RECENSIONI
Linwood Barclay
Senza dirsi addio
Maestri del thriller - Piemme , Pag. 375 Euro6,50
Pare che questo primo romanzo di Barclay, giornalista canadese, abbia fatto sfracelli. E da un certo punto di vista ci rassicura un po': beh sì, da qualche tempo a questa parte, tranne i nomi doc della finzione (mi riferisco a Brown o agli immarciscibili di sempre), ci sembra che il mercato thriller/mistery sia completamente ad appannaggio del mercato nordico, soprattutto svedese (adesso Marsilio ha fatto uscire la Lackberg che è stata già definita la nuova Agatha Christie del giallo... vedremo, tanto noi orchi non ci facciamo sfuggire nulla).
Dunque si diceva che Barclay ha fatto boom con questo suo primo romanzo e noi ci si chiede il perchè. Non solo, a pagina 363 del 'presente' troviamo anche una considerazione che tutto sommato ci sembra un appunto ironico, se non addirittura un'auto presa per il culo: "Be'" esclamò la Wedmore alla fine. "Che razza di storia". "Già" assentii. "Se avessi dovuto inventarmela, mi creda, avrei trovato qualcosa di più credibile".
A Roma si direbbe: annamo bbene.
In realtà lo scrittore/giornalista candese non ha tutti i torti, nel senso che presenta una storia intrigante e davvero misteriosa, ma lo svolgimento della stessa ed i suoi esiti finali (che ovviamente per una serie di considerazioni non andiamo a svelare) ci sembrano tirati per i capelli, e questo, per un giallo/noir non è davvero un punto favorevole.
Ma 'sta storia, finché possiamo raccontarla, cosa propone? Cynthia Bigge, dopo una bravata adolescenziale e una lite notturna con i genitori se ne va a dormire. Al suo risveglio, la mattina, scopre che suo padre, sua madre e suo fratello sono scomparsi nel nulla. Venticinque anni dopo quando lei è già sposata, dopo una trasmissione tipo 'Chi l'ha visto' si innesca un meccanismo che riporterà alla luce la vicenda ed alcuni suoi protagonisti. E mi fermo qua.
Cos'altro dire? La questione essenziale in questo genere di letteratura, che è perfettamente intercambiabile (nel senso che se sostituisci il nome dell'autore con un altro la sostanza non cambia... tranne rarissime eccezioni)è: Perché lo leggi?
La risposta, come avrebbe detto Quelo, è dentro di noi, ma probabilmente è quella sbagliata. Cioè a dire: dilemma se vogliamo irrisolvibile, perché la materia gialla va trattata per quello che è, una sorta di meccanismo micidiale che titilla gli istinti più bassi del lettore (quello che cerca sensazioni immediate ed una sorta moralità spiccia, senza tanti fraintendimenti: chi sbaglia deve pagare!) e soddisfa le voglie più irrequiete di chi gode ad impantanarsi nelle vicende.
Barclay ha scritto un gialletto sfizioso che tiene finché la trama si poggia sull'irrisolutezza, quando poi i nodi vengono al pettine e la necessità del disbrigo si fa necessaria, allora, come si dice sempre a Roma (ma forse anche in qualche altro posto) sbraca. E le parole dette a pagina 363 e da noi puntualmente riportate diventano non una presa per i fondelli, ma un giudizio che condividiamo per intero.
Salut! (Visto che Barclay è canadese e quindi si sospetta che possa parlare pure francese).
di Eleonora del Poggio
Dunque si diceva che Barclay ha fatto boom con questo suo primo romanzo e noi ci si chiede il perchè. Non solo, a pagina 363 del 'presente' troviamo anche una considerazione che tutto sommato ci sembra un appunto ironico, se non addirittura un'auto presa per il culo: "Be'" esclamò la Wedmore alla fine. "Che razza di storia". "Già" assentii. "Se avessi dovuto inventarmela, mi creda, avrei trovato qualcosa di più credibile".
A Roma si direbbe: annamo bbene.
In realtà lo scrittore/giornalista candese non ha tutti i torti, nel senso che presenta una storia intrigante e davvero misteriosa, ma lo svolgimento della stessa ed i suoi esiti finali (che ovviamente per una serie di considerazioni non andiamo a svelare) ci sembrano tirati per i capelli, e questo, per un giallo/noir non è davvero un punto favorevole.
Ma 'sta storia, finché possiamo raccontarla, cosa propone? Cynthia Bigge, dopo una bravata adolescenziale e una lite notturna con i genitori se ne va a dormire. Al suo risveglio, la mattina, scopre che suo padre, sua madre e suo fratello sono scomparsi nel nulla. Venticinque anni dopo quando lei è già sposata, dopo una trasmissione tipo 'Chi l'ha visto' si innesca un meccanismo che riporterà alla luce la vicenda ed alcuni suoi protagonisti. E mi fermo qua.
Cos'altro dire? La questione essenziale in questo genere di letteratura, che è perfettamente intercambiabile (nel senso che se sostituisci il nome dell'autore con un altro la sostanza non cambia... tranne rarissime eccezioni)è: Perché lo leggi?
La risposta, come avrebbe detto Quelo, è dentro di noi, ma probabilmente è quella sbagliata. Cioè a dire: dilemma se vogliamo irrisolvibile, perché la materia gialla va trattata per quello che è, una sorta di meccanismo micidiale che titilla gli istinti più bassi del lettore (quello che cerca sensazioni immediate ed una sorta moralità spiccia, senza tanti fraintendimenti: chi sbaglia deve pagare!) e soddisfa le voglie più irrequiete di chi gode ad impantanarsi nelle vicende.
Barclay ha scritto un gialletto sfizioso che tiene finché la trama si poggia sull'irrisolutezza, quando poi i nodi vengono al pettine e la necessità del disbrigo si fa necessaria, allora, come si dice sempre a Roma (ma forse anche in qualche altro posto) sbraca. E le parole dette a pagina 363 e da noi puntualmente riportate diventano non una presa per i fondelli, ma un giudizio che condividiamo per intero.
Salut! (Visto che Barclay è canadese e quindi si sospetta che possa parlare pure francese).
di Eleonora del Poggio
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Linwood Barclay
Il vicino di casa
Maestri del thriller/piemme, Pag. 459 Euro 6,50Diceva Battiato in una famosissima canzone: Non sopporto i cori russi, la musica finto rock, la new wawe italiana, il free jazz e il punk inglese, neanche la nera africana.
Ecco, io non sopporto nel giallo l'hard boiled che sconfina nel plagio dei padri putativi, il mistero mescolato alla mistica e alla religione (Dan Brown no?), per non parlare di quello legato alla archeologia. E infine non sopporto gli enigmi dei libri introvabili che sconfina ovviamente nella pseudobiblia.
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