originalità di un paesaggio desueto (ma avevate mai letto di una Dublino afosa e soffocante?) si svolge questa vicenda fatta di affari poco leciti, di traffico di droga, di delitti e, permettetemi l'aggiunta capziosa, delle pene.
Una bella lettura che conferma Banville autore di finezza espressiva che, se non fosse che il paragone torna spesso nelle cronache giallistiche, sarebbe da accostare al miglior Simenon.
di Eleonora del Poggio
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Dove è sempre notte
Guanda, Pag. 363 Euro 16,50Questo è un bel romanzo. E la bellezza è una dote di questi tempi preziosissima, nonché rara. Bello di un'oscurità claustrofobica (non date retta agli strilli di copertina che lo qualificano "noir". Tanto ormai in questo mercato impazzito tutto è noir, persino la lista della spesa), di una nettezza sociologica e politica da far invidia alla saggistica più arguta. Bello perché lineare e denso, duro e affilato come un coltello.
Teoria degli infiniti
Guanda, Pag. 318 Euro 18,00Personalmente ritengo che leggere Banville sia come attraversare un terreno minato: se non stai attento, prima o poi scoppia qualcosa. E lo scoppio, come tutti sanno, non è mai una cosa piacevole. Men che mai quando il romanzo è latore di guai.
Ho un rapporto schizofrenico con lo scrittore irlandese: mi piace il suo modo tutto demodé di affrontare la narrazione, sembra sempre che la sua dimensione letteraria sia ad un passo dalla riverniciatura del passato
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